venerdì 7 gennaio 2011

Muovi Palermo


Una festa creata da cittadini, il movimento "Muovi Palermo", per i cittadini, senza interventi della politica e senza finanziamenti pubblici.

Faenza, il giallo delle tortore che cadono dal cielo.















Che sia davvero vicina la fine del mondo? Milioni di uccelli cadono, morti, dal cielo: dagli Stati Uniti alla Svezia e ora anche in Italia, a Faenza. Massimo Bolognesi del Wwf ci accompagna nel punto in cui, da domenica scorsa, stormi di tortore precipitano giù, senza vita. Siamo a un chilometro scarso dal centro storico. «Solo noi - ci dice Bolognesi - ne abbiamo raccolte quattrocento. Ma le tortore morte sono sicuramente molte di più: migliaia. Perché muoiono? Non lo sappiamo. Per il momento è un mistero».

Qui a fianco c’è una grande azienda che lavora le farine animali e vegetali, le vinacce e alcune fonti di energia rinnovabile. Inquinamento? Sarebbe troppo semplice, e soprattutto poco logico: l’azienda c’è da tempo, le sue lavorazioni sono sempre le stesse, ma la morìa di uccelli è solo di questi giorni. E poi non è detto che le tortore si siano «ammalate» qui: potrebbero aver contratto il morbo altrove ed essere venute da queste parti per il congedo.

Massimo Bolognesi è una delle «guardie giurate volontarie» che periodicamente svolgono controlli di questo tipo.

Dice che la strage sta avvenendo nel disinteresse generale delle autorità: «Non abbiamo nemmeno avvisato la Provincia perché secondo noi la Provincia non è competente in materia. Pensiamo che sia una questione sanitaria, e quindi abbiamo avvisato l’Asl. Sa che cosa ci ha risposto? Prendiamo quattro tortore per farle analizzare. Ma delle carcasse non hanno voluto interessarsi. Eppure mi pare che un minimo di prevenzione per la popolazione sarebbe opportuno. Alcuni uccelli morti li hanno trovati anche in centro città: e se fosse un’epidemia contagiosa per l’uomo? Quanto a quelli dell’Arpa, l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, hanno fatto spallucce: muoiono perché mangiano troppo, ci hanno risposto».

Se la strage sia dovuta a un’indigestione collettiva oppure ad altro, lo diranno le analisi. Diciamo che se si accertasse che gli ingordi volatili se la sono cercata abbuffandosi per le feste di Natale, saremmo tutti più tranquilli. A patto che un analogo risultato lo dessero le analisi che si attendono dagli Usa: dove la misteriosa epidemia ha già scatenato una psicosi di massa. Migliaia di merli sono piovuti giù stecchiti in Arkansas, in Louisiana, in Kentucky. Qui una donna ha addirittura trovato dozzine di uccelli morti dentro casa: una scena terribile, degna del celeberrimo film di Hitchcock.

E se il grande regista inglese utilizzò proprio gli uccelli per simboleggiare le nostre più ancestrali paure, un motivo ci sarà. In fondo dal cielo ci attendiamo tutto il bene e tutto il male possibile: la salvezza o un’eterna punizione. Così negli States profeti, astrologi, cartomanti e ciarlatani vari si sono scatenati assicurando che la strage di uccelli è un segno preciso che l’Altissimo ci sta inviando. Una specie di ultima chiamata prima del redde rationem. Non bastavano i Maya, insomma, a dirci che il 21 dicembre del 2012 il nostro tempo sarà scaduto. Adesso ci si mettono i telepredicatori americani. La setta cristiana di Harold Camping, da una radio californiana seguita da milioni di ascoltatori, assicura che «siamo agli sgoccioli» e fissa date ancora più vicine di quella stabilita dai Maya: il 21 maggio prossimo ci sarà il giorno del giudizio, e il 21 ottobre, quando la Terra prenderà fuoco, la fine del mondo. Non è chiaro se nei cinque mesi che intercorrono tra il giudizio e la fine ci sarà tempo per ricorrere alla Cassazione dell’Onnipotente; ma forse non è un caso che tutto avverrà dopo la decisione della nostra Corte Costituzionale sul legittimo impedimento.

C’è poco da scherzare, comunque, visto che un recente sondaggio del Pew Research Center ci ha informato che il 41 per cento degli americani si dice convinto che la Parusia, cioè il ritorno di Cristo giudice sulla Terra, avverrà entro il 2050. La percentuale sale se si considerano gli americani (bianchi) fedeli delle chiese evangeliche: 58 per cento.

Ci si consola pensando che Harold Camping aveva già predetto la fine del mondo per il 1994, mentre di quell’anno almeno noi italiani ricordiamo solo la finale dei mondiali persa ai rigori con il Brasile e la discesa in campo di Berlusconi. Il credente un po’ più serio sa, poi, che Gesù ci ha detto che «nessuno sa né il giorno né l’ora», e che il giudizio arriverà inatteso e imprevisto come un ladro che entra in casa di notte. Chiunque abbia fissato una data per l’Apocalisse, finora è stato smentito dai fatti. I Testimoni di Geova hanno annunciato la fine, ovviamente toppando, più di una volta. E il 31 dicembre del Mille la grande attesa di dotti e chierici nei conventi e nei monasteri (la gente comune non sapeva neppure in che anno era) si concluse con un brindisi di mezzanotte.

Tuttavia il valore simbolico di ogni segno che viene dal cielo è enorme. Dal cielo cadde la manna, ma anche sventure e punizioni. Di animali morti che piovono giù si parla in molti testi antichi, compresa la Bibbia: una delle piaghe d’Egitto fu una pioggia di rane, pidocchi, mosconi e cavallette. In America c’è chi sostiene che gli uccelli morti sono da collegare a quanto scritto dall’apostolo Giovanni nel Libro dell’Apocalisse, cioè della Rivelazione: è il libro che chiude il Nuovo Testamento.

Ma in fondo per preoccuparsi non occorre agitare lo spauracchio della fine del mondo. E’ sufficiente pensare che la strage di animali di questi ultimi giorni potrebbe essere, più «semplicemente», l’effetto di una colossale epidemia, o dell’inquinamento che ci siamo procurati con le nostre mani, senza scomodare Iddio. Abbiamo detto dei merli caduti negli Stati Uniti. Ma ci sono da aggiungere i corvi volati giù morti a Göteborg, in Svezia. E, oltre agli uccelli, i pesci: martedì scorso hanno trovato due milioni di carcasse nella baia di Chesapeake, nel Maryland. Altri centomila pesci sono andati a morire sulle sponde dell’Arkansas River.

«Io credo che la causa della morte di queste tortore - ci dice Massimo Bolognesi parlando del caso della sua Faenza - sia da ricercare fra una di queste: o un inquinamento temporaneo prodotto da qualche azienda; o l’aviaria o qualche altra malattia; oppure ancora l’avvelenamento. Qualcuno potrebbe averle avvelenate perché le tortore mangiano grandi quantità di sementi». Viene da aggiungere: speriamo. La paura della fine del mondo è tale che anche l’inquinamento, una pandemia o la cattiveria umana sarebbero buone notizie.




La permalosità di mr. B.


Vista la quantità di cause intentate da B, deve essere il più permaloso d'Italia

ha querelato la Gabanelli per il Report su Antigua (in totale la Gabanelli ha cause per 150 milioni di €)

Di Pietro per aver parlato male di lui in campagna elettorale (ridicolo!)

tutti i libri che rivelano l'origine dei suoi soldi

Repubblica (per un milione di €) per avergli fatto le 10 domande a cui non ha mai dato risposta (è la prima volta al mondo che un premier querela un giornale per avergli fatto delle domande)

El Pais per le foto di Zappadu

l'Unità per 2 milioni

e Il fatto Quotidiano

L'independent per il suo dossier su di lui
che lo disegnava come un padrino della mafia

The Economist per aver scritto che non era adatto a governare l’Italia

l giornalista britannico David Lane per il suo libro "L’ombra di Berlusconi", che esplora le origini della sua fortuna e fa notare che alcuni dei suoi collaboratori sono stati indagati per rapporti con la mafia

Alxander Stille, docente alla Columbia University e autore di molti accurati libri sull’Italia

Diciamo che B perde tutte queste cause ma intanto rompe le balle, costringe gli avversari politici a faticose difese, fa loro perdere soldi e tempo
e appare sulla stampa come una vittima
L'apripista che gli ha dato l'idea di usare l'arma della querela è stato il solito D'Alema che querelò Forattini. La differenza sta nel fatto che B è l'uomo più potente e ricco d'Italia, uno che controlla anche i media dell'opposizione. E' immorale che chi ha una tale posizione di forza assoluta usi anche la querela. Per fare un es. Andreotti non ha mai querelato nessuno. Il punto non è vincere una causa, quanto intimidire i giornalisti e gli organi d’informazione con la prospettiva di un lungo e dispendioso processo. "Portarne a processo 1 per modificare il comportamento di altri 100" (come ha detto Stille). La sua squadra di avvocati è un minaccioso modello attraverso il quale B intend eintimidire la stampa.

Viviana Vivarelli.