domenica 18 settembre 2011

"A Paolo Berlusconi basta il 10%"


Finmeccanica ha circa 73 mila dipendenti ed è detenuta dallo Stato, che è il maggiore azionista, per oltre il 32 per cento. Ha un fatturato di 18 miliardi e nell’ultimo esercizio ha denunciato un utile netto di 557 milioni di euro


Tarantini e gli appalti di
Finmeccanica: spunta anche
il fratello del premier

FRANCESCO GRIGNETTI
ROMA
È la storia di una scalata al cielo, quella di Gianpi Tarantini, il Bel Ami che dalla provincia barese entra nelle grazie di un presidente del Consiglio - e ormai sappiamo come - e da questi è introdotto nelle stanze che contano. «Battere il ferro finché è caldo», lo slogan suo e degli imprenditori Enrico Intini e Roberto De Santis, che lo appoggiano, dapprima increduli, poi sempre più euforici perché vedono che il sistema-Tarantini funziona. A Bari, scrive infatti la Guardia di Finanza, nasce un «comitato d’affari» che mira al colpo grosso.

«Senti Guarguaglini» È l’1 dicembre 2008, Silvio Berlusconi contatta Gianpi; è in preparazione una delle tante cene. Tarantini: «Presidente, se riesce... anche a chiamare Bertolaso, così lo coinvolgeremmo». Berlusconi: «Ecco, mi sembrava che ci fosse qualcuno da chiamare... Sì, appunto... Ecco, vedi... Bertolaso!. Va bene, chiamo Bertolaso».
Il giorno dopo, Tarantini riferisce ai soci: Bertolaso gli ha consigliato, per portare avanti il progetto di far entrare il Gruppo Intini nella neonata società mista tra Finmeccanica e Protezione civile SEL PROC che sarebbe opportuno far contattare Pier Francesco Guargaglini da Berlusconi. Tarantini riporta le parole del sottosegretario sul patron di Finmeccanica. «A me m’ascolta, a quello obbedisce». La sera stessa, Gianpi chiede l’ennesimo favore a Berlusconi.

La convocazione Il 5 dicembre Gianpi si affretta a chiamare Berlusconi. «È rimasto contento poi?... Bertolaso, dico... ». Berlusconi: «Non ne abbiamo più parlato. Invece, ho fissato un appuntamento per martedì con Guarguaglini, per quella cosa ». Tarantini: «Benissimo. Martedì sono a Roma e quindi anche se non ci vediamo a cena e mi vuol dire qualcosa a voce, io sono lì». È chiaramente un appuntamento molto importante per il «comitato d’affari» barese. Tarantini è in ansia. L’8 dicembre chiama Roberto De Santis: «Senti domani mattina, quello lì incontra Piero (Guarguaglini, ndr.). Lo vede lui, a casa sua alle dieci... poi mi ha convocato per le quattro». Il giorno dopo, Intini a Tarantini, riferendo di una telefonata ricevuta da Marina Grossi, la moglie di Guarguaglini, nonché amministratore delegato della società del gruppo «Selex S. I.», che l’aveva convocato in sede: «Quelli non parlano proprio... Capisci?. Per telefono mai!».

La delusioneDopo l’appuntamento con Grossi, Intini si precipita a chiamare Gianpi: «Là non è arrivato niente». Intini: «La moglie non sapeva niente». Tarantini: «Vabbè che consigli mi devi dare?». Intini: «Bisogna capire da loro quando hanno parlato, se hanno parlato. Perché se non hanno parlato, è inutile che dicono che hanno parlato... no?». Tarantini: «Allora scusa io lo vedo stasera a cena». Intini: «Tu dì: “Il mio amico ha visto la signora Guarguaglini... la Grossi... che mi ha spiegato eventualmente quale sarebbe lo scenario... però mi diceva... non mi risulta che è arrivata qualche segnalazione”. Vabbò?». Tarantini: «Va bene. Ti aggiorno dopo, tieni il telefono acceso».

La «gara» con il fratelloTarantini esegue, ma è Roberto De Santis il cervello del gruppo. È a lui, quindi, che Gianpi riferisce. A un certo punto scoprono, e ne rimangono terrorizzati, che anche Paolo Berlusconi mira allo stesso affare. Si cercano soluzioni di mediazione. Tarantini: «Poi ieri con il fratello ho parlato e lui ha detto che non ha una società non riconducibile a lui». De Santis: «Poi gli dico io che cosa dobbiamo fare. Loro vogliono partecipare al 10% del business giusto?». Tarantini: «Del fatturato». De Santis: «È chiaro, della società al 10%... ho capito bene». Tarantini: «E poi mi ha ribadito il fatto... un sostegno per la campagna elettorale». De Santis: «È giusto... Tu gli consegnerai una scatola con il 10% della società. Punto. Questa è la migliore soluzione. Cioè lui ti ha detto: “Noi non abbiamo società che non siano riconducibili a noi”. Giusto? Questo è un problema che si può risolvere». Tarantini: «Poi mi ha detto che ha parlato con il tipo. Mi ha detto che ovviamente ci darebbe tutti i lavori alla S.M.A. (società di Enrico Intini, ndr). De Santis: «Ho capito». Tarantini: «Peccato... Solo per risolvere ora ‘sti cazzi di problemi... Hanno a disposizione 36 miliardi dalla Comunità Europea solo per la prevenzione e per la protezione civile per l’Italia ». Siccome però le cose non filavano lisce, e Intini non riusciva mai a entrare in contatto con Guarguaglini, Gianpi viene invitato a «tornare alla carica». Accadrà il 16 dicembre 2008, a margine della festa per il Milan. Tarantini è invitato da Berlusconi. Ne approfitta da par suo. «A dire del Tarantini - ricostruiscono gli investigatori - il Presidente Berlusconi aveva raccolto seduta stante la sua richiesta chiamando, in viva voce, davanti a lui, il Presidente di Finmeccanica che, a sua volta, si era mostrato disponibile».

L’affare con la Protezione civileIl business a cui Tarantini & soci miravano è un sistema di allerta e monitoraggio che Finmeccanica dovrà predisporre a beneficio della Protezione civile. Un affare d’oro: 12 appalti curati dalla SEL PROC per oltre 51 milioni di euro. E il gruppo barese sognava ad occhi aperti. A un certo punto, però, si apre una nuova connection barese. Tarantini entra in contatto con Rino Metrangolo grazie all’amica comune Lea Cosentino, direttore generale della Asl di Bari, un’altra poi finita nei guai con la giustizia. Sarà Metrangolo, che si è dimesso da Finmeccanica due giorni fa, e che approfitta di una notte brava in un hotel romano con una prostituta pagata gentilmente da Tarantini (e con lui anche altri due amici pugliesi, il magistrato Cosimo Bottazzi e Marco Macchitella), a informarli che l’affare è sostanzialmente andato a monte. Tarantini: «Hai avuto notizie, poi?». Metrangolo: «Mi è stato confermato lo status quo che ti avevo detto». Tarantini: «Senti, mi sembra strano. Io ho assistito a una telefonata tra i due in alto, in cui il tuo diceva che si poteva fare...Tra l’altro conoscendo bene l’amico nostro... Ha detto che l’avrebbe chiamato lui». Metrangolo: «Sì, però non attraverso quello strumento, capito? Attraverso altri strumenti». Tarantini: «Non un legamereale? Societario?». Metrangolo: «No. Attraverso un accordo commerciale ». Tarantini:«Enonserve a niente». Vista la sconfitta sul fronte della Protezione civile, proveranno a buttarsi su un altro business di cui hanno sentito parlare dalle loro parti: un gasdotto dall’Albania all’Italia. Il progetto era nato nel marzo 2009 quando viene siglato un accordo intergovernativo e individua il Tap (Trans Adriatic Pipeline) come progetto di interesse prioritario per entrambi i Paesi. Attualmente è nella fase di progettazione.



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