lunedì 19 luglio 2010

Caro Di Pietro - Jacopo Fo



Caro Di Pietro,
Perché non fai il difensore dei cittadini?
Sarebbe ora di iniziare una battaglia per l’obbedienza civile, all’americana. Hai voglia di farlo tu?

Caro Di Pietro,
Come sai stimo molto il lavoro che hai fatto in tutti questi anni, come giudice e come difensore della legalità in parlamento.
Ma in questo momento credo che non basti più questo tipo di pregevolissimo impegno.
La crisi economica è grave e siamo in una situazione nella quale Silvio riesce impunemente ad inanellare una legge dopo l’altra, per evitare processi, ammende, spese per danni, tasse, per lui, i suoi parenti, i suoi amici e le sue aziende. Se non erro abbiamo superato le 45 leggi in suo favore.
Vorrei quindi proporti di far saltare il banco cambiando strategia.

Non è un’idea mia. Viene dai neri americani. Nel 1955, nella città di Montgomery, una donna delle pulizie nera quarantenne si sedette sopra un sedile libero nella parte di un bus riservato ai bianchi, e poi si rifiutò di cedere il posto a una persona di razza caucasica. Per questo fu arrestata. Martin Luther King fu tra gli organizzatori di una protesta colossale e incredibile. Per 381 giorni, la quasi totalità dei neri di Montgomery smise di prendere i mezzi pubblici. Migliaia di operai, cameriere, inservienti, impiegati, iniziarono ad andare al lavoro a piedi. Si organizzarono servizi di auto con la collaborazione anche di centinaia di democratici bianchi, per trasportare vecchi, invalidi e malati. Uno sforzo chiaramente colossale che alla fine portò al quasi fallimento dell’azienda dei trasporti pubblici e alla cancellazione dell’apartheid sui bus.

Fu questo il primo passo del movimento della Disobbedienza Civile, non violenta.
In 13 anni di lotte riuscirono a far cancellare una dopo l’altra, dal Congresso, le leggi sull’apartheid
Ma via via che le vittorie avanzavano si dovette affiancare alla Disobbedienza Civile un’altra tecnica di lotta non meno essenziale: l’OBBEDIENZA Civile.
Quando i neri poterono finalmente entrare nelle università bianche la battaglia era vinta solo a metà. Era necessario che gli studenti esercitassero quei loro diritti, che entrassero in una università, frequentandola e uscendone laureati. Fu anche questa una battaglia durissima, con i studenti neri che per entrare negli atenei dovevano passare in mezzo a due ali di razzisti bianchi che li insultavano. Ma tennero duro e si laurearono. E solo allora la battaglia fu vinta veramente.

La situazione italiana presenta un’analogia con quella americana.
In questo momento la corruzione e l’illegalità generalizzata che domina il paese sono teoricamente vietati dalla legge ma in pratica lo Stato non ha la forza di imporre questa legalità.
Ci sono le leggi ma i giudici e gli agenti da soli non possono farle rispettare.
Questo avviene a livello generalizzato su mille questioni grandi e piccole. E questa condizione di impunità generalizzata è il substrato della cultura del berlusconismo e dell’inciucio.
Che cosa succederebbe se un partito con la forza dell’Italia dei Valori decidesse di cambiare la situazione?
In realtà sarebbe relativamente facile proprio perché si tratta di dare un semplice “aiutino” allo Stato.

Faccio un esempio. Nel 1996 con Angese lanciammo una rivista di satira: l’Eco della Carogna. Nel primo numero denunciammo una situazione allucinante: avevamo scoperto che la vernicetta argentata dei biglietti del Gratta e Vinci, conteneva ftalati e fenoli ed era quindi cancerogena. Ogni mattina milioni di italiani grattavano la polverina tossica sul bancone del bar e poi con le dita impolverate inzuppavano il cornetto nel cappuccino.
Dopo la pubblicazione dell’inchiesta, documentata con analisi chimiche e pareri di specialisti, non successe nulla.
Restammo stupiti, avevamo denunciato un’aperta violazione della legge e del buon senso e nessuno interveniva!
Allora il 17 agosto presentammo un esposto documentato alla magistratura, denunciando il danno alla salute pubblica che si stava producendo per semplice idiozia, da parte di un ente statale per giunta.
Il 19 agosto i Gratta e Vinci tossici furono ritirati su tutto il territorio italiano. Fu uno shock nazionale, ci furono crisi di astinenza da grattazione ma dopo un paio di settimane i Gratta e Vinci tornarono in commercio, meno luccicanti e argentati di prima e senza cancerogeni. Modestamente abbiamo evitato un tumore a migliaia di connazionali e ci siamo guadagnati un posto nel paradiso degli impenitenti, che è addirittura meglio di quello musulmano.

L’attuale stato delle cose in Italia è che ci sono migliaia di casi analoghi. Migliaia di situazioni che danneggiano gravemente i cittadini, in plateale, aperto, conclamato disprezzo della legge, sulle quali nessun partito interviene in modo costante e organizzato.
E sono battaglie che i singoli cittadini e i piccoli gruppi non hanno la forza di condurre, servono energie notevoli e serve la forza di resistere poi alle ritorsioni (l’Eco della Carogna chiuse nonostante il grandioso successo di pubblico, forse fra 20 anni potrò raccontare come accadde).

Scovare queste illegalità è facile. Ho in mano il numero 235 di Altroconsumo, una rivista collegata a un’associazione straordinaria che da 37 anni informa i cittadini sulla qualità dei prodotti e sui loro diritti, fornendo convenzioni, supporto legale e consulenza tecnica in casi di contenzioso.
Leggo che su 15 modelli di casco per motociclisti sottoposti a un test di qualità e resistenza da Altroconsumo, addirittura 8 risultano essere fuori legge perché non rispettano i parametri minimi di efficienza.

Non stiamo parlando di un problema da poco. Vuol dire che in Italia su due morti in motocicletta grossomodo uno indossa un casco tecnicamente illegale.
Altroconsumo fa il suo lavoro impagabile informando su com’è la situazione. E credo che siano quotidianamente stupiti del fatto che la cosiddetta Società Civile non fa tesoro del loro lavoro.
Perché non c’è nessun partito che incarica un avvocato di presentare un esposto alla magistratura e far ritirare questi caschi fuori norma?
Io credo che questo dovrebbe essere uno dei compiti fondamentali dei partiti politici. Non basta fare le leggi nelle aule parlamentari. Bisogna poi praticare l’Obbedienza Civile e agire perché la legge diventi operativa.
E lo è tanto più oggi per i partiti dell’opposizione che ben poco possono per l’esiguità numerica e l’uso industriale del voto di fiducia.

Caro Di Pietro, secondo me otterreste una rivoluzione copernicana se l’Italia dei Valori mettesse in agenda questa battaglia. I cittadini italiani, abituati a partiti che poco si occupano della gente, resterebbero favorevolmente impressionati se vedessero farsi avanti un’organizzazione che prende a cuore il loro benessere.
Parliamo di prodotti scadenti che causano indirettamente o direttamente morti, feriti, contusi, malanni, sofferenze, perdite di tempo e di denaro. Parliamo di testi di contratti per servizi, palesemente fuori legge, con clausole vessatorie che non resisterebbero per un secondo nell’aula di un tribunale ma che per il singolo cittadino diventano ostacoli difficili da superare. Parliamo di tante piccole truffe, che continuano impunite, ad esempio nelle televendite, soltanto perché nessuno si prende la briga di far rispettare la legge con strumenti legali… Migliaia di vecchiette turlupinate ogni giorno non avrebbero il diritto a un difensore etico?
E otterreste anche un radicamento sul territorio e uno strumento di crescita sul campo, dei militanti e dei dirigenti del partito. Le sedi locali dell’IDV diventerebbero anche centri di Obbedienza Civile e difesa del cittadino.
L’IDV troverebbe finalmente quel rapporto localizzato con gli elettori che oggi le manca e gli italiani diventerebbero più ricchi e meno mazziati se, ogni lunedì, la settimana si aprisse con Antonio Di Pietro che mette fine a un’altra furbata dei potenti e di quelli che se ne fregano delle leggi dello Stato.

Una simile iniziativa politica avrebbe poi il pregio di creare un potere di dissuasione. Vi sono alcuni casi in cui si reca grande danno al cittadino anche senza violare una legge.
Casi di infima piccineria e miopia delle aziende che per ottenere utili minimi fanno danni enormi. Ad esempio sono in commercio pellicole che contengono pvc (che si scioglie a contatto con i grassi) vendute insieme alle pellicole per alimenti, senza una dicitura leggibile. Ho dato incarico a un avvocato di scoprire cosa dice la legge. E mi ha risposto che non c’è niente da fare. Se c’è scritto “Non usare per avvolgere alimenti contenenti grassi” non puoi denunciarli, anche se è scritto alto un millimetro. E’ una carognata che colpisce i consumatori che non leggono attentamente le etichette dei prodotti. Vecchiette, commercialisti disinformati… Secondo me succederebbe qualche cosa se un partito politico come l’IDV andasse dai dirigenti dei supermercati e gli dicesse semplicemente: “Vi sembra bello fare questo? E’ bello mettere insieme un prodotto a norma di legge per alimenti e uno che non si può usare per alimenti contenenti grassi, e magari quello insano costa un po’ di meno?…”.

Ai dirigenti dei supermercati gli verrebbe il senso di colpa che non ci dormono perché sono sensibili e il giorno dopo questa crudeltà cesserebbe.
Ci sono tante situazioni in cui si sente la mancanza della funzione di BUON PADRE DI FAMIGLIA GLOBALE che lo stato dovrebbe avere. Una funzione di dissuasione, consiglio, formazione etica pratica. E visto che lo Stato non espleta questa funzione, ricade nella sfera di responsabilità dei partiti che si candidano a gestire lo Stato. E che possono così dimostrare, anche stando all’opposizione, quale è la loro filosofia sociale. Non in astratto, a parole, ma calata nel quotidiano con i fatti.

Ecco quindi come vedrei un programma di Obbedienza Civile.
Il primo lunedì: si fanno ritirare dal territorio nazionale i caschi da motocicletta fuori norma.

Il secondo lunedì: si denunciano le banche che nascondono con capziosi artifici di calcolo il fatto che praticano interessi a volte superiori ai tassi di usura.

Il terzo lunedì: si apre la caccia gli estintori domestici e aziendali fuori norma (ti è mai capitato di correre con un estintore per spegnere un incendio e accorgerti che non funziona? Io l’ho provato, un’esperienza molto deprimente).

Quarto lunedì: televendite di orologi finti, materassi in puro lattice vegetale chimico, quadri d’autore originali stampati in serie.

Quinto lunedì: si stroncano i costi occulti dei numeri telefonici che offrono informazioni sui numeri di telefono (alcuni quando ti passano la comunicazione con il numero telefonico che hai richiesto, te lo dicono usando curiose espressioni verbali ambigue, e mentre parli continui a pagare come se stessi ancora collegato con l’ufficio informazioni: un botto. Pochi consumatori se ne rendono conto.)

Sesto lunedì: si dice basta alla gente che telefona a tutte le ore offrendoti raggiri incredibili come l’abbonamento alle riviste: Amo la Finanza, Amo i Carabinieri, e Amo i Poliziotti, con autoadesivo da attaccare all’auto così puoi andare a 200 all’ora e non ti fanno la multa, puoi non pagare le tasse e la Finanza ti ama lo stesso e puoi sputare sui marocchini che in fondo siamo tutti settentrionali dentro.

E così via 52 volte all’anno. Diventerebbe l’evento del lunedì più appassionante. Sei contrariato perché devi tornare a lavorare ma sei contento che è lunedì perché così scopri cosa ha combinato Di Pietro questa volta.

Si potrebbero anche stampare dei grandi manifesti:
Guerra pacifista all’illegalità generalizzata.
Guerra pacifista alla cultura dei furbetti impuniti.
Iniziamo a cambiare l’Italia, da subito, nel piccolo e nel grande, ovunque sia possibile, poi se ne andrà anche Berlusconi.

PS: Nella lettera della settimana scorsa a Bersani, gli ho proposto di realizzare in tutti i comuni gestiti dalla sinistra le azioni di efficienza energetica che decine di sindaci del PD hanno già concretizzato con enorme vantaggio economico e ecologico, migliorando contemporaneamente il benessere dei cittadini.
Questa impostazione di dialogo, positiva e pratica ha riscosso l’apprezzamento di molti che hanno commentato l’articolo e di alcuni che lo hanno diffuso linkandolo.
Ringrazio tutti per il sostegno che mi avete offerto.
Alcuni mi scrivono che bisognerebbe far arrivare questa lettera veramente a Bersani. Sono d’accordo. So che è improbabile che un big della politica ci ascolti ma mi piace sognare.
Sarebbe comunque interessante provarci, quantomeno a far sì che queste proposte non cadano sotto totale silenzio. Anche solo che se ne discuta sarebbe un grande risultato.
Ma ovviamente non posso farlo da solo.
Qualcuno ha voglia di impegnarsi in una campagna di comunicazione su questi temi?
Un link-corteo darebbe visibilità al discorso. Magari qualche sezione del PD potrebbe riprendere queste proposte e votarle. Avrebbe un peso. Insomma una campagna di opinione vecchio stile. Sono convinto che molti iscritti del PD sarebbero proprio d’accordo con queste proposte se le conoscessero.
E sono convinto che i lettori del Fatto Quotidiano siano una potenza galattica.
Credo che riuscire anche semplicemente a discutere su questioni di strategia e strumenti di lotta sarebbe un risultato notevole anche se poi passano altre idee e le nostre vengono scartate.
Tutto è meglio del sistema gelatinoso che sta immobilizzando i cervelli.



Archeologia, Matthiae: ''Il palazzo di Hammurabi è il nostro prossimo obiettivo''




Roma - (Adnkronos) - Il luminare a cui si deve la scoperta di Ebla nel 1964: ''Abbiamo rinvenuto una grande stele in basalto, omaggio alla 'dea siriana' Ishtar''''

Roma, 18 lug. (Adnkronos) - Portare alla luce il palazzo e gli archivi reali di Hammurabi, 'nascosti' sotto l'Acropoli, un tempo centro nevralgico di Ebla. E' questo il prossimo obiettivo del professor Paolo Matthiae e del suo entourage di archeologi. Si deve proprio al professor Matthiae la scoperta di Ebla, nel 1964. La città, situata a nord della Siria, a sud-ovest di Aleppo, era localizzata in una posizione intermedia fra Mesopotamia, Anatolia e Palestina .
''Nel corso dell'ultima campagna di scavi - spiega il luminare in un'intervista all'ADNKRONOS - abbiamo rinvenuto una grande stele in basalto con dei rilievi sui quattro lati. Le immagini rappresentano la dea Ishtar, una sorta di 'Venere' o 'Afrodite siriana' ''.

Oltre a proteggere l'amore e la fertilità, Ishtar, però, simboleggiava una 'versione femminile' del dio Marte, poiché era conosciuta anche come 'dea della guerra'. Protettrice di Ebla e della dinastia regnante, fu soprannominata dagli antichi romani 'La dea siriana' e pare che fosse amata e temuta anche in Occidente.

''La scoperta di questa stele - prosegue il professore - ha un valore considerevole perché presenta una serie di raffigurazioni fra cui quelle della dea stessa sospesa in una sorta di circonferenza celeste, identificata come il pianeta Venere. In più sono degni di interesse rilievi raffiguranti scene musicali connesse ai riti in favore della divinità, fra cui anche sacrifici di prigionieri. La stele, dunque, è importante perché documenta il culto di una religione molto antica''.

''Tutti i nostri sforzi adesso - continua Matthiae - si concentreranno per riportare alla luce il palazzo reale, fondato da Hammurabi, re di Babilonia, nel periodo di massima fioritura di Ebla, fra il 2000 ed il 1600 a.C., prima che la zona diventasse un insediamento rurale di secondaria importanza. Nel 1600 a.C., infatti, Ebla fu distrutta per la terza volta dagli Ittiti. Si concluse, così, il periodo d'oro della città, che era stato caratterizzato dall'incremento dei contatti con l'Egitto, da quello delle attività commerciali e dell'aristocrazia mercantile''.

''Ebla - chiosa il luminare - fu citata l'ultima volta in riferimento alle Crociate, quando divenne per un breve periodo, un accampamento per i soldati cristiani. Crediamo che il palazzo reale di Hammurabi, situato al centro dell'Acropoli, sia un edificio molto esteso. Potrebbe anche raggiungere i 15.000 metri quadri circa ed occupare così gran parte di quello che un tempo era il fulcro della città''.

Ma l'archeologo stesso ammette che l'impresa sarà ardua: ''L'edificio si trova al di sotto di strutture e sovrapposizioni meno importanti, probabilmente 3,5 o 5 metri al di sotto di questi materiali. Il lavoro sarà lento e faticoso e potrebbe durare anche più dei due o tre anni previsti… per adesso abbiamo rinvenuto, nella parte nord, una grande corte periferica e stiamo raggiungendo i limiti occidentali dove dovrebbe esserci una serie di corti minori. Speriamo di avvicinarci, già nella seconda campagna, in autunno, al nucleo centrale dell'edificio e di individuare i quartieri più importanti, ad esempio la zona di ricevimento, ma soprattutto gli archivi reali di Hammurabi''.

''Si tratta della quarantasettesima campagna di scavi a Ebla - dichiara Matthiae - Questo per gli abitanti del posto, è l'anno del Ramadan. Il digiuno inizierà l'11 agosto e terminerà il 12 settembre. Abbiamo deciso, quindi, di interrompere la campagna in estate e di riprenderla a settembre''. Il progetto è tuttora finanziato e promosso dall'Università degli Studi di Roma La Sapienza che opera in collaborazione con il ministero della Cultura di Damasco. Le ricerche, infatti, sono finalizzate anche all'allestimento di un parco archeologico di Ebla a Damasco.

''Questi lavori di scavo e protezione del sito - spiega Matthiae - si accompagnano all'iniziativa del ministero degli Affari esteri di Roma e della Direzione generale per la Cooperazione e lo Sviluppo, che intendono rinnovare completamente i locali del museo regionale di Idlib, città sotto la quale sono sepolte numerose civiltà fra cui quella di Ebla. La struttura sarà dedicata alle autorità siriane. Entro un paio d'anni vorremmo anche edificare un museo italiano in loco in cui esporre tutte le scoperte fatte dal nostro gruppo di ricerca''.

A proposito del ruolo dell'Italia in campo archeologico il luminare dichiara: ''Il nostro è sicuramente un paese leader in questo campo, soprattutto nell'ambito degli studi e delle scoperte e per i risultati che raggiungiamo. Purtroppo siamo un po' carenti in materia di strumenti e soprattutto, diversamente da paesi come la Germania e la Francia, non godiamo di sicuri finanziamenti. La crisi - prosegue l'archeologo - ha influito e sta influendo negativamente anche in questo campo… tuttavia nel 1975, anno della scoperta degli archivi reali di Ebla, che svelò al mondo intero l'importanza di questa missione, la Sapienza decise di stabilire un budget annuale da riservare ad alcune importanti imprese dell'università, sia in Italia che all'estero''.

''La decisione fu presa da Antonio Ruberti, a quel tempo rettore e quest'anno Luigi Frati non si è solo limitato a riconfermare il budget ma l'ha addirittura incrementato. D'altronde, - chiosa il professore - il dipartimento di Archeologia e quello di Fisica dell'università La Sapienza hanno sempre rappresentato dei punti di eccellenza''.

Matthiae che, grazie al suo impegno, è stato anche insignito della più alta onorificenza della Repubblica Araba Siriana, esorta a pensare l'archeologia come ''una scienza 'terribilmente contemporanea'. Ed uno strumento di tolleranza. Spesso si pensa che questa disciplina sia rivolta esclusivamente al passato. Io sono convinto del contrario. Il passato è allo stesso tempo familiare e diverso da noi ed è per questo che l'archeologia si configura come una 'scuola di tolleranza': indagando il passato - conclude Matthiae - possiamo affrontare e percorrere itinerari capaci di congiungere identità e alterità''.