venerdì 15 luglio 2011

Rai, Il Cda molla Minzolini. A casa entro settembre. - di Carlo Tecce



Tg1 mai così male. La pubblicità è in crisi con la Sipra che corregge le previsioni: 70 milioni di euro in meno. In uscita anche Mazza e Liofredi.


Scaricato. Nessuno l’ha difeso perché l’intoccabile, che fa scappare spettatori e milioni di euro, ormai è indifendibile. Il Consiglio di amministrazione Rai chiede provvedimenti per Augusto Minzolini, prepara una comoda e inevitabile uscita, evocata a sinistra e sopportata a destra.

Ecco perché Antonio Verro ha mollato l’elmetto che indossava ogni volta che il tema Minzolini planava in Cda: “La crisi aziendale è grave: conti e ascolti vanno male. Non solo per colpa sua, anche di altri”. Il consigliere più berlusconiano del gruppo, abituale ospite di B. a Palazzo Grazioli, parlava per aggiungere due nomi in lista: Mauro Mazza (Ra1), Massimo Liofredi (Rai2).
La Rai cambia tre poltrone per smontarne una. Proprio la sua. Quella del direttorissimo così caro alCavaliere che, fra esilaranti editoriali e servizi su cani e maggiordomi, ha distrutto il Tg1 in due anni. Nessuno poteva contestare i numeri sul primo telegiornale Rai. Qualcuno, forse, voleva fermare un elenco impietoso, ma soltanto per l’imbarazzo: il Tg1 che perde il confronto con il Tg5 all’ora di pranzo e spiana la strada al Tg2, il Tg1 che tra maggio e luglio arranca al 22 per cento di share, il Tg1 che s’insinua come un veleno nel palinsesto di Rai1 e provoca un buco di 10 milioni di euro. E ancora i soldi, scomparsi. I dirigenti di Sipra, la concessionaria pubblicitaria, correggono le previsioni di raccolta per il 2011: mancano 70 milioni di euro, il totale sarà inferiore al miliardo, il record negativo del decennio, e l’azienda ha già tagliato 60 milioni di euro per le reti.

Una Rai zoppa e imbruttita, l’unica in perdita tra i concorrenti (tranne una leggera flessione diMediaset), fatica a reggere il marchio di Minzolini, il direttore che censura le notizie e poi va in vacanza con i soldi pubblici. Per l’uso disinvolto della carta di credito di viale Mazzini, il direttorissimo è indagato a Roma per peculato, ieri l’ultimo interrogatorio davanti al pm Antonio Caperna in Procura: in caso di rinvio a giudizio, Minzolini sarebbe sospeso dall’azienda.

Viale Mazzini,infatti, preferisce evitare la cacciata dell’ex notista politico per guai giudiziaria e adesso, compreso (con ritardo) il fallimento del Tg1, nessuno può ignorare il virus Minzolini. Quando a settembre la Rai dovrà misurarsi con le rivali nel periodo di garanzia, i mesi che pesano per spartirsi la torta pubblicitaria, il servizio pubblico dovrà avere una faccia nuova.

Via Mazza perché Rai1 ha collezionato una lunga serie di errori anche con i programmi di intrattenimento; via Liofredi perché Rai2, già spolpata con l’addio di Annozero, sarà orfana diSimona Ventura e le successioni sono diventate una barzelletta; via Minzolini perché il Tg1, nell’immaginario collettivo del centrodestra, può persino aiutare il governo, eppure il bilancio è sacro e la bancarotta fa sbiancare i consiglieri più duri e puri. Nessuno ha voglia di portare i libri contabili in Tribunale e immolarsi per un Tg1 che protegge goffamente il governo. Nessuno. (Ha collaborato Rita Di Giovacchino)




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