ROMA - Nell'arco di una decina di giorni da potenziale ministro a indagato. E' stata una parabola tanto rapida quanto inaspettata quella di Guido Bertolaso, Capo, ora dimissionario, della Protezione civile e jolly del Governo per risolvere qualsiasi emergenza, da quella dei rifiuti in Campania al terremoto in Abruzzo.

Lo scorso 29 gennaio, dall'Aquila, il Presidente del consiglio lo aveva candidato a guidare un dicastero: "Credo che tutti possano immaginare che dopo l'exploit straordinario che Guido ha fatto in questi dieci mesi, il minimo che possiamo dargli come riconoscimento e merito - aveva detto il Premier - e' la nomina a ministro da parte del presidente del consiglio". Un attestato di stima che aveva spazzato via polemiche e dubbi sollevati dalla querelle nata, pochi giorni prima, sulla questione Haiti, tra il ministro degli Esteri Frattini e il capo della Protezione civile. Sembrava essere superato anche l'imbarazzo creato da un'inchiesta sulle condizioni delle opere a La Maddalena per il G8: Bertolaso, in un sopralluogo con i giornalisti la scorsa settimana, aveva illustrato il futuro dell'ex Arsenale e degli altri siti realizzati, respingendo al mittente qualsiasi critica: "Le strutture realizzate nell'isola non sono in stato di abbandono, anche se c'e' qualche lavoro di manutenzione da fare, ma anzi nell'isola e' stata fatta la piu' grande bonifica di sempre, che ha permesso di trasformare un luogo che era una fogna in un polo navale e turistico tra i piu' importanti del Mediterraneo". Stamani l'imprevedibile accelerata.

Il capo del Dipartimento della Protezione civile Guido Bertolaso e' indagato per corruzione nell'inchiesta svolta dalla magistratura di Firenze sugli interventi eseguiti alla Maddalena in vista del G8 dello scorso anno, poi spostato all'Aquila. Una notizia immediatamente seguita dalla decisione di Bertolaso di rimettere tutti i suoi incarichi: "Per non intralciare l'operato degli organi inquirenti" ha spiegato aggiungendo di essersi sempre definito "un servitore dello Stato" e dunque, anche in questo caso, di voler rimanere a disposizione del suo Paese. Nato 59 anni fa a Roma, due figlie, medico specializzato in malattie tropicali - con una carriera che dal confine tra Thailandia e Cambogia lo ha portato, quest'estate in occasione del G8, a sedere accanto ai poteri della terra dopo aver organizzato il Giubileo e i funerali di Giovanni Paolo II, aver gestito i soccorsi per lo tsunami e le tragedie che in questi otto anni hanno colpito l'Italia, aver chiuso l'emergenza rifiuti in Campania dopo 15 anni di scaricabarile - Bertolaso lo scorso novembre aveva annunciato di voler lasciare a fine anno e aveva pure ammesso di volersene andare soprattutto per aver capito che dopo tante battaglie vinte sarebbe stato impossibile portare a casa quella a cui teneva di piu', la messa in sicurezza dell'intero territorio italiano.

Certo, in otto anni ha ottenuto la classificazione sismica di tutti i comuni, con regole chiare per costruire nelle zone a rischio. Ed e' riuscito, anche, ad imporre il catasto degli incendi e i piani di protezione civile comunali. Ma non quella cultura di prevenzione che avrebbe consentito di realizzare un vero piano di interventi. E aveva anche assicurato, allora, di non volersene andare certo, come sostenuto da qualcuno, per timore di un avviso di garanzia, che oggi e' arrivato: "sono un medico e quando mi chiamano perche' ci sono dei feriti - aveva spiegato - io cerco di salvare loro al vita e' se e' necessario passo anche con il rosso e vado contromano. Poi paghero' la multa". Una metafora che sembra essere la risposta all'avviso di garanzia - e' indagato per corruzione - notificatogli oggi.

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