domenica 17 aprile 2011

Fede, l'ultima resistenza "Non datemi per finito".



“Continuerò al Tg4, Silvio è con me”. Ma i suoi giornalisti non lo appoggiano più

GIOVANNI CERRUTI

MILANO
Dipendesse da lui, dal decano dei Direttori, questa pagina e questo titolo dovrebbero essere dedicati ad altri e forse più nobili argomenti. «Non sarà mica il mio necrologio professionale, vero?», si raccomanda Emilio Fede. «Perché per quello c’è ancora tempo, tanto tempo. Continuerò a dirigere il mio Tg4, a fare il mio mestiere, la diretta è la mia vita». A giugno compirà 80 anni e quel giorno è facile immaginarselo lì, nella redazione del suo tg, perché Fede non stacca mai, è sempre Fede, è sempre sul pezzo, Natale, Capodanno e compleanno. A prolungare e difendere una carriera che non può, come si dice, finire a puttane.

Anche ieri, qualche minuto prima delle 19, ha dato il via al suo tg con il solito entusiasmo. Il capello però era meno curato del solito, il nodo della cravatta un po’ troppo largo. Piccoli e forse unici indizi della frenesia di queste ore e questi tempi. C’è il telefono che suona sempre, e la risposte sono cortesi, disponibili, avvolgenti, a volte perfino elogi allo sconosciuto di turno. Ci sono le cronache giudiziarie da leggere e rileggere. Ci sono gli avvocati da chiamare: «Non ho mai querelato nessuno e sono arrivato alla quinta in pochi giorni», annuncia. E solo un malintenzionato può sospettare che sia un invito alla cautela.

Anche se non ne ha lo spirito, ora che ha l’età dei nonni - come si son permesse di ricordare un paio di ragazze che l’hanno frequentato ad Arcore -, il Direttore scopre che qualche cautela, appunto, a volte sarebbe consigliabile. «Altrimenti si può mettere tutto in ridicolo, e non è giusto». E dunque prima di parlare si documenta, s’informa, verifica. E poi richiama. «Eccomi! Allora: il 6 gennaio ero qui al lavoro, poi sono andato in palestra e poi sì, credo, ad Arcore per la cena della Befana, mi ricordo certi pupazzi... Per l’ultima volta, come hanno scritto i giornali». Quella notte dell’Epifania che tutte le feste s’è portata via.

«Ma insomma, ma dài...». E mica si vorrà credere che sia davvero tutto finito, che se Fede non va più ad Arcore vita e affetti siano cambiati, compreso quello con Silvio Berlusconi. Non è vero, non è vero, non è vero. «L’affetto e la stima ci sono sempre, è falso che abbia problemi con lui. Se lo sento? L’ultima volta è stata tre giorni fa. Dice che dovrei difendermi di più, che sono troppo silenzioso». Il Cavaliere, bontà sua, secondo il compassato "Times" l’ha assolto così: impossibile che le ragazze di Arcore toccassero Emilio proprio da quelle parti lì, perché «per trovare il pisello di Fede devi fare la caccia al tesoro».

Nel suo tg non ha bisogno di citare la sua disavventura, ammicca. L’altra sera c’era Maurizio Paniz, l’avvocato bellunese che ha convinto la maggioranza del Parlamento sulla parentela tra Mubarak e l’avvenente nipotina. «Se si fa un referendum l’opinione pubblica è contro l’abuso delle intercettazioni telefoniche», dice Fede. Allude, appunto. «A cosa mi riferisco? A nulla». Si deve trattenere. «Evito di utilizzare il mio tg per la mia difesa. Lo faccio per rispetto nei confronti del Comitato di Redazione, anche se l’altro giorno hanno scritto un comunicato che chiede chiarezza, e io avrei preferito fosse di appoggio».

Ma non è più il tempo delle liti, non è il momento delle sfuriate in diretta, dei cazziatoni che basta un clic e si rivedono su YouTube. Ora è con i suoi giornalisti. «Si vuole tentare di far passare un angolo di informazione come una sorta di casting del malaffare - ha dichiarato all’agenzia Ansa -. Tutto questo mi amareggia, e condivido pienamente lo sgomento della redazione dove lavorano solo professionisti». Che in questi giorni lo scrutano, notano una certa malinconia, e scommettono che non se ne andrà mai. La redazione è sempre stata la sua casa, il rifugio dove si sente coccolato, protetto, intoccabile.

«Adesso che ci ripenso - richiama -: non è vero che l’ultima volta l’ho sentito tre giorni fa. Con il Presidente Berlusconi ho parlato anche ieri, mi ha detto che è disponibile ad andare in tv per difendermi». Nell’attesa Fede provvede, e da solo. E in diretta s’infervora e s’impappina su uso&abuso, ovviamente delle intercettazioni telefoniche. «Questo governo è già in ritardo». Non ce l’ha con l’uso, ma con l’abuso, «che mortifica la dignità delle persone». E ne discetta con Daniele Capezzone, portavoce Pdl, che almeno venerdì non l’ha salutato come all’inizio di questo caos di reati o peccati: «Tenga duro, Direttore».

Perché, sia chiaro, per Fede di reati qui non ce n’è. «E io non ho alcuna responsabilità penale». E le cene erano normalissime cene, e «non c’è bisogno di rivangare vicende che non esistono», e «sui giornali finiscono solo i pettegolezzi e bisogna intervenire», ed «è grave per me e la mia famiglia quello che viene scritto». E chi lo ferma più, questo Fede. Una risposta per tutto. Che ci faceva alle 3 di notte in piazza Loreto, alla stessa ora in cui risulterebbero lì anche due ragazze appena uscite da Arcore? Che domanda scema, ma certo che passa da Piazza Loreto di notte, c’è l’edicola che vende i quotidiani del giorno dopo...

Aspettando il Premier che lo difenderà in tv Emilio Fede resiste, resiste, resiste. Le voci maligne lo vorrebbero in partenza, incompatibilità con Berlusconi jr., via dal Tg4 in cambio di una vagonata di euro. «Cretinate», dice il Direttore. Meno male che c’è chi si preoccupa per lui, ed è Paolo Brosio, il telecronista di Mani Pulite passato da Fede alla Madonna di Medjugorje: «Mi dispiace, chi tocca il Tg4 tocca la mia vita dice -. I magistrati facciano il loro dovere, ma spero che si chiarisca tutto. Il Direttore ha già passato momenti difficili, spero passino anche questi. Prego tanto per lui». E così sia.


http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/398229/



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