domenica 17 aprile 2011

Palermitani truffati a loro insaputa.




Non prendiamoci in giro, amici. A Palermo, la Polizia municipale (salvo qualche raro caso di lavoratore indefesso) è come la Padania: non esiste. Avevo già trattato l’argomento “traffico” un paio di post fa e oggi voglio tornare a parlarne. Palermo è una città tarata per trecento auto e non per trecentomila. E credetemi, anche se non guido (non ho la patente per scelta), passo molto tempo in auto e se vi fate un giro per la città, a qualsiasi ora del giorno, non trovate mai un vigile (se non la domenica alla chiusura del centro storico o per manifestazioni sportive o al classico semaforo all’incrocio con la via Roma).

In compenso, però, esistono gli Ausiliari del Traffico, “addetti al servizio di prevenzione e accertamento delle violazioni in materia di sosta”. In sostanza, questi signori con la casacca gialla (o blu) girano per le vie in cui vi sono parcheggi a pagamento (quelli con le strisce blu) e multano chi posteggia senza esporre il tagliando del parcometro o la scheda parcheggio che si trova in vendita presso alcune attività vicine alle strisce blu. Vicine si fa per dire. E poi, se il parcometro non funziona, non è che sai con certezza da chi devi andare a comprare la scheda. Allora succede proprio come a molti palermitani. Uno di questi poveri automobilisti mi ha contattato raccontandomi la sua vicenda, aggiungendo, però, qualche curioso particolare.

“Dopo aver parcheggiato l’auto in via Boris Giuliano (ex viale Piemonte), cerco il parcometro. Non lo trovo e, allora, chiedo a un passante dove posso trovare la scheda parcheggio e, il signore tanto gentile, mi indirizza presso un tabacchi che dista circa cento metri dalla mia auto. Vado, compro la scheda (settantacinque centesimi) e ritorno all’auto dopo qualche secondo. E così, tra la spazzola del tergicristallo e il parabrezza, trovo la multa. Una rapida occhiata e mi accorgo che gli ausiliari del traffico sono ancora lì. Mi avvicino e spiego loro che stavo tornando proprio dal tabacchi perché avevo acquistato la scheda parcheggio. E qui, una risposta che mi lascia del tutto basito: ‘Anche noi dobbiamo lavorare! Ci spettano cinque euro a multa, secondo l’accordo tra l’AMAT e la Polizia municipale di Palermo’.

Dopo aver fatto notare che il tempo di comprare la scheda, a quel povero cristo che parcheggia, bisogna pur darlo, mi sento dire che, al limite, possono annullare il verbale che arriverebbe a casa (e quindi pagare 34 euro solo perché te lo mandano a casa) e farmi, quindi, un nuovo verbale con la notifica (sul posto) e pagare solo 23 euro.

Non mi do per vinto e voglio fare ricorso al Giudice di Pace. Per farlo, però, devo pagare 38 euro come previsto dal Contributo Unificato per il Giudice di Pace, quindi, non mi resta che perdere mezza giornata di lavoro e andare in via Dogali (dove ha sede la Polizia municipale) per far ricorso lì.

Qualche giorno fa (e a quattro mesi dal verbale) mi arriva questa risposta da parte del Comando provinciale della Polizia municipale: ‘Al momento della rilevazione della violazione all’interno dell’autovettura non vi era esposta alcuna scheda parcheggio infatti lo stesso ricorrente, nella domanda di ricorso, dichiara di avere parcheggiato il veicolo e di essersi allontanato per acquistare la scheda parcheggio necessaria per la sosta nel sito di cui al verbale’. Ricorso respinto e ora mi tocca pagare 56 euro anziché 23. Ma io dovevo pagare solo 75 centesimi!”.

Oltre al danno, la beffa. La beffa perché, leggendo la risposta del Comando di via Dogali, sembra proprio che ti stiano prendendo in giro. Traducendo in parole ancora più povere: “Ti facciamo la multa perché, mentre eri andato a comprare la scheda parcheggio (dal momento che non trovavi il parcometro), la tua auto era sprovvista proprio di scheda parcheggio”.

Tra l’altro, come ci ricordava il mio socio Massimo Merighi nel suo post un paio di mesi fa, le strisce blu sono illegali perché non è consentito istituire aree a pagamento all’interno delle carreggiate.

Ma si sa che, in questo momento di crisi, anche i “poveri” Comuni hanno bisogno di soldi…

di Tony Troja




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