mercoledì 21 settembre 2011

Estorsione Berlusconi,pm Napoli: memoria premier "inattendibile"







Photo



NAPOLI (Reuters) - La memoria presentata dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ai pm di Napoli che indagano su una presunta estorsione ai suoi danni risulta "lacunosa" e "inattendibile".
E' quanto si legge nell'istanza di dieci pagine - ottenuta da Reuters - presentata stamani al gip Amelia Primavera, e per conoscenza al Tribunale dei Riesame, dai pm Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Greco.
A proposito della memoria, i pm rilevano che "appare fortemente dubitabile che la stessa possa in linea di principio costituire fonte di prova".
Il documento, dicono, risulta "ampiamente lacunoso e comunque nel complesso decisamente inattendibile".
"Per esempio - prosegue l'istanza - l'onorevole Berlusconi sembra ricordare perfettamente che tutte le somme destinate a (Gianpaolo) Tarantini siano state erogate e consegnate a Roma ma stranamente non ricorda né l'importo complessivo delle dazioni stesse né gli importi delle singole tranche erogate, né menziona poi tutte le altre utilità da lui stesso destinate sempre a Tarantini".
Tarantini e la moglie Angela Devenuto - entrambi finiti agli arresti - e il faccendiere ed ex giornalista Valter Lavitola - attualmente all'estero - sono accusati dai magistrati partenopei di aver estorto a Berlusconi circa 750mila euro per aiutarlo a mettere a tacere la vicende delle prostitute che avrebbero frequentato le sue case.
PROCURA NAPOLI CONTRO TRASFERIMENTO INDAGINE
Nell'istanza depositata oggi, la procura di Napoli chiede la revoca della decisione del gip Amelia Primavera sulla competenza territoriale dell'inchiesta, che secondo il giudice spetta a Roma, mentre è stata rinviata a venerdì l'udienza del Riesame, chiamato a decidere sulla competenza e sulla revoca o modifica della custodia cautelare per Tarantini e Lavitola.
La procura di Napoli - che ha già inviato copia degli atti dell'inchiesta a Roma - ha motivato la propria richiesta di revoca col fatto che il gip non era in possesso di tutti gli elementi emersi dall'istruttoria dei pm napoletani, che fanno ritenere agli inquirenti di aver competenza territoriale.
Secondo i magistrati, non è chiaro in quale città sia avvenuta la prima dazione di denaro da parte di Berlusconi ai tre e pertanto, essendo stata la procura partenopea la prima ad iscrivere il reato, l'inchiesta spetta a Napoli.
Ieri il gip si è dichiarato incompetente ad esprimersi sulla revoca o sulla modifica della custodia cautelare nei confronti di Tarantini, ritenendo che l'inchiesta debba essere spostata a Roma, città in cui si sarebbe consumato il reato.
Oggi, secondo quanto riferito dal legale di Tarantini, i pm davanti al Riesame - che ha tempo fino al 26 settembre per decidere - hanno espresso parere favorevole alla modifica della custodia cautelare "in virtù del fatto che Tarantini ha reso piena confessione".
(Via Redazione General News Roma +3906 85224380, fax +3906 8540860, Reutersitaly@thomsonreuters.com) -- Sul sito www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia


Niccolò Ghedini ai pm: “Berlusconi? Ha solidarietà per chiunque abbia un processo”





Il legale del presidente del Consiglio sembra essere ritornato all'epoca in cui definì il suo assistito "utilizzatore finale" delle escort portate da Tarantini. Parabola discendente di un mastino da difesa. 




“Berlusconi ha una solidarietà istintiva per riflesso condizionato verso tutti coloro che vengono toccati da vicende giudiziarie”. “Non ho ottenuto nessuno dei risultati che mi prefiggevo”. “Il presidente ha una straordinaria capacita di comprensione delle debolezze umane, io non ce l’ho”. Sono solo alcuni estratti delle 57 pagine della deposizione del 13 settembre scorso ai pm di Napoli, quella in cuiNiccolò Ghedini ha ricostruito la vicenda dei 500mila euro donati dal Cavaliere all’imprenditore barese, ma lo ha fatto quasi smarcandosi dall’atteggiamento di Berlusconi. Il Niccolò Ghedini del “mavalà”, colui che rispondeva in contropiede agli accusatori del premier, non c’è più. In scena è tornata la versione soft, quasi dimessa del principale difensore di Berlusconi. Quello che, con un’espressione tecnicamente infelice, definiva “utilizzatore finale” il suo assistito che trascorreva le notti con le ragazze di Tarantini a Palazzo Grazioli. Nel caso del presunto ricatto di Tarantini Lavitola contro il Cavaliere, lo ha ripetuto più volte ai pm: aveva sconsigliato al presidente di continuare ad avere rapporti con un personaggio come Tarantini, specie dopo il caos scaturito dalla vicenda escort.

Lui stesso ha rifiutato di difenderlo, non accettando in tal maniera la richiesta di Berlusconi, che poi gli aveva chiesto di segnalargli un legale all’altezza. E ai magistrati che gli chiedevano spiegazioni sulla testardaggine del premier a frequentare Gianpi, Ghedini ha spiegato: “Ma veda, il Presidente Berlusconi era graniticamente convinto che tutta la costruzione accusatoria fosse totalmente infondata, non fosse vero niente la storia della droga e che Tarantini era una persona assolutamente impeccabile, che era un bravo imprenditore e che lui non aveva mai visto niente di illecito e che al massimo era venula una o due ragazze e quindi [...] era un imprenditore che è stato travolto da una vicenda giudiziaria in cui non c’entra nulla, è stata amplificata perche l’hanno collegata a me e, quindi, è uno a cui bisogna dare una mano perché ingiustamente perseguitato”. I pm lo incalzavano e lui, quasi dando ragione agli inquirenti, ha quasi ammesso: “Sì, d’accordo, no, faccio l’avvocato penalista da non pochissimi anni, posso aver espresso giudizi non collimanti con i suoi, sia su Tarantini, sia su Lavitola, non ho ottenuto nessuno dei risultati che mi prefiggevo”. Il motivo di questo fallimento? Per Ghedini è lapalissiano. Berlusconi è diverso da lui, il presidente è “un uomo che ha una straordinaria capacita di comprensione delle debolezze umane, questa è una cosa che devo dire io non ho, ma fa parte di un certo tipo di bontà d’animo, per cui io ricordo di avergli portato le intercettazioni di commenti su lui fatti da gente di una entourage anni fa. Io avrei strangolato queste persone che erano delle persone magnificate da lui, e lui dice: ma si, ma cosa vuoi? Momenti di debolezza, poi quello che conta e il rapporto personale e tutti possiamo sbagliare”.
Per avvalorare la tesi della bontà d’animo di Berlusconi, Ghedini ha fatto anche un esempio, ricordando un fatto recente. “Quando Giuliano Ferrara scrive: ma com’è possibile che le persone a lui vicine non riescano a fargli – inc.-, io vorrei bastonarlo a Giuliano Ferrara, con grande affetto, perche non è possibile, non è possibile perché lui ha un metro di giudizio diverso”. Evidentemente, il metro di giudizio diverso del premier ha portato quest’ultimo a continuare ad avere rapporti anche con un personaggio come Walter Lavitola, che a Ghedini non sta per nulla simpatico perché ha minacciato di picchiarlo. E anche per spiegare i motivi della reciproca ostilità con l’ex direttore de L’Avanti, il parlamentare Pdl non ha fatto di certo un favore a Berlusconi, visto che ha confessato di esser stato lui, insieme a Gianni Letta, ad aver impedito la candidatura alle elezioni politiche del 2008 di Lavitola in una posizione tale da poter essere letto con una certa facilità. Insomma, se non ci fosse stato lui, il suo “capo” avrebbe messo in un listino bloccato il faccendiere.“Sia io che il dottor Letta – questi in maniera ancor più vivace di me – avevamo sconsigliato il presidente Berlusconi di non frequentare questo signor Lavitola – ha detto Ghedini ai pm – , che sarà una persona simpaticissima, piacevolissima, ma che non ci entusiasmava per ciò che veniva prospettato”.

Berlusconi ascoltò i suoi consiglieri (all’epoca ancora lo faceva) e spiegò i motivi della mancata candidatura al diretto interessato lo venne a sapere, “andò in ufficio dal presidente e, parlando con Marinella (Brambilla, segretaria del premier, ndr), fece delle minacce di tipo fisico. Io posso mai frequentare uno come Lavitola che mi viene a fare minacce di tipo fisico? Mi sono limitato a esprimere un parere, e adesso dice di volermi bastonare fisicamente”. E per confermare il suo senso di antipatia per Lavitola (che tra l’altro Ghedini indica come colui che trovò lavoro a Tarantini), ha aggiunto: “Se lo domandate a Marinella se lo ricorda perfettamente questo episodio”. Coinvolgendo, di fatto, anche la segretaria di Berlusconi nella vicenda. Un tempo, Ghedini avrebbe difeso con i denti Berlusconi; ora invece sembra andare in scena la versione “sdentata” del mastino che fu. 

Berlusconi atteso al Quirinale. Nel pomeriggio incontrerà Napolitano.


In mattinata vertice di maggioranza a Palazzo Grazioli, e domani pomeriggio ne è previsto un altro. I cronisti di Montecitorio riferiscono anche di una lunga conversazione tra il ministro dell'Interno Roberto Maroni e Pierluigi Bersani.

Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconiincontrerà il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano alle 17.30. Lo riferiscono fonti parlamentari della maggioranza: il premier avrebbe deciso di recarsi spontaneamente al Colle per fare il punto della situazione e spiegare cosa intende fare il governo, per rilanciare la crescita e lo sviluppo. Proprio ieri il Presidente della Repubblica aveva chiesto di accelerare su un pacchetto di misure per promuovere la crescita, manifestando la sua preoccupazione in una serie di incontri con alcuni esponenti della maggioranza. In due colloqui separati, prima con il ministro dell’InternoRoberto Maroni, poi con i capigruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri. Gli incontri con gli esponenti della maggioranza erano stati fissati da tempo per affrontare temi specifici: la sicurezza con Maroni e la giustizia con i capigruppo. Ma la complessità dell’attuale situazione politica, si spiega in ambienti parlamentari, ha portato la discussione anche sulla crisi finanziaria e sulla tenuta dell’attuale maggioranza.

Le consultazioni informali tra Napolitano e i leader politici erano iniziate nei giorni precedenti. Il Capo dello Stato aveva fatto il punto sulla situazione politica con Pier Ferdinando Casini. Il leader dell’Udc ha invitato il premier a dimettersi: “Berlusconi è una parte del problema e anche una parte della soluzione”. Ci sarebbero stati anche contatti con il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, che oggi chiede al Presidente del Consiglio “di lasciare prima del voto di domani alla Camera”.

Ma la paura che serpeggia nelle file della maggioranza è che, al di là dei voti su Milanese e Romano, la batosta per il governo possa arrivare con la sentenza Mills attesa tra novembre e dicembre dopo il taglio dei testimoni. In mattinata a Palazzo Grazioli, c’è stato un vertice di maggioranza tra Berlusconi, Umberto Bossi, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio,Gianni Letta e il segretario del Pdl Angelino Alfano, che si è trattenuto a Palazzo Grazioli. All’incontro erano presenti anche i presidenti della Regione Veneto Luca Zaia e del PiemonteRoberto Cota. Gli esponenti della Lega si sono poi riuniti negli uffici del gruppo a Montecitorio, senza Bossi e Maroni. Da segnalare, nel frenetico giro di contatti di queste ore, anche la lunga conversazione tra il ministro dell’Interno e il leader Pd Bersani.

Domani alle 14, ci sarà invece un altro vertice di maggioranza. Lo conferma Silvano Moffa che vi parteciperà come capogruppo di Popolo e Territorio a Montecitorio. La riunione è stata convocata per discutere dei provvedimenti anticrisi da adottare dopo il declassamento di Standard & Poor’s. All’incontro con Berlusconi, sarà presente l’intera maggioranza, rappresentata dal segretario del Pdl Alfano e da una delegazione della Lega.