venerdì 18 febbraio 2011

"Il 6 aprile Berlusconi vada dai giudici, non a L'Aquila"



Così Stefania Pezzopane, l'ex presidente della provincia del capoluogo abruzzese, interviene sul processo che vede il premier imputato per concussione e prostituzione minorile. La data della prima udienza coincide infatti con l'anniversario del terremoto.


6 aprile 2011. Sarà il “giorno del giudizio” per il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Il giorno in cui inizierà il processo con rito immediato che lo vede imputato per concussione e prostituzione minorile. Il premier non si sente “per niente preoccupato”. Certo è che la bufera giudiziaria che lo vede protagonista si è trasformata in un terremoto politico che ha avuto una vasta eco internazionale. E il 6 aprile il caso Ruby, dopo mesi di indiscrezioni, di intercettazioni, di presunti fatti e accuse, si sposterà definitivamente dai giornali e dal dibattito politico al Tribunale di Milano. Una data simbolica per l’Italia, che evoca immediatamente la più grande tragedia vissuta negli ultimi anni: il terremoto in Abruzzo. Una coincidenza che non è sfuggita a Stefania Pezzopane, ex presidente della provincia de L'Aquila e ora assessore nella giunta comunale. "Il 6 aprile Berlusconi non venga da noi, vada dai giudici" ha detto intervenendo alla conferenza nazionale delle donne del Pd.

L’Abruzzo è stato in un primo momento motivo di orgoglio per il governo per il modo in cui è riuscito ad affrontare l’emergenza. Ma la scia di polemiche e di inchieste collegate al sisma hanno fatto successivamente scricchiolare l’esecutivo.
Era esattamente il 6 aprile del 2009 quando, alle 3.32, una scossa di magnitudo 5.8 distruggeva il capoluogo abruzzese e molti paesi della provincia, causando 308 le vittime. L’Italia si stringeva intorno all’Abruzzo. L’esecutivo, con al fianco una Protezione civile sempre presente, gestì la situazione in modo impeccabile. La macchina dei soccorsi non vacillò. Le tendopoli allestite in tempi record, i fondi stanziati, gli alberghi della costa messi a disposizione gratuitamente. Lo Stato c’era. Poi, però, qualcosa cambiò. E con il passare dei mesi l’Abruzzo diventò un’ombra sull’immagine del governo. Un’ombra fatta di polemiche e di inchieste.

Ed ecco “il popolo delle carriole”, le proteste contro “i mancati lavori” fino alla “marcia su Roma”. Le scene degli scontri tra le forze di polizia e i terremotati, scesi in piazza per chiedere al governo la sospensione delle tasse e misure a sostegno dell’economia, raccontano di una frattura creatasi nel tempo tra l’esecutivo e gli abruzzesi. L’inchiesta G8, che ha coinvolto in prima persona lo stesso ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso, e quell’intercettazione contenuta nelle carte dell’indagine, in cui “alcuni imprenditori ridevano del sisma” pensando a come speculare sugli appalti, non hanno fatto che aggravare il quadro.



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