venerdì 12 marzo 2010

Protezione civile Connection - Luigi De Magistris

Le indagini espletate dalla Procura della Repubblica di Firenze evidenziano le nuove forme di corruzione. Fatti gravi, inquietanti, diffusi, ma non certamente nuovi. Il sistema criminale è il medesimo di quello ricostruito anche in recenti inchieste giudiziarie. Coincidono contesti, nomi, società. Un sistema criminale che ruota, soprattutto, intorno alla gestione del denaro pubblico. Sodalizi criminali che gestiscono finanziamenti europei, statali e regionali. Gruppi di potere criminale in grado di condizionare ogni settore destinatario di sovvenzioni pubbliche: sanità, ambiente, trasporti, infrastrutture, lavori pubblici, formazione, informatica. Tutto, senza che venga lasciato uno spicchio alla rapacità del crimine dei colletti bianchi. Controllano e depredano i fondi destinati per superare l´emergenza ambientale: per smaltire i rifiuti, per depurare le acque, per garantire l’acqua quale bene pubblico, per la lotta alle ecomafie. Arraffano i soldi destinati alle calamità naturali: per i terremoti, per le alluvioni, per i disastri ambientali. Si arricchiscono sulla salute dei cittadini. Prendono soldi mentre la gente si impoverisce e/o muore.

Roba da far accapponare la pelle. Si foraggiano politici corrotti e prenditori di soldi pubblici, si alimenta illecitamente la stessa attività politica. È un sistema collaudatosi nel corso degli anni e realizzato insieme da una fetta consistente della classe politica - in modo assolutamente trasversale -, da imprenditori che si sono arricchiti attraverso un rapporto illecito preferenziale con la politica che poi, a loro volta, finanziano e rafforzano con il voto, dalla mafia imprenditrice ed istituzionale che partecipa alla ripartizione della torta pubblica , da pezzi di ceti istituzionali, anche deputati ai controlli di garanzia e di legalità. Nei luoghi della gestione illecita del potere partecipano anche magistrati, funzionari pubblici, rappresentanti delle forze dell’ordine e della sicurezza. Nella ripartizione della torta mettono loro prestanome. Nel mercimonio delle pubbliche funzioni operano direttamente. Ne ottengono potere, incarichi, prestigio, partecipazione alla gestione di fatti politici ed istituzionali ad altissimo livello.

Non é, quindi, un caso che, nelle carte delle inchieste di Firenze e Perugia, si rinvengono nominativi di persone coinvolte anche nelle inchieste
Why Not ePoseidone da me dirette, o in quelle condotte dal pm Woodcock, quando prestava servizio a Potenza. Imprenditori, monsignori, magistrati, personale dei servizi. Un sistema criminale - corrotto e mafioso - che opera con il collante di servizi segreti (deviati?) e di massonerie deviate.

Nelle ultime inchieste un ruolo inquietante l’hanno svolto alcuni magistrati. Uno per tutti, il procuratore aggiunto di Roma dottor
Toro, ovviamente addetto alla sezione reati contro la pubblica amministrazione. Un gerarca della correntocrazia. Magistrato il cui nome comparve al disonore della cronaca per la vicenda criminale dei furbetti del quartierino. Magistrato il cui nome emergeva nelle indagini - con intercettazioni dal contenuto imbarazzante sul piano morale, ma utili per far carriera in magistratura - effettuate dal dottor Woodcock nei confronti del dottorBarbieri (altro magistrato in servizio tra la Procura di Roma ed il ministero della Giustizia, un altro correntocrate). Magistrato, sempre il Toro, il cui nome compare, unitamente ad altri - tra cui il dottor Nebbioso, anche lui nelle carte dell´inchiesta di Firenze ed anche lui Caronte tra gli uffici romani ed il Ministero della Giustizia - nell´inchiesta Why Not. Magistrato che, poi, si é occupato incredibilmente - anzi ovviamente - di indagare su Why Not e su alcuni protagonisti di quella straordinaria inchiesta (bloccata con ogni mezzo illegale e con un dispiego di forze istituzionali senza precedenti).

Come scrisse
Domenico Starnone, normale devianza. I deviati siamo noi, gli altri sono i normali, i normalizzatori, i conformisti, quelli che prevengono le raccomandazioni del potere prima ancora di riceverle. Potrei continuare ancora, ma molte cose sono nelle stanze segrete di uffici giudiziari che spero ricostruiranno la verità. La questione morale non appartiene solo alla politica. E sarebbe anche interessante comprendere perché il Toro si é dimesso così velocemente e che cosa é avvenuto quando i magistrati romani, ai più alti vertici, sono venuti al corrente degli sviluppi clamorosi ai quali stava conducendo l’indagine di Firenze. E´ la Procura di Perugia, adesso, l´Ufficio che ha il compito più delicato. Quello di capire fino in fondo che cosa é avvenuto ai vertici del più importante ufficio giudiziario d´Italia. E materiale, recente e meno recente, é immane. La luce deve diradare le nebbie, il fresco profumo di libertà deve eliminare il puzzo del compromesso morale.

da
il Fatto Quotidiano del 12 marzo

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2454612&yy=2010&mm=03&dd=12&title=protezione_civile_connection


Così Berlusconi ordinò: "Chiudete Annozero" - Antonio Massaro




12 marzo 2010

L’indagine di Trani coinvolge il premier, Innocenzi (Agcom) e il direttore del Tg1. Santoro nel mirino: “Chiudere tutto”

Silvio Berlusconi voleva "chiudere" Annozero. Un membro dell'Agcom – dopo aver parlato con il premier - sollecitava esposti contro Michele Santoro. Il direttore del Tg1 Augusto Minzolini – al telefono con il capo del governo – annunciava d'aver preparato speciali da mandare in onda sui giudici politicizzati. E le loro telefonate sono finite in un fascicolo esplosivo. Berlusconi, Minzolini e il commissario dell'Agcom Giancarlo Innocenzi: sono stati intercettati per settimane dalla Guardia di Finanza di Bari, mentre discutevano della tv pubblica delle sue trasmissioni. E nel procedimento aperto dalla procura di Trani - per quanto risulta a Il Fatto Quotidiano – risulterebbero ora indagati. Lo scenario da “mani sulla Rai” vien fuori da un'inchiesta partita da lontano. L'indagine .- condotta dal pm Michele Ruggiero – in origine riguardava alcune carte di credito dellaAmerican Express. È stata una “banale” inchiesta sui tassi d'usura, partita oltre un anno fa, ad alzare il velo sui reali rapporti tra Berlusconi, il direttore generale della Rai Mauro Masi (che non risulta tra gli indagati), il direttore del Tg1 e l'Agcom. Quelle carte di credito, in gergo, le chiamavano “revolving card”. Sono marchiateAmerican Express e, secondo l'ipotesi accusatoria, praticano tassi usurai sui debiti in mora. In altre parole: il cliente, che non restituisce il debito nei tempi previsti, rischia di pagare cifre altissime d'interessi. E così Ruggiero indaga. Per mesi e mesi. Sin dagli inizi del 2009.

Fino a quando una traccia lo porta su un'altra pista. Il pm e la polizia giudiziaria scoprono che qualcuno – probabilmente millantando – è certo di poter circoscrivere la portata dello scandalo: qualcuno avrebbe le conoscenze giuste, all'interno dell'
Agcom, che è Garante anche per i consumatori. Qualcuno vanta – sempre millantando – di avere le chiavi giuste persino al Tg1: è convinto di poter bloccare i servizi giornalistici sull'argomento, intervendo sul suo direttore, Augusto Minzolini. Le telefonate s'intrecciano. I sospetti crescono. L'inchiesta fa un salto. E la sorte è bizzarra: Minzolini, il servizio sulle carte di credito revolving, lo manderà in onda. Ma nel frattempo, la Guardia di Finanza scopre la rete di rapporti che gravano sull'Agcom e sulla Rai. Telefonata dopo telefonata si percepisce il peso di Berlusconi sulle loro condotte. Gli investigatori si accorgono che il presidente del Consiglio è ciclicamente in contatto con il direttore del Tg1. La procura ascolta in diretta le pressioni del premier sull'Agcom. Registra la fibrillazione per ogni puntata di Annozero. Sente in diretta le lamentele del premier: il cavaliere non ne può più. Vuole che Annozero e altri “pollai” - come pubblicamente li chiama lui - siano chiusi. E l'Agcom deve fare qualcosa. Berlusconi al telefono è esplicito: quando compulsa Innocenzi - che dovrebbe garantire lo Stato, in tema di comunicazione - parla di chiusura. E Innocenzi non soltanto lo asseconda. Ma cerca di trovare un modo: per sanzionare Santoro e la sua redazione servono degli esposti. E quindi: si cerca qualcuno che li firmi.

I ruoli si capovolgono: è l'
Agcom che cerca qualcuno disposto a firmare l'esposto contro Santoro. Innocenzi è persino disposto, in un caso, a fornire, all'avvocato di un politico, la consulenza dei propri funzionari. La catena si rovescia: un membro dell'Agcom (che svolge un ruolo pubblico), intende offrire le competenze dei propri funzionari (pagati con soldi pubblici), a vantaggio di un politico, per poter poi sanzionare Santoro (giornalista del servizio pubblico). In qualche caso si cerca persino di compulsare, perchè presenti un esposto, un generale dei Carabinieri. L’immagine di Berlusconi che emerge dall’indagine è quella di un capo di governo allergico a ogni forma di critica e libertà d’opinione. Si lamenta persino della presenza del direttore di Repubblica, Ezio Mauro, a Parla con me: Serena Dandini, peraltro, è recidiva. Ha da poco invitato, come sottolinea il premier, anche il fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari. Il premier si scompone: nello studio della Dandini, due giornalisti (del calibro di Mauro e Scalfari), l'hanno attaccato. Chiede se - e come - l'Agcom possa intervenire. Innocenzi ci ragiona. Sopporta telefonate quotidiane. Berlusconi incalza Innocenzi, ripetutamente, fino al punto di dirgli che l'intera Agcom, visto che non riesce a fermare Santoro, dovrebbe dimettersi.

Il premier intercettato dimostra di non distinguere tra il ruolo dell'Agcom e il suo ruolo di capo del Governo. Pare che l'Autorità garante debba agire a sua personale garanzia. Gli sfugge anche che, l'Agcom, può intervenire soltanto dopo, la trasmissione di
Annozero. Non prima. E infatti – dopo aver raccolto lo sfogo telefonico di Innocenzi sulle lamentele di Berlusconi – un giorno, il dg della RaiMauro Masi, è costretto ad ammettere: certe pressioni non si ascoltano neanche nello Zimbabwe.

Il parossismo, però, si raggiunge a fine anno. Quando Santoro manda in onda due puntate che faranno audience da record e toccano da vicino il premier. La prima: quella sul processo all'avvocato inglese
Mills, all'epoca indagato per corruzione, reato oggi prescritto. La seconda: quella sulla trattativa tra Stato e Cosa Nostra, dove Santoro si soffermerà sulle deposizioni di Spatuzza, in merito ai rapporti tra la mafia e la nascita di Forza Italia. Non si devono fare, in tv, i processi che si svolgono nelle aule dei tribunali, tuona Berlusconi con il solito Innocenzi. Secondo il premier – si sfoga Innocenzi con Masi – si potrebbe dire a Santoro che non può parlare del processo Mills in tv. Non è così che funziona, ribadice Masi. Non funziona così neanche nello Zimbabwe. Comunque Masi non risparmia le diffide.

Per il presidente della Rai non mancano le occasioni di minacciare la sospensione di Santoro e della sua trasmissione. A ridosso della trasmissione su Spatuzza, al telefono di Innocenzi, si presenta anche
Marcello Dell'Utri. Tutt'altra musica, invece, quando il premier parla con Minzolini, che Berlusconi chiama direttorissimo. Sulle vicende palermitane, Minzolini fa sapere di essere pronto a intervenire, se altri dovessero giocare brutti scherzi. E il giorno dopo, puntuale, arriva il suo editoriale sul Tg1: Spatuzza dice “balle”. Tutte queste telefonate, confluite ora in un autonomo fascicolo, rispetto a quello di partenza, dovranno essere valutate sotto il profilo giudizario. Se esistono dei reati, dovranno essere vagliati, e se costituiscono delle prove, avranno un peso nel procedimento. È tutto da vedersi e da verificare, ovviamente, ma è un fatto che queste telefonate sono “prove” di regime. Dimostrano la impercettibile differenza tra i ruoli del controllato e del controllore, del pubblico e del privato.

Le parole di Berlusconi che, mentre è capo del Governo e capo di
Mediaset, parla da capo anche a chi non dovrebbe, Giancarlo Innocenzi, dimostrano che viene meno la separazione tra i due poteri. Altrettanto si può dire delle parole deferenti di Innocenzi che anziché declinare gli inviti esibisce telefonicamente la propria obbedienza e rassicura Berlusconi: presto sarà aperto lo scontro con Santoro. Dietro le affermazioni sembra delinearsi un piano. È soltanto un'impressione. Ma il premier sostiene che queste trasmissioni debbano essere chiuse, sì, su stimolo dell'Agcom, ma su azione della Rai. Tre mesi dopo questi dialoghi, assistiamo alla sospensione di Annozero, Ballarò, Porta a porta e Ultima parola proprio per mano della par condicio Rai, nell'intero ultimo mese di campagna elettorale. E quindi: la notizia di cronaca giudiziaria è che Berlusconi, Innocenzi e Minzolini, sono coinvolti in un'indagine.

La notizia più interessante, però, è un'altra: il “regime” è stato trascritto. In migliaia di pagine. Trasuda dai brogliacci delle intercettazioni telefoniche. Parla le parole del “presidente”. Il territorio di conquista è la Rai: il conflitto d'interesse del
premier Silvio Berlusconi – grazie a questi atti d'indagine - è oggi un fatto “provato”. Non è più discutibile.

Da il Fatto Quotidiano del 12 marzo