lunedì 20 giugno 2011

Pensionato denuncia Maroni "A Pontida alto tradimento"

LUINO Il raduno di Pontida della Lega Nord viene sottoposto al vaglio di carabinieri e magistratura: un cittadino di Alessandria, luinese di origine, ha presentato all'Arma una denuncia formale per lo slogan con cui ieri, al raduno di Pontida della Lega Nord, il ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha accompagnato il suo intervento, e anche per l'atteggiamento di Umberto Bossi e Roberto Calderoli nei confronti della folla che inneggiava alla secessione. La denuncia è già stata trasmessa alla Procura di Bergamo, competente per territorio.

La frase in questione, pronunciata da Maroni, è «noi barbari sognanti vogliamo una Padania libera e indipendente».

Parole che, per il denunciante, configurano il «vilipendio alla Costituzione, l'istigazione a sentimenti antinazionali, l'alto tradimento».

«Ho seguito la manifestazione in tv - spiega Aldo Flora, 67 anni, ex manager in pensione - e, oltre all'intervento di Maroni, sono stato colpito da un altro evento: quando la folla si è messa a gridare 'Secessionè, Bossi si è limitato a dire 'Calma, dobbiamo avere pazienzà». Per questo motivo, Flora ha fatto mettere nero su bianco che ritiene l'atteggiamento dei ministri Bossi, Maroni e Calderoli (anche lui presente sul palco) «colpevolmente refrattario» nei confronti dell'articolo 5 della Costituzione sull'indivisibilità della Repubblica; per Maroni si parla invece di «aggravante».

«Un ministro - è l'opinione di Flora - non può dire tutto quello che vuole. Un ministro ha giurato sulla Costituzione. E non può togliersi la giacca da ministro a suo piacimento».

«Io amo la politica - dice ancora Flora, che è originario di Luino - ma non amo i partiti: sono i partiti, oggi, a rovinare la politica. È per questo che da 20 anni mi presento al seggio senza ritirare la scheda elettorale. E soprattutto voglio bene alla mia Patria e al Tricolore».

http://www.laprovinciadivarese.it/stories/Cronaca/213704_pensionato_denuncia_maroni_a_pontida_alto_tradimento/


Milano, Lele Mora finisce in carcere bancarotta fraudolenta da 8,5 milioni.



Il manager dei vip, coinvolto anche nel caso Ruby insieme con Berlusconi, arrestato nel quartier generale in viale Monza. Il gip: "Ha trasferito ingenti somme all'estero e poteva tentare la fuga".


Il sospetto degli inquirenti è che parte dei fondi drenati dalla Lm Management, la società il cui riferimento era Lele Mora, dopo circa un anno è poi fallita e i fondi siano finiti su qualche conto in Svizzera. Così come quel cospicuo prestito di circa tre milioni ricevuto da Silvio Berlusconi per salvarlo dai suoi guai. E così nel pomeriggio, con l'accusa di bancarotta fraudolenta aggravata, Lele Mora, l'impresario dei vip, coinvolto anche nel caso Ruby, è stato arrestato dalla guardia di finanza di Milano mentre si trovava nel suo quartier generale in viale Monza.

L'ordinanza di custodia cautelare in carcere, chiesta un paio di mesi fa dai pm Eugenio Fusco e Massimiliano Carducci, è stata firmata dal gip Fabio Antezza. Secondo l'accusa il talent scout, che fra tra il capoluogo lombardo e Lugano, ha distratto dalla Lm Management complessivamente quasi 8 milioni e mezzo di euro, dei quali circa 3 milioni e 380 mila attraverso fatture per operazioni inesistenti o, come lo stesso Mora ha ammesso in un interrogatorio, "molto gonfiate", emesse all'imprenditore Marcello Silvestri, in cambio di denaro in contante. Denaro utilizzato, annota il gip, per scopi personali come i regali fatti al fotografo dei vip Fabrizio Corona ("ho comprato nove autovetture, ..., l'appartamento di via De Cristoforis").

Oltre 5 milioni, invece, sono stati dirottati nella casse della Immobiliare Diana, la cassaforte di famiglia - anch'essa fallita - del gruppo di cui Mora è stato definito il dominus, che sarebbero serviti per acquistare immobili di pregio anche in costa Smeralda (Porto Cervo e Cala del Faro) e a Milano, fra i quali, oltre ad alcuni in viale Monza, un appartamento in via Settembrini poi comprato da Umberto Smaila e rivenduto a Luisa Corna. Mora, insomma, è ritenuto responsabile di una bancarotta fraudolenta aggravata per aver arrecato ai creditori e al fisco un "danno patrimoniale di rilevante gravità". Un danno che nei confronti dell'erario è stato quantificato in circa 16 milioni di euro.

Nel provvedimento il giudice, che ha ritenuto che il carcere fosse l'unica misura cautelare idonea, parla del talent scout come di uno che ha una "tendenza (...) a delinquere", visti i "plurimi precedenti penali anche per i reati contro la pubblica amministrazione e contro la fede pubblica, oltre che in materia di sostanze stupefacenti" e di "spiccate capacità a porsi anche contro la legge penale". E poi ancora, rilevando un pericolo di fuga e di inquinamento probatorio "di rilevante intensità", di "professionalità criminale" e capacità economica di origine illecita "doppiate" dall'attività di drenaggio di denaro" anche successive al crac della Lm Management.

Operazioni di drenaggio "eseguite - si legge nel provvedimento - mediante negoziazioni all'estero", in particolare in Svizzera, dove Mora non solo ha la residenza e almeno un conto se non più, ma dove godrebbe di contatti "in ambienti affini a quelli di 'provenienza', da lui stesso dichiarati, dei quali potrebbe plausibilmente godere". A questo proposito sono state avviate rogatorie per scoprire se abbia o meno nascosto un tesoretto, parte di quei soldi che per l'accusa sarebbero stati dirottati dalla sua società travolta dai debiti, o addirittura quelli prestati dal premier e che Mora tempo fa aveva detto, davanti a microfoni e taccuini, che li aveva usati per pagare gli stipendi dipendenti, i fornitori e "le spese vive".



P4, Letta: “Bisignani? E’ uno che qualche volta dice più di quello che sa”.


Nuovi risvolti emergono dalla richiesta d'arresto firmata dai pm napoletani. In particolari il lobbista sapeva di essere intercettato, a indagine in corso. Inoltre, grazie a lui, il sito Dagospia ha ottenuto pubblicità per 100mila euro l'anno.


Ministri, alti dirigenti dei servizi segreti, dell’Eni, delle Ferrovie e di tutti gli enti in qualche modo legati allo Stato. E’ enorme la rete intessuta dall’ex piduista Luigi Bisignani, già condannato per la maxi tangente Enimont. Bisignani, finito agli arresti domiciliari la scorsa settimana, è stato sentito oggi dal gip. Ma, durante l’inchiesta, molti dei suoi amici erano già sfilati davanti ai pm come testimoni. E nella maggior parte dei casi avevano tentato di minimizzare il suo reale potere. Primo fra tutti Gianni Letta.Ma ecco alcune delle loro deposizioni.

È il 23 febbraio quando il sottosegretario alla presidenza del Consiglio affronta con i magistrati il capitolo dei suoi rapporti con il presunto numero uno dell’organizzazione ribattezzata P4 dai giornali. A Letta vengono fatte leggere una serie di intercettazioni (sia telefoniche che ambientali) con Bisignani. Il braccio destro di Silvio Berlusconi ammette così di essere stato avvertito dall’amico dell’esistenza di un’indagine da parte della procura di Napoli e spiega:

“Ho conosciuto Bisignani quaranta anni fa dal momento che il padre era molto amico del mio direttore del Tempo Angiolillo, poi ho conosciuto la madre, poi il fratello Giovanni e poi anche Luigi che cominciò a fare il giornalista con Libero Palmieri che aveva iniziato anche me al giornalismo; poi fece carriera e diventò caporedattore dell’Ansa di Roma; Bisignani fu il portavoce e addetto stampa di Gaetano Stammati (ministro in tre diversi governi Andreotti); io sono stato testimone di nozze, unitamente a Lamberto Dini, di Luigi Bisignani. Bisignani è persona estroversa brillante e ben informata ed è possibile che qualche volta dica più di quello che sa … omissis…”

“BISIGNANI E’ AMICO DI TUTTI”

Con Bisignani intrattengo rapporti di amicizia che io gestisco in modo istituzionale e corretto come con ogni altro. Bisignani è amico di tutti; Bisignani è l’uomo più conosciuto che io conosca. Bisignani è un uomo di relazione.

L’ONOREVOLE PAPA

Conosco l’onorevole Papa che ho conosciuto quando era al ministero della Giustizia e che è rimasto al ministero sia con Castelli che con Mastella. Ricordo che un giorno il Papa mi disse che aveva aspirazioni politiche. In seguito del Papa e delle sue aspirazioni politiche mi parlò anche il Bisignani. Rappresentai tale aspirazione del Papa a Berlusconi, che mi disse che aveva ricevuto molte altre sollecitazioni riferite sempre al Papa. Dopo l’elezione a deputato il Papa mi chiese di fare il sottosegretario, ma non è stato mai accontentato.

(Si dà atto che al sottosegretario Letta vengono fatte ascoltare le fonie inerenti alle conversazioni captate all’interno degli uffici del Bisignani)

Non escludo che il Bisignani mi abbia potuto dire che era oggetto di attenzioni da parte dell’Autorità Giudiziaria; sicuramente non mi ha detto che era intercettato e che era Woodcock che lo intercettava. Posso aver detto al Bisignani di non parlare troppo a telefono, visto che lui è piuttosto facondo. Non ho mai cenato con il Bisignani e il Procuratore Generale di Roma, tanto meno per festeggiare il nuovo Giudice della Corte Costituzionale Lattanzi, che ho conosciuto solo al Quirinale al momento del giuramento. Apprendo adesso che il Bisignani sia molto legato a Dagospia; può darsi che il Bisignani abbia conosciuto il D’Agostino quando era al Messaggero. La trattativa della Presidenza del Consiglio per l’immobile in piazza del Parlamento – su cui Farina aveva una prelazione/opzione – si è conclusa in un nulla di fatto …. omissis”

SERVIZI SEGRETI E NOMINA DI SANTINI

“Quando andò via l’Ammiraglio Branciforte come Direttore dell ‘Aise, io, nella mia qualità di Sottosegretario con delega ai Servizi, attivai la procedura per il rinnovo della carica di direttore dell’Aise; il ministero della Difesa propose una rosa di tre nomi (militari) ovvero del Generale Santini, del Generale Piccirillo e dell’Ammiraglio La Rosa. In virtù della logica di avvicendamento delle Armi, fu la stessa Difesa che suggerì la scelta di un Generale dell’Esercito; fu così che noi scegliemmo il Generale Santini che era già Consigliere Militare della Presidenza del Consiglio. Ricordo che io consultai, partecipando la nostra preferenza sul Santini, sia il Presidente del Copasir, sia il Capo dello Stato, sia l’opposizione. Ricordo che chiamai io personalmente D’Alema; apprendo in questo momento da voi, o comunque non mi ricordavo, che il Bisignani accompagnò il Generale Santini dall’onorevole D’Alema”.

I magistrati nella loro richiesta di emissione di un’ordinanza cautelare nei confronti di Bisignani chiosano così la sua deposizione: “Dunque si conferma, anche alla luce delle dichiarazioni del Letta, che il Bisignani era legatissimo all’attuale sotto-segretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, cui riferiva anche notizie”

Niente di realmente irregolare si difende Bisignani che, secondo il suo legale, durante l’interrogatorio di garanzia davanti al gip, ha spiegato di aver parlato con Letta anche, “dopo che‘Il Fatto Quotidiano’ aveva scritto di un’indagine su Letta (L’inchiesta del primo numero de Il Fatto, il 23 settembre 2009, ndr). E poiché Bisignani lavorava per una società che stampava ‘Il Fatto’, fu “tutt’uno parlarne con Letta”. “Le vicende delle quali parla Bisignani erano gia’ note e se ne parlava da tempo sui giornali”, conclude l’avvocato difensore. Può essere. Fatto sta che Bisignani era in grado di far presentare emendamenti in parlamento, non solo alla maggioranza, ma anche ai finiani di Futuro e Libertà. Italo Bocchino era una suo carissimo amico. Mentre, come vedremo, per molti esponenti del Pdl e alcuni ministri era una sorta di confidente confessore.

Bocchino: “Bisignani mi passava gli emendamenti”

“Mi viene fatta ascoltare la conversazione nr. 1307 del 12.10.2010 tra Bisignani Luigi e Roberto D’Agostino. Prendo atto del contenuto di questa conversazione e con riferimento a Fini, Casini eMontezemolo posso chiarire che i due interlocutori parlano di una mia intervista sul nuovo Centrodestra che la mia forza politica vuole prefigurare. Effettivamente rilevo che è lo stesso D’Agostino a chiedere al Bisignani se pubblicare o meno le notizie e rilevo tuttavia che Bisignani in qualche modo blocca il D’Agostino che voleva attaccarmi . Prendo atto del contenuto dei progressivi conversazioni nel corso delle quali mi veniva caldeggiato da Bisignani Luigi l’impegno per far approvare alcuni emendamenti alla finanziaria relativi ai parchi nazionali e relativi al finanziamento del Ministero per l’Ambiente, “cosiddetto emendamento Fallica “. Rispondo che effettivamente Bisignani si fece portatore degli interessi politici della Prestigiacomo avendo buoni rapporti con la stessa e in questo caso non ebbi difficoltà ad accogliere le sue indicazioni poiché coincidevano con l’interesse politico che il Gruppo Futuro e Libertà e cioè mettere in difficoltà il Pdl, facendone venire a galla i contrasti interni. Nel merito la questione venne risolta in qualche modo in quanto i Parchi vennero finanziati. L’emendamento Fallica invece venne ritirato.
Quanto al passaggio che mi viene letto nel quale dico testualmente “dimmi tutto dei tuoi che bisogna far mettere” le spiego subito cosa intendevo dire: Bisignani caldeggiava gli interessi di alcuni ministri non “tremontiani”, cioè la Gelmini, Prestigiacomo e Frattini. Dunque proprio nella prospettiva di mettere in difficoltà il Pdl dissi al Bisignani di farmi sapere tutti gli eventuali emendamenti che si potevano proporre nell’intreresse dei predetti ministri in quanto il mio Gruppo li avrebbe sostenuti ……. “.

Le telefonate con la Prestigiacomo

Bisignani infatti intratteneva,dunque, ottimi rapporti anche con il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo. ”Dobbiamo stare attenti ai telefoni… dicono che Woodcock ci sta controllando i telefoni” le dice il 2 dicembre 2010. La conversazione avviene durante il periodo in cui, secondo i magistrati, Bisignani stava “occupandosi in prima persona del voto del Parlamento riguardante un emendamento riferito alla materia dell’Ambiente”.

Prestigiacomo: “E quindi? Perchè Woodcock a te ti controlla?
Bisignani
: “E che ne so perché mi controlla… non so, non saprei”
Prestigiacomo
: Mamma mia! Ma come si può vivere così? Se escono le intercettazioni con me mi rovini!
Bisignani
: “Io cerco di stare sempre attentissimo al telefono”.

Ascoltata come testimone il 14 febbraio del 2011, il ministro Prestigiacomo, prima esclude che Bisignani abbia mai potuto parlarle dell’indagine in corso. Poi quando le fanno leggere l’intercettazione cambia versione. E spiega che l’ex piduista “aiutò politicamente la Santanché prima quando era contro Berlusconi sia quando si riconciliò con lui”.

“Una cosa importante sulla Boccassini”

Ottimi erano pure i rapporti tra Bisignani e l’onorevole Michaela Biancofiore (Pdl).

“Ti devo dire una cosa importante…che il figlio della Boccassini…”. Questo il passaggio di una telefonata tra i due. Una conversazione, scrivono Curcio e Woodcock, “di notevole rilievo che consente di osservare in diretta il funzionamento della macchina del fango. Che, ancora una volta, fonda il suo funzionamento su di una rete di relazioni riferibili al Bisignani”. La telefonata è del 16 gennaio 2011 e i due inizialmente parlano dei risultati del campionato di calcio. Poi Biancofiore introduce l’argomento.

Biancofiore: “No dico…dimmi se ti sembra normale. Ah…a proposito, no, ti devo dire una cosa importante. Mi dicono…fonti molto serie che il figlio della Boccassini…”
Bisignani
: “Ah…vabbè. Poi ne parliamo a voce”
Biancofiore
: “Ecco…eh…sì”
Bisignani
: “Fantastico”
Biancofiore
: “Ma c’è una roba seria”
Bisignani
: “Vabbè vabbè”
Biancofiore
: “Vabbè…ho capito. Ti chiamo domani (sembra dire)”. I due parlano nuovamente al telefono, la stessa sera, e il deputato del Pdl sembra pentirsi di quanto detto nel pomeriggio al telefono:
Biancofiore
: ”Poi domani, quant’è, ti dico quell’altra cosa che…vabbè (ride)”
Bisignani
: “Vabbè”
Biancofiore
: “Me ne sono pentita. Però…”
Bisignani
: “Ah vabbè”
Biancofiore
: “Sai com’è. Come dire…(ride)…Uffa…(ride)…ciao
Bisignani
: “Ti mando un bacio (ride)…”

La questione Boccassini finirà poi su Il Giornale di Paolo Berlusconi.

Bisignani e i media

I rapporti di Luigi Bisignani con i mass media costituiscono, secondo i pm, “uno dei punti di rilievo che caratterizzano l’attività del sodalizio. Se per le notizie scandalistiche viene utilizzato Dagospia dal gruppo Papa-Bisignani, i rapporti con la Rai costituiscono un momento rilevante nella strategia mediatica del gruppo”. Rapporti talmente forti e noti nell’ambiente da spingere Luca Cordero Di Montezemolo (leggi la deposizione) a rivolgersi a Bisignani non solo per mediare con l’Eni, ma anche per sponsorizzare con la tv di Stato una fiction prodotta dalla sua ex compagna Edwige Fenech. Bisignani e l’ex direttore generale della Rai, Mauro Masi, paiono del resto una cosa sola.

Nella richiesta di arresto i pm riportano il verbale delle dichiarazioni rese da Masi definendole “sintomatiche del potere di incidenza e condizionamento esercitato da Bisignani sull’azienda che gestisce il servizio pubblico di informazione radiotelevisiva”.

Masi ha spiegato ai magistrati di aver conosciuto il Signor P4 nel 1995 quando era portavoce diDini e di aver incontrato lui e il parlamentare del Pdl Alfonso Papa “tre o quattro anni fa”. Più volte Masi risponde ai pm chiarendo il contenuto di alcune intercettazioni. “Nella conversazione in esame faccio riferimento alla posizione che riguardava Gianni Minoli, che come dico mi era stata segnalata anche da Gianni Letta; in particolare con Bisignani si parlava della nomina di Minoli come responsabile delle attività della Rai per la celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia; Minoli mi veniva segnalato quotidianamente anche da Amato che è il presidente del comitato dei garanti delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità”

Masi: “Chiedevo a Bisignani cosa pensava Letta”

Masi prosegue e spiega i contenuti di alcune telefonate: “Nella sintesi della conversazione si dice e si parla di “fregare” Ruffini nel senso che Ruffini non voleva ospitare sulla seconda serata di Rai Tre la trasmissione di Minoli, di fatto poi è accaduto il contrario, nel senso che ha avuto ragione Ruffini e continua ad andare in onda in seconda serata su Raitre Parla con me della Dandini. Dunque ciò che ci diciamo con Bisignani nella conversazione non è accaduto rispetto a quello che riguarda Ruffini. Il Massimo a cui si fa riferimento è Massimo Liofredi che proteggeva la Setta che io non volevo; la “lei” cui si fa riferimento è la Setta. Effettivamente nelle conversazioni io dico a Bisignani di informare di tali questioni il dott. Letta e ciò perché Bisignani è sicuramente più legato a Letta di quanto lo sia io. Bisignani per la verità insieme a tanti altri mi ha chiesto la cortesia di far lavorare Monica Setta, ma io non l’ho rinnovata perché fa una televisione che non mi piace. Per la Setta mi hanno chiamato esponenti di tutto l’arco costituzionale…”. Si fa poi riferimento a un’altra telefonata: “Io chiesi a Bisignani di mettermi in contatto con Capezzone sapendo che avevano buoni rapporti…anche per Anna La Rosa mi ha telefonato tutto l’arco politico istituzionale, ritengo compreso Bisignani, sponsorizzando la La Rosa ai servizi parlamentari; anche per Anna La Rosa, come per la Setta, io ero contrario”.

Masi commenta poi un’altra conversazione . Spiega di aver chiesto a Bisignani di informarsi presso Letta su “quale fosse l’atteggiamento della politica su talune questioni inerenti alle nomine Rai (riferite al digitale); ribadisco che chiedevo a Bisignani di parlare con Letta perché i due avevano un rapporto più diretto e più personale…insomma ho sempre utilizzato Bisignani per sondare il clima politico riferito in particolare al dott. Letta e ad altri personaggi politici e ciò in termine di consiglio”.

Secondo i pm eil sito Dagospia, attraverso Bisignani, ha ottenuto pubblicità. La circostanza emerge nel paragrafo in cui Papa e Bisignani parlano di una cena del vicepresidente del CsmMichele Vietti con “quattro avvenenti ragazze”. Una notizia che viene “proposta e presentata al Bisignani per Dagospia – scrivono i pm – e ciò a conferma della cogestione occulta da parte del Bisignani medesimo del noto sito scandalistico, al quale lo stesso Bisignani, come lui stesso ha ammesso, ha fatto ottenere dall’Eni pubblicità per oltre 100mila euro all’anno”.

Il gip ha però ritenuto questo rapporto con Dagospia una normale relazione tra una fonte (Bisignani) e il giornalista Roberto D’Agostino, il quale spiega: “Conosco Bisignani, ma quello che certo è che non ha mai cogestito il mio sito, né tantomeno è intervenuto per farmi ottenere pubblicità dall’Eni”.




Annozero tutti in piedi. - di Giuseppe Giulietti


Tutti in piedi per chiedere la cacciata dei pidduisti e dei piquattristi dalla Rai e dall’Italia. Nel finale del film L’attimo fuggente i ragazzi montano sui banchi e cominciano a pestare i piedi esprimendo così la loro solidarietà all’insegnante che li aveva educati alla libertà e il loro orrore contro i censori e gli intolleranti di ogni risma.

Ieri sera a Bologna migliaia di persone sotto il palco, e milioni collegate con Current tv, con Rai News e con la rete, si sono alzate in piedi, non solo per celebrare il lavoro e il compleanno dellaFiom, ma anche per gridare il loro amore per la libertà e il loro affetto a chi, come Michele Santoro, Marco Travaglio, Serena Dandini, Vauro e tutta la squadra di Annozero, in questi anni, ci ha regalato straordinarie serate di informazione libera, autonoma dai poteri, capace di illluminare le zone più oscure della vita nazionale. Non a caso queste donne e questi uomini – basterebbe pensare alla straordinaria testimonianza del magistrato Antonio Ingroia – sono nel mirino del Caimano e delle sue logge, sono l’equivalente dell’aglio per il vampiro, e il paragone non ci sembra azzardato.

Perchè mai Luigi Bisignani, uno dei capi della P4, avrebbe scritto la lettera di licenziamento diSantoro? Era forse il capo di Masi? Era un suo consulente? A che titolo quel signore si occupava della Rai? Siamo sicuri che non lo abbia fatto anche in queste ultime settimane? Perchè la signoraLei ha accompagnato Santoro alla porta subito dopo l’esternazione di Berlusconi che indicava proprio in Michele la causa della sua sconfitta?

Come mai per le prossime nomine tornano a circolare nomi di quarta fila, già proposti da Agostino Saccà, quello che diede esecuzione al primo editto bulgaro? Chi li ha indicati, quali sono i loro curricula? Bisognerà forse aspettare che se ne occupi un tribunale o dovremo scoprirlo nelle prossime intercettazioni? I tanti presunti cattolici che affollano la Rai non hanno nulla da dire, hanno baciato anche loro l’anello e il cappuccio al massone deviato di turno?

Chiunque abbia visto Tutti in piedi! non ha bisogno di grandi spiegazioni: quella banda deve tacere perchè racconta i fatti, perché, come ha detto Travaglio, non c’è nulla da inventare, basta riportare quello che loro medesimi dicono e scrivono. Dagli schermi non vogliono cacciare solo Santoro, Travaglio, Fazio e la Gabanelli, ma chiunque voglia raccontare i fatti, perchè sono talmente ributtanti in sé, talmente schifosi da non aver bisogno di condimento alcuno.

Il Caimano ha ormai iniziato la battaglia finale, quella contro la realtà fattuale. Nell’ultimo delirio vorrebbe imporre, forse per decreto, l’espulsione della realtà dalla vita, anzi vorrebbe che tutti gli italiani diventassero come quei 314 parlamentari che hanno decretato che il povero Silvio telefonava alla questura per salvare quella che credeva essere la nipote del presidente egiziano. Purtroppo per lui è più facile comperare qualche deputato Responsabile che acquistare qualche milione di cittadini “irresponsabili” che, Bisignani o non Bisignani, continueranno, per esempio, a vedere Annozero dovunque sarà trasmesso e non si fermeranno sino a quando il Caimano e la sua loggia, i tanti Bisignani che inquinano il paese, non se ne saranno andati.

Non ci fermeremo sino a quando il Caimano non avrà preso la via dello zoo oppure del ricovero in qualche clinica per anziani animali, accompagnato dalla sua corte di squali, vipere, topi di fogna, e i cittadini potranno finalmente vedere quello che vorranno senza dover chiedere il permesso a nessuno, e la tv sarà restituita a quelli che la sanno fare e che per decidere un programma non hanno certo bisogno di telefonare al Bisignani di turno, a qualunque loggia appartenga, di qualsiasi natura sia.

Per queste ragioni non fermeremo neppure la nostra raccolta firme affinchè Santoro rientri in Rai anche a un euro a puntata come lui stesso ha detto, lanciando la sfida agli abusivi che tengono ancora in ostaggio “il bene comune Rai”. Loro non lo sanno ma, prima o poi, Annozero tornerà a essere un programma della Rai, e di loro si perderà anche il ricordo, forse anche del loro padrone!



Geppi Cucciari, la regina di quorum Che fa ridere pure Sallusti. - di Federico Mello


Lunedì pomeriggio, nell'ultimo giorno di voto per i referendum, la comica era ospite nello speciale di Enrico Mentana. E con le sue battute ha steso pure 'Mitraglia'. "Berlusconi prenderà atto del quorum? Sì, dalle isole Cayman". Un'intervista che passa anche per la campagna acquisti di La7 e la sua esperienza a Mediaset

“Caro Enrico resta un dato: il referendum è stato un trionfo e anche il premier ha detto che bisogna prenderne atto. Lui ne prenderà atto dalle isole Cayman”. Mentre lunedì pomeriggio arrivavano i dati sul referendum, nello speciale di Enrico Mentana su La7 (14 per cento di share) le battute di Geppi Cucciari lasciavano il segno: “Mi ha colpito che anche Sallusti abbia sorriso. È stata una sorpresa per me, anche dal punto di vista umano” ci dice lei ancora divertita. Trattenersi non era facile: “Ha chiamato Obama, ha chiesto se può avere anche lui un programma su La7”, il suo esordio nello speciale dopo la telefonata diCelentano, ma non solo: “Tutti gli elettori che hanno raggiunto i venti timbri sulla scheda riceveranno in omaggio un trolley dal Viminale con l’autografo del ministro Maroni e una dedica: ‘A soreta’”.



Geppi, Mentana è soprannominato ‘Mitraglia’ ma anche tu non scherzi…
È vero: l’ironia e la comicità sono legati al ritmo. Poi io sicuramente avrei bisogno di un logopedista: qualche volta prendo una marcia inspiegabile. Sono una con un ritmo vivo, vivace.

Siete una bella coppia…
Abbiamo delle conversazioni a telecamere spente molto generose dal punto di vista comico. A volte irripetibili e fortemente legate al reciproco istinto all’improvvisazione.

Santoro, Fazio, Saviano, Floris, Gabanelli. Tutti a La7?
E mi sembra giusto: è un paradiso felice. Ma stanno predisponendo delle eliminatorie all’ingresso: così si accomodano uno per uno a dialogare con chi di dovere. Scherzo: li aspettiamo a braccia aperte.

Qualcun altro che ti piacerebbe vedere a La7?

Fiorello, lo adoro, ma mi sa che andrà alla Rai.

Tu lavori anche per Mediaset: hai appena finito Italia’s got talent su Canale5.
Di Italia’s got talent amo la sua dimensione legata all’intrattenimento puro. È chiaro che nessuna delle battute che ho fatto lunedì avrebbe avuto senso in quel contesto.

E Gday, la tua striscia pre-tg su La7, sarebbe immaginabile su un’altra rete?
No, Gday è un programma fatto sulle notizie, con un gruppo di autori che comincia a lavorare otto ore prima della diretta. Si parla di attualità e quindi può capitare William e Kate così come il legittimo impedimento. Fino a tre mesi fa non avevo mai pensato che il proprietario della rete potesse avere un’influenza sul mio lavoro. Perché mi muovevo in un ambito di intrattenimento più leggero. Gday è un’altra cosa, ma comunque spero di poter dire quello che penso ovunque.

In Gday mischiate filmati, sketch, sondaggi e fate parlare la gente.

Escono tre ragazzi la mattina e chiedono “la notizia del giorno”. Le risposte che non ti aspetti sono le più interessanti.

Per strada raccogliete anche pareri su leggi “surreali”, tipo l’obbligo di pagare 5 euro per andare a votare ai referendum.

Qualcuno non ci crede, alcuni sì. Questo dimostra che la televisione ha ancora una credibilità maggiore di quella che meriterebbe.

Lunedì scorso, durante una conferenza stampa a Villa Madama con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyah, Berlusconi scherzava sul “bunga bunga dell’800″ a proposito di un quadro che raffigura il Parnaso.
È sempre un diversivo per parlare di altro, una tecnica completamente bancaria: “Guarda c’è un delfino dietro di te”. Poi ti giri e non lo vedi mai. Mostrare i dipinti e parlare di bunga bunga è la stessa cosa.

Si dice che con la politica italiana sia difficile il mestiere del comico. È vero?
Stai parlando con una persona che si cimenta con questa comicità da pochi mesi. Ma, secondo me, osservare con una lente comica quello che succede, fare satira di costume, anche un po’ politica, darà sempre qualcosa in più rispetto a qualsiasi politico.