venerdì 28 ottobre 2011

La lettera dei sogni. - di Massimo Giannini




È arrivato il verdetto sul piano anti-crisi smerciato da Berlusconi ai leader di Eurolandia. Lo hanno emesso i mercati, che nel vuoto abissale della politica sono ormai gli unici giudici di ultima istanza delle malefatte dei governi. Ed è un verdetto pesantissimo. L'asta dei Btp decennali fa il tutto esaurito, ma a un costo che è ormai da allarme rosso. Il "premio di rischio" richiesto dai fondi e dagli investitori internazionali per sottoscrivere i titoli del debito pubblico italiano ha sfondato il tetto del 6%. Una soglia psicologica, oltre che aritimetica, che fa temere il peggio ovunque. Ma non in Italia, dove il presidente del Consiglio continua beatamente a sproloquiare di riforme scritte sull'acqua 1 e a lanciare appelli accorati e pelosi all'opposizione, facendo finta di non vedere che alle sue spalle non c'è più una maggioranza che lo spalleggia e un ministro del Tesoro che lo appoggia.

I perfidi "speculatori", malefici demoni faustiani secondo l'iconografia spicciola e autoassolutoria della destra italiota, hanno dunque sentenziato: le diciassette cartelle della falsa "rivoluzione liberale" che il premier ha illustrato a Bruxelles sono solo carta, che forse presto sarà anche straccia. Non ci voleva un genio, per capire che il diversivo berlusconiano (un documento programmatico invece di un decreto legge) sarebbe stato sufficiente a guadagnare qualche ora di tempo davanti al direttorio franco-tedesco, ma non certo a convincere i trader che ogni giorno, a colpi di ordini di compravendita, decidono le sorti di questo o di quel debito sovrano. E infatti non si sono convinti. Come dargli torto? Al contrario dei politicanti domestici, ottusi e provinciali, gli operatori internazionali ricordano benissimo le innumerevoli lettere di intenti (con tanto di firme autografe di Papandreou su altrettanti impegni solenni accolti con entusiasmo dalla Ue) con le quali è lastricata la via dell'inferno che sta portando la Grecia al default.

L'Italia sta seguendo paurosamente e irresponsabilmente lo stesso sentiero. Il Cavaliere non ha capito quello che invece ha compreso Zapatero, che a Bruxelles si è presentato non con un elenco di promesse, ma con i provvedimenti di risanamento (compresa la riforma costituzionale sulla "golden rule") già approvati dal Parlamento di Madrid. Questo ha salvato la Spagna e l'ha messa oggi in una condizione migliore della nostra, sia pure in presenza di fondamentali economici persino peggiori. Questo deficit di comprensione rischia adesso di travolgere non solo l'inerte governo Berlusconi, ma l'intero Sistema-Paese. Per questo è urgente la "discontinuità", cioè la caduta del Cavaliere, la nascita di un gabinetto di salute pubblica o in ipotesi estrema il ritorno alle urne. Ai mercati non interessa il "libro dei sogni", ma solo il "libro dei fatti".



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