martedì 29 novembre 2011

La galassia delle fondazioni ‘politiche’. Nessuno spiega da dove arrivano i soldi. - di Ferruccio Sansa




Di centrodestra, di centrosinistra e sempre più spesso trasversali: le associazioni culturali fondate dai parlamentari vengono finanziate dai big dell'imprenditoria nazionale e da società di Stato senza nessuna trasparenza. La legge lo permette.


Il manifesto è chiaro: “Declinare al futuro i valori dell’unità nazionale”. Tra le parole chiave il “patriottismo consapevole”. Ma a leggere l’elenco dei membri dell’associazione Italiadecide ecco Roberto Calderoli. Un politico che del patriottismo, per di più consapevole, non ha mai fatto una bandiera. Non è la sola sorpresa: accanto a Luciano Violante (presidente), e a tanti esponenti Pd, c’è mezzo governo Berlusconi. Centrosinistra e centrodestra uniti; pare quasi un embrione della strana coalizione che ritroviamo oggi a sostegno del governo Monti. Italiadecide è una delle decine, forse centinaia di fondazioni e associazioni politiche fiorite negli ultimi anni. Una febbre, per essere un politico decente bisogna averne almeno una. Soggetti che promuovono attività culturali, ma che talvolta sembrano il nuovo bancomat della politica. Un fenomeno che dopo le inchieste degli ultimi mesi merita un approfondimento.


Indagati e inchieste

Tommaso Di Lernia dal carcere dice: “Optimatica è una società vicina al ministro Altero Matteoli, credo che eroghi finanziamenti alla fondazione a lui riconducibile”. Di Lernia sostiene che Optimatica finanzierebbe anche l’Officina delle Libertà vicina ad Aldo Brancher (che inizialmente aveva sede in casa di Silvio Berlusconi). Ma ci sono anche le inchieste su Franco Morichini, in contatto con i vertici Finmeccanica e procacciatore di finanziamenti per Italianieuropei. Per finire con l’indagine sul ‘sistema Sesto’ che tocca anche la fondazione FareMetropoli di Filippo Penati. Finora, va detto, le fondazioni di Brancher, Matteoli e D’Alema non sono state oggetto di addebiti penali. Le polemiche e gli scandali degli ultimi mesi, però, sono legati da un filo invisibile: le fondazioni e le associazioni di esponenti politici. Sulla scena politica degli ultimi anni, con i partiti defilati, sono loro i protagonisti: “Soggetti perfettamente trasversali, che non hanno nemmeno più bisogno di quello sgradevole inciampo che sono gli elettori e gli iscritti”, racconta l’ex dirigente di una fondazione di centrodestra che mantiene l’anonimato. Aggiunge: “I segreti del loro successo, però, sono altri: le fondazioni con le assemblee e i convegni sono un formidabile centro di potere. Lobbies all’amatriciana, tanto diverse da quelle americane”. Ma non somigliano neanche ai think tank del resto del mondo, ai salotti del potere tipo Davos. Qui non sono in gioco gli eventuali gettoni di presenza, ma l’appartenenza, l’influenza, le poltrone. Una merce invisibile e, però, preziosissima. Ma soprattutto, grazie a una disciplina molto benevola, da questi soggetti passano finanziamenti per la politica. Per questo in tanti si sono buttati a pesce nello spiraglio lasciato aperto (apposta?) dalla legge. Niente di illegale, quindi, ma le inchieste rischiano di scoperchiare il pentolone.

Matteoli, tanto per ricordare l’ultimo nome assurto all’onore delle cronache, smentisce categoricamente le affermazioni degli indagati dell’inchiesta Finmeccanica. Ma questi organismi geneticamente modificati restano un mondo inesplorato. Un labirinto di nomi che paiono slogan, dove le parole ‘fare’, ‘futuro’, ‘Italia’, ‘libertà’ sono le più gettonate. Ormai tanti esponenti politici o aspiranti tali comunicano attraverso editoriali di fondazioni e associazioni: da Gianfranco Fini (Farefuturo) a Luca Cordero di Montezemolo (Italiafutura), fino a Claudio Scajola rientrato sulla scena dopo lo scandalo della casa comprata “a sua insaputa” contando i deputati fedeli nell’associazione Cristoforo Colombo per le libertà. Un viaggio attraverso le fondazioni e le associazioni politiche apre nuovi mondi, aiuta a disegnare la mappa del potere. Magari partendo proprio dalla prestigiosa Italiadecide (mai toccata da inchieste, né da ombre di alcun genere), perché è l’emblema del trasversalismo: destra e sinistra, politica e affari. “Niente di strano, lo scopo della nostra associazione è proprio unire persone di aree diverse”, racconta il presidente Luciano Violante. Tra i promotori (il grado più alto della gerarchia) compaiono nomi perfettamente bipartisan: si va da Giuliano Amato a Giulio Tremonti passando per Gianni Letta.

Amici di amici

Ma l’elenco dei “semplici” soci riserva altre sorprese. Ecco il dalemiano Antonio Bargone, che dalla politica è passato all’impresa con la passione per le grandi opere. Come l’autostrada Livorno-Civitavecchia della cui società Bargone è diventato presidente (oltre che Commissario Governativo) dopo essere stato sottosegretario alle Infrastrutture con Prodi e D’Alema. Poi, si diceva Roberto Calderoli, quindi Franco Bassanini (Pd), Giovanni Maria Flick (ex ministro del governo Prodi), Altero Matteoli (altro ministro berlusconiano), Vito Riggio (presidente Enac) e Alessandro Profumo (il banchiere che stava preparando il grande salto in politica, corteggiato dal Pd, quando è stato azzoppato da una clamorosa inchiesta giudiziaria). Tra i soci anche l’attivissimo Andrea Peruzy, che oltre a sedere in diversi consigli di amministrazione (Acea, per dire) è anche in Italianieuropei e nell’associazione Romano Viviani (che raccoglie altri dalemiani soprattutto toscani).

Non basta, perché, caso più unico che raro, Italiadecide tra i soci accoglie non solo persone fisiche, ma anche giuridiche. Insomma, imprese con il portafogli bello gonfio e gli occhi magari puntati sulle opere pubbliche: Autostrade per l’Italia, Banca Intesa San Paolo (fino a pochi giorni fa guidata dal ministro Corrado Passera), Banca Popolare di Milano, Eni, F 2 i e Unicredit spa. Ma è una specie di catena di sant’Antonio, prendi un nome, uno qualsiasi, e lo ritrovi in tante altre fondazioni e associazioni. Prendete Giuliano Amato e lo ritrovate, per dire, in Italianieuropei di D’Alema. Non è il solo, anche Violante e Bassanini sono in entrambe le associazioni. Tremonti invece siede anche nell’Officina delle Libertà. Matteoli ha la sua Fondazione della Libertà per il bene comune. Nel sito campeggia una bella immagine di un Lego tricolore: come dire costruiamo l’Italia. Le attività, però, non paiono esattamente febbrili visto che ancora ieri veniva reclamizzato un evento del 26 ottobre scorso. Nessuno pare aver aggiornato il sito.

Vetrine “vuote”

Ma stando alle pagine web di associazioni e fondazioni parecchie paiono vetrine tutte addobbate di negozi che nel magazzino non hanno molta merce. L’ultima news di Riformisti Europei (presidente Carlo Vizzini) è del 26 giugno. Il sito di Riformismo e Libertà di Fabrizio Cicchitto è totalmente kaputt. Su quello di Costruiamo il futuro di Maurizio Lupi (nel comitato anche il neo-ministro Lorenzo Ornaghi) sono ancora reclamizzate le cene estive e appuntamenti di mesi fa. Oltre ovviamente alle presentazioni di libri di Lupi. Ma davvero ogni politico ha una fondazione:Renato Brunetta ha la sua Free Foundation, in inglese perché la parola ‘libera’ era già inflazionata. Praticamente è un Brunetta fan club: interventi, dichiarazioni, rassegna stampa, l’ex ministro domina. Poi, tra mille esempi possibili, ecco Magna Carta (senza ‘h’) di Fabrizio Quagliariello Foedus di Mario Baccini. Spostandosi verso il centro troviamo Liberal che fa capo a Ferdinando Adornato. In zona centrosinistra ecco NensNuova Economia e Nuova Società, fondata da Pier Luigi Bersani e Vincenzo Visco. Un’associazione in passato toccata da qualche polemica: la sede (“in affitto”, precisò Visco) era di proprietà della famiglia di uno dei massimi dirigenti pubblici del Demanio.

Niente di illegale, una questione di opportunità. Poi ecco Astrid, di Franco Bassanini, dove ritroviamo, tra gli altri, Amato (siamo a quota tre) e Giulio Napolitano (stimato professore universitario, figlio del Presidente Giorgio, presente anche in Italianieuropei), e Democratica che fa capo a Walter Veltroni. A un primo esame le associazioni di centrosinistra sembrerebbero più attive. Italianieuropei di D’Alema, per esempio, ha una sua sede in piazza Farnese, nel centro di Roma, suoi dipendenti e un’attività consistente: organizza convegni, aggiorna il sito e stampa una rivista. Lo stesso per Democratica di Veltroni che, tra l’altro, organizza corsi di politica. Ma gli organigrammi delle fondazioni vanno letti insieme con quelli dei cda delle società, soprattutto pubbliche. Nel consiglio della Nuova Italia, presieduta da Gianni Alemanno, oltre a sua moglie Isabella Rauti, troviamo, per dire, Franco Panzironi, nominato dal sindaco amministratore delegato dell’Ama (società comunale che si occupa di rifiuti) e Ranieri Mamalchi (già capo segreteria di Alemanno al ministero dell’Agricoltura e oggi dirigente di Acea).

Fondazioni e associazioni sono, però, oggetti misteriosi. A parte le dichiarazioni di principio piuttosto vaghe. L’unico modo per saperne qualcosa sono i siti internet dove compare almeno l’elenco dei soci. Come per esempio nel Maestrale di Claudio Burlando (governatore della Liguria), associazione trasversale che ha tra i membri la Genova che conta. Sono esplose polemiche per gli incarichi pubblici ottenuti dai membri, anche perché tra i promotori apparivano una bella fetta della società Italbrokers (da cui Lorenzo Borgogni, pezzo grosso di Finmeccanica, sostiene di aver ricevuto due milioni, ma gli interessati smentiscono e annunciano azioni legali), nonché Franco Pronzato, arrestato per le mazzette Enac. Lo stesso Pronzato che era socio di Interconsult (società in passato legata a Italbrokers), impresa che ha versato 25 mila euro di contributi pubblicitari alla società Solaris che fa capo a Italianieuropei. Dopo le polemiche nessun chiarimento, ma il sito di Maestrale non è più visitabile.

Copertura assoluta

Impossibile, ecco il nodo della questione, per comuni cittadini e cronisti avere notizie sui finanziatori di associazioni e fondazioni. Si era visto all’epoca dell’inchiesta su Franco Morichini, procacciatore di finanziamenti per Italianieuropei: “Rivelare i nomi sarebbe come renderne pubblici gli orientamenti politici”, dissero dalla fondazione dalemiana. Vero, ma i partiti hanno l’obbligo di rendere pubblico chi li finanzia. I nuovi soggetti della politica italiana invece no: basta depositare in prefettura l’atto costitutivo e lo statuto. E nessuno, a parte eventualmente i magistrati, può metterci il naso. Così ecco la domanda: chi paga le fondazioni? Chi è il destinatario finale del denaro? Certo, ci sono casi – più unici che rari – come Magna Carta che rende pubblici i nomi dei finanziatori, come Francesco Bellavista Caltagirone, British American Tobacco, Mediaset, Wind e Finmeccanica.

Viene da chiedersi che utilità abbia una società pubblica a sponsorizzare la fondazione di un politico. Per scoprire chi finanzia le fondazioni non resta che prendere scorciatoie. Per esempio andando a vedere l’elenco degli inserzionisti pubblicitari dei loro giornali. Prendiamo Italianieuropei. Nel 2011 troviamo una bella lista di imprese pubbliche: Eni, Fincantieri, Enel, Trenitalia e ancora Finmeccanica. Poi giganti del settore privato: di nuovo British American Tobacco, poi si passa al mattone stavolta di sinistra con Coopsette, quindi al settore ferroviario con Bombardier che sforna centinaia di locomotive per i nostri treni, quindi Lottomatica, Barclays, Conad-Leclerc, Allianz, Sky, la banca ‘rossa’ del Monte Paschi di Siena e Telecom Italia. Infine Sma, società del gruppo Intini, un imprenditore amico di D’Alema che faceva affari con Gianpi Tarantini. Lo stesso Intini che attraverso due società, Sma e Milanopace, contribuisce all’associazione Faremetropoli di Penati. Niente di illegale, comunque, Italianieuropei (comeFaremetropoli) ha sempre regolarmente registrato i finanziamenti.

Nessun commento:

Posta un commento