venerdì 11 settembre 2009

Il prete, l´arbitro, l´esperto di trote - La Sicilia delle 15 mila consulenze

Quanti saranno i conventi e le edicole votive sulle montagne messinesi? Il quesito non poteva restare irrisolto. E per trovare una risposta il responsabile del parco dei Nebrodi ha affidato tre incarichi di consulenza: 32 mila euro in tutto. Il collega che sovrintende alla riserva sulle Madonie ha stabilito che è importante far tornare il grifone da quelle parti: e allo zoologo Antonio Spinnato ha assegnato uno studio che vale tremila euro.

Più o meno la stessa cifra che, a Trapani, il presidente della Provincia ha dato al cantautore Matteo Ferrari, con un apposito contratto di collaborazione, per la consegna di 150 musicassette con i brani dell´imperdibile album «Amuri vecchiu, amuri novu». La Sicilia delle consulenze è un viaggio mozzafiato nell´abisso di 15.344 incarichi, in un documento di 1.600 pagine pubblicato sul sito del ministro dell´Innovazione Renato Brunetta. Lì sono contenuti destinatari e importi degli affidamenti fatti dagli enti pubblici siciliani nel 2008. Regione, Comuni, Province, azienda sanitarie, parchi e opere pie, università e scuole, hanno comunicato le consulenze assegnate: così stabilisce la legge. Chi non l´ha fatto, entro il 30 giugno, rischia un blocco dei nuovi incarichi l´anno prossimo. Circa cento milioni di euro la spesa.

L´Isola non si è fatta mancare nulla. Se diminuiscono i contratti assegnati dalla Regione (il sito ne riporta appena dodici), un pozzo senza fondo è rappresentato dalle altre amministrazioni. C´è davvero di tutto, dai 200 mila euro spesi dalla Provincia di Caltanissetta per 181 docenti che hanno tenuto seminari a studenti fuori sede ai 120 euro dati dalla scuola trapanese «Rocca» a Giuseppe Giorlando, arbitro evidentemente versatile che ha accettato di dirigere due partite di calcio e una di pallavolo. Tutto dichiarato a Brunetta. Dai 20 mila euro stanziati a Ragusa per la redazione e la stampa del bollettino informativo «L´Europa in Provincia» ai 4 mila che lo stesso ente ha dato ad Antonino Duchi per il progetto «riproduzione della trota macrostigma». Una miriade di piccoli contributi per progetti e obiettivi più o meno ambiziosi: la Provincia di Trapani ha assegnato un incarico da 3.975 euro a Sabrina Cavasino per un progetto che dovrebbe risolvere il problema della «regolarizzazione dei mercati settimanali della città» mentre il Comune di Palermo, per tradurre in arabo il proprio sito internet, ha dato 10 mila euro a Kheir Madian. I costi meno noti dell´euromediterraneo.

Scienziati, giornalisti, avvocati, medici, insegnanti e perfino autisti. Salgono tutti, sulla giostra della consulenza siciliana. Un progetto sul «sistema suinicolo» (leggasi maiali) vale i 9.200 euro assegnati dall´istituto zooprofilattico di Palermo a Vincenzo Amonia. Un corso sui funghi costa al Comune di Santa Lucia del Mela, provincia di Messina, l´assegno da 500 euro staccato a Nicola Amalfi. Mentre la «riprogrammazione delle risorse enogastronomiche dei Nebrodi» è un proposito da duemila euro: la somma stanziata dall´amministrazione del parco e destinata a sostenere una ricerca di Rosario Gugliotta. E se l´istituto comprensivo «Giovanni XXIII» di Agrigento ha elargito 650 euro a Vito Adragna per la «preparazione di inni di carattere carnescialesco», l´amministrazione delle Opere pie riunite di Ragusa ha deciso di offrire ai propri assistiti lo svago di uno spazio verde. Spendendo 6.500 euro per la progettazione di un giardino attrezzato, con un incarico affidato a Diego Falcone.
Capitolo a parte per l´assistenza spirituale dei sacerdoti. Il sito di Brunetta classifica fra le «consulenze tecniche» gli incarichi affidati da Ausl e aziende ospedaliere a uomini di Chiesa: il Sant´Elia di Caltanissetta ha speso 11.710 euro per la convenzione con il cappellano, don Giuseppe Anfuso, mentre l´ospedale Piemonte di Messina ha previsto una spesa triennale di 55 mila euro per dare ai malati il conforto religioso dei frati cappuccini.
Non sono certo i clergyman a incidere sui bilanci degli enti. Sono più ricercate le toghe, l´assistenza più ambita da sindaci e amministratori è quella nei tribunali. Ben 478 gli incarichi di consulenza legale richiesti nel 2008, cui vanno aggiunte 311 tutele in giudizio. La cifra sborsata dagli enti siciliani per difendersi dai contenziosi ammonta a un milione 700 mila euro. Il record lo detiene l´Ausl di Catania, con 104 incarichi assegnati ad avvocati, per un totale di 316.700 euro.

E pensare che l´azienda ha un ufficio legale interno: «Ma comprende un solo dipendente - sottolinea l´ex manager Antonio Scavone - Gli avrò affidato 500 cause l´anno scorso, di più non potevo. Il contenzioso sta divorando le aziende sanitarie, inevitabile puntare su professionisti esterni». L´azienda siracusana ha tenuto il passo: «solo» 70 le consulenze legali affidate in poco più di un anno, ma per una spesa di 396 mila euro. E anche i Comuni più piccoli non hanno risparmiato in questo campo: il sindaco di San Cataldo, ad esempio, nel 2008 ha assegnato 45 consulenze legali per 252 mila euro. Fino alla piccola amministrazione municipale di Rodì Milici, centro di 2.335 abitanti in provincia di Messina. Il sindaco ha speso, per incarichi affidati ad avvocati, 37.450 euro. Come dire: ogni cittadino, neonati compresi, deve mettere da parte 16 euro l´anno per consentire al suo Comune di non soccombere davanti a un giudice.

http://palermo.repubblica.it/dettaglio/il-prete-l´arbitro-l´esperto-di-trote-la-sicilia-delle-15-mila-consulenze/1715275/2

Quelle carte siciliane che stressano il premier - Nicola Biondo



Le inchieste definite da Silvio Berlusconi «cospirazioni» non poggiano solo su testimonianze ma anche e soprattutto su documenti. Alcuni molto imbarazzanti per il premier. Dalla nascita della Fininvest a quella di Forza Italia. Una valanga di soldi che escono nei primi anni ‘70 dalle casse del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, il banchiere ucciso a Londra, e finiscono alla neonata Fininvest. E poi l’avventurosa nascita di Forza Italia. Tra le carte del processo d’appello a Marcello Dell’Utri (che riprende il 17 di questo mese) c’è anche una perizia che certifica «numerose operazioni del gruppo facente capo al Banco Ambrosiano» nei confronti di Fininvest Limited-Gran Cayman, società del gruppo Fininvest. Un finanziamento diretto del banchiere piduista Calvi all’allora meno noto fratello di loggia Silvio Berlusconi. Sono gli stessi anni in cui alla Fininvest (secondo la perizia svolta dal consulente Francesco Giuffrida) arrivano non si sa da dove circa 15 miliardi. La domanda è se fossero soldi usciti dalle casse dal Banco Ambrosiano che, come è noto, aveva riciclato grandi quantità di denaro di incerta e sospetta provenienza.


L’occasione di fare chiarezza sulla nascita delle holdings Fininvest il presidente del Consiglio l’ha avuta già. Nel 2002, quando i giudici di Palermo lo raggiunsero a palazzo Chigi. Ma quella volta preferì avvalersi della facoltà di non rispondere. A parlare del legame tra Ambrosiano e Fininvest è stato uno dei liquidatori delle sedi estere della banca, Robinson Geoffrey Wroughton. Ma lo stesso Carlo Calvi, il figlio del banchiere, ha fatto dei riferimenti a società del gruppo Fininvest come beneficiarie di finanziamenti provenienti dell’Ambrosiano. Quei soldi sarebbero passati attraverso una società gestita da due altri uomini della P2,la Capitalfin, nella quale, ha detto Calvi, «vi erano interessi vicini a Craxi ed al partito socialista». Sia Wroughton che Calvi sono testimoni al processo dell’Utri. Come Massimo Ciancimino che racconterà nelle prossime udienze la storia delle lettere minacciose che i vertici di Cosa nostra avrebbero inviato a Berlusconi tramite Dell’Utri e con la consulenza del padre, Vito Ciancimino, tra la fine degli anni ’80 e il 1994. Altri tasselli che compongono la storia della lunga trattativa tra Stato e mafia partita alla fine del 1991, proseguita con le stragi del ’92-’93 e sfociato nel patto con la mafia invisibile e affaristica di Binu Provenzano.


Secondo molte testimonianze la lunga trattativa incrociò la nascita di Forza Italia. La circostanza è emersa non solo con le dichiarazioni di Ciancimino jr, ma anche in un altro processo ancora in corso (riprenderà il 25 settembre): quello nei confronti del generale Mario Mori e del colonnello Mauro Obinu accusati di aver omesso la cattura di Bernardo Provenzano nell’ottobre del 1995. Fu un infiltrato dei Carabinieri in Cosa Nostra, il boss mafioso Luigi Ilardo, a raccontare che nel 1994, agli albori della nascita di Forza Italia, i vertici «palermitani» avevano stabilito un contatto con un esponente insospettabile di alto livello appartenente all’entourage di Berlusconi. Questi, in cambio del loro appoggio, aveva garantito leggi favorevoli agli inquisiti appartenenti alle varie famiglie mafiose, nonché future coperture per lo sviluppo dei loro interessi economici quali appalti, finanziamenti statali. Per Ilardo l’insospettabile era Marcello Dell’Utri, oggi senatore del Popolo delle libertà.


Il Giornale dei pregiudicati - Marco Travaglio




da Antefatto.it
Ebbene sì, lo confessiamo: ieri abbiamo organizzato un forum in redazione con scrittori, giornalisti, artisti e intellettuali per presentare il Fatto Quotidiano a un gruppo di persone che stimiamo, apprezziamo e speriamo di avere come collaboratori.

Fra queste, ci hanno fatto l’onore di essere presenti anche due magistrati antimafia, Roberto Scarpinato e Antonio Ingroia, della cui amicizia personalmente mi vanto: sono due dei migliori eredi del pool di Falcone e Borsellino, in prima linea nel pool di Gian Carlo Caselli, fra i protagonisti delle stagioni più luminose della lotta alla mafia. Se vorranno, scriveranno sul Fatto in materia di giustizia e di mafia, insieme a giuristi, costituzionalisti, esperti di diritto, partecipando al dibattito sulla legalità che in Italia è ormai riservato ai delinquenti e ai loro onorevoli avvocati.

Lo faceva Giovanni Falcone, editorialista de La Stampa e collaboratore di un programma di Rai2 sulla mafia. Lo faceva Piercamillo Davigo su La Voce di Montanelli. L’ha fatto, negli ultimi mesi, lo stesso Scarpinato sul Corriere. Lo fa continuamente Gian Carlo Caselli sui giornali che ospitano i suoi scritti. L’ha fatto Carlo Nordio su quotidiani vicini al centrodestra, anche mentre indagava sul Pci-Pds, e nessuno ha avuto nulla da obiettare: giustamente, perché in una democrazia tutti hanno il diritto, e in certi casi il dovere, di manifestare il proprio pensiero. E perché, come è giusto e interessante dare spazio ai medici nel dibattito sulla sanità e agli attori e ai registi nel dibattito sul cinema, è giusto e interessante dare spazio ai magistrati (così come agli avvocati e ai docenti universitari) nel dibattito sulla giustizia.

Non la pensa così Il Giornale della famiglia Berlusconi, diretto da Vittorio Feltri, che della democrazia ha un concetto, diciamo così, un po’ originale. Oggi ha sbattuto in prima pagina, come una notizia scandalosa, la partecipazione (peraltro silente, in veste di semplici osservatori) di Ingroia e Scarpinato al nostro forum. Titolo: “Due giudici antipremier in redazione. Nel nuovo giornale di Travaglio & C. Ingroia e Scarpinato tengono a battesimo Il Fatto, un quotidiano che fa dell’antiberlusconismo la propria linea editoriale. E poi pretendono che crediamo alla favoletta dell’imparzialità dei giudici”. Nell’articolo di Antonio Signorini, si legge una carrettata di balle: tipo che Il Fatto sarebbe “il giornale dei dipietristi”, “dichiaratamente giustizialista”, “un soggetto tutto politico emanazione di un pezzo di sinistra, quella giustizialista, che si riconosce nell’Italia dei valori”, “il nascente quotidiano vicino al movimento di Antonio Di Pietro”, “all’assemblea del quotidiano vicino a Idv, i magistrati Ingroia e Scarpinato lanciano l’allarme democratico”.

Il poveretto non sa che i due magistrati si sono limitati ad assistere a una parte del forum, senz’aprire bocca. Ma, soprattutto, non sa o finge di non sapere che il Fatto Quotidiano, come ha ribadito il direttore Antonio Padellaro ieri, “ha una sola linea politica: la Costituzione della Repubblica Italiana”. E’ comprensibile che due magistrati nella redazione di un quotidiano che si ispira alla Costituzione sgomentino certa brava gente. Stiamo parlando del Giornale di proprietà di Paolo Berlusconi, noto pregiudicato per corruzione e altri reati, e diretto da un tizio, Feltri, che ha difeso amici della mafia come Andreotti, Contrada, Dell’Utri e così via. Ma soprattutto ha fatto o fa scrivere sui suoi giornali noti pregiudicati per reati gravi, come Vittorio Sgarbi (sei mesi per truffa allo stato), Paolo Cirino Pomicino (corruzione e finanziamento illecito), Gianni De Michelis (corruzione e finanziamento illecito), Francesco de Lorenzo (associazione per delinquere e corruzione), Gianstefano Frigerio (corruzione, concussione, finanziamento illecito), Renato Farina (ha patteggiato 6 mesi per favoreggiamento nel sequestro Abu Omar ed è stato espulso dall’Ordine dei giornalisti perché a libro paga dei servizi segreti). E personaggi come Luciano Moggi (5 anni di interdizione dalla giustizia sportiva, 1 anno e 6 mesi in primo grado per violenza privata e minacce, imputato al Tribunale di Napoli per associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva). L’altro giorno, per dire, Il Giornale ha affidato il ricordo di Mike Bongiorno a Fedele Confalonieri (rinviato a giudizio per frode fiscale nel processo sui diritti Mediaset e di nuovo indagato a Milano nell’inchiesta Mediatrade prossima alla conclusione).

Ecco, è normale che il Giornale degli imputati e dei pregiudicati trovi anormale un giornale che, invece, ospita incensurati e addirittura magistrati. Ciascuno si accompagna con i propri simili. Infatti l’assenza di pregiudicati e la presenza di magistrati e incensurati al nostro forum viene definito dal Giornale “una nuova anomalia italiana”. Questi squadristi della penna tirano addirittura in ballo “la separazione dei poteri” e chiedono all’Associazione nazionale magistrati di “riprendere i due iscritti che hanno partecipato a un forum che più di parte, e politico, non si può”. Denunciano come un crimine il fatto che “i magistrati palermitani hanno una qualche idea politica” (avete capito bene: ora è vietato avere idee politiche). E auspicano - da parte nostra o da parte loro - “una qualche precisazione o smentita”.

Se questi picchiatori maccartisti sperano di costringerci a scusarci, a giustificarci, a nasconderci nelle catacombe, hanno sbagliato i loro conti. Noi siamo orgogliosi di stare dalla parte dell’antimafia e di essere amici di servitori dello Stato come Scarpinato e Ingroia, mentre il capo del governo attacca come “follia” e “cospirazione” le indagini sulle trattative fra Stato e mafia e sui mandanti occulti delle stragi del 1992-’93 e il presidente Giorgio Ponzio Napolitano tenta di frenare il Csm nella doverosa difesa dei magistrati attaccati. E saremmo ancor più orgogliosi se magistrati come loro collaborassero al Fatto Quotidiano. Vorrà dire che, per la gioia di Littorio e i suoi compari, il prossimo forum del Fatto Quotidiano lo organizzeremo in un teatro o in una piazza, e di magistrati come Ingroia e Scarpinato ne inviteremo molti altri.


http://voglioscendere.ilcannocchiale.it/post/2330210.html

David Icke - Vaccino contro l'influenza suina: non fatelo