domenica 26 giugno 2011

Lucca, la corruzione nel Pdl e il megaprogetto edilizio. - di Ferruccio Sansa.


Arrestati un assessore, un costruttore e un dirigente comunale. Indagato anche il sindaco Favilla. Per spingere il sovrintendente amico anche una gita a Roma dai consiglieri di Frattini e Bondi. Nelle intercettazioni anche il ruolo del Pd.


Il sindaco Pdl di Lucca, Mauro Favilla, in missione a Roma dai consiglieri dei ministri Frattini e Bondi. Con Favilla c’è “il nostro aspirante sovrintendente”, un funzionario pubblico favorevole a un mega-progetto edilizio sponsorizzato dal Comune. E dopo poche settimane ecco assessori e imprenditori che brindano alla nomina del nuovo Sovrintendente. È tutto nelle 110 pagine dell’ordinanza che ha disposto l’arresto dell’assessore Marco Chiari (Pdl) accusato di corruzione, di un dirigente comunale e del noto imprenditore toscano Giovanni Valentini (ai domiciliari). Nell’inchiesta sono indagati anche il sindaco Mauro Favilla (che le cronache dicono vicino a Marcello Pera) e l’assessore alle Finanze Giovanni Pirami.

Non è una piccola Tangentopoli di provincia. Dopo il terremoto dell’indagine sulla caserma dei Marescialli di Firenze si ripropone pari pari il modello G8: a Firenze, secondo i pm, era statoRiccardo Fusi a conquistare al Provveditorato alle opere pubbliche la nomina dell’ingegner Fabio De Santis, favorevole ai suoi progetti, grazie all’intervento dell’amico Denis Verdini e di Altero Matteoli. Stavolta, stando ai pm, è il sindaco Favilla che va a Roma insieme con Francesco Cecanti (non indagato) che viene presentato come “il nostro aspirante Sovrintendente”. Così ci si sbarazza diGlauco Borella, funzionario che al mega progetto non si voleva rassegnare.

L’ennesima inchiesta giudiziaria su un’amministrazione Pdl pone anche interrogativi sul ruolo del Pd e suscita curiosità sulla Curia con il vescovo (“era contentissimo”) che riceve i costruttori poi arrestati per studiare le opportunità edificatorie dei suoi terreni. Un’indagine che tocca perfino la magistratura: con l’arresto di Andrea Ferro, figlio del presidente del Tribunale di Lucca (non indagato) che, preoccupato come padre, avrebbe chiesto ai colleghi pm “dettagli sull’accusa”.

L’ha detto pochi giorni fa Antonio Di Pietro: le mazzette non esistono più. Oggi i pagamenti arrivano con le consulenze. E i magistrati di Lucca lo scrivono esplicitamente: “Dietro formali pagamenti di parcelle a compenso di prestazioni d’opera di professionisti si concretizza una sistematica condotta corruttiva”.

L’indagine condotta dal pm Fabio Origlio, come ha ricordato Il Tirreno, ruota intorno a due megaprogetti: 200 appartamenti e palazzi da 7 piani nella zona di Sant’Anna e il rifacimento dello stadio. Scrive il gip: “Maurizio Tani, dirigente del Comune, redigeva una relazione approvata dal consiglio comunale, ove falsamente attestava l’esistenza di un quantitativo di superficie” destinata all’edilizia residenziale “superiore di 134.675 metri quadrati a quello massimo consentito dal Piano Strutturale”. Insomma, secondo i pm, un regalo da decine di milioni. L’attività corruttiva dell’assessore Chiari invece sarebbe consistita “nella sua completa disponibilità nei confronti delle istanze del Valentini per favorire gli interessi della società Valore spa (anch’essa sotto inchiesta) e contribuire a risolvere grazie al suo ruolo pubblico gli ostacoli politici e amministrativi”. I pm sostengono che “per la sua attività Chiari (che di professione fa il geometra, ndr) conseguiva compensi per almeno 40 mila euro relativi a incarichi professionali legati all’accatastamento di immobili della Valore spa e promesse per altri incarichi professionali formalmente impartiti a terzi”, Andrea Ferro, appunto.

Ma la rete dei carabinieri raccoglie tanti pesci. Interessanti i passaggi sui rapporti tra le imprese e la minoranza di centrosinistra in vista di un voto favorevole al progetto. Certo, le scelte dell’opposizione potrebbero avere motivi leciti: un nuovo stadio, il consenso dei tifosi. Però il centrosinistra qualche chiarimento dovrà darlo. Valentini al telefono parla dei rapporti con le cooperative legate al centrosinistra: “Ci hanno chiamato da Unicoop perché vogliono in tutti i modi che noi si dia la “prelazione” sullo stadio… Io legherei anche le due cose… vorrei dirglielo… guardate che politicamente potete fare un’operazione da fine del mondo, cioè se la Lega (cooperative, ndr) si presenta a Lucca facendo questo tipo di operazioni oltretutto in viale Einaudi (altro progetto che sta a cuore a Valentini, ndr) io ho edilizia convenzionata, no?”. I magistrati annotano: “Emergono sempre più chiaramente le rinnovate volontà di Valentini di collaborare con le cooperative”.

Ma le telefonate mostrano anche “gli accordi tra il consigliere comunale Pd Andrea Tagliasacchi e il costruttore Valentini… relative alla variante urbanistica dello stadio”. Tagliasacchi (intercettato, ma non indagato) ne parla con il suo capogruppo Alessandro Tambellini: “Voglio capire come si fa ad andare avanti con una posizione pregiudiziale…”. Poi una frase sibillina di Tagliasacchi: “Perché ci si taglia tutti i ponti, poi non si va da nessuna parte…”. Valentini al telefono si spinge oltre: “Perché ho fatto in modo che passasse un ordine del giorno che li coinvolge nella formulazione della convenzione e del progetto… l’opposizione va coinvolta”. Alla fine, il centrosinistra si asterrà, per la gioia del costruttore. Ma gli investigatori studiano soprattutto un’intercettazione del 23 dicembre 2010 tra Giovanni Valentini e il figlio Marco (non indagato) su un incarico che la sua società dovrebbe attribuire a Tagliasacchi (Pd). Il padre sbotta: “Tagliasacchi non è un architetto! Forse non hai capito che sto dicendo”. Figlio: “E allora che incarico gli dai? Paesaggista?”. Padre: “Lo sai chi è Tagliasacchi?!!!”. Figlio: “È l’opposizione”. Padre: “E allora che vuol dì?”. Ma il figlio non vuol capire: “È la maggioranza che comanda e te lo dai anche all’opposizione?”. Il padre perde le staffe: “Capito mica! Non sa mia che vuol dire questo”. Pare che la consulenza al consigliere Pd non sia arrivata. Ma l’inchiesta, se travolge il Pdl, tocca (pur non penalmente) tutto il potere di Lucca. E potrebbe essere solo il primo capitolo: c’è da chiarire il grande affare della Manifattura Tabacchi, 50 milioni di lavori che il comune diede in mano a Fabio De Santis. L’uomo arrestato nelle indagini sulla Cricca.


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