martedì 21 luglio 2009

MAFIA: STRAGI DEL '92-'93, COMMISSIONE ANTIMAFIA DECIDE UN'INCHIESTA

- Dopo più di due ore di discussione, l'ufficio di presidenza della commissione parlamentare di inchiesta sulla mafia ha deciso di avviare un'inchiesta sulle stragi del '92-'93 alla luce dei nuovi fatti e delle acquisizioni recentemente emerse con particolare riferimento al possibile "patto" tra Stato e mafia. Relatore dell'inchiesta - secondo quanto si è appreso - dovrebbe essere lo stesso presidente della commissione, Beppe Pisanu (Pdl). Nei giorni scorsi erano stati il vicepresidente dell' Antimafia Fabio Granata (Pdl) e il capogruppo del Pd Laura Garavini a formalizzare la richiesta di avviare un'inchiesta e di attivare i poteri previsti nella legge istitutiva. La riunione per definire un primo calendario delle audizioni dovrebbe tenersi prima della pausa estiva. Orientativamente i primi ad essere ascoltati dovrebbero essere i magistrati che seguono le inchieste e cioé il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia e il procuratore capo della Repubblica di Caltanissetta Sergio Lari.
MARTELLI, RIINA? PARADOSSALE, MA CI SONO ELEMENTI VERI - E' "paradossale" che Totò Riina scarichi su pezzi dello Stato responsabilità che sono sue, ma la strategia dell'ex capomafia è "insidiosa" poiché contiene elementi di verità. Claudio Martelli, ministro della della Giustizia al tempo delle stragi di Capaci e di via d'Amelio, ripercorre quel periodo in una intervista al periodico 'Liberal'. "C'é un aspetto paradossale - dice Martelli - nel fatto che il capo dei capi di Cosa nostra" accusi lo Stato di "eccidi che vengono imputati a lui". Qualcosa "che dovrebbe indurre a pensare che la fonte di questi sospetti è più che sospetta". Fatta questa premessa, sottolinea l'ex esponente socialista, "riconosco che la strategia di Riina è insidiosa, perché ricostruisce un insieme utilizzando elementi parziali, collocandoli in modo da indurre ragionevoli sospetti". Nel '92, all'indomani della strage di Capaci, ricorda Martelli, "il governo e in particolare il ministro della Giustizia, ossia il sottoscritto e il ministro degli Interni, Enzo Scotti sono impegnati in uno scontro frontale con la mafia". Ma, aggiunge, "c'erano altre parti di Stato che viceversa pensavano che le cose si potevano aggiustare se per un verso la mafia rinunciava alla strategia terroristica e dall'altro parte lo Stato si toglieva dalla testa di portare il colpo decisivo a Cosa nostra". A dimostrazione di ciò, prosegue Martelli, c'é il fatto che "Ciancimino, un pezzo di mafia, si muove in questa direzione. Parla con il colonnello Mori e col capitano De Donno. Elaborano degli scenari per ottenere l'arresto di Totò Riina". La "sfumatura scivolosa", per l'ex ministro, sta nel fatto che "c'é un elemento politico" che fa "drizzare le orecchie" e cioé il fatto che "in quel clima qualcuno pensa di togliere Scotti dagli Interni" riuscendovi visto che "va alla Farnesina", ma anche di "togliere Martelli dalla Giustizia, ma Martelli dice di no". Insomma, in quelle settimane "movimenti ce ne sono, ma - sostiene l'ex Guardasigilli - Riina usa in modo infame e strumentale questi fatti perché si dimentica che Martelli, Scotti e dopo di lui Mancino e i carabinieri, Ros compreso, avevano un piccolo particolare in comune: la sua cattura. Che ottengono dopo vent'anni di latitanza". In questo contesto, aggiunge, "che carabinieri e servizi segreti abbiano fatto sventolare le ipotesi di trattativa con la mafia fingendo di patteggiare ci può stare, fa parte della strategia". Ecco perché, sottolinea, parlare di una "contrapposizione frontale del partito della trattativa e di quello della durezza mi sembra un andare fuori strada". Martelli, infine, scarta l'ipotesi di un complotto internazionale dietro la strategia degli attentati; tesi sostenuta da Paolo Cirino Pomicino. "La mafia - sostiene l'ex ministro socialista - è stata attrice di quella stagione politica" che arriva fino alla scomparsa della Prima Repubblica. "Non c'é stato un indistinto complotto internazionale: chi crede a queste ipotesi sono persone come Cirino Pomicino, che non si dà pace di quello che è accaduto e sente il bisogno di evocare un'entità sempre più strana internazionale".

http://www.ansa.it/opencms/export/site/visualizza_fdg.html_1619551344.html

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