lunedì 29 agosto 2011

Se c'è Silvio a guardia del pollaio. - di Marco Travaglio


Silvio Berlusconi

Adesso il governo fa gli spot contro gli evasori, ma per anni Berlusconi ha spiegato agli italiani che non pagare le tasse era un 'diritto naturale'. E, tra condoni e leggine, lui ha risparmiato centinaia di milioni.

Il 15 ottobre 1996 Silvio Berlusconi, capo dell'opposizione, viene convocato come testimone a difesa di Marcello Dell'Utri, imputato a Torino nel processo Publitalia per false fatture e frode fiscale. E, dopo mesi di traccheggiamenti, si presenta in Tribunale.

"Lei, presidente", dice all'attonito giudice Costanzo Malchiodi, "sa bene come funziona il nostro sistema fiscale, lei sa che l'attuale sistema delle aliquote così elevate, le più elevate d'Europa è tale perché c'è la presunzione di un'elusione sistematica e di una evasione possibile. E quindi c'è un certo tipo di atteggiamento, anche morale, da parte del cittadino che guarda uno Stato che non gli rende in servizi ciò che prende e che ha dalle imposte che sono fuori dalla norma generale, dal diritto naturale che è dentro di noi... Quando lo Stato chiede al cittadino più di un terzo del frutto del suo lavoro, il cittadino si sente moralmente in contrasto con lo Stato. Quindi se ci fosse stata una cosa che poteva mettere Publitalia in un vantaggio, allora io non arriverei a pensare che non Marcello Dell'Utri, ma neanche gli altri dirigenti potessero eh... ritenere che in fondo c'era una giustificazione morale...". Risultato: Dell'Utri, intanto promosso deputato, è condannato a 3 anni, e dovrà patteggiarne 2 e mezzo in Cassazione per non finire in galera.

Otto anni dopo, tornato a Palazzo Chigi, Berlusconi dichiara a Radio anch'io: "L'evasione di chi paga il 50% dei tributi è un diritto naturale che è nel cuore degli uomini" (18.2.2004). E poi, in visita al Comando della Guardia di finanza: "C'è una norma di diritto naturale che dice che, se lo Stato ti chiede più di un terzo di quello che con tanta fatica hai guadagnato, è una sopraffazione nei tuoi confronti e allora ti ingegni per trovare dei sistemi elusivi o addirittura evasivi, che senti in sintonia con il tuo intimo sentimento di moralità, e che non ti fanno sentire intimamente colpevole" (11.11.2004). Casomai i contribuenti non avessero ancora capito, fu ancora più esplicito: "Ma se lo Stato mi chiede il 50% e passa, sento che è una richiesta scorretta e mi sento moralmente autorizzato a evadere per quanto posso" (17.2.2005).

Del resto, l'evasione è una specialità della casa. A proposito della tangente da 21 miliardi di lire versatagli dalla famiglia Rovelli quand'era ministro della Difesa, il 28 settembre 2002 Cesare Previti spiegò a Ilda Boccassini di aver mentito per non "scatenare il fisco nei miei confronti con effetti rovinosi". Boccassini: "Lei li ha dichiarati anche in Italia questi 18 milioni di franchi?". Previti: "No". Nel 2002, dopo averlo smentito, il governo Berlusconi vara il condono fiscale, ma lui giura: "Le aziende mie e della mia famiglia non vi faranno ricorso" (30.12.2002). Poi "l'Espresso" scopre che Mediaset ha fatto ricorso al condono, chiudendo con appena 62,2 milioni una vertenza col fisco da 191. E ne approfitta pure il Cavaliere, sanando le evasioni contestate dalla Procura di Milano (60 milioni e più) con la somma esorbitante di 1850 euro, in due rate. "Nessun condono tombale", minimizza lui a Porta a Porta, "ma una semplice operazione di routine come milioni di italiani per rimediare a eventuali inesattezze formali. Nessun risparmio di imposta da parte mia, han fatto tutto i miei commercialisti, io non ne sapevo nulla" (11.1.2006).

Un anno fa, dopo aver vinto i primi due gradi di giudizio, Mondadori rischia la condanna in Cassazione a pagare i 173 milioni (più un altro centinaio fra interessi e sanzioni) che da vent'anni le chiede l'Agenzia delle entrate per le tasse eluse nel 1991 con l'operazione Amef. Ma una leggina ad hoc imposta dal padrone di Mondadori consente all'azienda di chiudere il contenzioso pagando il 5%: appena 8,6 milioni. Intanto Mediolanum, per un terzo controllata da Berlusconi, si vede chiedere dall'Agenzia delle entrate e dalla Finanza 282 milioni sottratti al fisco grazie a un provvidenziale trasferimento di attività in Irlanda. Ora la presidenza del Consiglio diffonde uno spot tv contro gli evasori, che sciorina varie specie di animali parassiti e poi conclude: "Chi vive a spese degli altri danneggia tutti. Battere l'evasione fiscale è tuo interesse". Non è che, niente niente, la presidenza del Consiglio dà del parassita al presidente del Consiglio?


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