sabato 13 marzo 2010

Dell’Utri e la cricca contro la puntata Stato-mafia - Peter Gomez




13 marzo 2010
Le telefonate con il “vecchio amico Fininvest” dell’Autority per sanzionare il programma di Rai Due.

La parola chiave è "concordare". Si perchè gli esposti all'Agcom contro
Michele Santoro nascevano spesso da una serie di telefonate tra il membro, in teoria indipendente, dell'authority,Giancarlo Innocenzi, e esponenti del Pdl. L'esempio più chiaro di questo devastante conflitto d'interessi - Innocenzi è un ex sottosegretario del centro destra e un ex dipendente Fininvest- gli investigatori delle Fiamme Gialle di Bari se lo ritrovano in mano, anzi nei registratori, all'indomani di una puntata di Annozerodedicata alla trattativa Stato-Mafia e alle deposizioni del pentito Gaspare Spatuzza su Marcello Dell'Utri e il premier. È venerdì 11 dicembre, cinque milioni di telespettatori la sera prima hanno seguito la trasmissione. Di buon mattino il senatore Dell'Utri, a Palermo per un'udienza d'appello del processo in cui è stato condannato in primo grado a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, chiama l'ex (?) collega. Il tono tra i due è amichevole, confindenziale. Innocenzi gli chiede quando sarà a Roma perchè vuole discutere con lui le contrommosse. Bisogna infatti che l'imputato presenti un esposto contro il programma. E chiede che l'ex big boss di Publitalia gli dia il numero di "un referente" con "cui concordarlo". Così viene messo in contatto con l'avvocato Fininvest, Andrea Greppo. Innocenzi vuole fare una riunione con il professionista per vedere come impostare il documento. Ha molta fretta. Spiega che non c'è tempo da perdere. Ma Greppo non si occupa direttamente di Dell'Utri. Chi segue il caso è uno dei penalisti del parlamentare, l'avvocato Pietro Federico. Il ricorso sarà concordato con lui. "Stabilite come impostarlo e nel giro di 24 ore verrà depositato", dice Greppo. E infatti il lunedì successivo Federico e Innocenzi si sentono e decidono di incontrarsi alla galleria Colonna. La scena è surreale: Innocenzi, che di fatto è un giudice, stabilisce con una delle controparti cosa scrivere e come scrivere in un documento su cui lui stesso sarà poi chiamato a pronunciarsi. La cronaca dice comunque che Dell'Utri finisce per sparare alto. Il suo esposto sarà indirizzato non solo all'Agcom, ma anche al garante per la privacy e, per conoscenza, alla Corte dei Conti. Lo scenario che però si apre davanti agli occhi degli investigatori è chiarissimo.

Gli esposti devono essere presentati a getto continuo in modo che la Rai abbia tra le mani qualche argomento fondato per arrivare a impedire la messa in onda di
Annozero. Che questo sia il vero obbiettivo degli uomini del premier, i quali hanno preparato una sorta di piano, emerge da decine e decine d'intercettazioni, molte delle quali dedicate al secondo grande obbiettivo della lobby: bloccare prima di tutto le docufiction. E visto che non si può prendersela solo con Annozero i controlli e le disposizioni vengono estesi pure ad altri programmi. Il direttore generale della Rai, Mauro Masi, (non indagato a Trani) fa parte pienamente della partita, anche se Innocenzi e suoi amici lo accusano spesso di essere troppo timido. Un'accusa grave. Soprattutto perché Silvio Berlusconi in persona ha chiesto ai suoi di fare di tutto per fermare Santoro. Mercoledì 9 dicembre anzi Innocenzi e il premier hanno fatto il punto della situazione. Il membro dell'authority ha spiegato per telefono al proprietario di Mediaset di aver preparato, assieme a altri quattro colleghi, un ricorso urgente contro la trasmissione più vista di Raidue, ma di aver problemi anche con il presidente dell'autorità di garanzia, Corrado Calabrò, che ha "annacquato" tutto.

Giovedì 10 dicembre, a un paio d'ore dalla messa in onda della puntata su Spatuzza, Masi, da buon soldato, chiama comunque Innocenzi. Questa volta sembra sul piede di guerra. "Ho inviato una nuova diffida a Santoro annunciando che lo sospendo", spiega. Innocenzi invece illustra le mosse decise con gli altri 4 coleghi, e le difficoltà incontrate negli uffici del garante. Masi sembra disperato: "Ma alora Giancarlo che ci sta a fare l'autorità?", dice, "ancora una volta grazie al mitico Calabrò non abbiamo niente in mano". Così alla fine è Masi a intervenire. Non può fermare Santoro, ma almeno riesce a bloccare le
docufiction. Il consiglio di amministrazione dell'azienda è d'accordo. Ma per Innocenzi anche questo è un problema. "Ci hanno fatto fare una figura di cacca, perchè noi siamo rimasti a temporeggiare per mesi" gli dice per telefono una altro membro dell'authority, il professor Stefano Mannoni, già collaboratore de Il Giornale e de Il Foglio. E lui, un po' sconsolato, risponde "Esatto".

da Il Fatto Quotidiano del 13 marzo 2010



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