venerdì 17 dicembre 2010

''Traffico di organi umani''. Bufera sul governo del Kosovo




L'accusa del Consiglio d'Europa: coinvolto anche il premier Thaci. La replica: sono tutte invenzioni. Ma l'Ue chiede di fare chiarezza.

All’indomani delle prime elezioni legislative del Kosovo indipendente, una bomba a orolgeria si infrange sulla già contestatissima vittoria del riconfermato premier Hashim Thaci, chiamato direttamente in causa dal Rapporto che il deputato svizzero Dick Marty presentarà domani presso l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (Pace), circa il presunto traffico illegale di organi a danno di prigionieri di guerra, ad opera dell’Uck, di cui Thaci era leader al tempo dei fatti.

Le accuse sono durissime. Nell’estate del 1999, subito dopo la fine del conflitto serbo-kosovaro formalmente dichiarata il 9 giugno,«numerose concrete e convergenti informazioni confermano che alcuni serbi e alcuni kosovari albanesi sono stati tenuti prigionieri in luoghi di detenzione segreta sotto dell’Uck (l’Esercito di liberazione del Kosovo, ndr) nel nord dell’Albania e che sono stati sottoposti a trattamenti inumani e degradanti, prima di scomparire definitivamente». Più nello specifico «organi furono rimossi da alcuni prigionieri in una clinica su territorio albanese, nei pressi di ushe Kruje, per esseri condotti all’estero per trapianti».

Ripartendo dalla denuncia del caso che l’ex procuratore capo del Tribunale penale internazionale dell’Aia (Tpi) Carla Del Ponte, fece nel suo libro "La caccia" pubblicato nel 2008, Marty - già noto per aver portato alla luce le prigioni segrete Cia in Est Europa - va oltre e conclude che «questa attività criminale è proseguita, in alcune forma fino ad oggi, come dimostrano le indagini Eulex sulla clinica Medicus a Pristina» Un rapporto di 27 pagine - «non un’indagine penale», si precisa - che descrive l’inquietante sorte che potrebbe essere toccata ad almeno «470 persone scomparse dopo l’arrivo (in Kosovo) delle truppe (della Nato)) Kfor il 12 giugno 1999, 95 delle quali erano albanesi kosovari e 375 non albanesi, principalmente serbi». Prigionieri di guerra, dunque, ma anche kosovari accusati di tradimento e collaborazionismo, trasferiti nei campi base Uck in Albania, quando «il confine tra Kosovo e Albania aveva effettivamente cessato di esistere».

La regia di questo disegno criminale è attribuita al "gruppo di Drenica", la fazione Uck facente allora capo all’attuale premier Thaci. «Un boss criminale» secondo i rapporti di intelligence citati da Marty, inclusi quelli dell’italiana Sismi, oltre che dei servizi segreti di Germania (Bnd), Regno unito (MI6) e Grecia (Eyp). Marty fa nomi e cognomi dei membri del gruppo che «avrebbero dovuto essere condannati per gravi crimini, ma che (...) hanno consolidato la loro impuntià». Tra questi spicca quello del chirugo Shaip Muja, nel 1999 comandante di una base medica dell’Uck in Albania e oggi «consigliere politico nell’ufficio del pirmo ministro, con resposabilità in materia di Sanità». Un altro punto sensibile del rapporto è il ruolo degli «attori internazionali che scelsero di guardare con l’cchio bendato i crimini di guerra dell’Uck, offrendo invece un premio per raggiungere un certo grado di stabilità a breve termine», è quanto di legge.

Dalla Nato alleata dell’Uck, alla missione Onu, Unmik non all’altezza di gestire le indagini, a quella dell’Ue, Eulex, subentrata nel 2008, che ha «lasciato vane le aspettative di andare oltre gli "intoccabili", dei quali un passato più che oascuro è comunemente noto». Non è certo onorevole il ritratto della Comunità internazionale in Kosovo, dipinto dal parlamentare svizzero. Così, il Consiglio d’Europa raccomanderà domani all’Albania - che ha sempre negato l’autorizzazione a indagare nel proprio territorio- «di collaborare senza riserve con Eulex e le autorità serbe». Anche perché Marty, scrive di aver trovato «un numero di credibili e convergenti indicazioni che le componenti del traffico di organi post conflitto descritte nel nostro rapporto siano strettamente legate al caso contemporaneo della clina Medicus», di Pristina, che ha portato di recente a quattro arresti da parte di Eulex. Insomma, il nuovo Kosovo impegnato in prove tecniche di democrazia, stando al rapporto del Consiglio d’Europa sarebbe rimasto teatro di crimini indicibili, protrattisi per almeno un decennio, con il placet del suo riconfermato premier.

Il governo kosovaro prende le distanze dal rapporto definendolo «calunnioso». Le illazioni pubblicate da "The Guardian" «sono state oggetto di ripetute indagini da parte di istituzioni per la sicurezza locali ed internazionali ed ogni volta è stato stabilito che erano prive di fondamento», si legge in una nota diffusa dal governo di Pristina. Il governo ha minacciato l’adozione di qualunque «azione e misura legale e politica» contro quanti hanno messo a punto il rapporto ed ha esortato il Consiglio d’Europa a respingerlo. «È chiaro che qualcuno punta a screditare il premier Hashim Thaci dopo le elezioni parlamentari in cui i cittadini chiaramente e massicciamente hanno sostenuto il programma per il governo e lo sviluppo del paese», si legge ancora nella nota. A Belgrado, dove Thaci venne condannato in absentia per terrorismo nel 1997, un portavoce dell’ufficio del procuratore per i crimini di guerra, Bruno Vekaric, ha dichiarato che il rapporto filtrato attraverso le anticipazioni è una «vittoria» per la Serbia.

Chi invece prende «molto seriamente» le accuse rivolte a Thaci è l'Ue. Bruxelles, per bocca della portavoce del’Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza Catherine Ashton, invita l’autore de documento, Dick Marty, a «presentare le prove» in suo possesso alle autorità competenti. L’Unione è presente sul terreno con la missione Eulex che, tra i suoi compiti, ha anche quello di indagare sul crimine organizzato e cooperare con le autorità dei Paesi balcanici interessati, anch’essi impegnati a combattere le attività criminali nel quadro del dialogo con l’Ue. «Stiamo cercando di ottenere tutte le informazioni e le prove possibili» ha detto la portavoce, lasciando capire che la Ue intende indagare sulle accuse formulate nel rapporto del Consiglio d’Europa, ma per portare avanti questa azione ha bisogni anche di acquisire prove.


Tratto da:
lastampa.it



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