mercoledì 27 aprile 2011

Libia, Bossi si ribella a Berlusconi Bersani: “Non c’è più la maggioranza”. - di Elena Rosselli


Sul quotidiano La Padania la rabbia del Carroccio: "Le scelte del premier non sono state né annunciate né discusse". Ma il Pdl frena. La Russa: "Necessario un chiarimento solo informativo". Farnesina: "Maggior impegno? Lo chiede la Nato"

Sarkozy e Berlusconi al vertice intergovernativo a Palazzo Madama

Non si fermano le polemiche dopo il vertice intergovernativo Italia – Francia svoltosi ieri a Palazzo Madama tra il presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy e il presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi. Al centro non solo l’accoglimento della richiesta francese di rivedere il trattato di Schengen, ma soprattutto la decisione espressa da Berlusconi e appoggiata daNapolitano, di intervenire militarmente in Libia. Due elementi che hanno fatto arrabbiare, e non poco, il leader del Carroccio Umberto Bossi.

Di fronte a questi due scenari e alla luce dei forti distinguo della Lega, il capo dell’opposizionePier Luigi Bersani torna a far balenare l’ipotesi di una verifica in Parlamento sulla tenuta della maggioranza di fronte alla gestione della crisi libica. “Mi pare che di fronte a contingenze così rilevanti non abbiamo una maggioranza, né un governo che tenga la barra e quindi, probabilmente, bisognerà – dice il segretario Pd intervistato da SkyTg24 – riverificare in Parlamento lo stato delle cose”. “Se fossi io presidente del Consiglio, di fronte a una situazione come quella in Libia – osserva ancora Bersani – prima di tutto verificherei di avere una maggioranza, perché – sottolinea – non si fanno delle scelte senza una maggioranza di governo”. “Dopodiché – osserva – mi sarei strettamente attenuto a scelte riferibili a decisioni dell’Onu, che sono rivolte a usare mezzi militari pr fermare possibili massacri di Gheddafi sui ribelli. E invocherei al più presto possibile il passaggio dagli interventi militari all’azione diplomatica e politica, e sarebbe interessante – rileva – conoscere questa a che punto sia”.

Quali siano gli umori effettivi all’interno della Lega Nord lo chiarisce il quotidiano di partito ‘La Padania’ che attacca duramente l’atteggiamento del presidente del Consiglio ‘supino di fronte alle richieste’ dei francesi durante il vertice di ieri. Il quotidiano leghista riferisce della “irritazione (a dir poco)” mostrata da Umberto Bossi in Via Bellerio. I francesi si sono presentati “arroganti” all’incontro, ha commentato il leader leghista, “Nicolas Sarkozy urlava: ‘Io voglio questo io voglio quello’”. “Berlusconi pensava che dicendo sì a tutto potesse acquisire un nuovo peso internazionale”, ha osservato Bossi nel colloquio con i giornalisti del quotidiano del Carroccio. “Ma è il contrario”, ha criticato, “non è bombardando dei poveracci in Libia che si conta di più. Sei forte solo quando sai dire anche no”.

Nell’editoriale di apertura, sotto il titolo ‘Berlusconi si inginocchia a Parigi’, il responsabile delle pagine politiche del quotidiano, Carlo Passera, descrive un Bossi che fa irruzione nella sede del giornale “d’umore assai più nero del consueto”. I padani intuiscono i “chiarissimi segnali di guerra” e bloccano la prima pagina. “Bersaglio del malumore (termine assai soft) del leader del Carroccio”, commenta Passera, “sono le scelte non concordate, benché meno condivise del premier Silvio Berlusconi”. “Siamo diventati una colonia francese, “attacca Bossi”, come già anticipato dalla ‘Padania’ ieri sera. Nella ricostruzione di Passera si critica un Berlusconi “del tutto supino di fronte alle richieste del presidente francese”. E si elenca il lungo “cahier de doleances che i vertici leghisti recapitano a Palazzo Chigi”. Questo “tocca tutti i dossier che hanno visto contrapposti, in questi mesi, gli interessi italiani e quelli francesi – si spiega – l’accusa, circostanziata e netta, nei confronti del Cavaliere è quella di non aver difeso minimamente le nostre posizione, di essersi fatto travolgere dalla prepotenza d’Oltralpe, ottenendo in cambio solo l’ok per Mario Draghi alla Bce. E’ un contentino inaccettabile”. Inoltre, si critica la “progressiva perdita delle eccellenze nazionali a favore di Parigi”, citando i casi di Parmalat ed Edison (“che è di Milano”, ha sentenziato Bossi).

Ma ciò che ha fatto infuriare il Senatur, “la goccia più pesante delle altre”, è stato l’annuncio della partecipazione italiana ai raid in Libia. “Vicende che dividono nel merito, e con tutta evidenza, le posizioni leghiste da quelle berlusconiane – spiega Passera – ma che richiamano a loro volta anche gravi questioni di metodo, per almeno due aspetti: primo le scelte del premier non sono state né annunciate né discusse e, tantomeno, vi è stato su di esse il semaforo verde del Carroccio, che è alleato fedele e responsabile, non certo cieco e sordo passacarte di qualsiasi stravaganza; secondo: tali scelte travolgono l’ottimismo in senso contrario di alcuni tra i migliori ministri di questo esecutivo, come Giulio Tremonti e Roberto Maroni. “Insomma, – concldue La Padania – un vero disastro che in Via Bellerio è stato percepito come tale, in tutta la sua evidente gravità politica.

Una gravità politica che evidentemente non vogliono cogliere gli esponenti del Pdl più coinvolti nell’affaire Libia. Per il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, intervenuto a ‘la Telefonata’ su Canale 5 il chiarimento necessario è solo di carattere “informativo”: “Il resto è un’eventualità”. “Noi – ha spiegato La Russa – siamo già stati autorizzati dal Parlamento e dal Consiglio dei ministri a partecipare nei modi più adeguati alla missione chiesta dall’Onu, ma se poi il Parlamento ci chiedesse di votare un ordine del giorno non potremmo certo esimerci”.

Anche per il portavoce della Farnesina Maurizio Massari ”non si tratta di nessuna rivoluzione e cambiamento di posizione”. La decisione del governo sulle “azioni mirate” militari in Libia, “è il naturale sbocco di una posizione italiana che è stata costruita fin dall’inizio della crisi con un attivo impegno a favore delle forze di opposizione democratica libica e il riconoscimento del Comitato nazionale transitorio della Libia”, ha affermato il portavoce a Radio Anch’io.

Si trattava, ha precisato Massari, di “rispondere a quanto ci avevano chiesto le forze di opposizione libica che noi abbiamo riconosciuto come unico interlocutore politico” e di “venire incontro anche alle richieste della Nato” che “l’Italia ha voluto mettere in campo per dare maggiori garanzie al multilaterale, all’azione militare della comunità internazionale”. La giustificazione di un maggiore impegno militare italiano contro le truppe di Gheddafi verte sempre sullo stesso punto. ”Non parliamo di bombardamenti, ma di azioni militari mirate con dei target che saranno determinati dall’Alleanza Atlantica per rafforzare le capacità di autodifesa dei ribelli, ha aggiunto Massari, ripetendo ciò che aveva già detto il premier Berlusconi ieri: “Quelli italiani saranno interventi con razzi di estrema precisione su singoli obiettivi militari, dove si possa escludere con certezza la possibilità di danni alla popolazione civile”.



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