giovedì 29 aprile 2010

La casa in nero di Scajola - Marco Lillo



29 aprile 2010

Il gip di Perugia ricostruisce il giro di assegni. Da Anemone a Zampolini fino al ministro

Ora ci sono le carte: la casa di Claudio Scajola è stata pagata con assegni circolari per 900 mila euro provenienti dai conti di un architetto, Angelo Zampolini, che la Procura di Perugia vuole arrestare per associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio. Secondo i pm Alessia Tavernesi e Sergio Sottani, i soldi che Zampolini ha usato per comprare la casa del ministro Claudio Scajola (non indagato) provengono dalle attività delittuose della "cricca". Il gip ha negato l’arresto di Zampolini e di altre due persone, Claudio Rinaldi, commissario per la ricostruzione post-terremoto a San Giuliano e Commissario dei Mondiali di nuoto 2009, e Stefano Gazzani, il commercialista di tutti i protagonisti dello scandalo dei Grandi eventi: il costruttore Diego Anemone e i due dirigenti della Presidenza del Consiglio Angelo Balducci e Claudio Rinaldi.

Secondo il gip Massimo Riccarelli, i fatti sono accaduti a Roma e devono essere valutati dai magistrati capitolini. I pm perugini hanno fatto ricorso ma a prescindere dal suo esito, sin d’ora, si comprende che i fatti sono gravi. A partire da quelli che riguardano Claudio Scajola. Con la solita aria tronfia il ministro dello Sviluppo economico ieri aveva risposto così alla domanda del cronista del Fatto sugli assegni circolari della cricca di Anemone usati per comprare la sua casa al Colosseo nel 2004: "Sono assolutamente amareggiato e disgustato che il segreto istruttorio finisca sui giornali. Non voglio partecipare a questa bruttissima abitudine di fare processi mediatici".

Ora si scopre che la scelta di svicolare di fronte al nostro registratore era per lui obbligata. Scajola - come provano le carte inedite dell’indagine che pubblichiamo oggi - avrebbe dovuto ammettere di essere un bugiardo e un evasore fiscale. Non solo. Avrebbe dovuto spiegare perché l’architetto del circolo Salario di Anemone, Angelo Zampolini, accusato di riciclare i soldi della "cricca", ha pagato la splendida magione al Colosseo del ministro: 180 metri quadrati nel palazzo abitato da vip come Raoul Bova e Lory del Santo. Ieri Il Fatto quotidiano aveva pubblicato l’atto di acquisto nel quale il ministro dichiarava di avere pagato alle sorelle Beatrice e Barbara Papa solo 610 mila euro.

Avevamo poi raccontato il nostro colloquio con l’architetto Zampolini che ci aveva detto di essere stato incaricato da Anemone di trovare la casa a Scajola e di avere trattato un prezzo reale molto maggiore di quello dichiarato. Ora la Procura di Perugia nella richiesta di arresto contro Zampolini scrive che l’architetto deve finire in galera con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio anche per gli assegni dell’acquisto di questa casa. Gli episodi nei quali i pm contestano all’architetto di avere prestato i suoi conti per riciclare i soldi della cricca in occasione di compravendite immobiliari sono quattro ma il capo di imputazione contro Zampolini che è destinato a far rumore è quello che, pur non vedendo indagato il ministro Scajola, potrebbe costargli le dimissioni. Zampolini, rischia la galera "perché versando 900 mila euro in contanti presso gli sportelli della Deutsche Bank agenzia 582 di Roma e ottenendo l’emissione di 80 assegni circolari all’ordine di Barbara e Beatrice Papa per valuta corrispondente per l’acquisto nell’interesse di Claudio Scajola di un immobile sito in via del Fagutale intestato al suddetto trasferiva denaro e compiva comunque operazioni tali da ostacolare l’identificazione della loro provenienza da delitti contro la pubblica amministrazione".

Gli ottanta assegni non sono contestati al ministro dello Sviluppo economico che sembrerebbe, almeno da un punto di vista economico, "il beneficiario finale". I pm non vogliono arrestare l’architetto Zampolini perché ha pagato la casa di Scajola ma perché avrebbe nascosto soldi sporchi della "cricca". Insomma per ora i pm si disinteressano (o almeno non ci sono tracce di indagini in tal senso nella loro richiesta di arresto) dell’eventuale vantaggio tratto da Anemone per giustificare tanta generosità. Scajola era stato ministro dell’Interno fino al luglio del 2002 quando era stato costretto a dimettersi dopo aver dato del "rompicoglioni" a Marco Biagi, ucciso dalle Br. Il ministro sarà sentito probabilmente nelle prossime settimane dai pm di Perugia se il Tribunale del riesame confermerà la loro competenza. Certo è che la sua posizione è imbarazzante. Anche perché a rendere il quadro più fosco ci sono gli altri casi in cui Zampolini ha usato gli assegni circolari per nascondere l’origine delittuosa dei soldi della "cricca". A Zampolini si contestano altre due operazioni. La prima è stata fatta versando sul solito conto corrente della Deutsche Bank “danaro contante per euro 435 mila che nei giorni successivi permetteva l’emissione di assegni all’ordine di Geraldini Manfredi". Con quegli assegni, secondo l’ipotesi dell’accusa, il figlio di Balducci, Lorenzo, avrebbe pagato un immobile comprato dalla società di Geraldini Manfredi nel 2004 in via della Pigna, a due passi dal Pantheon. La terza persona beneficata dagli assegni di Zampolini è il generale dell’Aisi, responsabile della logistica del servizio segreto, Francesco Pittorru (anche lui non indagato come Balducci Jr e Scajola).

Nel 2004 Zampolini avrebbe emesso 29 assegni circolari per 285 mila euro complessivi che poi sarebbero stati usati per pagare la casa di via Merulana intestata ai figli del generale. Due anni dopo la scena si ripete. Zampolini stavolta emette assegni circolari sul suo conto per 520 mila euro che poi vengono usati per acquistare una seconda casa di fronte alla prima e più grande, sempre per il generale e per sua moglie.

LEGGI: Soldi sporchi, false fatture e un film mai realizzato di Antonio Massari

Da il Fatto Quotidiano del 29 aprile

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2481642&title=2481642

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