mercoledì 18 maggio 2011

E adesso al lavoro. di Concita De Gregorio



Più si guarda da vicino il voto di domenica e più si allarga il sorriso. Hanno davvero vinto - in tanti e tanti luoghi - la lealtà, la competenza, la politica intesa come servizio, l’energia delle nuove generazioni. Hanno davvero perso l’arroganza, la pagliacciata e l’insulto, i candidati posticci e macchiettistici da tv del pomeriggio, la rabbia che acceca i servitori più realisti del re, gli Olindo e Rosa del Cavaliere. Ha torto, ancora una volta, il povero Sandro Bondi quando dice che «è solo grazie all’impegno di Berlusconi che è stato possibile raggiungere questo risultato». È una mezza e per lui triste verità. È vero che le 28 mila preferenze sono (come il Sultano in persona disse poche settimane fa prevedendone almeno 55 mila), «il suo funerale».

È vero anche che più di Letizia Moratti restano sul tappeto di fiori di Milano Daniela Santanchè e i suoi sbocchi di bile, i suoi epigoni e i suoi pessimi consigli. L’altra parte della verità, però, è che a Milano con Pisapia hanno vinto i giovani dirigenti dei municipi, i ventenni e i trentenni che si sono messi al servizio della causa, Stefano Boeri che, sconfitto alle primarie, ha dato una prova suprema di lealtà e passione candidandosi in lista (il più votato a Milano, col Pd), Anna Puccio, Davide Corritore, Maurizio Baruffi e tutte le donne e gli uomini protagonisti di questa vittoria.

La candidata del centrosinistra va al ballottaggio ad Arcore, sotto la Villa. Roberto Lassini, l’autore dei manifesti «Br in procura», ha ottenuto 872 voti e non è stato eletto. Ornella Vanoni, a sostegno della signora Moratti, ne ha presi 36. Quelli della sua famiglia, pronipoti compresi. La ragazza del Pdl che ha promosso una raccolta di firme per contestare Nicole Minetti è stata la più votata fra i candidati del Terzo Polo.

Vanno al ballottaggio Varese, città di Maroni, e Novara, città di Cota. La disfatta leghista (dal 14 al 9 per cento a Milano) non dipende solo dalla “candidata sbagliata” a palazzo Marino, con tutta evidenza. A Olbia il centrosinistra passa al primo turno, il Pd Scanu il più votato in assoluto. A Siena il pilota Nannini, fratello di Gianna, che aveva fatto campagna elettorale dicendo «ho fatto anche io il bunga bunga», ha visto la polvere. Cinzia Cracchi, al centro della vicenda Del Bono a Bologna, ha preso 26 voti. Maurizio Cevenini, che ha rinunciato alla corsa a sindaco per motivi di salute, 11 mila. A Torino sono stati premiati i giovani assessori di Chiamparino: Ilda Curti, Roberto Tricarico, Marta Levi. A Latina il fasciocomunista Pennacchi, forte di un’ottima spropositata stampa, si ferma allo 0.6. Meno personaggi, più persone: evviva.

Mi sembra un’ottima notizia, infine, il bel successo dei giovani candidati del Movimento 5 Stelle. Per quanto Grillo si ostini a dire che «destra e sinistra sono uguali», dalle parole degli eletti traspare una matura consapevolezza delle differenze, dell’impegno che serve per farle emergere e della responsabilità che ne consegue. Mi auguro che a Napoli il Pd sappia leggere nel voto il tramonto della trentennale stagione che qui si chiude e sappia sostenere con convinzione il successo di De Magistris. Infine, mi sembra un voto che rimette in circolo molte energie fino a ieri disperse, che riassorbe l’astensione, che premia la sinistra assai più del centro. La cui moderazione, del resto, ha dato punti a quella dei sedicenti moderati. Credo che le donne, non solo a Milano, abbiano avuto un ruolo decisivo. Del resto che il vento stava cambiando lo hanno segnalato loro, un milione di loro, il 13 febbraio. E adesso al lavoro, che siamo appena all’inizio. Dopo le città il governo: si vada finalmente a votare. La parola ai cittadini, alzi la mano chi ne ha paura.



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