lunedì 14 settembre 2009

L'abuso di vaccini e farmaci anti-influenzali potrebbe provocare una disastro umanitario

by Edoardo Capuano @ 12.09.2009 15:12 CEST

I ricercatori nel campo delle malattie hanno iniziato a produrre modelli sull'evoluzione mondiale dell'epidemia di influenza suina H1N1-09 e si sono trovati di fronte a scenari preoccupanti. Esperti di malattie infettive hanno cominciato a descrivere gli attuali sforzi per combattere l'influenza epidemica con vaccini e farmaci antivirali usando parole come “potenzialmente pericolosi”, “preoccupanti” e “possono portare più danni che benefici”.
Tutto ciò è impressionante alla luce degli sforzi mondiali multi-miliardari (in dollari) per produrre con rapidità imponenti quantitativi di vaccini, fino ad un totale, mai raggiunto in precedenza, di 2 miliardi di dosi, contro l'epidemia di influenza suina del virus H1N1 attualmente in corso. Ufficiali sanitari temono che questo ceppo inusuale del virus influenzale H1N1 possa mutare in una forma più letale in autunno, così come si verificò con la mortale pandemia di Spagnola nel 1918.
I ricercatori giapponesi dell'Università di Shizuoka, sono stati tra i primi a suonare l'allarme sul fatto che le più quotate armi contro l'influenza, cioè i vaccini, possono provocare “una pressione immunologica sui ceppi di virus influenzali attualmente in circolazione, così da provocare l'emergere di varianti genetiche con patogenicità umana potenzialmente aumentata”.
Traduzione: le vaccinazioni di massa, se non ben monitorate, possono indurre la temuta mutazione genetica del virus che potrebbe provocare un aumento di casi di ospedalizzazione e di tasso di mortalità.
Ufficiali sanitari stanno giustamente iniziando a preoccuparsi di come si sviluppino le forme di virus resistenti ai trattamenti. Il paradosso è che se la virulenza di un ceppo influenzale resistente ai vaccini è minore di un ceppo vulnerabile ai trattamenti, l'epidemia potrebbe aumentare in proporzione fino a raggiungere un livello analogo alla percentuale di popolazione sottoposta ai vaccini. I ricercatori hanno concluso che “una vaccinazione che si crede possa prevenire la diffusione dell'epidemia può al contrario favorire la diffusione del contagio”.
Esemplificazioni di effetti paradossali
Come esempio, i ricercatori hanno messo in evidenza la campagna di vaccinazioni obbligatorie per tutto il pollame in Cina in occasione dell'epidemia di influenza aviaria H5N1. Analisi genetiche hanno rivelato che le vaccinazioni provocarono l'emergere di una variante del ceppo H5N1 (chiamata influenza di Fujian) che ben presto di diffuse in tutta la Cina, prendendo il posto delle varianti del virus precedentemente presenti.
In un altro esempio, i vaccini contro il virus H5N2 dell'influenza aviaria usati in Messico sin dal 1995 sembra abbiano provocato l'emergere di varie varianti del virus appena dopo l'introduzione dei vaccini. I virus influenzali di tipo A, che sono i più comuni, sono caratterizzato da rapide mutazioni: ciò significa che sono in grado di reagire aggirando velocemente gli agenti anti-virali. Gli sforzi per combattere l'insorgere di epidemie influenzali attraverso la vaccinazione dei polli può invece generare “un nuovo virus pandemico che è pericoloso per le persone nel caso di un link tra gli uccelli e gli umani”, affermano i ricercatori. Tutti questi programmi di vaccinazioni anti-influenzali sugli animali possono veramente aumentare il rischio che un giorno succeda che un'epidemia altamente virulenta spazzi via gran parte della popolazione umana mondiale.
I ricercatori giapponesi dell'Università di Shizuoka dicono di “rimanere scettici che un programma di vaccinazioni possa ridurre il numero totale di infezioni individuali anche nel caso che le vaccinazioni avessero la prerogativa di proteggere contro la trasmissione di ceppi sensibili alle vaccinazioni” [PLoS One 4(3):e4915, 18 marzo 2009]
La sostituzione di una minaccia con un'altra
Mentre il virus dell’influenza suina H1N1-09 si è diffuso rapidamente, i suoi effetti sono stati estremamente lievi ed i tassi di mortalità bassi. Ma non è dato di conoscere ciò che potrà succedere in futuro. Da una parte, l’influenza HiN1-9 potrebbe evolvere in una forma più virulenta e mortale ed i vaccini eviterebbero una pandemia simile alla Spagnola del 1918. Ma d’altro canto, i vaccini attualmente in produzione potrebbero non conferire l’immunità contro nuove mutazioni del virus ma, al contrario, indurre essi stessi tali mutazioni che potrebbero uccidere milioni di esseri umani vulnerabili, specialmente quelli che hanno scarsa o nessuna immunità naturale o che hanno il sistema immunitario compromesso a causa dell’età (molto giovani, molto vecchi), nonché gli individui debilitati da altre malattie o immuno-depressi. L’umanità si sta assumendo un grande rischio. La spinta da parte degli ufficiali sanitari e dei politici affinché la gente si sottoponga alle vaccinazioni di massa potrebbe avere come conseguenza una calamità (evitabile) senza precedenti.
I farmaci virali di emergenza potrebbero indurre gli stessi problemi
C’è una analoga preoccupazione che anche l’abuso di farmaci antivirali, particolarmente nei primi stadi della diffusione di una ondata influenzale, possa favorire la diffusione e la severità dell’epidemia. La “seconda linea” delle difese contro l’influenza è costituita primariamente da farmaci antivirali noti come inibitori enzimatici della neuramidasi: tavolette orali Tamiflu (oseltamivir) e farmaci nasali Relenza (zanamivir). Un'altra classe di agenti antivirali noti come inibitori del canale ionico M2 (amantidina e rimantidina), sono inefficaci contro le influenze di tipo B mentre provocano la resistenza ai farmaci da parte dei virus di tipo A. Inaspettatamente, la resistenza al Tamiflu da parte dei virus H1N1 sembra più comune nei paesi dove il farmaco viene meno impiegato. Un diffuso sotto-dosaggio del Tamiflu può avere come conseguenza il comparire di varianti resistenti del virus. È un fatto preoccupante che i bambini dimostrino una maggiore resistenza al trattamento col Tamiflu rispetto agli adulti.
Un farmaco non è sufficiente
Ricercatori alla Clinica Mayo, ribadendo le preoccupazioni espresse da altri sull’uso dei vaccini generanti mutazioni in grado di favorire un’epidemia di influenza, hanno dichiarato che c’è una “evidenza preoccupante che la resistenza ai farmaci anti-virali stia evolvendo rapidamente”. Loro suggeriscono di utilizzare due classi diverse di anti-virali contemporaneamente, così da “prevenire la comparsa di nuove specie virali in grado di resistere ai trattamenti”. Gli stessi ricercatori della Mayo affermano che l’uso sequenziale di un farmaco, come il Tamiflu per primo, seguito dall’amantidina una volta comparsa la resistenza al Tamiflu, è intrinsecamente fallimentare. Dicono che “la terapia basata sull’uso di un singolo farmaco anti-virale contro l’influenza è poco saggia e pericolosa”. Questi commenti forti, pubblicati nel fascicolo del maggio 2009 di Communicable Infectious Diseases, hanno ricevuto però un’attenzione scarsa o nulla da parte dei mezzi di comunicazione di massa. Il costo per rendere disponibili ben due farmaci antivirali contemporaneamente comunque diminuirebbe il numero delle comunità in grado di montare adeguatamente una difesa contro un virus influenzale mortale.
Alla fine, i farmaci anti-virali, bloccano o diffondono una epidemia di influenza ?
Ricercatori europei hanno scritto in un rapporto pubblicato nell’edizione del 30 ottobre 2008 del Virology Journal che, mentre l’emergere di un ceppo resistente di virus influenzale può non essere necessariamente pericoloso dato che la maggior parte dei virus che evolvono così non è detto che poi si diffondano, l’analisi dei dati delle stagioni influenzali 2007-2008 nell’emisfero settentrionale suggeriscono che si sia sviluppato un virus tipo A-H1N1, resistente al Tamiflu, che sta circolando in Europa e USA. La proporzione delle infezioni resistenti varia dal 4 al 67 per cento, e la resistenza si sviluppa anche senza l’uso diffuso del Tamiflu. [Virology Journal 5: 133–39, Ottobre 2008]. In numeri reali, quindi non simulati in esperimenti, la prevalenza di casi di resistenza al Tamiflu in Europa è aumentata grandemente nel corso del tempo, passando da praticamente 0 nella 40° settimana del 2007 ad un allarmante 56% nella 19° settimana del 2008! [Emerging Infectious Diseases 15: 552–60, Aprile 2009] . Ciò significa che più di metà dei pazienti trattati con anti-virali potrebbero trovarsi di fronte alla mancanza di possibilità reali di trattamento. I medici potrebbero quindi semplicemente sedare i sintomi piuttosto che poter fermare i virus replicanti.
Simulazione di una epidemia di influenza dovuta a virus resistenti ai farmaci
Ricercatori sulle influenza simulano una epidemia in una comunità di 100.000 persone dove non vi è resistenza ai farmaci anti-virali e l’epidemia costringe 19.500 persone a richiedere l’assistenza di un medico e 258 a ricorrere all’ospedalizzazione.
Se la resistenza ai farmaci evolve naturalmente fra i soggetti che ricevono i trattamenti, allora a richiedere l’assistenza medica saranno in 20.700 e gli ospedalizzati 312.
Ma se le forme resistenti dei virus vengono importate fra la popolazione entro 21 giorni dallo scoppio dell’epidemia, per esempio da qualcuno che fa ritorno in aero da terre lontane, allora i casi di infezione salgono a 22.700 e le ospedalizzazioni a 420.
Se i ceppi dei virus resistenti ai trattamenti sono importanti prima della diffusione dei virus sensibili al trattamento, allora i numeri salirebbero ancora a 25.100 malati con 601 ospedalizzazioni.
Questo ultimo scenario è abbastanza preoccupante perché porta al raddoppio delle ospedalizzazioni. Non è prevedibile che ci sia un tale numero extra di posti letto, respiratori e medicine in un ospedale che serva 100.000 persone, per trattare adeguatamente una tale epidemia influenzale.
Estrapolate questi dati per una metropoli di oltre 8 milioni di abitanti, come Los Angeles o New York ed avrete bisogno di ben 50.000 letti in più negli ospedali [Virology Journal 5: 133–39, 2008]. In un paese come gli Stati Uniti con una popolazione di 300 milioni di abitanti, sarebbero necessari ulteriori 2 milioni di posti ospedalieri. Dio solo lo sa quanta richiesta ci sarebbe nel mondo intero per letti d’ospedale, respiratori e antibiotici.
Gli sforzi da parte degli ufficiali sanitari per calmare i timori della gente dichiarando che c’è un adeguato quantitativo di medicinali e respiratori appare insufficiente a fronte di questi terribili scenari, oramai resi noti dai ricercatori sulle malattie.
Altri ricercatori hanno dipinto scenari dove senza l’uso adeguato di farmaci anti-virali per prevenire la diffusione dell’influenza in una comunità, circa il 13,7 per cento di tutti i pazienti trattati non trarrebbero beneficio dai trattamenti a causa dei ceppi influenzali resistenti, e se il 10-20 per cento della popolazione assumesse anti-virali per prevenire l’infezione, i casi di resistenza ai trattamenti potrebbero salire dal 43 al 74 per cento.
Il virus H1N1-9 ha un’alta trasmissibilità
La vera possibilità di questi scenari di divenire realtà dipende dalla capacità che i ceppi resistenti di virus influenzali hanno di essere trasmessi da persona a persona. Quello che preoccupa i ricercatori è che l’attuale virus influenzale H1N1-09 sta rapidamente diffondendosi nel mondo e perciò sta dimostrando una alta trasmissibilità. I ricercatori mettono in guardia sull’uso incontrollato di farmaci anti-virali come il Tamiflu, che potrebbe portare più danni che benefici. Il Tamiflu dovrebbe essere limitato al trattamento dei casi conclamati piuttosto che essere considerato come una misura preventiva. [BMC Infectious Diseases 9: 4–12, gennaio 2009]
Il problema è che molte persone si sono già procurate il Tamiflu in tutto il mondo e lo hanno messo via nel loro armadietto dei medicinali per un eventuale uso futuro, nel caso scoppiasse l’epidemia nella loro comunità. Questo uso incontrollato è ciò che preoccupa gli esperti di malattie infettive. Ricercatori all’Università del Manitoba sono preoccupati che si verifichi una risposta anormale ad una epidemia di influenza, che potrebbe fare esaurire in breve tempo le riserve dei farmaci anti-virali, facendo sì che poi i trattamenti non possano essere completati, e provocando in tale modo la diffusione di ceppi influenzali resistenti ai farmaci. Se il trattamento con anti-virali viene eseguito troppo anticipatamente rispetto all’evolversi dell’epidemia, potrebbe verificarsi una seconda ondata di infezioni più acute. L’utilizzo controllato di farmaci antivirali è raccomandato per prevenire un’epidemia di grandi proporzioni. [BMC Infectious Diseases 9: 8, 22 gennaio 2009]
Situazione attuale
Cosa succederebbe se il virus influenzale H1N1-9 attualmente in circolazione non mutasse in una forma più virulenta, verso la quale le persone non avessero l’immunità ? Miliardi di dollari di vaccini ed anti-virali sarebbero stati spesi solo per provocare, potenzialmente, effetti indesiderati, senza nessun beneficio sulla salute.
L’attuale virus sta facendo il suo corso. I suoi sintomi sono alquanto leggeri e la mortalità molto bassa. Il virus dovrebbe mutare in coincidenza con l’apertura delle scuole, allorché i vaccini saranno resi disponibili ?
Per fortuna, nessun vaccino può indurre mutazioni del virus, ma i soggetti infetti stanno assumendo anti-virali come il Tamiflu che invece può favorire l’insorgere di ceppi virali resistenti ai trattamenti.
Ci sono miliardi di dollari di vaccini ed anti-virali stoccati dai governi e questi devono “scaricare” queste armi contro l’influenza sulle persone, sia su quelle che acquistano i farmaci direttamente sia su quelle che saranno interessate dai piani sanitari.
Tutto ciò ha favorito il sospetto che i produttori dei vaccini possano produrre intenzionalmente specie mutanti dei virus ed introdurle fra la popolazione: e quale miglior modo se non attraverso le vaccinazioni ?
La tanto a lungo temuta epidemia influenzale del virus H5N1, col suo 60 per cento di tasso di mortalità, si è conclusa con un nulla di fatto quando si è saputo che non si trasmette facilmente da uomo a uomo. Ma poi fu scoperto un vaccino contaminato che combinava il virus mortale H5N1 con altri virus stagionali influenzali, più trasmissibili, da Biotest, un distributore di vaccini nella repubblica Ceca, quando fu testato sui furetti e li uccise tutti. [The Canadian Press, 27 febbraio 2009]
La ditta fabbricante del vaccino contaminato H5N1/H1N1, la Baxter, ha depositato una licenza un anno prima descrivendo un metodo per produrre vaccini contro varie specie di virus usando differenti antigeni (US patent: US 2009/0060950 A1).
I controlli hanno prevenuto la diffusione di quella che sembra a tutti gli effetti una contaminazione intenzionale. Sembra una coincidenza che il presidente francese Nicolas Sarkozy abbia visitato il Messico annunciando un contributo di 126 milioni di dollari alla ditta farmaceutica francese Sanofi-Aventis nello stesso momento in cui stava entrando in scena il virus dell’influenza suina H1N1-9. Il presidente americano Barack Obama visitò il Messico una settimana prima dello scoppio dell’epidemia in quel paese.
Si può vedere una facile relazione fra il fatto che l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) abbia dichiarato una pandemia (prematuramente) per obbligare 80 governi a procurarsi i vaccini anti-influenzali e che le autorità sanitarie invochino programmi di vaccinazioni obbligatorie a scuola e siano divenute di fatto gli agenti di vendita dei fabbricanti di vaccini. I fabbricanti di vaccini poi ricambiano assegnando loro contribuzioni politiche, vere e proprie bustarelle mascherate.
Cosa può succedere nel caso che vaccini e farmaci antivirali non funzionassero ?
Nel caso che i farmaci si rivelino inutili a causa dello sviluppo della resistenza da parte del virus, l’unica soluzione per limitare la diffusione dell’infezione è la quarantena e la limitazione di contatti sociali. Uno scenario in cui gli aerei commerciali non si alzano da terra, le scuole ed i posti di lavoro chiusi, e l’economia mondiale in tumulto. Le masse accetterebbero qualunque presunto rimedio all’epidemia.
I ricercatori hanno cominciato ad indagare trattamenti alternativi. In Germania hanno scritto che “l’aumentata frequenza della resistenza virale ai farmaci approvati in America sottolinea il bisogno urgente di nuovi antivirali da predisporre per future epidemie on pandemie influenzali”.
La medicina moderna guarda con occhio cieco alle strategie per favorire l’immunità umana. Ci sono molti rimedi, che non necessitano di ricetta medica e che non sono quotati in borsa, con una capacità riconosciuta di rinforzare la risposta immunitaria inclusi la Vitamina A, l’Echinacea, il polisaccaride Beta Glucano estratto dal lievito di birra, la Vitamina C, i nucleotidi (RNA), il selenio e lo zinco.
Fra gli altri agenti non farmacologici che sono in corso di studio ci sono gli inibitori NF-Kappa-B che limitano la riproduzione virale e le infiammazioni che ne conseguono, così come aumentano la resistenza ai virus [Journal Antimicrobial Chemotherapy, luglio 2009; 64(1):1–4].
Gli inibitori NF-Kappa-B si trovano in natura, ad esempio nel melograno, nel vino, nel ginseng, nello zafferano delle indie (Curcuma longa) da cui si estrae la curcumina, nello zenzero e nella vitamina D [Mini Review Medicinal Chemistry, agosto 2006; 6(8):945–51].
Leggi
qui l'articolo originale in inglese.

Autore: Bill Sardi - Lew Rockwell.com / Fonte: ambientalismodirazza.blogspot.com


http://www.ecplanet.com/blog/salute/vaccini/

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