venerdì 12 agosto 2011

Pensioni da favola per ex consiglieri (e congiunti) della Regione Puglia. - di MASSIMILIANO SCAGLIARINI


BARI - Per ogni dieci euro versati a consiglieri e assessori in carica, ogni mese la Regione ne spende 11 destinati a chi da via Capruzzi ci è già passato e magari ha già lasciato questa terra. Proprio così: il costo degli «ex» è talmente alto da aver superato quello dei politici in carica. Se ai palazzi della politica pugliese si applicassero i normali parametri della previdenza sociale, che valgono per chi dopo trent'anni di lavoro in fabbrica porta a casa 800 euro di pensione, l'allarme sarebbe dovuto scattare già da più di un anno. Invece niente: la Regione continua a garantire alla sua Casta uno dei più sontuosi trattamenti d'Italia.

Qualche numero, giusto per capire. Ogni mese le casse del Consiglio regionale devono pagare l'indennità di mandato e il rimborso spese a 70 consiglieri più il governatore Vendola e sei assessori esterni: di sola indennità (perché poi c'è anche il rimborso spese, che non è tassabile) sono 830mila euro al mese. Ci sono poi, sempre ogni mese, 134 vitalizi diretti agli ex consiglieri e 39 assegni di reversibilità che costano altri 937mila euro. In totale, appunto, i consiglieri in carica costano 10 milioni di euro l'anno, gli ex invece 11,2 milioni. Un'assurdità, come qualunque attuario potrebbe spiegare: perché quel 25% di «stipendio» cui i consiglieri rinunciano ogni mese proprio per costruirsi la loro speciale «pensione» copre solo una piccola parte della spesa. Che, dunque, per il resto grava sulle tasche dei cittadini.

Il consiglio regionale della Puglia costa 44 milioni di euro l'anno, di cui circa 32-33 finiscono a vario titolo nelle tasche dei politici: il resto sono stipendi, affitti e spese vive. Sarebbe populistico notare che quei 30 milioni equivalgono, centesimo più centesimo meno, al costo di due dei tanti piccoli ospedali chiusi a gennaio per rispettare le forche del piano di rientro. Ma non è superfluo osservare che il costo abnorme dei vitalizi, e in particolare degli assegni agli ex, è figlio legittimo di una legge regionale del 2003 (la numero 8) che tutti dicono – a parole – di voler cambiare ma che nessuno tocca. Per forza: è la più generosa d'Italia. Bastano 5 anni tra i banchi di via Capruzzi per maturare, al compimento dei 60 anni, il diritto ad un vitalizio pari al 40% dell’indennità mensile del consigliere (che a sua volta ammonta all'80% dell'indennità dei parlamentari e che per il 2011 è pari a 11.190,88 euro lordi). Con due legislature, la percentuale sale al 65% e l’età richiesta scende di 5 anni. Con 15 anni di «servizio» si arriva a un vitalizio dell'80%.

Ma queste cifre vengono poi rivalutate annualmente in base a un complicato meccanismo (nei fatti è una doppia rivalutazione), e dunque con tre legislature si può arrivare a 10.383 euro mensili: è il caso ad esempio dell'ex vicepresidente Sandro Frisullo. Ma Mario De Cristofaro, il «padre» di questa legge (nonché pure lui beneficiario dei 10.383 euro mensili), ha pensato a tutto e a tutti: basti dire che la Puglia è l'unica Regione italiana a riconoscere il diritto di una indennità ai consiglieri arrestati. Non hai raggiunto l'età minima per portare a casa l'assegno? Nessuna paura: in determinati casi si può scendere fino a 50 anni, rinunciando ad alcuni punti percentuali (che poi verranno riassorbiti). Non sei arrivato ai 5 anni minimi di servizio da consigliere regionale? Tranquillo: puoi versare volontariamente i contributi, come stanno facendo alcuni ex assessori tecnici della giunta Vendola-uno. Fermo restando che bastano 6 mesi e un giorno per fare un anno. Il vitalizio è ovviamente reversibile (al 65%), e dunque contribuisce a rendere più lieve il dramma del trapasso. È il caso di una novantina di famiglie pugliesi: l'assegno che una volta spettava ai loro cari congiunti, peraltro, si trasmette a tutti gli «aventi diritto», quindi anche ai figli. E visto che tecnicamente non si tratta di una pensione, è pure cumulabile con qualunque altro reddito: per un gesto di pudore è stato proibito soltanto il cumulo con l'indennità di parlamentare nazionale o europeo, ma non con il relativo vitalizio. Un ex consigliere regionale che è anche ex parlamentare, insomma, potrà tranquillamente sommare entrambi gli assegni oltre che la sua pensione «civile». Alla fine della legislatura parlamentare ne vedremo delle belle.



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