martedì 17 maggio 2011

Forse i Maya avevano ragione. - di Giorgio Bocca



D'accordo, a Roma non c'è stato il terremoto: ma basta vedere La Russa in televisione per sospettare che la fine del mondo sia già cominciata.

La previsione dei Maya, la fine del mondo nel 2012, sembra sia stata anticipata: dall'oceano Pacifico a quello Indiano le forze della natura sembrano già scatenate per mettere fine a questo pazzo mondo e alla specie umana. Dio fa impazzire chi vuol perdere, non c'è più saggezza e previdenza fra le genti, con gli tsunami tutti hanno visto il ritorno del diluvio universale, il mare che si gonfia, che straborda, le sue acque che coprono i campi e le città, i colpiti dalla punizione divina, i miserabili esseri bipedi che salgono dove possono, sulle alture o sui tetti, per salvarsi.

Ma la terra non ha sempre tremato sotto i nostri piedi? Sì, ma ora si aprono voragini, paesi interi come l'Italia sembrano sgretolarsi a ogni pioggia, sfasci penduli inghiottiti dal mare, sono quasi scomparse le stagioni con il loro corso regolare, fa caldo d'inverno, freddo d'estate, i principini d'Inghilterra si tuffano fra i ghiacci della Groenlandia e un astronauta vuole essere ibernato pur di fuggire su Marte.
Oh, poveri noi peccatori e stolti. Le guerre non sono più quelle, con un loro senso belluino, sono piuttosto impazzimenti. Non c'è più un impero che governa le genti ma un concentrato di potere che si muove come un titano cieco menando fendenti a dritta e a manca, anche a se stesso. In Libia eserciti di straccioni si rincorrono in un carosello demenziale per la litoranea e per il deserto, gli uni si dicono governativi e gli altri ribelli, entrambi dove arrivano uccidono e fanno bottino, il capo del governo italiano che crede di essere il più furbo del mondo aderisce all'alleanza occidentale contro Gheddafi ma si addolora per i rischi del suo amico dittatore.

Obama, il presidente americano, il capo della superpotenza che tiene alle armi milioni di uomini e decine di corazzate, invece di reprimere le violenze e il sangue li incoraggia. Si è saputo che la Cia, organizzatrice di intrighi nel mondo intero, era operativa da mesi in Libia. E i suoi degni compari: l'ungaro-francese Sarkozy e il conservatore inglese Cameron che a guardarlo fa pensare che Churchill fosse di un'altra specie.

E noi? Il ministro della Difesa Ignazio La Russa cerca la rissa e agita la chioma e insulta il presidente della Camera approfittando dell'assenza del capo del governo, che è volato a Lampedusa per fare la sua solita comparsata trombonesca: promette sgomberi che ha negato agli altri e acquista una villa in parte abusiva che con una legge ad personam farà regolare.
Capito? Arriva in un'isola dove migliaia di persone, profughi disperati cercano di sopravvivere e si compra una villa; un premier popolarissimo, amato dalla gente ma sempre circondato da marcantoni dalla faccia quadrata, guardie del corpo davanti e di dietro. Eppure piace agli italiani, o fa dire da cento televisioni che piace o è convinto di piacere, come capita a tutti i tiranni finché sono al potere e a tutti i miliardari che dispongono di una liquidità senza fine.

C'è un altro segno che la fine del mondo è vicina e forse è già cominciata, ed è la voglia di uccidere, specie gli innocenti, fanciulle in fiore ammazzate come pecore sacrificali e gettate in pozzi o in stagni che le divorino le pantegane. Raccontate alle platee televisive con un accanimento e un compiacimento da circo massimo al momento in cui entrano le belve, seguite con attenzione e compiacimento dagli esperti del genere: avvocati, poliziotti, cronisti di nera a cui il presentatore-domatore dà la parola come un boccone prelibato, uno zuccherino per farli saltare nel cerchio, i tetri specialisti della macelleria generale.
La fine del mondo è già cominciata, il diluvio universale riempie di fetide acque i nostri campi, ci sbudelliamo senza senso, ci derubiamo senza vantaggio, continuiamo a coltivare le magnifiche sorti progressive del genere umano. Per non parlare della centrale atomica di Fukushima che avvelena il Giappone.



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