domenica 28 giugno 2009

Speciale Terremoto - Quelle ditte sospette al lavoro sul piano Case

di Angelo Venti su terranews.it - 26 giugno 2009
ASPETTANDO IL G8. Già nel primo cantiere appaiono forti dubbi su una delle aziende coinvolte nella ricostruzione.
Le domande sono: chi controlla chi? E l’autocertificazione può bastare? Aperti i cantieri per la realizzazione delle new town sbandierate da Berlusconi e temute dagli aquilani. Nei pressi di Bazzano e Sant’Elia, lungo la statale 17 che da L’Aquila porta a Onna, la frazione che è diventata il simbolo del terremoto del 6 aprile, si lavora giorno e notte per poter dimostrare ai grandi, che durante il G8 percorreranno questa strada, che la ricostruzione è finalmente partita.
Ma è proprio il cartello per i “Lavori relativi agli scavi e ai movimenti di terra lotto TS”, esposto in bella mostra all’ingresso del cantiere, che fa sorgere i primi dubbi sui controlli di trasparenza da parte della Protezione civile nell’assegnazione degli appalti e sui rischi che possono derivare dalla fretta e dall’emergenza. Questo appalto è stato aggiudicato a diverse imprese marsicane riunite in Ati.
La capogruppo è la P.R.S. produzione e servizi srl di Avezzano, mentre le imprese mandanti sono la Idio Ridolfi e figli srl di Avezzano (che lavora anche all’adeguamento dell’Aeroporto di Preturo per il G8); la Codisab srl di Carsoli; la Ing. Emilio e Paolo Salsiccia srl di Tagliacozzo e infine la Impresa di Marco srl con sede a Carsoli, via Tiburtina km. 70,00. Ed è proprio quest’ultima società che fa tornare alla mente l’operazione “Alba d’oro” di Tagliacozzo - che gli inquirenti hanno definito come il primo «caso conclamato di presenza mafiosa in Abruzzo».
Proprio qui, il 16 marzo scorso, i Gico della Guardia di finanza hanno arrestato tre imprenditori del luogo con l’accusa di aver reinvestito, attraverso la società “Alba d’oro”, capitali provenienti dal cosiddetto “tesoro di Vito Ciancimino”. Precisiamo subito che sia l’impresa Di Marco che i suoi soci non risultano coinvolti in nessun processo relativo alle infiltrazioni criminali in Abruzzo, ma alcuni particolari meritano di essere ricordati e approfonditi, perché testimoniano delle strategie di penetrazione in Abruzzo da parte del gruppo riconducibile a Lapis e Ciancimino.
Costituita nel lontano 1993, l’Impresa di Marco srl conta circa 20 dipendenti, ha un capitale sociale di 130mila euro, l’amministratore unico è Dante di Marco, mentre i soci sono Gennarino ed Eleana di Marco e Dante di Marco. Quest’ultimo risulta anche come socio fondatore della Marsica plastica srl, (con sede a Carsoli, insieme a Giuseppe Italiano, Tommaso Vergopia, Achille Ricci, Roberto Mangano, Dante di Marco, Wolfgang Scholl, Marilena Lo Curto ed Ermelinda di Stefano.
Alcune precisazioni: Italiano figura anche in uno dei pizzini di Provenzano, Di Stefano è la moglie di Gianni Lapis, Mangano è uno degli avvocati di Ciancimino al processo di Palermo mentre Achille Ricci è uno degli imprenditori tagliacozzani arrestati, insieme a Nino Zangari e Augusto Ricci, nell’operazione “Alba d’oro” del marzo scorso.
La Marsica plastica srl fu costituita presso uno studio notarile di Avezzano nel 2006, insieme alla Ecologica abruzzi srl. Entrambe le società dovevano operare nel settore della produzione di energia e dei rifiuti e, insieme alla Ricci e Zangari srl, avevano costituito il Consorzio A.R.S., sempre con sede a Carsoli allo stesso indirizzo.


http://www.antimafiaduemila.com/content/view/17282/78/

venerdì 26 giugno 2009

Consulta, la cena segreta - di Peter Gomez.








Un incontro carbonaro tra il premier, Alfano, Ghedini e due giudici della Corte Costituzionale. Per parlare di giustizia. Ma sullo sfondo c'è anche l'immunità di Berlusconi .
Auto con le scorte erano arrivate una dopo l'altra poco prima di cena.
Silenziose, con i motori al minimo, avevano imboccato una tortuosa traversa di via Cortina d'Ampezzo a Roma dove, dopo aver percorso qualche tornante, si erano infilate nella ripida discesa che portava alla piazzola di sosta di un'elegante palazzina immersa nel verde.
Era stato così che in una tiepida sera di maggio i vicini di casa del giudice della Corte costituzionale Luigi Mazzella, avevano potuto assistere al preludio di una delle più sconcertanti e politicamente imbarazzanti riunioni, organizzate dal governo Berlusconi.
Un incontro privato tra il premier e due alti magistrati della Consulta, ovvero l'organismo che tra poche settimane dovrà finalmente decidere se bocciare o meno il Lodo Alfano: la legge che rende Silvio Berlusconi improcessabile fino alla fine del suo mandato.
Del resto che quello fosse un appuntamento particolare, gli inquilini della palazzina lo avevano capito da qualche giorno.
Ilva, la moglie di Mazzella, aveva chiesto loro con anticipo di non posteggiare autovetture davanti ai garage.
"Non stupitevi se vedrete delle body-guard e se ci sarà un po' di traffico, abbiamo ospiti importanti...", aveva detto la signora Mazzella alle amiche.
Così, stando a quanto 'L'espresso' è in grado ricostruire, a casa del giudice si presentano Berlusconi, il ministro della Giustizia, Angiolino Alfano, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Carlo Vizzini.
Con loro arriva anche un altro collega di Mazzella, la toga Paolo Maria Napolitano, eletto alla Consulta nel 2006, dopo essere stato capo dell'ufficio del personale del Senato, capo gabinetto di Gianfranco Fini nel secondo governo Berlusconi e consigliere di Stato.
Più fonti concordano nel riferire che uno degli argomenti al centro della riunione è quello delle riforme costituzionali in materia di giustizia.

Sul punto infatti Berlusconi e Mazzella la vedono allo stesso modo.
Non per niente il giudice padrone di casa è stato, per scelta del Cavaliere, prima avvocato generale dello Stato e poi, nel 2003, ministro della Funzione pubblica, in sostituzione di Franco Frattini, volato a Bruxelles come commissario europeo.
Infine l'elezione alla Consulta a coronamento di una carriera di successo, iniziata negli anni Ottanta, quando il giurista campano militava in un partito non certo tenero con i magistrati, come il Psi di Bettino Craxi (ma lui ricorda di aver mosso i primi passi al fianco dell'avversario di Craxi, Francesco De Martino), diventando quindi collaboratore e capo di gabinetto di vari ministri, tra cui il suo amico liberale Francesco De Lorenzo (all'epoca all'Ambiente), poi condannato e incarcerato per le mazzette incassate quando reggeva il dicastero della Sanità. La cena dura a lungo.
E a tenere banco è il presidente del Consiglio. Berlusconi sembra un fiume in piena e ripropone, tra l'altro, ai presenti una sua vecchia ossessione: quella di riuscire finalmente a riformare la giustizia abolendo di fatto i pubblici ministeri e trasformandoli in "avvocati dell'accusa".
L'idea, con Mazzella e Napolitano, sembra trovare un terreno particolarmente fertile.
Il giudice padrone di casa non ha mai nascosto il suo pensiero su come dovrebbero funzionare i tribunali.
Più volte Mazzella, come hanno in passato scritto i giornali, ha ipotizzato che la funzione di pm fosse svolta dall'avvocatura dello Stato. Solo che durante l'incontro carbonaro l'alto magistrato si trova a confrontarsi con uno che, in materia, è ancora più estremista di lui: il plurimputato e pluriprescritto presidente del Consiglio. E il risultato della discussione, a cui Vizzini, Alfano e Letta assistono in sostanziale silenzio, sta lì a dimostrarlo.
'L'espresso' ha infatti potuto leggere una bozza di riforma costituzionale consegnata a Palazzo Chigi un paio di giorni dopo il vertice.
Una bozza che adesso circola nei palazzi del potere ed è anche arrivata negli uffici del Senato in attesa di essere trasformata in un articolato e discussa.
Si tratta di quattro cartelle, preparate da uno dei due giudici, in cui viene anche rivisto il titolo quarto della carta fondamentale, quello che riguarda l'ordinamento della magistratura.
Nove articoli che spazzano via una volta per tutte gli 'odiati' pubblici ministeri che dovrebbero essere sostituiti da funzionari reclutati anche tra gli avvocati e i professori universitari.
(25 giugno 2009)

"Berlusconi scaricato dagli alleati".

Dall'estero ancora critiche e analisi sulla situazione del premierIl Financial Times sostiene di aver consultato "alte fonti governative"
Ft: "Berlusconi scaricato dagli alleati"Economist: "Al G8 rideranno di lui"
La Cnn: "Ci sono abbastanza ragioni per dimettersi"dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI.


LONDRA - Circondato dai malumori di chi gli è vicino. E accompagnato da una scarsa credibilità all'estero. Arrivano da Financial Times ed Economist le due ultime bordate contro Silvio Berlusconi. Che parlano di "alleati" del premier pronti ad immaginare un futuro senza di lui e della poca credibilità del Cavaliere all'estero. Financial Times. "Non siamo ancora al fuggi fuggi, ma importanti alleati di Silvio Berlusconi nella coalizione di governo stanno già contemplando un futuro senza di lui". E' uno scoop che in Italia varrebbe la prima pagina, quello che il Financial Times pubblica stamane, dedicando una pagina intera (la nona) al tema "il futuro di Berlusconi". Parlando con "alte fonti governative" a Roma, il quotidiano finanziario londinese raccoglie un messaggio che a quanto pare qualcuno, dall'interno del centro destra, ha deciso sia tempo di far diventare pubblico, scegliendo come megafono il giornale universalmente riconosciuto come il più autorevole e imparziale d'Europa. "Sussurri spaventano la coalizione italiana", s'intitola la news analysis di Guy Dinmore. "Fedeli sostenitori di Silvio Berlusconi negano che si sarà un "fuggi fuggi" (in italiano nel testo originale) come conseguenza degli scandali che circondano la sua vita privata, ma importanti alleati nella coalizione di centro destra italiana stanno già contemplando un futuro politico senza il loro leader". Parlando con il Ft a condizione di mantenere l'anonimato, queste "alte fonti di governo" premettono di non credere che il 72enne presidente del Consiglio si dimetterà "presto". Eppure "ministri chiave" stanno iniziando a "posizionarsi" per l'eventualità che rivelazioni più dannose lo inducano a dimettersi. "Questo è uno scenario completamente nuovo, il panorama sta mutando", dice al quotidiano della City una delle fonti governative.
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Un'altra fonte, definita "un collaboratore" di Berlusconi, dice che il governo teme che i magistrati annunceranno l'apertura di un'indagine giudiziaria formale nei confronti del premier proprio mentre egli ospiterà in Italia i leader mondiali per il summit del G8 del mese prossimo. "Paralleli vengono tracciati", osserva il FT, con il 1994, quando un tribunale inoltrò una comunicazione giudiziaria per corruzione a Berlusconi mentre il premier, all'epoca nel suo primo mandato, ospitava una conferenza internazionale sulla lotta alla criminalità: "il suo governo", ricorda il giornale, "cadde un mese più tardi, quando la Lega Nord uscì dalla coalizione". L'articolo aggiunge che vari ministri hanno paura che le affermazioni di Patrizia D'Addario, la escort che afferma di essere andato a letto con Berlusconi a Palazzo Grazioli la notte dell'elezione di Obama, quando dice di avere foto e registrazioni del suo incontro con il premier, "si rivelino vere e dannose", o che le accuse che riguardano Giampolo Tarantini, l'imprenditore pugliese che accompagnò la D'Addario da Berlusconi, "si allarghino". La "dinamica è cambiata", dicono le stesse fonti al FT. Primo, "c'è la sensazione che l'ambizione di Berlusconi di diventare presidente della repubblica al termine del suo mandato da primo ministro sia stata infranta". Secondo, "le elezioni europee hano dimostrato che gli elettori si stanno allontanando" dal Pdl. Infine, "l'immagine internazionale dell'Italia è peggiorata" e la Chiesa cattolica sta cominciando a "fare pressioni". Nonostante la sua reputazione di anfitrione miliardario che vizia gli amici con doni e fantastiche feste, gli alleati di Berlusconi "lo descrivono come un uomo isolato, con nessuno che si azzarda a dargli consigli". Il quotidiano londinese coglie una certa "malinconia" nell'intervista rilasciata dal premier al settimanale di sua proprietà "Chi", quando ricorda che nell'ultimo anno ha perso la madre e la sorella, oltre a sua moglie per il divorzio.

L'articolo si conclude con una suddivisione degli schieramenti all'interno del governo. I ministri la cui sopravvivenza politica dipende da Berlusconi sono i più accesi nel difenderlo: come Maurizio Sacconi (Lavoro), Claudio Scajola (Sviluppo Economico), Franco Frattini (Esteri). Le donne, incluse Maria Carfagna (Pari Opportunità) e Stefania Prestigiacomo (Ambiente), gli sono fedeli, ma nelle "attuali circostanze", ovvero nel mezzo di uno scandalo a base di call-girls e incontri con minorenni, "sono a disagio a parlare" in sua difesa. "Poi ci sono figure chiave che sono rimaste per lo più in silenzio, vedendo un futuro oltre Berlusconi, con la speranza che una successione sia ordinata". Gianni Letta, scrive il FT, sta già facendo di fatto le funzioni di primo ministro. Giulio Tremonti, il ministro delle Finanze, ha il vantaggio di stretti legami con la Lega Nord. Ma le fonti interpellate dal quotidiano della City notano un serio ostacolo alle dimissioni del premier, a parte la sua ostinazione personale: l'immunità dalle incirminazioni, varata dalla sua larga maggioranza in parlamento, "dura solo fino a quando lui rimane in carica". Un secondo articolo, sempre sul Financial Times, firmato da James Blitz, ex-corrispondente da Roma e ora corrispondente diplomatico, osserva che la questione critica per i governi occidentali non è tanto che Berlusconi si stia "gravemente danneggiando" a causa dei suoi legami con "modelle e starlette", non è quello che egli fa nella sua vita privata, ma se può aiutarli a risolvere i pressanti problemi con cui si confrontano gli Usa e l'Unione Europea. Per Barack Obama, Berlusconi è un leader con cui "è necessario mettersi d'accordo", e il FT cita l'impegno militare italiano in Afghanistan e la recente decisione del premier di accettare nel nostro paese alcuni detenuti di Guantanamo a testimonianza dell'importanza che l'Italia ha per Washington. "Ma Obama è chiaramente meno preso da Berlusconi di quanto fosse George W. Bush", prosegue l'articolo, rilevando come il presidente americano abbia incontrato vari leader nel suo tour europeo in aprile, ma non il premier italiano. La minore influenza di Berlusconi sull'America "non è interamente colpa sua", afferma una fonte diplomatica consultata da Blitz: oggi in Francia e in Germania ci sono governi più pro-americani rispetto a due anni fa, e dunque gli Usa hanno meno bisogno del sostegno italiano. In più, ci sono azioni intraprese da Berlusconi che lo hanno reso "un alleato difficile". Una è la sua decisione di firmare un accordo con la Russia per portare il gas in Europa, in competizione con un gasdotto occidentale che passerà dal'Asia Centrale. "Il sostegno di Berlusconi per Putin su questo causa molta rabbia a Washington e Bruxelles" dice un diplomatico della Ue. Altri aspetti dello stile di Berlusconi che irritano gli Usa e la Ue sono "la sua ossessione di poter essere un mediatore tra Obama e il suo amico Putin" e il tentativo di stabilire un dialogo autonomo con l'Iran. Non ultima, la sua decisione di tenere il summit del G8 all'Aquila "sta provocando nervosismo" nelle capitali mondiali. Riassume il Ft nel titolo: pur alleato indispensabile, Berlusconi "sta mettendo alla prova la pazienza di Usa e Ue". Il Times. Un altro articolo di rilievo appare oggi sulla stampa britannica: una news analysis di Richard Owen, il corrispondente da Roma, sul Times, che commenta il "grande vantaggio" di cui Berlusconi dispone come proprietario e controllore politico dei media, in particolare televisivi. "Se Berlusconi dovesse dimettersi domani", comincia l'articolo, "la grande maggioranza degli italiani che ricevono le informazioni solo dalla tivù ne saprebbero poco o nulla". Owen riporta il fatto, di cui l'opinione pubblica britannica e mondiale non sono perfettamente a conoscenza, che Berlusconi possiede i tre canali televisivi di Mediaset e controlla la maggior parte dell'informazione televisiva della Rai in quanto capo della coalizione di governo. L'analisi del Times nota che il Tg1, "il principale telegiornale Rai", ha ignorato o dato un basso profilo alle notizie sullo scandalo che riguarda il premier, e riferisce le critiche espresse dal presidente della Rai, Paolo Garimberti, ad Augusto Minzolini, direttore del Tg1, "per avere mancato di dare ai telespettatori l'informazione completa e trasparente che è richiesta al servizio pubblico". Tra gli articoli sul caso Berlusconi pubblicati da altri giornali britannici, spicca poi la vignetta del Sun: un parcheggio pieno di limousine per il summit del G8, ciascuna con una bandierina della nazione che rappresenta sul cofano; quella italiana è letteralmente ricoperta di giovani ragazze maggiorate e seminude, che lavano la macchina brindando con calici di champagne. L'Economist in edicola domani pubblica due articoli sul caso, più una replica del sottosegretario Bonaiuti. A quanto scrive l'Ansa, nell'articolo intitolato "Un conquistatore, non un utilizzatore finale", l'Economist si occupa degli ultimi sviluppi dell'inchiesta di Bari e scrive tra l'altro: "Gli italiani sono stati tenuti perlopiù all'oscuro sull'inchiesta di Bari, che è stata menzionata solo brevemente e in maniera obliqua sulle principali reti televisive". Ricordando poi i paragoni fatti da Famiglia Cristiana con quanto avverrebbe in situazioni analoghe in altri paesi, il settimanale sottolinea: "Berlusconi è un uomo risoluto. Paragoni con altri paesi non serviranno a fargli cambiare idea. E nemmeno le richieste di dimissioni avranno eco tra i politici del suo partito: devono a lui la loro posizione. Berlusconi non ha mai avuto grande credito nei circoli internazionali. I suoi ultimi problemi susciteranno una risata tra i suoi ospiti al vertice G8 il mese prossimo. Ma è improbabile che si dimetta o che sia mandato via". Il secondo articolo pubblicato dal settimanale economico è dedicato alla situazione finanziaria di Fininvest, definita particolarmente vulnerabile alla crisi. Dalla Spagna agli States. L'attenzione è costante su tutta la stampa europea. El Mundo titola: La perdizione di Berlusconi. Un articolo in cui vengono ripropoposte le varie tappe della vicenda, con citazioni molto ampie dell'intervista a Patrizia D'Addario. E la Cnn ha dedicato a Berlusconi un lungo servizio. "Ci sono abbastanza ragioni per dimettersi".
http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-10/rassegna-25/rassegna-25.html

mercoledì 24 giugno 2009

"Perché trattate così bene Berlusconi?"

Lettera del prete genovese al suo vescovo: "Avete fatto il diavolo a quattrosulle convivenze e sul caso Englaro. Ma assolvete il premier da ogni immoralità"

Don Farinella scrive al cardinal Bagnasco

"Io e molti credenti crediamo che così avete perduto autorità. Molti si allontanano dalla Chiesa per la vostra morale elastica"di don PAOLO FARINELLA

Questa lettera, scritta da don Paolo Farinella, prete e biblista della diocesi di Genova al suo vescovo e cardinale Angelo Bagnasco, è stata inviata qualche settimana fa e circola da giorni su internet. Riguarda la vicenda Berlusconi, vista con gli occhi di un sacerdote. Alla luce degli ultimi fatti e della presa di posizione di Famiglia Cristiana che ha chiesto alla Chiesa di parlare, i suoi contenuti diventano attualissimi.


Egregio sig. Cardinale,

viviamo nella stessa città e apparteniamo alla stessa Chiesa: lei vescovo, io prete. Lei è anche capo dei vescovi italiani, dividendosi al 50% tra Genova e Roma. A Genova si dice che lei è poco presente alla vita della diocesi e probabilmente a Roma diranno lo stesso in senso inverso. E' il destino dei commessi viaggiatori e dei cardinali a percentuale. Con questo documento pubblico, mi rivolgo al 50% del cardinale che fa il Presidente della Cei, ma anche al 50% del cardinale che fa il vescovo di Genova perché le scelte del primo interessano per caduta diretta il popolo della sua città. Ho letto la sua prolusione alla 59a assemblea generale della Cei (24-29 maggio 2009) e anche la sua conferenza stampa del 29 maggio 2009. Mi ha colpito la delicatezza, quasi il fastidio con cui ha trattato - o meglio non ha trattato - la questione morale (o immorale?) che investe il nostro Paese a causa dei comportamenti del presidente del consiglio, ormai dimostrati in modo inequivocabile: frequentazione abituale di minorenni, spergiuro sui figli, uso della falsità come strumento di governo, pianificazione della bugia sui mass media sotto controllo, calunnia come lotta politica.
Lei e il segretario della Cei avete stemperato le parole fino a diluirle in brodino bevibile anche dalle novizie di un convento. Eppure le accuse sono gravi e le fonti certe: la moglie accusa pubblicamente il marito presidente del consiglio di "frequentare minorenni", dichiara che deve essere trattato "come un malato", lo descrive come il "drago al quale vanno offerte vergini in sacrificio". Le interviste pubblicate da un solo (sic!) quotidiano italiano nel deserto dell'omertà di tutti gli altri e da quasi tutta la stampa estera, hanno confermato, oltre ogni dubbio, che il presidente del consiglio ha mentito spudoratamente alla Nazione e continua a mentire sui suoi processi giudiziari, sull'inazione del suo governo. Una sentenza di tribunale di 1° grado ha certificato che egli è corruttore di testimoni chiamati in giudizio e usa la bugia come strumento ordinario di vita e di governo. Eppure si fa vanto della morale cattolica: Dio, Patria, Famiglia. In una tv compiacente ha trasformato in suo privato in un affaire pubblico per utilizzarlo a scopi elettorali, senza alcun ritegno etico e istituzionale. Lei, sig. Cardinale, presenta il magistero dei vescovi (e del papa) come garante della Morale, centrata sulla persona e sui valori della famiglia, eppure né lei né i vescovi avete detto una parola inequivocabile su un uomo, capo del governo, che ha portato il nostro popolo al livello più basso del degrado morale, valorizzando gli istinti di seduzione, di forza/furbizia e di egoismo individuale. I vescovi assistono allo sfacelo morale del Paese ciechi e muti, afoni, sepolti in una cortina di incenso che impedisce loro di vedere la "verità" che è la nuda "realtà". Il vostro atteggiamento è recidivo perché avete usato lo stesso innocuo linguaggio con i respingimenti degli immigrati in violazione di tutti i dettami del diritto e dell'Etica e della Dottrina sociale della Chiesa cattolica, con cui il governo è solito fare i gargarismi a vostro compiacimento e per vostra presa in giro. Avete fatto il diavolo a quattro contro le convivenze (Dico) e le tutele annesse, avete fatto fallire un referendum in nome dei supremi "principi non negoziabili" e ora non avete altro da dire se non che le vostre paroline sono "per tutti", cioè per nessuno. Il popolo credente e diversamente credente si divide in due categorie: i disorientati e i rassegnati. I primi non capiscono perché non avete lesinato bacchettate all'integerrimo e cattolico praticante, Prof. Romano Prodi, mentre assolvete ogni immoralità di Berlusconi. Non date forse un'assoluzione previa, quando vi sforzate di precisare che in campo etico voi "parlate per tutti"? Questa espressione vuota vi permette di non nominare individualmente alcuno e di salvare la capra della morale generica (cioè l'immoralità) e i cavoli degli interessi cospicui in cui siete coinvolti: nella stessa intervista lei ha avanzato la richiesta di maggiori finanziamenti per le scuole private, ponendo da sé in relazione i due fatti. E' forse un avvertimento che se non arrivano i finanziamenti, voi siete già pronti a scaricare il governo e l'attuale maggioranza che sta in piedi in forza del voto dei cattolici atei? Molti cominciano a lasciare la Chiesa e a devolvere l'8xmille ad altre confessioni religiose: lei sicuramente sa che le offerte alla Chiesa cattolica continuano a diminuire; deve, però, sapere che è una conseguenza diretta dell'inesistente magistero della Cei che ha mutato la profezia in diplomazia e la verità in servilismo. I cattolici rassegnati stanno ancora peggio perché concludono che se i vescovi non condannano Berlusconi e il berlusconismo, significa che non è grave e passano sopra a stili di vita sessuale con harem incorporato, metodo di governo fondato sulla falsità, sulla bugia e sull'odio dell'avversario pur di vincere a tutti i costi. I cattolici lo votano e le donne cattoliche stravedono per un modello di corruttela, le cui tv e giornali senza scrupoli deformano moralmente il nostro popolo con "modelli televisivi" ignobili, rissosi e immorali. Agli occhi della nostra gente voi, vescovi taciturni, siete corresponsabili e complici, sia che tacciate sia che, ancora più grave, tentiate di sminuire la portata delle responsabilità personali. Il popolo ha codificato questo reato con il detto: è tanto ladro chi ruba quanto chi para il sacco. Perché parate il sacco a Berlusconi e alla sua sconcia maggioranza? Perché non alzate la voce per dire che il nostro popolo è un popolo drogato dalla tv, al 50% di proprietà personale e per l'altro 50% sotto l'influenza diretta del presidente del consiglio? Perché non dite una parola sul conflitto d'interessi che sta schiacciando la legalità e i fondamentali etici del nostro Paese? Perché continuate a fornicare con un uomo immorale che predica i valori cattolici della famiglia e poi divorzia, si risposa, divorzia ancora e si circonda di minorenni per sollazzare la sua senile svirilità? Perché non dite che con uomini simili non avete nulla da spartire come credenti, come pastori e come garanti della morale cattolica? Perché non lo avete sconfessato quando ha respinto gli immigrati, consegnandoli a morte certa? Non è lo stesso uomo che ha fatto un decreto per salvare ad ogni costo la vita vegetale di Eluana Englaro? Non siete voi gli stessi che difendete la vita "dal suo sorgere fino al suo concludersi naturale"? La vita dei neri vale meno di quella di una bianca? Fino a questo punto siete stati contaminati dall'eresia della Lega e del berlusconismo? Perché non dite che i cattolici che lo sostengono in qualsiasi modo, sono corresponsabili e complici dei suoi delitti che anche l'etica naturale condanna? Come sono lontani i tempi di Sant'Ambrogio che nel 390 impedì a Teodosio di entrare nel duomo di Milano perché "anche l'imperatore é nella Chiesa, non al disopra della Chiesa". Voi onorate un vitello d'oro. Io e, mi creda, molti altri credenti pensiamo che lei e i vescovi avete perduto la vostra autorità e avete rinnegato il vostro magistero perché agite per interesse e non per verità. Per opportunismo, non per vangelo. Un governo dissipatore e una maggioranza, schiavi di un padrone che dispone di ingenti capitali provenienti da "mammona iniquitatis", si è reso disposto a saldarvi qualsiasi richiesta economica in base al principio che ogni uomo e istituzione hanno il loro prezzo. La promessa prevede il vostro silenzio che - è il caso di dirlo - è un silenzio d'oro? Quando il vostro silenzio non regge l'evidenza dell'ignominia dei fatti, voi, da esperti, pesate le parole e parlate a suocera perché nuora intenda, ma senza disturbarla troppo: "troncare, sopire ... sopire, troncare". Sig. Cardinale, ricorda il conte zio dei Promessi Sposi? "Veda vostra paternità; son cose, come io le dicevo, da finirsi tra di noi, da seppellirsi qui, cose che a rimestarle troppo ... si fa peggio. Lei sa cosa segue: quest'urti, queste picche, principiano talvolta da una bagattella, e vanno avanti, vanno avanti... A voler trovarne il fondo, o non se ne viene a capo, o vengon fuori cent'altri imbrogli. Sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire" (A. Manzoni, Promessi Sposi, cap. IX). Dobbiamo pensare che le accuse di pedofilia al presidente del consiglio e le bugie provate al Paese siano una "bagatella" per il cui perdono bastano "cinque Pater, Ave e Gloria"? La situazione è stata descritta in modo feroce e offensivo per voi dall'ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, che voi non avete smentito: "Alla Chiesa molto importa dei comportamenti privati. Ma tra un devoto monogamo [leggi: Prodi] che contesta certe sue direttive e uno sciupa femmine che invece dà una mano concreta, la Chiesa dice bravo allo sciupa femmine. Ecclesia casta et meretrix" (La Stampa, 8-5-2009). Mi permetta di richiamare alla sua memoria, un passo di un Padre della Chiesa, l'integerrimo sant'Ilario di Poitier, che già nel sec. IV metteva in guardia dalle lusinghe e dai regali dell'imperatore Costanzo, il Berlusconi cesarista di turno: "Noi non abbiamo più un imperatore anticristiano che ci perseguita, ma dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che lusinga; non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre; non ci confisca i beni (dandoci così la vita), ma ci arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà mettendoci in carcere, ma verso la schiavitù invitandoci e onorandoci nel palazzo; non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del cuore; non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l'anima con il denaro" (Ilario di Poitiers, Contro l'imperatore Costanzo 5). Egregio sig. Cardinale, in nome di quel Dio che lei dice di rappresentare, ci dia un saggio di profezia, un sussurro di vangelo, un lampo estivo di coerenza di fede e di credibilità. Se non può farlo il 50% di pertinenza del presidente della Cei "per interessi superiori", lo faccia almeno il 50% di competenza del vescovo di una città dove tanta, tantissima gente si sta allontanando dalla vita della Chiesa a motivo della morale elastica dei vescovi italiani, basata sul principio di opportunismo che è la negazione della verità e del tessuto connettivo della convivenza civile. Lei ha parlato di "emergenza educativa" che è anche il tema proposto per il prossimo decennio e si è lamentato dei "modelli negativi della tv". Suppongo che lei sappia che le tv non nascono sotto l'arco di Tito, ma hanno un proprietario che è capo del governo e nella duplice veste condiziona programmi, pubblicità, economia, modelli e stili di vita, etica e comportamenti dei giovani ai quali non sa offrire altro che la prospettiva del "velinismo" o in subordine di parlamentare alle dirette dipendenze del capo che elargisce posti al parlamento come premi di fedeltà a chi si dimostra più servizievole, specialmente se donne. Dicono le cronache che il sultano abbia gongolato di fronte alla sua reazione perché temeva peggio e, se lo dice lui che è un esperto, possiamo credergli. Ora con la benedizione del vostro solletico, può continuare nella sua lasciva intraprendenza e nella tratta delle minorenni da immolare sull'altare del tempio del suo narcisismo paranoico, a beneficio del paese di Berlusconistan, come la stampa inglese ha definito l'Italia. Egregio sig. Cardinale, possiamo sperare ancora che i vescovi esercitino il servizio della loro autorità con autorevolezza, senza alchimie a copertura dei ricchi potenti e a danno della limpidezza delle verità come insegna Giovanni Battista che all'Erode di turno grida senza paura per la sua stessa vita: "Non licet"? Al Precursore la sua parola di condanna costò la vita, mentre a voi il vostro "tacere" porta fortuna. In attesa di un suo riscontro porgo distinti saluti.
Genova 31 maggio 2009
Paolo Farinella, prete

http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-10/lettera-farinella/lettera-farinella.html

Cellulari, parcheggi, portaborse. Le mille richieste dei senatori

Al Copasir emerge l'uso improprio di telefonini a tariffe super agevolate da parte di amici o collaboratori degli eletti.
Palazzo Madama, nel bilancio case ad ex parlamentari di CARMELO LOPAPA.

ROMA - Imbottire le strade del centro storico di Roma, magari l'isola pedonale tra Palazzo Madama e il Pantheon, con una bella sfilza di posti auto riservati agli onorevoli senatori. "Per motivi di sicurezza", ovvio, ché i parlamentari (quelli non dotati di auto blu) non possono certo arrivare coi mezzi pubblici. Quegli stessi, distratti senatori che hanno il vezzo, da qualche tempo, di distribuire a collaboratori, amici-amiche, quando non a familiari, i telefonini a tariffa agevolata ai quali hanno diritto in ragione del loro status. Bisognerà correre ai ripari, stando a quanto sta saltando fuori dalle intercettazioni giudiziarie. Come pure sarà forse ora di dare una regolata ad appartamenti ed uffici privati che Palazzo Madama garantisce a una ristretta cerchia di parlamentari (anche ex) privilegiati. C'è chi chiede l'assunzione di altri "consiglieri parlamentari", la regolarizzazione dei portaborse in nero o la creazione di una nuova, indispensabile Fondazione. Di queste e tante altre richieste spicciole, ma dall'inconfondibile profumo della casta - nonostante i tempi da vacche magre - sono infarciti gli ordini del giorno che senatori di maggioranza e opposizione hanno allegato al bilancio interno da 600 milioni approvato ieri pomeriggio a Palazzo Madama. Richieste accolte, altre respinte o trasformate in "raccomandazioni" dalla presidenza. Come quella, tutt'altro che gradita ai più, con cui l'Idv chiedeva che si sopprimesse la barberia a Palazzo. "Al massimo può essere una raccomandazione", ha messo le mani avanti il senatore questore leghista, Paolo Franco. Col presidente Schifani a rintuzzarlo: "Le ricordo che adesso noi il barbiere qui lo paghiamo, non è più gratis". E il questore: "Sì, è vero, ma le spese le deve coprire sempre la cassa del Senato, dato che i 4 mila euro al mese che incassiamo coprono solo una minima parte delle spese". Si va avanti così, di privilegio in favore, difficili da cancellare. Così, i democratici Casson, Zanda e altri chiedono che anche a Palazzo Madama si introducano le impronte digitali antipianisti per il voto? "Pur possibile in linea teorica, riteniamo che il nostro meccanismo funzioni" chiude le porte il collegio dei questori e la presidenza.
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Poi le richieste più bizzarre. Il dipietrista Giuseppe Astore mette per iscritto la sua istanza affinché vengano "recuperati, ove possibile, spazi destinati alla sosta ma attualmente non accessibili, sul lato posteriore di Palazzo Madama". Quel che sta accadendo coi cellulari, invece, lo si scopre dall'ordine del giorno (G.2) dei democratici Ceccanti e Vita. I due scrivono che "in sede di audizioni al Copasir", la commissione di controllo sui servizi segreti, "è emerso che ci sono parlamentari in possesso di un numero elevato di apparecchi telefonici che irritualmente lasciano in uso a terzi". Sono quelle utenze a tariffe super agevolate che i senatori ottengono dai gestori, non una come sarebbe previsto, ma due, tre, quattro. Elargite poi agli accoliti. Salvo poi sentire protestare gli onorevoli con la presidenza del Senato quando si scopre che le utenze sono finite sotto intercettazione anche per via dell'uso magari non proprio ortodosso e istituzionale che se ne sta facendo. Da qui la richiesta di vincolare la stipula di quei contratti "al solo senatore in carica" e "per una sola utenza". Ma un'altra stortura da correggere l'addita dai banchi del Pdl Antonio Paravia. Se la prende, intanto, coi "12 milioni di euro che il Senato spende ogni anno per mantenere gli assistenti dei soli componenti del Consiglio di presidenza, dei presidenti di commissione, dei senatori a vita e degli ex presidenti. Per non dire degli appartamenti e degli studi privati garantiti a spese dell'erario a quegli stessi privilegiati". Che un caso appartamenti esista è confermato dal fatto che se ne parli in un altro ordine del giorno, firmato dai senatori dell'Idv, Caforio, Pardi, Giambrone e altri. Scrivono, tra le altre cose, di "appartamenti di servizio situati in Largo dei Chiavari 79", occupati da uffici ad personam e appartamenti, e che invece "andrebbero destinati ai servizi che registrano maggiore carenza di spazi".

I vertici di Palazzo Madama glissano.

http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/politica/richieste-senatori/richieste-senatori/richieste-senatori.html

Piero Ricca, 27 giugno, Lucca.





Sabato 27 giugno il nostro amico Duccio, fresco di denuncia per “grida sediziose” per aver gridato ipocrita a La Russa, ha convocato una manifestazione in difesa della liberta’ di pubblica espressione del dissenso. La sua, come di chiunque volesse prima o poi esercitarla. Contro ogni tentativo di intimidazione, dalle schedature ai manganelli. So che e’ difficile ma i questori un giorno o l’altro dovranno pur mettersi in testa che la polizia e’ al servizio dei cittadini e non dei politici e che la democrazia e’ il regime politico che garantisce liberta’ a chi contesta, non privilegi a chi governa. In altre parole disturbare il manovratore si puo’ e si deve. Specie se il manovratore va avanti a colpi di censura televisiva e abusi di potere. Noi ci saremo. Vi invitiamo a partecipare. Sopra, il video che promuove l’iniziativa.
Lecco, sabato 27 giugno, ore 16.30 in piazza Diaz, di fronte alla stazione Fs.
QUI trovate tutte le informazioni, il volantino, gli altri partecipanti.
… Ma prima di sabato, a Milano forse ci inventiamo una nuova iniziativa sediziosa per invitare il Puttaniere (absit iniuria verbis!) a dimettersi. Restate in contatto, vi faremo sapere!
Vi segnalo anche la presentazione di Alza la testa! a Savona. Giovedi’ 25 giugno. Ore 18, libreria Ubik.

http://74.125.113.132/search?sourceid=navclient&ie=UTF-8&rlz=1T4GWYE_enUS311US311&q=cache%3Awww.pieroricca.org

martedì 23 giugno 2009

Parola di Capezzone.




A noi non sta bene questo Berlusconi, quello dei pasticci, della sudditanza a Bossi. Vorremmo un Berlusconi diverso, quello che nel '94 prometteva la riforma all'americana delle istituzioni, dell'economia, della giustizia. Se tornerà quello si potrà discutere, altrimenti affonderà e peggio per lui. (da Il Gazzettino, 19 ottobre 2003)
Berlusconi, a parole e a chiacchiere, minaccia la guerra civile contro D'Alema e la sinistra, ma nei fatti sta già preparando, e praticando, il "soccorso azzurro". [...] Ci saranno liberali di destra e di sinistra desiderosi e capaci di opporsi a queste manovre? (da Radio Radicale, 7 maggio 2006)
Berlusconi doveva fare la grande riforma costituzionale e ci ha precipitato nel casino del proporzionale, doveva fare le grandi riforme economiche e abbiamo Tremonti che scrive libri da no global, doveva fare la grande riforma della giustizia e si è fatto solo gli affari suoi. Ha trasformato la Casa delle libertà nella Casa delle libertà vigilate. (da Corriere della Sera, 4 febbraio 2006 pagina 8)
Berlusconi è come Vanna Marchi e Tremonti è come il suo Mago do Nascimento. (da L'omonimo, CARTA CANTA, 31 marzo 2006)
Berlusconi si paragona a Napoleone e Churchill. Mi ricorda la barzelletta dei due matti: uno dice "Io sono Mosè e Iddio mi ha dato le tavole della legge" e l' altro, offeso "Ma guarda che io non ti ho dato niente!". Ecco, lui potrebbe essere il secondo matto, mentre per il novello Mosè bisogna scegliere tra Bondi e Fede. (da Corriere della Sera, 12 febbraio 2006 pagina 8)
L'annuncio del ministro
Tremonti è importante e positivo, ed è un ulteriore passo su una linea di saggezza tenuta dal Governo, che prima ha messo al sicuro i conti dello Stato con la finanziaria triennale, poi ha adottato misure concrete per le famiglie con la manovrina di dicembre (penso, in particolare, al bonus e alla social card), e ora potenzia le risorse per gli ammortizzatori sociali". (da L'omonimo, CARTA CANTA, 21 gennaio 2009)
L'
Italia non può permettersi altri cinque anni di governo di Silvio Berlusconi: non sarebbero "ecosostenibili". [...] Per non parlare di ciò che è accaduto sul terreno dei diritti civili, con un'autentica aggressione contro le libertà personali: contro il divorzio breve, contro l'aborto, contro i pacs, contro la fecondazione assistita e la libertà di ricerca scientifica, fino all'ultimo tentativo di sbattere in carcere i ragazzi per qualche spinello. (dal sito internet de La Rosa nel Pugno, 10 marzo 2006)
La legislatura che si è aperta ha il carattere di un'occasione storica per il nostro Paese, che va assolutamente colta: è vero, si parte da una situazione economica delicatissima, ma il
Governo è determinato ad assumere decisioni nette e tempestive, come ha chiaramente dimostrato il Consiglio dei Ministri di ieri. (da Decidere.net, 22 maggio 2008)
La mitica devolution di
Bossi è il nulla: la sanità è già di competenza delle Regioni, per la polizia locale non ci sono soldi, per la scuola facciamo gli esami in dialetto? (da Il Gazzettino, 19 ottobre 2003)
[Sul IV governo Berlusconi] Per l'Italia questo governo è l'ultimo treno, non so se dopo ci saranno altre chance. [...] Grazie all'attuale
legge elettorale, molto meno peggio rispetto a come viene descritta, e grazie alla saggezza degli italiani è iniziata una nuova fase politica [...] Con l'opposizione bisogna discutere di cose concrete, tematizzare i dibattiti e abbandonare l'atteggiamento da vergini violate dai cattivi berlusconiani. (da Omnibus – LA7, 14 maggio 2008)
[Sul governo
Berlusconi] Sarebbe un' eresia dirsi d' accordo con chi ha impostazioni clerico-fasciste su materie come il divorzio, la droga, la ricerca scientifica. (da Corriere della Sera, 30 ottobre 2003 pagina 13)
Silvio Berlusconi è entrato in politica con 5 mila miliardi di debiti e con le banche che tentavano di strozzarlo; oggi vanta 29 mila miliardi di attivo e figura tra i sette uomini più ricchi del pianeta. (da Repubblica, 30 ottobre 2005 pagina 13)


COSI’ MUORE LA LIBERTA’ DI INFORMAZIONE, MA NOI VOGLIAMO TENERLA IN VITA




Noi sottoscritti ci riconosciamo nell’articolo 21 della Costituzione Italiana che recita fra l’altro: “La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Il disegno di legge n. 1415 sulle intercettazioni e sulla cronaca giudiziaria, cioè la legge-bavaglio, che sta per essere definitivamente approvato al Senato viola apertamente questi principi. Noi ci dichiariamo pronti all’“obiezione di coscienza”, cioè a continuare a pubblicare gli atti giudiziari (intercettazioni, ma non solo) che non sono segreti, ma di cui la maggioranza di governo vuole impedire la pubblicazione e la conoscenza. Chiediamo agli editori, all’Ordine dei Giornalisti, alla Federazione della Stampa, agli organismi sindacali di tutte le testate (carta stampata, radio e televisione) di aderire a questa forma di protesta civile. Invitiamo il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a valutare i profili di incostituzionalità del disegno di legge e a respingerlo alle Camere.Chiediamo ai cittadini di aderire al nostro appello, perché hanno il diritto di essere informati correttamente e compiutamente. Noi giornalisti siamo pronti a pagare in tribunale le conseguenze del nostro gesto, in attesa che la Corte costituzionale e la Corte europea di giustizia di Strasburgo dichiarino illegittima la legge-bavaglio. La nostra libertà di informare riguarda tutti. E’ giunto il momento di difendere la nostra Costituzione.Gianni Barbacetto, Pino Corrias, Peter Gomez, Sandro Ruotolo, Marco Travaglio.





Mignottocrazia.



19 giugno 2009, in Peter Gomez


Altro che minorenni, veline o escort in là con gli anni: il G8, il vero problema per Silvio Berlusconi è il G8. A tre settimane dalla riunione che porterà nel surreale e tragico scenario dell'Aquila i leader dei paesi più industrializzati del mondo, il premier guarda sempre più preoccupato a quell'appuntamento. In Abruzzo e a Roma, assieme alle delegazioni dei vari governi, arriveranno centinaia di giornalisti: in buona parte gente che, a differenza di molti e importanti colleghi italiani, diffida per principio di chi sta al potere. Insomma, cronisti delle tv, del web e della carta stampata che non possono essere comprati con qualche regalo, qualche finta notizia passata sotto-banco o, peggio, con la garanzia di una luminosa carriera sugli schermi di Mediaset o della Rai. È quindi facile prevedere che le conferenze stampa dell'Aquila si trasformeranno per il Cavaliere in un vero calvario. Almeno in quella sede gli incontri con i giornalisti non potranno essere evitati e le domande non potranno essere eluse. Su cosa verteranno gli interrogativi è, del resto, scontato. Anche perché in tutto il mondo occidentale sta diventando evidente il punto politico di quello che viene ormai chiamato "il caso Berlusconi": la ricattabilità del Presidente del Consiglio. Sia chiaro: all'estero, che un'accompagnatrice come Patrizia D'Addario, mossa solo da sete di denaro o voglia di vendetta per le promesse non mantenute, tenga in scacco il premier, non importa a nessuno. Ma, dato che le frequentatrici (gratis o a pagamento) di Palazzo Grazioli o Villa La Certosa sono state decine e decine, non si può escludere che tra loro vi fossero anche ragazze inviate da servizi segreti di paesi considerati nemici. E la cosa, visti gli stretti rapporti di Berlusconi con personaggi ritenuti equivoci dalla comunità internazionale, come Gheddafi o Putin, diventa un problema legato alla sicurezza. Riuscirà, dunque, il Cavaliere a sopravvivere alla scandalo? Forse sì, ma solo a discapito della credibilità del nostro Paese. Il premier ha in parlamento una maggioranza schiacciante, recentemente riconfermata dalle elezioni europee. Controlla le tv e, se le cose peggioreranno ulteriormente, può davvero pensare di risolvere (in Italia) i suoi problemi facendo cadere il (suo) governo e andando di nuovo alle urne ad ottobre. In questo modo, in caso di vittoria, potrebbe chiudere la partita e dire alle opposizioni: vedete, gli italiani mi hanno assolto, io piaccio così. Insomma l'attempato leader del centro-destra potrebbe salvarsi istituzionalizzando di fatto la mignottocrazia. Un progetto folle che sta al pari all'ormai conclamata follia dell'uomo. Ma anche un piano rischioso che all'ultimo momento potrebbe spingere la sua maggioranza a chiedergli di farsi, per sempre, da parte.

(Vignetta di theHand)

Lodo Pisello.



20 giugno 2009, in Marco Travaglio


Zorrol'Unità, 20 giugno 2009Chi pensava, anzi sperava, che i talloni d’Achille di Al Tappone fossero la mafia, le tangenti, i fondi neri, i conflitti d’interessi, aveva sopravvalutato l’Italia e gli italiani. Ora che l’”utilizzatore ultimo” sprofonda per gli eccessivi “quantitativi di donne” (secondo le poetiche definizioni ghediniane), chiediamo umilmente scusa a un paese ridotto a un film minore di Alvaro Vitali per esserci troppo occupati delle quisquilie di cui sopra. Là dove non poterono le ultime parole di Borsellino e le indagini di valorosi pm milanesi e siciliani, potranno forse gli stock di signorine a tassametro traghettate da un fabbricante di pròtesi nelle magioni del Premier Utilizzatore su mezzi aerei e nautici degni dello sbarco in Normandia; e la candid camera di una delle “utilizzate”, sfuggita alla formidabile security di Palazzo Grazioli. Ogni epoca ha il 25 luglio che si merita. Restano da capire alcuni particolari: 1) chi saranno il Dino Grandi e il Galeazzo Ciano di questo film dei Vanzina che si sta girando fra Palazzo Grazioli e Palazzo Chigi; 2) che ne sarà della Guardia Repubblicana alla caduta del satrapo (l’altreoieri Ostellino lo paragonava a Cavour, mentre Chirac raccontava le visite guidate ai bidet di Villa Certosa, accompagnate da apprezzamenti berlusconiani sulle “chiappe” che vi si erano posate); 3) con quali leggi ad personam, anzi ad pisellum, Al Tappone conta di salvarsi dall’inchiesta di Bari. Essendo stato intercettato non da una toga rossa, ma da un’amica escort armata di cellulare, abolire le intercettazioni non basta più. Bisogna abrogare i telefonini.
(Vignetta di Bandanas)
Post scriptum
Molti amici del blog mi chiedono che fare domenica e lunedì per i referendum elettorali. Dopo avere a lungo tentennato fra l'astensione e il voto per il No, propendo per l'astensione. Mi hanno convinto due articoli che linko volentieri qui sotto, e il cui senso è ben sintetizzato dalla dichiarazione di voto dell'ex presidente della Corte costituzionale Gustavo Zagrebelski, di cui mi fido ciecamente:“Nel caso si raggiungesse il quorum, o vince il No e ci teniamo il Porcellum, oppure vincono i Sì e avremo un Porcellum al quadrato. Diciamo la verità, ci troviamo di fronte a due leggi che fanno schifo allo stesso modo. Per questo, sono convinto che sia meglio non andare a votare”.
M.T.

Topolanek, Bocchino, Pompa & F.lli.

Siccome «nomina sunt consequentia rerum», sulla scena degli scandali berlusconiani, dopo Topolanek, irrompe l’on. Bocchino: «In questa vicenda ci sono apparati dello Stato fuori controllo».
Non ce l’ha con l’apparato riproduttivo di Al Tappone, già devastato da un editoriale di Feltri, ansioso di far sparire l’arma del delitto («facendo strame della privacy, affermo che Silvio è senza prostata… e buonanotte al sesso. La scienza fa miracoli tranne uno: quello»).
No, Bocchino ce l’ha coi servizi segreti, ovviamente deviati: «Dovrebbero occuparsi della sicurezza del premier, scortarlo, proteggerlo». Invece colludono coi nemici della Nazione: tipo il fotografo Zappadu che, secondo l’autorevole Il Giornale, ha «rapporti coi servizi». Tesi suggestiva, anche perché Al Tappone ha governato 8 anni su 15 e ha sempre trafficato coi servizi. E l’altro giorno ne ha riuniti i capi a Palazzo Chigi: c’erano il coordinatore Gianni De Gennaro, a suo tempo confermato da Al Tappone a capo della polizia nonostante i fattacci del G8 di Genova, o forse proprio per quelli (ora è imputato per induzione alla falsa testimonianza dell’ex questore); e l’ex direttore del Sismi Niccolò Pollari, sebbene sia imputato a Milano per il sequestro di Abu Omar e a Perugia per peculato con Pio Pompa (avrebbero spiato «presunte opinioni politiche, contatti e iniziative di magistrati, funzionari dello Stato, associazioni di magistrati anche europei, giornalisti e parlamentari»), o forse proprio per questo. Dal che si deduce che cosa intendano lorsignori per «servizi deviati»: quelli che lavorano per lo Stato.

http://www.unita.it/rubriche/Travaglio

lunedì 22 giugno 2009

La natura.




Quando piove a dirotto, quando il vento batte alle porte, sembra che la natura (dio) scateni la sua ira.

Dura tanto o dura poco, il suo monito non viene ascoltato.
L'uomo è restio ad imparare, è più propenso a comandare.

E se ascolta, ascolta i suoi istinti primordiali.

domenica 21 giugno 2009

Teheran, morti e feriti nel 'sabato nero'. Moussavi: ''Pronto al martirio''. Obama all'Iran: ''Stop alle violenze sul popolo''


ultimo aggiornamento: 21 giugno, ore 10:02
Teheran - (Adnkronos/Ign) - Il leader riformista attacca: ''Brogli pianificati'' e ai manifestanti dice: ''Se mi arrestano scioperate''. In 3mila sono scesi in piazza sfidando il divieto dell'Ayatollah Khamenei. Kamikaze al mausoleo Khomeini: assalto alla sede del partito di Ahmadinejad. Ricontato il 10% dei voti. Il Consiglio dei Guardiani: ''Le schede scelte a caso''.
La guida suprema: ''Proteste istigate dall'Occidente''. Sul web il giornale della protesta 'street'. Da venerdì Google ‘parla’ anche farsi

Teheran, 20 giu. (Adnkronos/Ign) - Escalation di tensione in Iran dove i sostenitori di Moussavi, sono scesi in piazza in 3mila per protestare contro l'esito del voto nonostante il divieto dell'Ayatollah Ali Khamenei. La polizia che in un primo momento aveva usato lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere i manifestanti ha iniziato a sparare in aria, secondo quanto riferito da testimoni oculari che hanno parlato anche di scontri tra i sostenitori di Moussavi e quelli di Ahmadinejad.

Secondo le notizie arrivate dalla capitale iraniana - dove il regime è riuscito praticamente ad oscurare la protesta imponendo restrizioni ai limite della censura ai media internazionali - in migliaia si sarebbero radunati nella Piazza della rivoluzione, urlando "Morte al dittatore" e "Morte alla dittatura''.
I sostenitori del leader riformista avrebbero poi tentato l'assalto alla sede del partito di Ahmadinejad, cui sarebbe stato dato fuoco. Mentre un kamikaze si è fatto saltare in aria nell'ala settentrionale del mausoleo dedicato al fondatore della Repubblica islamica Khomeini, nella zona meridionale di Teheran, causando la propria morte e il ferimento di almeno 2 persone, secondo il bilancio fornito da 'Press Tv'. La notizia dell'esplosione non è stata confermata dalla 'Bbc', il cui corrispondente sostiene che non ci sia alcuna prova dell'attacco.
Migliaia di poliziotti in tenuta antisommossa e uomini della milizia Basji hanno poi sigillato piazza Enghelab, dove i sostenitori di Moussavi volevano tenere la loro nuova manifestazione di protesta.
E Moussavi dal popolare social network Twitter avverte: ''Sono pronto al martirio''. Quindi rivolto ai manifestanti detta la linea: ''Se mi arrestano, scioperate''. Sul suo sito il leader riformista ha pubblicato anche la lunga e dettagliata lettera inviata oggi al Consiglio dei Guardiani (l'organo che verifica la correttezza del processo elettorale), nella quale chiede che siano annullati i risultati delle elezioni vinte, secondo le accuse, con brogli. ''Queste misure irritanti (i brogli elettorali) - scrive il leader - erano state pianificate mesi prima del voto...considerate tutte le violazioni...le elezioni dovrebbero essere annullate''.
''Continuerò i miei sforzi per chiarire la verità sulla base della costituzione e delle leggi vigenti - spiega Moussavi nella missiva di sette pagine - nonostante le violazioni e la pianificazione di questi atti disgustosi siano state preparate in anticipo''.
Dal canto suo Mahmoud Ahmadinejad ha ringraziato l'ayatollah Ali Khamenei per il sostegno datogli. ''Senza dubbio lei ha sventolato la bandiera del coraggio e della determinazione davanti agli arroganti'', scrive il presidente iraniano in una lettera inviata alla guida spirituale suprema, che venerdì aveva difeso la sua elezione, ''voluta dal popolo''.
Intanto il Consiglio dei Guardiani proprio oggi ha stabilito che sarà ricontato il 10% dei voti espressi alle presidenziali dello scorso 12 giugno e le schede verranno scelte a caso.
Nel frattempo, Barack Obama ha chiesto alla leadership iraniana di fermare le violenze contro il popolo. "Il governo iraniano - ha detto il presidente degli Stati Uniti in una nota diffusa dalla Casa Bianca - deve comprendere che il mondo lo sta guardando. Noi piangiamo ogni singola vita innocente che è andata persa. Chiediamo al governo iraniano di fermare tutte le azioni violente e ingiuste contro il suo stesso popolo".

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/?id=3.0.3447988812

Morte in diretta.



La morte in diretta di una dimostrante in Iran.

Le richieste di Greenpeace, Legambiente e WWF Italia

http://www.greenpeace.org/raw/content/italy/ufficiostampa/file/richieste-ambientalisti-clima


Un accordo globale sul clima alla
Conferenza delle Nazioni Unite
di Copenhagen.
Le richieste di Greenpeace, Legambiente e WWF Italia.

sabato 20 giugno 2009

Dell' Utri mise Berlusconi nelle mani di Cosa nostra.

Repubblica — 20 aprile 2004 pagina 20 sezione: POLITICA INTERNA
PALERMO - «Tra il 1974 ed il 1976 Marcello Dell' Utri ha messo volontariamente Berlusconi nelle mani di Cosa nostra e c' è stato il tentativo di fare diventare la Fininvest un' impresa amica dell' associazione mafiosa. Berlusconi non lo sapeva, ma Dell' Utri sì». Questa la tesi dei pubblici ministeri Domenico Gozzo e Antonino Ingroia che rappresentano l' accusa nel processo al senatore Marcello Dell' Utri, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa. Una tesi espressa ieri mattina nella terza udienza dedicata alla requisitoria dei pm, che hanno così distinto le posizioni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (che negli anni scorsi era stato iscritto nel registro degli indagati: ma poi l' accusa fu archiviata) e del suo delfino Dell' Utri che avrebbe organizzato incontri con boss di Cosa nostra, con i quali Berlusconi in qualche occasione sarebbe stato «costretto» a entrare in contatto. E a questo proposito il pm Gozzo ha ricordato alla Corte - presieduta da Leonardo Guarnotta - il periodo trascorso a Milano dal defunto boss Vittorio Mangano, ex stalliere della villa del Cavaliere ad Arcore. Una presenza, quella di Mangano, pilotata secondo l' accusa da Marcello Dell' Utri con l' intento di «proteggere» Silvio Berlusconi dalle minacce di sequestro nei confronti dei suoi familiari. «L' intervento di Dell' Utri - ha affermato il pubblico ministero - fa terminare queste minacce, anche se l' imputato sostiene di non essere mai intervenuto. Quindi, la presunta vanteria di cui ha parlato Dell' Utri al suo ex amico Filippo Rapisarda (avere conosciuto mafiosi, ndr) lascia il tempo che trova. E in queste dichiarazioni il senatore non ha potuto negare la verità. Quelle frasi a Rapisarda le ha dette davvero. Le minacce a Berlusconi cessano soltanto perché Dell' Utri ha condotto una trattativa». Così Gozzo ha definito Dell' Utri: «è un soggetto che tiene il piede in due scarpe». E proprio per evitare il rischio di sequestri dei familiari di Berlusconi l' ex capo di Publitalia avrebbe assunto Mangano. Quest' ultimo, secondo l' accusa, avrebbe partecipato nella villa di Arcore anche a una cena alla quale sarebbero stati presenti lo stesso Dell' Utri, Berlusconi, il principe Dangerio (che la mafia avrebbe tentato invano di sequestrare) e Fedele Confalonieri. E Mangano sarebbe stato tra i commensali perché, secondo il pm, oltre a essere un esperto di cavalli «era il rappresentate di Cosa nostra e per questa ragione veniva considerato una persona importante». A questo punto il rappresentante dell' accusa ha dato del bugiardo a Fedele Confalonieri che in un interrogatorio aveva negato la partecipazione a quella cena. Perché lo ha fatto? «Probabilmente -ha spiegato Gozzo - perché la presenza di Mangano e della moglie sarebbe stata pregiudizievole per Berlusconi e per Dell' Utri». Immediata la replica del presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri: «Mi ritengo offeso dall' arbitraria e indimostrata affermazione del pubblico ministero, che considero frutto di pura foga accusatoria. Ribadisco che fra i partecipanti a quella cena nella villa di Arcore Vittorio Mangano non c' era. E se il pubblico ministero sostiene che io sul punto ho mentito, allora io dico che a mentire è lui. Mi riservo ogni azione a tutela della mia onorabilità». - FRANCESCO VIVIANO

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/04/20/dell-utri-mise-berlusconi-nelle-mani-di.html

giovedì 18 giugno 2009

Lezione di giornalismo: le 5W. I Tg italiani nascondono lo scandalo D'Addario



Clicca per vedere il video (da youtube)
Questo intervento è un piccola e umilissima lezione di base di giornalismo, che dovrebbe essere compresa da tutti i nostri lettori. Senza addendrarci in concetti complessi come il valore-notizia, l'apertura, la retorica tipica di ogni settore del giornalismo e le mille sfaccettature che differenziano un buon cronista da un ottimo giornalista, vogliamo fare semplicemente riferimento alla famosa "regola delle 5W".
Dall'inglese, le 5W stanno per: Who, When, What, Where, Why. Ovvero, in italiano: Chi, Quando, Cosa, Dove, Perché. Se un articolo risponde (magari nella parte iniziale) a tutte queste domande allora è stato un redatto un buon servizio.
Chiaro? Bene, a scardinare e umiliare questa regola valida in tutto il mondo ci pensa il giornalismo italiano, in particolare televisivo, che ormai ha raggiunto un livello davvero infimo nel modo di esporre gli eventi, i fatti e i temi dell'agenda del giorno.
Come ben sappiamo, i direttori dei Telegiornali sono tutti (escluso il Tg3) manovalanza informativa al soldo di Silvio Berlusconi. Ma fin qui nulla di strano: è il semplicissimo conflitto di interessi che rende l'Italia un paese
semi-libero dal punto di vista dell'informazione.
Ieri,
come abbiamo riportato, è scoppiato lo scandalo (più etico-morale, che politico-giudiziario almeno al momento) legato all'intervista di Patrizia D'Addario, la ragazza che ha dichiarato di essere stata più volte invitata a pagamento a casa del premier Berlusconi ("utilizzatore finale" secondo l'avvocato Ghedini di un'eventuale induzione della prostituzione al vaglio della magistratura, e quindi non perseguibile penalmente). La notizia è una bomba al punto che i telegiornali avrebbero dovuto occuparsene per almeno metà del tempo disponibile svicerando tutti gli aspetti della vicenda. In tutti i paesi occidentali il premier (come accadde per Cosimo Mele, l'onorevole Udc beccato qualche tempo fa a sniffare in camera d'albergo con due "ragazze a pagamento") si sarebbe dimesso all'istante. Ma qui siamo in Italia e quindi non fa nulla, si può far passare tutto...
Quello che non deve passare è invece il modo grottesco di descrivere la notizia da parte dei principali Tg. In
questo ottimo video, che giustamente esclude per palese servilismo Tg4 e Studio Aperto, notiamo che questi giornalisti (che vengono pagati dai cittadini con le pubblicità e/o con il canone Rai) di servizi sono abituati a farne ben altri.
La regola delle 5W è completamente dimenticata: nel riportare la notizia, manca Chi ha provocato tutto questo tam tam, Perché l'ha fatto, Quando ciò è accaduto e in che circostanze ma, soprattutto, Cosa riportano i fatti. In qualche caso si sa Dove si sono consumati gli eventi (tra Bari, la Sardegna e Roma) ma questo è evidentemente il lato meno piccante delle vicende.
In apertura di servizio del Tg1, senza che sia stata data la notizia, la giornalista riporta il duro commento del premier alla solita spazzatura pubblicata dai giornali. Impossibile per il telespettatore capire perché tanta rabbia verso i giornali. Neppure Nostradamus potrebbe capire perché il centro destra insorge compatto alla notizia che non c'è, che non viene spiegata. Fantastico il Tg1 di Minzolini, che sottende l'intero servizio a una tesi mirabolante: è colpa di D'Alema, che manipola la magistratura. Da lacrimare dalle risate.
Ma in fondo anche l'attività di nascondere una notizia (di cui anche Tg5 e Tg2 sono maestri) è giornalismo. O no?

Condannati i diffamatori di Piergiorgio Welby.

di Maurizio Turco e Marco Cappato

Iniziano a giungere le prime condanne per diffamazione sul caso Welby, che, come il caso Englaro, ha visto scendere in campo una portentosa opera di disinformazione e manipolazione della verità a danno, anzitutto, dei cittadini che vengono ritenuti ‘popolo bue’ al quale dare a credere qualsiasi ciarpame pur di evitare che si formi una coscienza collettiva, basata sulla conoscenza, su temi quali il fine vita.

E così l’opera volta a ristabilire la verità ed a restituire l’onore e la reputazione ai diffamati deve giungere attraverso i Tribunali Italiani.

E’ recente, difatti, la condanna per il reato di diffamazione inflitta in sede penale, in primo grado, dal Tribunale di Desio, Sezione distaccata del Tribunale di Monza, a Maurizio Belpietro, 800,00 Euro di multa – all’epoca direttore de Il Giornale – ed al giornalista Stefano Lorenzetto, 1.200,00 Euro di Multa. Diffamato il dott. Mario Riccio, difeso dall’avv. Giuseppe Rossodivita, al quale il Tribunale ha riconosciuto tra risarcimento e riparazione pecuniaria la somma di 53.000,00 Euro, oltre la riparazione specifica della pubblicazione della sentenza su Il Giornale.

L’articolo, pubblicato in prima pagina il 23.12.2006, titolava in riferimento a Piergiorgio Welby “Nessun rispetto nemmeno per la sua volontà” ed ‘illuminava’ i lettori su come “il dr. Mario Riccio, il medico venuto da Cremona”, che ha adottato il metodo “dei boia aguzzini che eseguono le sentenze capitali negli USA”, se ne fosse “fregato della volontà di Welby.”

Ricorda il Tribunale che la critica per essere socialmente utile e dunque legittima, anche quando lesiva della reputazione di terzi, deve avere come presupposto dei fatti veri; in caso contrario è un mero pretesto per diffamare.

Ed è di oggi, ancora, la sentenza del Tribunale Civile di Roma, resa in primo grado, con la quale il Movimento Politico Cattolico Militia Christi, è stato condannato con sentenza immediatamente esecutiva a risarcire la somma totale di 60.000 Euro, pari a 20.000,00 Euro ciascuno, a favore dell’Associazione per la Libertà della ricerca scientifica Luca Coscioni, dell’Associazione La Rosa nel Pugno e del dr. Mario Riccio, tutti difesi dall’Avv. Giuseppe Rossodivita.
Il Tribunale ha anche ordinato la definitiva rimozione dal sito internet dell’Associazione Cattolica del comunicato stampa dal titolo “Profanatori ed assassini”.

La senatrice Binetti, anch’ella convenuta in giudizio dal dr. Mario Riccio, dall’Associazione Coscioni e da Radicali Italiani, davanti al Tribunale di Roma, come anche per altra diversa causa l’on. Luca Volontè convenuto in giudizio da Marco Pannella, Emma Bonino e Marco Cappato, si sono invece trincerati dietro l’immunità parlamentare e l’insindacabilità delle opinioni espresse da parlamentari attraverso i giornali ed i comunicati. Parlano, scrivono comunicati, rilasciano interviste, ma poi non ci pensano neppure – o forse ci pensano sin troppo bene - a difendere le loro affermazioni in Tribunale.

(17 giugno 2009)

http://temi.repubblica.it/micromega-online/condannati-i-diffamatori-di-piergiorgio-welby/

martedì 16 giugno 2009

Milano, la Gelmini contestata.



Scuola, il ministro Gelmini contestata da docenti e genitori: salta l'incontro
Slogan, striscioni e finte pagelle di bocciatura contro la riforma durante la presentazione di un libro
MILANO - Contestazione di docenti e genitori per Maria Stella Gelmini. Il ministro dell'Istruzione doveva partecipare alla presentazione del libro del direttore de Il Giornale, Mario Giordano, "Cinque in condotta". Ma un gruppo di manifestanti di Rete Scuola e delle Assemblee delle scuole del milanese all'ingresso di Giordano, Gelmini e Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, si è alzato in piedi mostrando bandiere con scritto «Vogliono distruggere la scuola pubblica, io non ci sto», e urlando di voler consegnare al ministro la pagella che le è stata data da insegnanti e studenti di tutta Italia. Il volantino che riproduce la pagella della Gelmini attesta che «non è stata ammessa alla seconda classe primaria» e le attribuisce un voto pari a zero in ogni disciplina; pertanto la valutazione dei contestatori recita: «Nonostante ripetuti interventi delle strutture di supporto psicologico, l'alunna mantiene un atteggiamento di assoluta chiusura nei confronti dell'intero Paese». CONTESTAZIONE - La finta pagella è firmata dai «docenti dell'equipe pedagogica, le maestre e i maestri, le professoresse e i professori, le mamme e i papà dell'intera Italia». Durante la contestazione ci sono stati momenti di confusione e anche di liti fra i presenti: scambi di battute animati sono avvenuti tra chi protestava al grido di «vergogna» e chi voleva assistere alla presentazione del libro che ha risposto con «viva la Gelmini», «brava». Il direttore del Giornale, Giordano, ha tentato di riportare la calma, ma è stata la stessa Gelmini ad intervenire: «Complimenti - ha detto - siete veramente democratici e avete veramente a cuore la scuola pubblica». A questo punto la Gelmini, Confalonieri e lo stesso direttore del Giornale hanno abbandonato la sala con Giordano che ha ringraziato quelli che ha definito «fascisti presenti che sono il male pubblico».BATTAGLIE STRUMENTALI - La Gelmini, dal canto suo, assicura: «Nessuno mi impedirà di raccontare all'Italia com'è questa scuola. La scuola non è proprietà privata di un gruppo organizzato e rumoroso di sinistra, ma appartiene al Paese». «Impedire, in un Paese democratico, che si svolga la presentazione di un libro dà il senso dell'intolleranza e della prepotenza di chi vuole lasciare la scuola così com`è, opponendosi al cambiamento», prosegue. «E "5 in condotta" di Mario Giordano - afferma il ministro - contiene scomode verità su una scuola agli ultimi posti nelle classifiche internazionali, diventata nel tempo un ammortizzatore sociale dove si è badato ad aumentare il numero dei dipendenti invece che alla qualità». Le persone che contestano «difendono una scuola indifendibile. Queste proteste sono solo battaglie strumentali di chi non ha a cuore la qualità dell'istruzione». In serata arriva anche la nota di Mondadori, che «denuncia il pesante clima di intimidazione, causato da un ristretto gruppo di facinorosi contestatori, che ha impedito la presentazione del libro».CONTRO LA RIFORMA - Ma gli esponenti dell'assemblea delle scuole del milanese sono pronti a contestare il ministro dell'Istruzione ogni volta che verrà a Milano in futuro. «Ci facciamo un punto d'onore - ha detto uno degli insegnanti presenti - di accogliere la Gelmini ogni volta che viene a Milano per dire che non ci stancheremo di protestare. Faremo di tutto per sventare la riforma e fare in modo che non sia applicata. Saremo dappertutto».
15 giugno 2009
http://www.corriere.it/politica/09_giugno_15/gelmini_contestazione_incontro_76ddbb92-59ce-11de-8980-00144f02aabc.shtml

domenica 14 giugno 2009

Grazie.

Un grazie sentito ad Antonella Randazzo per avermi permesso di pubblicare e diffondere il suo articolo.
La sua analisi è profonda, reale, oserei dire, palpabile.
E' lo specchio della nostra civiltà degradante.
Mette in evidenza l'espressione inebetita di un popolo che ha perso ogni sensazione dell'essere, che va avanti seguendo le mode, rincorrendo ricchezze inesistenti.
E mette in evidenza l'ignoranza dovuta alla mancanza di cultura, alla mancanza di informazione, alla mancanza di bisogno di sapere, conoscere.
Si rincorrono fantasie e fantasmi, si tralascia il reale.
E chi è al potere approfitta di questa voluta "sudditanza" peraltro accettata passivamente.
Grazie ancora, Antonella, per avermi dato l'opportunità di diffondere questo tuo nobile ed apprezzabilissimo pensiero.
Ne avevamo bisogno.

La Repubblica è fondata sul rincoglionimento - di Antonella Randazzo

"SCOPERTO IL VERO PROBLEMA DELL’ITALIA: SI STANNO ESAURENDO I NEURONI ATTIVI! - La Repubblica è fondata sul rincoglionimento"

Forse qualcuno ci ha creduto: qualche donna ha creduto che il suo ruolo sarebbe quello di sculettare per attizzare qualcuno, e avrebbe anche il dovere di rifarsi tette e labbra, per avere una platea più vasta; forse qualcun altro ha creduto che i problemi dell’Italia si possono riassumere nei seguenti quesiti sollecitati dai mass media:
- se Berlusconi è pedofilo;
- se Franceschini additerà abbastanza le depravazioni del capo di governo;
- se i prelati avranno il coraggio di fare la morale a Berlusconi;
- se Veronica amava veramente il marito;
- se ci saranno altre foto dei festini-bordello del mafioso meneghino;
- se i giornali internazionali ce l’hanno con Berlusconi;
- se i nostri bravi ragazzi riusciranno a portare la “democrazia” anche in Afghanistan, paese di ingrati che si rivoltano contro i loro benefattori;
- se Obama flirterà ancora con gli arabi, promettendo pace ma facendo prosperare l’industria degli armamenti.
Forse in molti ci hanno creduto: sembrerebbe che la gente comune sia sempre meno capace di capire gli intrallazzi del potere.
Sta di fatto che l’Italia, da paese dell’Arte e della Cultura, è diventato oggi il paese dell’ignoranza e del rincoglionimento.
E si capisce che non si tratta di opinioni, stando alle statistiche.
Secondo i dati dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), il 65% della popolazione italiana non avrebbe strumenti per interagire efficacemente nella società dell’informazione.
Secondo i dati del 2005 pubblicati dall'UNLA (Unione Nazionale per la Lotta contro l'Analfabetismo), quasi sei milioni di italiani sarebbero totalmente analfabeti.
Corrispondono al 12% della popolazione.
Soltanto il Portogallo e il Messico hanno una percentuale di analfabeti più elevata.
Inoltre, il 36,52% dagli italiani avrebbe fatto soltanto la scuola dell’obbligo (o soltanto le prime classi elementari).
Si parla di due tipi di analfabetismo.
C’è l’analfabetismo (o semi-analfabetismo) che si riferisce all’incapacità di utilizzare correttamente la scrittura e il calcolo nella vita di tutti i giorni, e c’è l’analfabeta assoluto, ovvero colui che non sa leggere e non sa scrivere, non avendolo mai imparato o avendolo dimenticato del tutto.
Se agli analfabeti o semi-analfabeti aggiungiamo coloro che non leggono nemmeno un libro all’anno raggiungiamo una percentuale del 60% secondo i dati dell’Istat.
Soltanto il 20% delle famiglie italiane legge libri regolarmente, mentre ben l’80% degli italiani, secondo i dati della Banca Mondiale, si informa esclusivamente tramite la televisione.
E’ un dato a dir poco preoccupante. Certo non si pretende che tutte le persone siano in grado di scrivere un libro o di fare l’esegesi di un testo antico, ma si tratta di avere la capacità di farsi un’idea su un testo scritto o di produrre un proprio pensiero critico autonomo.
Il regresso culturale degli italiani sarebbe iniziato diversi decenni fa, rafforzato dalle Tv commerciali, che proponevano di trascorrere ore a guardare giochi a quiz demenziali, donne seminude o persone che litigavano o parlavano un linguaggio non proprio erudito.
Alle nostre autorità interessa tutto ciò?
C’è qualcuno che propone qualcosa per stimolare le capacità cognitive delle persone?No, anzi, al disinteresse si aggiungono altri tentativi di rincoglionimento dei media, specie della Tv. L’ignoranza viene alimentata dal sistema, e non combattuta.
Perché è nell’ignoranza che si sviluppa l’accondiscendenza al padrone.
E’ nell’ignoranza che si accetta il compromesso sui propri diritti.
E’ nell’ignoranza che ci si rotola nel sollazzo per non pensare ai problemi.
E’ nell’ignoranza che si accetta che prevalga il più furbo.
E’ nell’ignoranza che si accetta la prevaricazione del raccomandato.
Che significato ha oggi la parola “cultura” in Italia?
Nell’epoca del Grande Fratello e dell’opinionismo?
Ormai sembra che tutto sia opinione, persino i morti in Iraq per alcuni sono opinione.
Il concetto di “cultura” è molto difficile da spiegare o chiarire.
E’ vero che a volte il livello culturale di una persona non può essere misurato sulla base del titolo di studio o del numero di libri letti.
La “cultura” non è soltanto leggere libri, la cultura è crescere, pensare, fare esperienza, cambiare.
Ma è anche vero che non leggere e non fare nessuna attività culturale, trascorrendo ore davanti alla Tv, può atrofizzare potenzialità artistiche o cognitive.
La funzione principale della cultura propriamente detta sarebbe quella di arricchire interiormente la persona, facendo in modo che diventi capace di esprimere liberamente il suo personale "sentire" attraverso parole, immagini o altro.
In altre parole, parlare di cultura equivale a parlare delle potenzialità umane che presiedono ai cambiamenti, alla crescita come individui e al progresso civile e sociale.
Si tratta di un ambito fondamentale per proteggere la libertà degli individui.
Infatti, senza autonomia di pensiero e senza possibilità di crescita interiore gli esseri umani non potrebbero essere distinti dagli altri animali, che sono sprovvisti di potenzialità astratte o “formali” e dunque rimangono legati agli istinti o alle esigenze della vita materiale.
L'ignoranza può essere intesa come incapacità di "coltivare" se stessi, "nutrendo" il proprio cervello e la propria sensibilità con stimoli positivi, che possono essere buoni libri, opere d'arte o esperienze sociali costruttive.
L’ignoranza produce effetti concreti, e forse non sarà difficile trovarli.
Quanta ignoranza ci vuole per credere che un personaggio arricchito grazie ad intrallazzi di vario genere possa avere a cuore lo sviluppo del paese?
Quanta ignoranza ci deve essere per credere che uno che per diversi anni ha prodotto programmi spazzatura per rimbecillire le persone poi rispetti l’opinione pubblica?
Quanta ignoranza ci deve essere per credere che autorità che stanno dalla parte di chi uccide persone inermi siano capaci di agire per il bene collettivo?
Quanta ignoranza serve per credere che personaggi come Facci, Bondi o Belpietro non siano a servizio della menzogna e della corruzione?
Ignoranza significa assenza di libero pensiero, significa diventare fantocci di chi è in grado di pensare e agire.
Significa accettare che dall’esterno, facendo leva sulle emozioni, qualcuno crei la nostra opinione sulle cose, sulle persone e sugli eventi.
L’ignorante accetta l’arroganza del potente, convinto che il mondo debba essere suddiviso in inferiori e superiori.
Un delinquente gli potrà sembrare un Re.
Chi è ignorante non può essere cittadino, ma soltanto suddito.
E questo suddito troverà il proprio sovrano anche senza vivere in una monarchia.
Il suo Re è chi si erge a potente, chi proprio dalla sua ignoranza trae potere.
E di questo Re, l’ignorante vorrà diventare cortigiano, accettando ogni infamia che egli possa commettere.
Convinto di non valere nulla, troverà nell’accondiscendenza al potere il suo valore.
Gli si dia moneta, e l’ignorante si rotolerà beato a corte, fra valletti, giullari, buffoni e concubine.
Già nel 1840, il filosofo Alexis De Tocqueville scriveva:
"Quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente della civiltà e dell'abitudine alla libertà, arriva un momento in cui gli uomini si lasciano trascinare e quasi perdono la testa alla vista dei beni che stanno per conquistare. Preoccupati solo di fare fortuna, non riescono a cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla prosperità di tutti. In casi del genere, non sarà neanche necessario strappare loro i diritti di cui godono: saranno loro stessi a privarsene volentieri... Se un individuo abile e ambizioso riesce a impadronirsi del potere in un simile momento critico, troverà la strada aperta a qualsivoglia sopruso. Basterà che si preoccupi per un po' di curare gli interessi materiali e nessuno lo chiamerà a rispondere del resto. Che garantisca l'ordine anzitutto! Una nazione che chieda al suo governo il solo mantenimento dell'ordine è già schiava in fondo al cuore, schiava del suo benessere e da un momento all'altro può presentarsi l'uomo destinato ad asservirla. Quando la gran massa dei cittadini vuole occuparsi solo dei propri affari privati i più piccoli partiti possono impadronirsi del potere. Non è raro allora vedere sulla vasta scena del mondo delle moltitudini rappresentate da pochi uomini che parlano in nome di una folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo all'universale immobilità disponendo a capriccio di ogni cosa: cambiando leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi; tanto che non si può fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che mani indegne e deboli possa cadere un grande popolo".(1)
Gli ignoranti di sicuro direbbero che non avrebbero mai votato Hitler nella Germania del 1932, ma votano personaggi che avallano guerre sanguinose, che rimandano nei lager libici persone innocenti, e che fanno morire annegati centinaia di immigrati.
Il problema è che la testa ignorante di solito non rimane vuota, come si potrebbe pensare. No. Sarà riempita di “spazzatura mentale”, ovvero di contenuti che renderanno la persona soggetta alla manipolazione emotiva e al far proprie idee notevolmente involute, che fomenteranno razzismo, sessismo, sottomissione acritica all’autorità e inclinazione a sprecare la propria esistenza praticando attività di scarsa qualità, come guardare programmi spazzatura. Non essendo in grado di creare una propria personale realtà, utilizzando la propria testa, si rimane in balìa di tutto il sudiciume di regime.
Lo scrittore e terapeuta Brad Blanton utilizza il termine “spazzatura mentale”, ad indicare una serie di falsità che la mente incamera come vere. Secondo questo studioso le persone possono essere indotte a non valutare più la propria esperienza personale, dando spazio a contenuti astratti legati ad esperienza passate o a ciò che nella realtà convenzionalmente si ritiene vero.
Le interpretazioni della realtà possono diventare spazzatura, se dettate da contenuti non verificati o propagandistici.
Uscire dalla spazzatura/prigione mentale non è facile. Osserva Blandon: “Alcuni di noi riescono a uscire dalla prigione di menzogne costruita dalla nostra mente. La maggior parte di noi, in quella prigione, ci muore. Tutti abbiamo la magnifica possibilità di andare al di là delle sbarre della nostra mente, e di farlo ancora e ancora. Il primo passo in questo processo consiste nel mettere in dubbio la nostra mente… Sfortunatamente la nostra mente non è attrezzata per l’evacuazione periodica degli escrementi come il corpo. A questo dobbiamo provvedere noi, con uno sforzo volontario”.(2)
I media (soprattutto Tv e cinema) stimolano in vari modi l'istinto violento e sessuale. Assistere continuamente a produzioni di scarsa qualità, basate sulla violenza o pregne di messaggi pubblicitari può significare incamerare parecchia spazzatura mentale. La pubblicità rappresenta una fonte di notevole produzione di spazzatura mentale, essa ha lo scopo di appiattire l'esistenza, attraverso "forme di inquinamento mentale che degradano le nostre menti. Riconosciamo più facilmente il logo di una marca che una specie di fiori, ascoltiamo più slogan che poesie".(3)
Il messaggio pubblicitario ha anche lo scopo di indurre ad agire nel modo favorevole al consumo e al sistema economico attuale. La pubblicità mostra una falsa realtà e induce a crederla vera, crea falsi significati e falsi bisogni.
La mente assorbe la menzogna come parte della realtà, e nel tempo può mettere a tacere ogni autonoma capacità critica e riflessiva.
Secondo il docente universitario Giuseppe Mininni i mass media hanno alcune caratteristiche che producono dipendenza ed esercitano un pesante potere sugli individui. Ad esempio, i media semplificano e banalizzano tutto, ma non per rendere più comprensibile la realtà, ma per dare un senso di semplicità e di intelligibilità che conferisce l’impressione di essere informati. In realtà, come molti sanno, c’è il trionfo della disinformazione. Più si è inclini ad usare la propria testa e più si è capaci di smascherare la disinformazione e di capire quali potrebbero essere i contenuti che si cerca di occultare.
Un altro modo per introdurre spazzatura nella nostra mente è attraverso la creazione di paura e insicurezza. Questi stati emotivi producono stress, e dunque risucchiano energie che gli individui potrebbero utilizzare per creare realtà più costruttive. Il sistema attuale offre anche forti aspetti di ambiguità, che possono produrre ansia inducendo ad essere più rigidi nei ruoli esistenziali che assumiamo. Si può giungere a ritenere alcuni aspetti della realtà come se fossero immodificabili, mentre invece occorrerebbe utilizzare la propria esperienza per scartare, sottoporre a revisione oppure analizzare senza dare per scontato nulla. Ovviamente, è più facile accettare ciò che il sistema propina come vero che revisionarlo e valutarlo personalmente. Chi oggi domina sa che sottrarre responsabilità agli individui dà loro l’illusione di libertà. Ma senza l’assunzione personale della responsabilità non potrà esistere alcuna libertà.
Per non assumersi responsabilità, molte persone entrano nel regno della finzione o nell’irrealtà, assumendo come veri contenuti discutibili, senza accorgersi che ciò è contro il loro interesse e la loro crescita. La spazzatura mentale impedisce all’esistenza di esprimersi come potrebbe, e di emergere nella sua verità essenziale, donando maggiori energie creative.Se l’individuo perdura all’interno della rappresentazione alterata della realtà, può alimentare una sicurezza fanatica circa i contenuti che la sua mente ha incamerato, diventando emotivamente reattivo a tutto ciò che li confuterebbe.
Ciò dipende dal fatto che il luogo in cui si deposita la fiducia non è il vero sé dell’individuo, ma l’ego nei suoi aspetti superficiali. Per pulire la mente dalla spazzatura occorre attivare un “processo di demitizzazione", ovvero smantellare le false realtà che provengono dalla cultura comune creata dal sistema. Le illusioni conferite da queste pseudo-realtà possono essere diventate come una droga, donando un falso senso di sicurezza e di protezione, e permettendoci di sviare le responsabilità. Come spiega Blandon: “L’alternativa, la libertà, è spesso troppo terribile perché la mente poi la possa tollerare. Per questo ci si nasconde dalla libertà sotto un cumulo di balle”.(4)
Chi non coltiva la propria mente può non avere nemmeno l’idea di dover “smantellare le false realtà” e troverà più semplice accettare il “cumulo di balle”.
Il nostro è un paese definito moderno e democratico.
Ma la domanda è: è possibile creare una vera democrazia senza capacità di pensare con la propria testa e di capire cosa davvero succede attorno a noi?
Molti studiosi, da tempo, fanno notare che l’ignoranza è la condizione ottimale per far prosperare i sistemi falsamente democratici. Per tenere un popolo sottomesso basta tenerlo nell’ignoranza, perché non c’è libertà senza conoscenza e consapevolezza della realtà.
Chi ignora quello che succede nei settori più importanti della realtà fa parte della “massa” a cui i demagoghi si rivolgono per essere acclamati, ammirati e votati. Quando l’ignoranza è estrema subentra persino un certo livello di passività, che farà ingoiare tutte le boiate delle autorità, magari ragionando su particolari insignificanti, messi in risalto, non a caso, dai mass media.
La Storia d’Italia, si sa, annovera grandi artisti, geni della Scienza e grandi eroi. Ma oggi? Siamo un popolo di rincoglioniti, imbecilli, cortigiani, buffoni e veline?Sta a noi deciderlo, scegliendo di essere come il sistema ci vuole, oppure di abituarci a fare cose che ci rendono migliori, più consapevoli delle tecniche utilizzate da chi ci vuole ignoranti e rincoglioniti.

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