giovedì 19 novembre 2009

Le istituzioni si mobilitano.

In Europa: una risoluzione del Parlamento di Strasburgo, l’impegno ad approfondire il caso in altri studi, la proposta di una commissione parlamentare di inchiesta. In America: indagini del Congresso sulle attività della National Security Agency. In Italia: esposti alla magistratura, fascicoli aperti dalla procura di Roma, un’istruttoria del Comitato parlamentare sui servizi, l’interessamento del Garante per la privacy. I soggetti istituzionali si muovono, spinti a occuparsi di Echelon, spiegano, "per la gravità di quanto i mass media denunciano".

La risposta dell’Unione europea. "Francamente le uniche persone che ancora dubitano dell’esistenza di Echelon si trovano negli Stati Uniti", dice Glyn Ford, eurodeputato laburista e direttore dello Stoa. E’ stato lui a commissionare il rapporto alla Omega Foundation e a presentarlo all'assemblea di Strasburgo. Ed è ancora lui, subito dopo, ad avviare, soprattutto in Inghilterra, un’intensa attività di lobby tra laburisti, verdi, organizzazioni non governative, gruppi antimilitaristi e associazioni per la difesa della privacy. Risultato: la "Risoluzione sulle relazioni transatlantiche e il sistema Echelon", che il Parlamento europeo vota il 16 settembre 1998. Titolo a parte, il documento contiene solo un brevissimo accenno alla rete di intercettazione, al punto 14, il penultimo: "La crescente importanza di Internet e delle telecomunicazioni mondiali in genere, e del sistema Echelon in particolare, richiedono misure precauzionali per quanto concerne le informazioni economiche, così come un efficace criptaggio". Il riferimento a Echelon appare improvviso e del tutto fuori contesto in una risoluzione che, per il resto, "sottolinea l’importanza delle relazioni Ue-Usa in materia di economia, politica e sicurezza" e affronta una serie di problemi commerciali.

I nuovi studi arrivano - quattro rapporti scritti tra aprile e agosto 1999 - e il caso si riapre. Due giorni di audizioni pubbliche alla Commissione libertà civili e affari interni, il 22 e il 23 febbraio 2000, per esaminare in particolare la relazione di Duncan Campbell, "Interception Capabilities", che del sistema Echelon conferma l’esistenza e approfondisce funzionamento e obiettivi. Suscitando, stavolta, un giustificato allarme tra gli eurodeputati. "Echelon, un sistema di spionaggio assolutamente illegale e al di fuori di qualsiasi controllo, è una chiara minaccia per la libertà e l’economia dei paesi europei", dichiara il capogruppo dei Verdi, Paul Lannoye, che propone l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta "con pieni poteri". Soluzione appoggiata anche da esponenti degli altri gruppi (in 200, tra verdi, comunisti, ed eurogollisti, hanno già firmato la petizione) e non esclusa dal liberale britannico Graham Watson, direttore dei lavori nella due giorni di audizioni. Toccherà ora all'assemblea decidere. Anche se il presidente Romano Prodi ha incaricato il finlandese Errki Liikanen di indagare sulla rete di intercettazione anglosassone, la Commissione, ufficialmente, ha finora ostentato cautela, affermando che prove di spionaggio commerciale non ce ne sono : "E’ solo un’ipotesi e io non mi occupo di ipotesi", ha dichiarato il commissario al Mercato interno, Frits Bolkestein. L'unica certezza, come ha sottolineato Prodi è che "sulla vicenda Echelon la Commissione si impegnerà nel suo ruolo di guardiano dei trattati".

I misteri d’Italia. Incredulità, sgomento, indignazione. Ma anche speranza. Che Echelon possa aiutare a chiarire i grandi misteri della recente storia italiana, dal caso Moro a Ustica. Se, davanti alla rivelazione della "rete di intercettazione globale", i soggetti istituzionali restano in un primo tempo spiazzati, la società civile mette subito in moto la macchina della giustizia. E’ appena febbraio del ’99 quando l’associazione di consumatori Adusbef presenta un esposto alle procure di Roma e di Milano, chiedendo di accertare, tra le altre questioni, se Echelon possa contribuire "a fare luce su alcuni dei grandi misteri d’Italia", come la strage di Ustica e il caso Moro, e se non costituisca una "violazione della sovranità nazionale, della privacy dei cittadini e delle aziende italiane da un possibile spionaggio industriale e se non rappresenti una chiara violazione del trattato di Maastricht". La procura di Roma apre subito un fascicolo, intestato "atti relativi", e avvia un’indagine per accertare, innanzitutto, se l’attività di intercettazione coordinata dai servizi segreti americani sia in contrasto con le leggi italiane. Le ipotesi di reato potrebbero essere varie, come ha spiegato il magistrato Carlo Sarzana, capo dei giudici per le indagini preliminari della procura di Roma: dai reati comuni come lo spionaggio politico ed economico o il traffico di notizie riservate ai quelli previsti dalla legge sulla privacy. Anche se, tiene a precisare, dal momento che non esistono leggi sovranazionali, "sarebbero prevedibili difficoltà a perseguire a livello internazionale reati che si commettono via satellite".

L'articolo completo su:
http://www.uniurb.it/giornalismo/lavori/didonato/pagineinterne/reazioni.htm

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