martedì 4 ottobre 2011

Lettera-choc del Coisp ai politici «Voglia di tirarvi i lacrimogeni». di Fabio Savelli



(Ansa)

I pranzi scontati dei parlamentari suscitano l’ira di un sindacato degli agenti: «Così vediamo se il gas fa male»


(Ansa) MILANO – Lamelle di spigola con radicchio e mandorle: 3 euro. Penne all’arrabbiata: 1,60. Filetto alla griglia: 5,23 euro. Stipendio di un parlamentare: 14mila euro (al netto dei benefit). Quello di un poliziotto: 1.500 (e in servizio generalmente a centinaia di chilometri da casa). L’articolo sul sito del Corriere della Sera “Tutti a pranzo al Senato” un mese fa aveva suscitato un vespaio di polemiche, con la rivolta del popolo del web contro i privilegi «culinari» riservati a deputati e senatori nei ristoranti romani ubicati nelle immediate vicinanze dei palazzi dei Potere. E ora tra gli infiniti sentieri dei social network spunta una lettera «al veleno» del Coisp (una delle più rappresentative sigle sindacali all’interno della Polizia di Stato) indirizzata al ministro degli Interni, Roberto Maroni, per protestare contro i privilegi della Casta, descritti nel libro di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo.
LA FRASE – «Viene voglia di venire sotto palazzo Madama e Montecitorio e spararvi all’interno i nuovi lacrimogeni in dotazione, così si coglierebbero due piccioni con una fava: si otterrebbe lo sgombero immediato di certi ristoranti da politici mediocri e si testerebbero su questi ultimi gli effetti dei nuovi artifici lacrimogeni in dotazione alle forze di polizia». Tralasciando i preoccupanti (?) effetti dei nuovi lacrimogeni a disposizione degli agenti «la cui lesività – rincara la nota del Coisp – è sempre stata tenuta nascosta da Lor Signori» (chiaro il riferimento ai politici), l’affermazione – al netto del suo contenuto chiaramente provocatorio – non rischia di sfociare quasi in un’istigazione a delinquere, animando qualche testa calda, stanca di dover sbarcare il lunario con poco più di mille euro al mese? «È una pura provocazione – dice Franco Maccari, segretario generale Coisp –. Rigettiamo ogni accusa, soprattutto non abbiamo usato affermazioni anche più grevi di autorevoli ministri della Repubblica che invitavano a prendere i fucili o ci definivano fannulloni. È solo una bieca strumentalizzazione da parte di chi ignora i tagli lineari fatti dal governo alle forze dell’ordine, nonostante l’attuale esecutivo proprio sul tema sicurezza aveva speso parole importanti durante l’ultima campagna elettorale». Certo è che il Coisp – interpretando gli umori della sua base nei confronti della classe politica spesso percepita come attenta esclusivamente al suo interesse – ha ritenuto di dover urlare che «la misura è colma, poiché guadagnare 14mila euro al mese e pagare un luculliano pranzo al prezzo di otto euro, prepara le rivolte del pane, accende gli animi, legittima lo strepitus fori».

LA BASE - Che gli animi siano parecchio esacerbati lo dimostra la proposta-provocazione dell’agente Patty nel forum del sindacato: «Adottiamo un parlamentare per un giorno. Portiamolo a mangiare nelle nostre mense, forniamogli i generi di conforto per la giornata (bottiglietta di acqua calda ed una merendina schiacciata), portiamolo in piazza con un casco in testa per otto ore a farsi sputare, lapidare ed insultare dai cittadini. Riportiamolo in mensa e poi a nanna nelle nostre simpatiche e fresche camerate da quattro letti con bagno in comune».
Fabio Savelli


http://www.corriere.it/politica/11_settembre_13/savelli-lettera-coisp_8fa4c0f2-ddee-11e0-aa0f-d391be7b57bb.shtml


AMERICA, EUROPA: SALVARE I RICCHI FREGANDOSENE DELL’ECONOMIA.






DI PAUL CRAIG ROBERTS - Rense.com


Le politiche economiche negli Stati Uniti e in Europa hanno fallito e la gente soffre.
Sono fallite per tre ragioni: (1) i politici si sono concentrati nel consentire alle multinazionali di spostare i lavori per la classe media, la domanda, la base contributiva, il PIL e le carriere associate con questi lavori in paesi stranieri, come Cina e India, dove il lavoro costa meno; (2) i politici hanno permesso una deregulation fiscale che ha dato il via a un indebitamento e a una frode su una scale prima inimmaginabile; (3) i politici hanno risposto alle conseguente crisi finanziarie imponendo l’austerità alle popolazioni e correndo a stampare soldi per poter salvare le banche e per prevenire loro qualsiasi perdita indipendentemente dai costi per le economie nazionali e per coloro che sono innocenti.

La delocalizzazione è stata resa possibile dal collasso dell’Unione Sovietica, dopo di che Cina e India hanno reso disponibili i lavoratori in eccesso allo sfruttamento dell’Occidente. Spinte da Wall Street ad avere sempre maggiori profitti, la grandi aziende statunitensi hanno trasferito le fabbriche all’estero. Il lavoro degli stranieri con i capitali, la tecnologia e le esperienze occidentali è produttivo quanto il lavoro svolto negli Stati Uniti. Però l’eccesso della forza lavoro (e gli standard di vita più bassi) fa sì che i dipendenti cinesi e indiani possano essere assunti sostenendo un costo del lavoro inferiore al loro rendimento sul prodotto finale. La differenza confluisce nei profitti, determinando guadagni per gli azionisti e benefitper i dirigenti.
Secondo quanto riporta il Manufacturing and Technology News (20 settembre 2011) il Censimento Quadrimestrale dell’Impiego e degli Stipendi mostra che negli ultimi dieci anni gli Stati Uniti hanno perso 54.621 stabilimenti e l’occupazione nella produzione è calata di 5 milioni. Nel corso del decennio il numero delle grandi aziende (quelle che impiegano 1.000 o più dipendenti) è calato del 40 per cento. Le fabbriche statunitensi che impiegano dai 500 ai 1.000 lavoratori sono calate del 44 per cento, quelle che impiegano da 250 a 500 persone sono diminuite del 37 per cento, quelle tra 100 e 250 lavoratori del 30. (Fonte: http://www.manufacturingnews.com/)
Queste perdite sono al netto dei nuovi avviamenti. Non tutte le perdite sono dovute ala localizzazione. Alcune sono il risultato di errori aziendali.
I politici statunitensi, come Buddy Roemer, hanno attribuito la responsabilità del collasso della produzione USA alla competizione cinese e “alle pratiche commerciali scorrette”. Comunque, sono le azienda statunitensi che hanno spostato le loro fabbriche all’estero, per sostituire la produzione interna con l’importazione. Metà delle importazioni dalla Cina consiste di produzione offshore delle grandi aziende USA.
La differenza di stipendio è sostanziale. In base al Bureau of Labor Statistics, nel 2009 la paga oraria media netta del lavoratore USA era 23,03. Le spese per l’assicurazione sociale aggiungo 2,60 dollari l’ora per un costo totale del lavoro pari a 33,53 dollari.
In Cina nel 2008 il costo totale di un’ora di lavoro era 1,36 e in India era di pochi centesimi inferiore a questo ammontare. Di conseguenza, una grande azienda che sposta 1.000 posti di lavoro in Cina risparmia 32.000 dollari ogni ora lavorata. Questi risparmi si trasformano in quotazione più alte delle azioni e in remunerazione per i dirigenti, non in prezzi più bassi per in consumatori che sono rimasti disoccupati a causa dell’arbitraggio.
Gli economisti repubblicani incolpano gli “alti” stipendi degli USA per il tasso attuale di disoccupazione. Comunque, gli stipendi negli Stati Uniti sono quasi i più bassi del mondo sviluppato. Sono molto sotto al costo orario di Norvegia ($53,89), Danimarca ($49.56), Belgio ($49.40), Austria ($48.04) e Germania ($46.52). Gli USA possono anche avere la più grande economia mondiale, ma i suoi lavoratori sono al 14esimo posto nella lista dei meglio pagati. Gli americani hanno anche un più alto tasso di disoccupazione. Il tasso da “prima pagina” che i media martellano è del 9,1 per cento, ma questo tasso non include i lavoratori scoraggiati o quelli costretti a lavori part-time perché non ci sono lavori disponibili a tempo pieno.
Il governo USA ha un altro tasso di disoccupazione (U6) che include quei lavoratori che erano talmente scoraggiati da non essersi cercati un lavoro da sei mesi o meno. Questo tasso di disoccupazione è sopra il 16 per cento. Lo statistico John Williams (Shadowstats.com) valuta il tasso di disoccupazione comprendendo anche i lavoratori scoraggiati a lungo termine (da più di sei mesi). È sopra al 22 per cento.
La maggiore enfasi è stata posta sui lavori persi nella produzione. Comunque, Internet ad alta velocità ha reso possibile delocalizzare molti servizi professionali, come la realizzazione di software, l’Information Technology, la ricerca e la progettazione. I lavori che prima erano scalini di una mobilità verso l’alto dei laureati dei college sono stati portati oltre oceano e per questo si è ridotto il valore di molti titoli universitari statunitensi. Diversamente dal passato, oggi un numero sempre maggiore di laureati sono tornati a casa a vivere con i genitori visto che c’è un numero di lavori insufficienti per sostenere un’esistenza indipendente.
Intanto, il governo degli Stati Uniti permette ogni anno l’ingresso di un milione di immigranti regolari, un numero sconosciuto di immigranti illegali e un gran numero di lavoratori stranieri con i permessi di lavoro H-1B e L-1. In altre parole, le politiche del governo USA massimizzano il tasso di disoccupazione dei cittadini americani.
I politici e gli economisti Repubblicani vorrebbero dirci che le cose non stanno così e che i disoccupati americani sono solo persone troppo pigre per lavorare e che sfruttano il sistema di welfare. I Repubblicani affermano che tagliando i sussidi alla disoccupazione e all’assistenza sociale si costringerebbe “la gente pigra che vive alle spalle dei contribuenti” a tornare a lavorare.
Per limitare gli effetti avversi sull’economia dovuti alla perdita dei posti di lavoro e della domanda interna per la delocalizzazione, il direttore della Federal Reserve Alan Greenspan ha abbassato i tassi di interesse per creare un boomdell’immobiliare. Tassi di interesse più bassi spingono in altri i prezzi degli immobili. Le persone rifinanziano le proprie case e spendono il capitale aggiuntivo. L’edilizia, le vendite di arredamenti ed elettrodomestici hanno un grosso aumento. Ma diversamente dalle precedenti espansioni che erano basate su incrementi reali di reddito, questa si fonda su un incremento dell’indebitamento dei consumatori.
C’è un limite per quanto debito possa incrementare in relazione agli stipendi, e quando viene raggiunte il limite, la bolla scoppia.
Quando il debito dei consumatori non può più aumentare, la larga componente fraudolenta dei derivati che sono stati costruiti sui mutui e degli swaps emessi senza riserve (come nel caso di AIG, per esempio) minacciano di insolvenza le istituzioni finanziarie e congelano il sistema bancario. Le banche non si fidano più una dell’altra. I contanti si accumulano. Il Segretario del Tesoro Paulson ha tiranneggiato il Congresso per concedere enormi prestiti pagati dai contribuenti alle istituzioni finanziarie che hanno operato come fossero dei casinò. Il salvataggio di Paulson (TARP) era notevole ma insignificante se raffrontato ai 16,1 trilioni di dollari (una somma più grande del PIL degli USA o del debito nazionale) che laFederal Reserve ha prestato alle istituzioni finanziarie negli Stati Uniti e in Europa.
Concedendo questi prestiti, la Federal Reserve ha violato le proprie regole. A questo punto il capitalismo cessa di funzionare. Le istituzioni finanziarie erano “troppo grandi per fallire” e per questo i sussidi dei contribuenti hanno preso il posto della bancarotta e della riorganizzazione. In una parole, il sistema finanziario degli USA fu socializzato, dato che le perdite delle istituzione finanziarie americane sono state trasferite ai contribuenti.
Le banche europee sono state spazzate via nella crisi finanziaria per i loro acquisti di strumenti finanziaria “spazzatura” quotati da Wall Street. Al pattume finanziario veniva dato un rating di investimento dalle stesse agenzie incompetenti che di recente hanno abbassato il rating delle obbligazioni del Tesoro degli Stati Uniti.
Gli europei hanno avuti i propri bailout, spesso con soldi americani (i prestiti della Federal Reserve). Intanto l’Europa stava fabbricando una crisi addizionale per conto proprio. Unendosi nell’Unione Europea e (Regno Unito a parte) accettando una moneta comune, i singoli stati membri hanno perso il servizio di credito delle proprie banche centrali. Negli Stati Uniti e nel Regno Unito le due banche centrali possono stampare moneta con cui acquistare il proprio debito. Questo non è possibile per gli stati membri dell’UE.
In questa crisi finanziaria dovuta all’eccessivo indebitamento, nei paesi PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) le banche centrali non possono stampare euro per poter acquistare le proprie obbligazioni, come ha fatto la Federal Reserve con il “quantitative easing”. Solo la Banca Centrale Europea (BCE) può creare gli euro e non ha la possibilità, a causa degli statuti e del trattato, di stampare euro per venire in soccorso del debito sovrano.
In Europa, come negli USA, il motivo delle politiche economiche è subito divenuto quello di salvare le banche private dalle perdite nei propri portafogli. È stato stipulato un accordo con il governo socialista greco, che ha rappresentato le banche e non il popolo greco. La BCE ha poi violato il proprio mandato e assieme al FMI, che ha anch’esso violato il suo, ha poi prestato abbastanza soldi per evitare al governo greco un default delle banche private che avevano acquistato queste obbligazioni. In cambio dei prestiti della BCE e del FMI e per poter racimolare il denaro sufficiente a ripagarli, il governo greco ha acconsentito di vendere agli investitori privati la lotteria nazionale, i porti della Grecia e i sistemi idrici municipali, un numero di isole che fanno parte di una riserva nazionale e, in aggiunta, di imporre un’austerità brutale al popolo greco abbassando gli stipendi, tagliando i sussidi sociali e le pensioni, alzando le tasse e licenziando o non rinnovando gli incarichi ai lavoratori del settore pubblico.
In altre parole, la popolazione greca deve essere sacrificata per il bene di un piccolo numero di banche straniere tedesche, francesi e olandesi.
Il popolo greco, diversamente dal “proprio” governo socialista, non ha pensato che fosse un buon affare. Sono a protestare nelle strade sin da allora.
Jean-Claude Trichet, direttore della BCE, ha detto che l’austerità imposta alla Grecia era solo il primo passo. Se la Grecia non avesse soddisfatto gli accordi, il passo successivo consisterebbe nel consentire all’UE di rilevare la sovranità politica greca, di redigere il suo bilancio, decidere le sue spese per poter stritolare a sufficienza i greci per poter ripagare la BCE e il FMI dei prestiti concessi per pagare le banche private.
In altre parole, l’Europa sotto l’UE e Jean-Claude Trichet è tornata a una forma estrema di feudalesimo in cui una ristretto numero di persone agiate viene viziato a danno di tutti gli altri.
Questa è quello che è diventata la politica economica dell’Occidente, uno strumento dei ricchi usato a proprio beneficio diffondendo la povertà nel resto della popolazione.
Il 21 settembre la Federal Reserve ha annunciato un QE 3 modificato, e che avrebbe acquisto 400 miliardi di dollari di obbligazioni a lungo termine del Tesoro nei prossimi nove mesi in un’iniziativa per spingere i tassi di interessi di questi titoli anche sotto il tasso di inflazione, e quindi per massimizzare il tasso negativo di ritorno sugli acquisti dei bond a lungo termine del Tesoro. I funzionari della Federal Reserve hanno affermato che ciò abbasserà i tassi dei mutui di alcuni punti base e che darà una spinta al mercato immobiliare.
I funzionari hanno detto che il QE 3, diversamente dai precedenti, non vedrà la Federal Reserve stampare altri dollari per poter monetizzare il debito degli Stati Uniti. Piuttosto la banca centrale incasserà denaro dagli acquisti delle obbligazioni vendendo pacchetti di titoli a breve termine. Apparentemente, la Federal Reserve crede di poter far questo senza alzare i tassi di interesse a breve termine, perché già durante la recente crisi sul tetto del debito ha promesso alle banche che avrebbe tenuto questi tassi (praticamente pari a zero) costanti per due anni.
La nuova politica della Fed farà più male che bene. I tassi di interesse sono già negativi. Continuare in questa direzione non avrà alcun effetto positivo. La gente non sta comprando case non perché i tassi di interesse sono alti, ma perché ci sono troppe persone disoccupate o preoccupate per il loro lavoro e non vedono una ripresa economica.
Già ora le compagnie di assicurazione non riescono a fare soldi sui propri investimenti. Per questo non sono in grado di costituire le proprie riserve per i rimborsi. La loro unica alternativa è quella di alzare i premi. Il costo per una polizza di un immobile si alzerà più di quanto non cali quello del mutuo. Il costo di un’assicurazione sulla salute aumenterà. Lo stesso per l’assicurazione sull’auto. La politica appena annunciata dalla Federal Reserve imporrà più costi sull’economia di quanti ne riuscirà a ridurre.
Inoltre, oggi in America i risparmi non guadagnano niente. Anzi, hanno una perdita costante visto che i tassi di interesse sono più bassi dell’inflazione. La Federal Reserve ha tassi di interesse così bassi che solo quei professionisti che possono fare arbitraggio con modelli di algoritmi computerizzati possono riuscire a fare soldi. Il tipico risparmiatore e investitore non può farci niente con i CDS, con i fondi a breve termine, con le obbligazioni municipali e governative. Solo il debito ad alto rischio, come le obbligazioni greche e spagnole, riesce a pagare un tasso di interesse superiore all’inflazione.
Negli ultimi quattro anni i tassi di interesse, se misurati correttamente, sono stati negativi. Gli americani stanno tirando avanti, mantenendo il proprio livello di vita, consumando i propri capitali. Anche quelli che hanno più protezioni si stanno rovinando intaccando il proprio patrimonio. Il cammino su cui è avviata l’economia statunitense vedrà un numero sempre maggiore di americani da sostenere, senza che ci siano le risorse per farlo. Considerando la straordinaria incompetenza politica del Partito Democratico, la componente di destra del Partito Repubblicano, che si sta impegnando per eliminare i programmi di sostegno al reddito, potrà salire al potere. Se la destra dei Repubblicani dovesse implementare il proprio programma, gli Stati Uniti sarebbero assediati dall’instabilità politica e sociale. Come dice Gerald Celente, “Quando la gente non ha più nulla da perdere, ne se frega.”
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AMANDA E RAFFAELE LIBERI. NESSUNA PIETA' PER RUDY GUEDE






Eccolo qui. Nient’altro che uno dei tanti omicidi eccellenti che periodicamente intasano i nostri tg e i nostri giornali; nient’altro che uno dei troppi omicidi irrisolti (perché la sentenza di ieri sera non ha fatto che aggiungere nuove domande ad una questione già molto intricata) che ritualmente dividono l’opinione pubblica, trasformando ogni spettatore in un giudice ansioso di battere il proprio martelletto ed emettere la propria personalissima sentenza.

Ultimissimo in linea di successione quello di Carmela Rea, col popolo già pronto a invocare la sedia elettrica per Salvatore Parolisi. E ancora Yara & Sarah, ormai quasi indivisibili: la prima senza neanche un sospettato, la seconda con troppi possibili assassini. Come dimenticare poi Cogne, e gli striscioni dei sostenitori di Anna Maria Franzoni?
Come dimenticare l’assoluzione a sorpresa di Alberto Stasi, fino ad allora dipinto come un mostro?

A seguito. “PUR DI ASSOLVERE AMANDA, LA FANCIULLA DEL WEST, ORA DIRANNO CHE MEREDITH SI E’ SUICIDATA”(Francesco Lamendola, ariannaeditrice.it);

Cosa c’è di diverso in questo delitto, a parte i personaggi, la trama e l’intreccio della storia (ché altrimenti gli spettatori non si possono appassionare)? La risposta è semplice: niente. Le prove compromesse, gli avvocati sempre uguali, l’arma del delitto mancante, l’insufficienza di prove e le prove indiziarie, i moventi farlocchi, le supposizioni. Per tacere dei plastici di Bruno Vespa, ovviamente.

Tutto sempre uguale a cadenze regolari, non fosse che in quest’ultimo omicidio la follia collettiva si è estesa ben oltre i confini nazionali, investendo come uno tsunami anche gli Stati Uniti e l’Inghilterra, con le relative ambasciate al seguito e con le relative televisioni a raccontare la storia a proprio modo. Insomma, una baraonda. E in questa baraonda si sono ritrovati per quattro anni un bella ragazza americana, il suo boyfriend italiano – laureando e di buona famiglia, va specificato – e un nero. Guarda caso l’unico condannato della vicenda è il nero. Ma l’appunto non ha nulla a che vedere col “razzismo giudiziario”, quanto piuttosto con il “razzismo televisivo”. Semplicemente, Rudy Guede è per l’opinione pubblica un assassino più accettabile: e l’opinione pubblica, si sa, è sovrana.

Venendo ai fatti: contro Amanda Knox e Raffaele Sollecito pare non ci fossero (come al solito) prove di colpevolezza che non fossero indiziarie. È dunque improponibile anche solo l’idea di contestare una sentenza che giustamente ricorda a noi tutti (da troppo tempo sconvolti da una vera e propria epidemia di giustizialismo forcaiolo) che è sempre meglio un colpevole fuori di prigione rispetto ad un innocente dentro: che un innocente in galera (in ogni galera, e dunque a maggior ragione nella nostra) è un orrore giudiziario che non dovrebbe neanche essere contemplato o immaginabile. Ma in tutto questo, che fine ha fatto Rudy Guede? Condannato a 16 anni per concorso in omicidio, pare abbia “concorso” da solo. Non sarebbe forse più giusto (o più umano), alla luce di questa sentenza, rivedere anche la sua? Non sarebbe più giusto riconsiderare la sua posizione?

Il problema dei delitti televisivi, probabilmente, è proprio questo. Della giustizia o della verità (in un senso come nell’altro) non importa a nessuno. È importante piangere, questo sì. È importante essere telegenici e suscitare empatia. È importante il taglio di un’immagine, il giudizio di un commentatore, la capacità di attenersi alla sceneggiatura. Ma alla fine della storia, di tutta questa baraonda, cosa rimane? Rimane un omicidio irrisolto, una ragazza sacrificata sull’altare del reality show. Rimaniamo noi che tranquillamente continuiamo ad agitare il nostro martelletto, a sparare la nostra sentenza giornaliera: sia mai che per caso una volta tanto l’azzecchiamo.

Susanna Curci



http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=9084

"Berlusconi ha comprato l'usufrutto del logo della Lega nel 2001" -



Intervista al giornalista Leonardo Facco sul libro inchiesta "UMBERTO MAGNO" (edizioni Aliberti) - intervista di Matteo Incerti (Radio Bruno).



Amanda e Raffaele assolti. Alfano: “In Italia nessuno paga per gli errori giudiziari?”




Il Giornale va all'attacco dei pm: "Sono da condannare per aver tenuto in carcere due innocenti". Capezzone tenta un parallelo con il caso di Enzo Tortora arrestato negli anni '80 per camorra e poi rivelatosi del tutto innocente. L'ex Guardasigilli va ancora oltre: "Chi risarcirà i due ragazzi?". Donadi (Idv): "Vogliono trasferire i processi di B a Perugia?"
L'articolo de Il Giornale sui "pm da punire"
Il caso di Amanda Knox e Raffaele Sollecitocome esempio di “malagiustizia”. Non sono passate nemmeno 24 ore dalla lettura della sentenza di appello e già arriva il primo commento politico al ribaltamento del giudizio di primo grado sul caso dell’omicidio della studentessa ingleseMeredith Kercher il 1° novembre del 2007. ”A mio modo di vedere, finalmente ieri è stata scritta una pagina di giustizia – ha detto il portavoce degli azzurri Daniele Capezzone – Per parte mia, resto convinto del fatto che, nell’ambito della riforma liberale della giustizia che l’Italia attende da troppo tempo, serva una seria responsabilità civile dei magistrati. Gli italiani l’avevano voluta a maggioranza larghissima con il referendum del 1987, dopo la nobile battaglia di Enzo Tortora, ma poi il Parlamento la depotenziò. E’ ora di ripristinarla”.

Knox e Sollecito come il conduttore tv arrestato per camorra negli anni ’80 e poi rivelatosi del tutto innocente? Capezzone azzarda il parallelo e chiede di riflettere sul “modello di ‘processo mediatico’ che si è purtroppo imposto in questi anni”. E se “ieri si è avuto un esito garantista – spiega ancora il portavoce – la ‘giustizia-spettacolo’, in genere, rischia di condurre per definizione a esiti giustizialisti, alla messa tra parentesi del principio costituzionale della presunzione di innocenza, e a una sistematica compressione di fatto delle ragioni di chi si difende, che viene per mesi o anni esposto a un “trattamento” mediatico che rappresenta di per sé una punizione e una lesione profonda del diritto all’immagine, all’identità, all’onore e alla reputazione, anche a prescindere dagli esiti processuali veri e propri”, conclude.

Questa mattina già Il Giornale diretto da Alessandro Sallusti metteva in prima pagina un articolo di Vittorio Macioce dal titolo molto esplicito: “Amanda e Raffaele assolti. Da condannare sono i pm. Si parla della ragazza americana e del 27enne pugliese, ma in realtà di allude ad altro. Al destino che può “cadere di qua o di là e ti cambia la vita”. Alla “maledizione della carcerazione preventiva, quando sei colpevole a metà e innocente fino all’ultima sentenza”. Ai pm che “hanno puntato l’indice su di te, ma non sono stati capaci di trovare le prove”. E soprattutto alla “giustizia italiana nella quale c’è un buco nero dove regna l’incertezza”. Perché, si legge finalmente a metà articolo, “qualcosa al di là di Berlusconi e della sua storia va fatto. E in fretta. Non è più una questione politica. È umanità”. Eccolo il nodo, la vicenda del Presidente del Consiglio, le “cene eleganti” ad Arcore, le intercettazioni che svelano i contenuti poco eleganti di quelle cene. Basta sostituire le parole – Berlusconi con Amanda – e il gioco è fatto. “Conosciamo le bugie di Amanda. Conosciamo il suo diario, i suoi sogni, le sue notti d’amore. Pettegolezzi e sms. Questo ci offre la legge. Quello che non sappiamo è per quale giustizia è rimasta quattro anni in carcere. Quello che forse non sapremo mai è il nome degli assassini”.

In linea con le sue battaglie per i diritti dei detenuti, interviene sul caso anche il leader dei radicaliMarco Pannella. “Tutto sommato Amanda e Raffaele sono stati fortunati: la pressione internazionale e il fatto di provenire da due famiglie di un certo tipo hanno accorciato i tempi” di un sistema “lentissimo”. Se non ci fossero stati questi due fattori in gioco, i due ex fidanzatini “avrebbero scontato 6-7 anni da innocenti”. Pannella snocciola numeri per tirare le somme su un sistema che, a suo avviso, “non va affatto”. “In Italia – spiega – il 40% dei detenuti è in attesa di giudizio, parliamo dunque di 30 mila persone circa. Di questi, affidandosi alle statistiche, il 50% verrà proclamato innocente. Ciò si traduce in 15 mila persone rinchiuse nelle carceri, in attesa di un giudizio che li scagionerà dalle accuse dopo 6-7 anni”. Dunque, paradossalmente, “Amanda e Raffaele, e sono felicissimo per loro – tiene a puntualizzare il leader dei Radicali – tutto sommato sono stati fortunati. In tantissimi casi, troppi, le cose vanno decisamente peggio perché “ci sono migliaia di persone nelle loro condizioni, rinchiusi nei penitenziari per reati mai commessi”.


Intercettazioni, torna la legge Bavaglio non pubblicabili fino a udienza filtro.









Confermata anche la stretta su blog e siti internet con multe fino a 12500 euro e l'obbligo di mostrare la rettifica per 30 giorni. Il testo approvato al Senato sarà dunque rivisto con degli emendamenti che ripropongono provvedimenti cancellati dal dl Mastella prima e dal dl Alfano poi.


Altro che decreto legge per lo sviluppo da approvare entro metà ottobre, come ha annunciato lui stesso ieri: la priorità per Silvio Berlusconi è approvare la legge Bavaglio, fissare dei paletti stretti alla libertà di stampa e soprattutto vietare la divulgazione delle intercettazioni. Come già anticipato ormai un mese fa, il Pdl è riuscito a blindare il testo da portare alla Camera giovedì prossimo. Un testo che riprende il ddl Mastella e ricalca la proposta di Alfano, come ha chiaramente spiegato Marco Travaglio, reintroducendo punti cardine per il Cavaliere saltati al momento del passaggio in Senato il 10 giugno del 2010. E abbandonato proprio perché considerato troppo blando. Ora la maggioranza ci riprova.

Il contenuto delle intercettazioni non potrà mai essere pubblicato fino all’udienza filtro. Anche quelle trascritte nelle ordinanze di custodia cautelare. E’ quanto prevede l’emendamento presentato dal capogruppo del Pdl in Commissione Giustizia, Enrico Costa, al ddl intercettazioni. In pratica viene conservato il passaggio già previsto dalla proposta Mastella e poi inserito nel dl Alfano che vieta la pubblicazione delle trascrizione anche quando gli ascolti sono trascritti in un’ordinanza di custodia cautelare notificata alle parti. Fino alla cosiddetta udienza filtro, quando cioè pm, gip e avvocati discutono ogni singola registrazione valutandone il contenuto.

Resta inoltre il dovere di rettifica entro 48 ore per i siti informatici, ivi comprese le testate giornalistiche. La rettifica deve essere visibile per trenta giorni e deve essere pubblicata in un link inserito sulla pagina principale di tutti i blog. Sarà l’autorità per l’informatica nella Pubblica amministrazione a stabilire, metodo di accesso, caratteristiche tecniche e grafica. L’emendamento, viene spiegato, punta ad aprire un dibattito sulla questione, posta la valenza oramai assunta dai siti internet sul fronte della visibilità e della diffusione delle notizie mandate in rete e fruibili da un numero sempre maggiore di utenti.

Sul fronte blog, nei giorni scorsi si era registrata la presentazione di un altro emendamento Pdl, a firma Roberto Cassinelli. La proposta prevede l’obbligo di rettifica entro 48 dalla richiesta solo per le testate professionali e sposta a dieci giorni il termine per i blog amatoriali. E questo, a decorrere dal momento in cui il blogger “ha la conoscibilità della richiesta”. In ogni caso, non possono essere oggetto di richiesta di rettifica i contenuti destinati ad un gruppo chiuso né i commenti ad altri contenuti principali, in modo da rendere impermeabili all’obbligo di rettifica i profili privati sui social network. La sanzione (da 7500 a 12500 euro) è ridotta per i siti amatoriali da 250 a 2.500 euro. Una ulteriore riduzione (da 100 a 500 euro) è applicata a chi indica un valido indirizzo di posta elettronica al quale fare pervenire le richieste di rettifica.

Insomma, la legge Bavaglio torna in aula così come era concepita. E già domani si terrà una nuova manifestazione in piazza del Pantheon dalle 17 alle 19 contro il disegno di legge sulle intercettazioni e la difesa della libertà di stampa e del diritto-dovere di cronaca. All’iniziativa indetta dal Comitato per la liberta’ e il diritto all’informazione, alla cultura e allo spettacolo, aderisce anche l’Unci (Unione nazionale cronisti italiani). Massimo Donadi attacca il Pdl “distante anni-luce dalla realtà che vivono tutti i giorni gli italiani. Mentre l’Italia è attanagliata dalla crisi, la loro priorità è mettere il bavaglio alla stampa e all’informazione per coprire gli scandali e le malefatte che hanno travolto Berlusconi e la cricca. Non ci può essere nessun punto di mediazione con chi antepone gli interessi di uno a quelli dell’Italia”, ha detto il presidente del gruppo Idv alla Camera.

Il passaggio in aula è previsto per giovedì. Intanto domani la Giunta delle autorizzazioni di Montecitorio esaminerà la lettera trasmessa dal presidente del Consiglio all’organismo parlamentare presieduto da Pier Luigi Castagnetti, per chiedere che vengano considerate inutilizzabili le intercettazioni raccolte nella vicenda giudiziaria riguardante il caso Ruby. Una lettera di tre pagine per chiedere, in sostanza, che fossero dichiarate inutilizzabili le intercettazioni relative al caso Ruby. La lettera conteneva anche numerosi allegati con il testo delle intercettazioni a cui si fa riferimento. La maggior parte delle quali tra le ragazze dell’Olgettina, Nicole Minetti e altre giovani protagoniste delle feste di Arcore. Anche qui dunque il tentativo di fermare le intercettazioni. Ma ciò che sta a cuore al premier è la legge Bavaglio. Il Pdl compatto sta lavorando a limare i testi degli emendamenti.

Al momento ne è stato presentato uno solo. A titolo personale, invece, l’altro deputato berlusconiano Manlio Contento, ne ha depositati sette. Da parte del Pd ne sono arrivati 400. “Abbiamo deciso – spiega Enrico Costa - di recepire il ddl Mastella solo per quanto riguarda la possibilità di pubblicare il contenuto delle intercettazioni solo dopo che ci sia stata la cosiddetta udienza-filtro. Solo dopo che si sarà stabilito quali siano gli ascolti rilevanti o meno, sarà possibile pubblicare il contenuto. E questo – sottolinea Costa – varrà soprattutto per quelle trascritte nelle ordinanze di custodia cautelare. Anche per quelle si dovrà attendere il momento in cui il magistrato farà una selezione degli ascolti”.

L’emendamento secondo Costa è “un punto di mediazione”. Costituisce “una base di lavoro che speriamo possa contribuire all’allargamento, oltre ai confini della maggioranza, dell’area di consenso sul ddl. Il nostro emendamento, infatti – prosegue il deputato del Pdl – costituisce un punto di mediazione tra coloro che avrebbero voluto una maggiore restrizione del termine di pubblicazione delle intercettazioni ritornando tout court al ddl Mastella, e coloro che, invece, vorrebbero approvare il testo uscito dalla commissione Giustizia di Montecitorio”.

L’emendamento, infatti, ricorda Costa, “riconosce il ruolo essenziale dell’’udienza filtro come momento di selezione tra le intercettazioni utili per il processo e quelle irrilevanti e quindi private, da non diffondere. Questo obiettivo si può raggiungere solo evitando che prima dell’’udienza filtro il testo delle intercettazioni venga veicolato sui giornali attraverso atti, come ad esempio l’ordinanza di custodia cautelare, emessi prima dell’udienza filtro”.


Nobel fisica a 3 scienziati per studio su espansione universo.







STOCCOLMA (Reuters) - Tre scienziati si sono aggiudicati il Nobel per la fisica 2011 per la scoperta dell'espansione accelerata dell'universo attraverso l'osservazione dell'esplosione di stelle. Lo ha annunciato oggi il comitato che assegna il premio.
Metà dell'ammontare del premio (10 milioni di corone svedesi, quasi 1,1 milioni di euro) andrà allo statunitense Saul Perlmutter, mentre l'altra metà verrà divisa tra l'americano-australiano Brian Schmidt e lo statunitense Adam Riess.
"Hanno studiato diverse decine di stelle esplodenti, chiamate supernovae, e scoperto che l'universo si sta espandendo a un ritmo sempre più rapido", spiega il Comitato per il Nobel per la fisica dell'Accademia reale svedese per le scienze, che assegna il premio.
"La scoperta è arrivata in maniera assolutamente sorprendente, persino per gli stessi vincitori", aggiunge il Comitato in una nota.
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Affari o intrallazzi? DI PAOLO MANZO

Valter Lavitola è un mandatario di fiducia di Silvio Berlusconi oppure un ricattatore?


Valter Lavitola, che ha legami in Brasile, è un mandatario di fiducia di Silvio Berlusconi oppure un ricattatore?
“Vado via da questo paese di m…”. Frase di sfogo di Silvio Berlusconi al telefono con Valter Lavitola, riferendosi naturalmente all’Italia, il paese che lui ha governato per 11 anni sugli ultimi 17. La stampa brasiliana, descrivendo Lavitola asetticamente, l’ha definito “il direttore del giornale l’Avanti”. Ma in realtà Valterino, come lo chiamano gli amici, per Berlusconi è molto più di un semplice confidente-giornalista con cui sfogarsi. Un maneggione di fiducia, un organizzatore di festini hard, un creatore di dossier falsi per colpire Gianfranco Fini (la possibile alternativa a destra di Silvio), un personaggio vicino – così si mormora – ai servizi segreti italiani “deviati” e alla Camorra, la mafia napoletana.
Lavitola, con certezza, non è più giornalista. L’Ordine professionale l’ha cancellato dal prestigioso albo basandosi sull’articolo 39 del suo statuto: “Ove sia emesso ordine o mandato di cattura gli effetti dell’iscrizione sono sospesi di diritto fino alla revoca del mandato o dell’ordine”. Appunto, dato che dal 1° settembre Valterino è ricercato dalla Giustizia italiana perché la Procura di Napoli ha emesso mandato di cattura su di lui per “presunta estorsione” ai danni del premier Silvio Berlusconi, al quale un altro “mandatario”, Gianpaolo Tarantini, forniva prostitute in cambio di centinaia di migliaia di euro. Questo è almeno il parere degli inquirenti.
Secondo la Procura di Napoli l’imbroglio è chiaro, ma il “ricattato” si rifiuta di andare a deporre
Tarantini è finito in carcere e sua moglie agli arresti domiciliari, il ricercato Lavitola è fuggito si dice a Panama, ma al suo cellulare risponde una segreteria telefonica in portoghese, mentre Berlusconi ha giustificato i finanziamenti oggetto di indagine, cioè 850mila euro in meno di un anno, come “aiuto a una famiglia bisognosa”. Questa giustificazione è stata data secondo lo stile di Berlusconi, cioè alla televisione, e non davanti ai giudici di Napoli, che invece vogliono ascoltarlo come testimone. Nel presunto ricatto, Lavitola era un intermediario, riceveva i soldi da Berlusconi e li passava a Tarantini. Il problema, secondo le indagini, è che Valterino avrebbe intascato almeno 400mila euro, spesi in America Latina.
La Digos ha nel mirino almeno cinque società che fanno capo a Lavitola, cominciando da quella molto particolare che importa pesce, con base a Rio das Ostras, a 170 km da Rio de Janeiro. Si tratta dell’Empresa Pesqueira de Barra de São João Ltda, numero di registro Banco do Brasil TA 495548. Molto particolare perché pur avendo sede nel nostro paese “non commercia in pesce brasiliano, ma europeo, crostacei, molluschi e di tutto un po’”, come ha ammesso un dipendente della sua filiale romana al Corriere della Sera. Come ha verificato Carta Capital [rivista brasiliana, N.d.T.] nel maggio 2009 la società di Lavitola ricevette 300.000 euro , approvati dal Departamento de Monitoramento do Sistema Financeiro e da Gestão de Informação Divisão de Capitais Internacionais e Câmbio del Banco do Brasil, come “importazione finanziata”. Lo stesso avvenne due mesi dopo. E se fosse il denaro di Berlusconi per “aiutare la famiglia in difficoltà” del detenuto Tarantini?
A pagina 68, sezione 1, del Diário Oficial da União [la Gazzetta Ufficiale in Brasile, N.d.T.] del 6 febbraio 2008 si legge che con un decreto del coordinatore generale dell’immigrazione è stato concesso un visto permanente in Brasile al cittadino straniero Valter Lavitola, possessore del passaporto GO90942. È anche stato confermato dalle nostre fonti, in cambio dell’anonimato, che Valterino frequenta “da anni il Brasile per correre dietro alle donne”, che oggi è diventato un uomo di Berlusconi, e che alle sue società brasiliane e panamensi arriverebbero non centinaia di euro, bensì milioni, tra i 3 e i 5 milioni ogni mese. Se confermata, l’informazione segnalerebbe l’importanza dell’America Latina per Lavitola. Le stesse fonti avvertono: “Attenzione, Valter è uno specchietto per le allodole. Dietro c’è gente molto pericolosa”.
Perché tanto denaro? Si parla di investimenti nell’edilizia civile. Certa è la consulenza di Valter alla Finmeccanica, la holding che produce elicotteri, piccoli aerei, armi, e che negozia in Brasile commesse per 5 miliardi di euro. Insomma, il business andrebbe oltre quello del pesce. e mentre Berlusconi, in teoria la vittima del ricatto, evita la convocazione dei giudici, a conferma della presenza di Lavitola in Brasile, c’è una telefonata del 24 agosto registrata dagli investigatori di Napoli. Una telefonata tra il premier e il suo ‘mandatario di fiducia” che quel giorno si trovava a Sofia, Bulgaria.
Lavitola ha saputo recentemente che un mandato d’arresto stava per essere emesso contro di lui grazie a una “soffiata” del settimanale berlusconiano Panorama destinata ad avvisare Valterino in anticipo, pregiudicando l’inchiesta dei magistrati di Napoli. “Che cosa devo fare? Torno e chiarisco tutto?” chiede a Berlusconi. Il premier risponde “No!”, con calma serafica. Secondo il settimanale L’Espresso, da quel momento l’ex direttore dell’Avanti organizza la fuga, cercando la meta più spiacevole per la Giustizia italiana dopo il caso Battisti, cioè il Brasile.
Intervistato dall’ANSA Enzo Roncolato, 64 anni, residente da tempo in Brasile, nega che Lavitola si nasconda. “Si trova qui – dice – per motivi di lavoro. Qualche giorno fa era con me a Rio de Janeiro e quando viene da queste parti lo ospito sempre a casa mia”. L’amico di Valterino ammette che è stato in Brasile, ma solo fino a martedì 29 agosto “perché poi è andato a Panama”. L’uomo difende con forza Lavitola dalle accuse di estorsione contro il premier Berlusconi: “È una barzelletta, è tutta una montatura per colpire il primo ministro.” Secondo lui Lavitola avrebbe venduto la società di importazione di pesce due anni fa, “perché era in perdita”.
Anche Roncolato è un personaggio particolare. A ottobre dell’anno scorso, il Tribunale Regionale Federale della 5a Região (TRF-5) ha condannato Roncolato e la sua compagna Ana Cláudia Inácio de Oliveira rispettivamente a 5 anni e 6 anni e 6 mesi di detenzione per aver comprato nel 2001 un bambino di 2 anni per la cifra di 600 Reais [circa 250 euro al cambio attuale, N.d.T.]
nel quartiere di Maria Auxiliadora, alla periferia della città di Petrolina. Secondo informazioni fatte arrivare dal TRF-5 a Marina Diana, del portale iG, Roncolato, che ricorda di aver giocato con Berlusconi 40 anni fa, “deve rispondere ancora alla Giustizia per pedofilia, falso ideologico, attentato al pudore e corruzione di minore”.
Ma c’è dell’altro su Valter e il Brasile. I magistrati di Napoli di fatto stanno investigando anche sull’uso di fondi pubblici sull’editoria concessi all’Avanti quando era diretto da Lavitola, 23,5 milioni di euro l’anno, che in parte sarebbero stati dirottati sulla società di Rio das Ostras. Si tratta di informazioni diffuse da Il Fatto Quotidiano, e anche se sono passati dieci anni dai fatti suddetti, secondo i magistrati i metodi sono gli stessi usati per l’estorsione ai danni di Berlusconi. Il giornale ha intervistato uno dei soci della cooperativa editoriale dell’Avanti, Raffaele Panico. Dice: “Lavitola sviava in Brasile parte del denaro destinato al giornale”.
La società di Rio das Ostras avrebbe anche aperto una filiale a Roma. Al telefono, nella capitale italiana, risponde un gentile centralinista: “Il signor Lavitola non so dov’è, mi dispiace molto, non so nulla neanche della sua socia Neire Cassia Gomes, e tuttavia sono sicuro, abita a Roma”. Clic, telefonata interrotta. Neire, 29 anni il 9 settembre, dopo aver frequentato la Escola Superior Batista do Amazonas (Esbam), a Manaus, dove è nata e dove ancora vive la sua famiglia di umili origini, arriva 5 anni fa a Roma e rapidamente diventa socia di Lavitola, con un appartamento a sua disposizione. Attualmente la ragazza studia Biotecnologia all’Università di Tor Vergata con risultati molto modesti, e passa molto tempo partecipando a un forum sulla ricostruzione delle unghie.
In ogni modo le prodezze di Valterino in Brasile non finiscono qui. Il 29 giugno del 2010 c’è stata un’allegra nottata in occasione delle 48 ore della sua visita ufficiale in Brasile, quando Berlusconi ha chiesto la compagnia di un gruppo di vistose ragazze e ha assistito a uno show piccante nell’appartamento dell’hotel dov’era ospitato a San Paolo. Alexandra Valença, pioniera della pole dance in Brasile, ancora si ricorda del “giornalista” Valter, organizzatore della nottata.
[Articolo originale "Negócios ou negociata?" di Paolo Manzo]


http://italiadallestero.info/archives/12381



E la chiamano opposizione. - di Alessandro Gilioli


E la chiamano opposizione

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Dalla Finanziaria del 2009 al decreto sul terremoto de L’Aquila, dal salvataggio dell’Alitalia allo scudo fiscale: una legge su tre, tra quelle volute da Pdl e Lega Nord, è stata approvata grazie all’assenteismo o al voto a favore del centrosinistra che per ben 5.098 volte ha salvato  Berlusconi.
(Dati di Openpolis, qui il rapporto completo. Chi mi segue sa quanto io sia lontano da Grillo. Ma certo che Bersani e D’Alema lo nutrono di argomenti, eh, se lo nutrono).

Nitto Palma vuole il bavaglio per i magistrati. - di Antonella Mascali




Il guardasigilli prima invoca la pace tra i poteri dello Stato poi auspica "una legge per fermare le interviste spesso pesanti e irriguardose" rilasciate dalle toghe
Vuole censurare i magistrati. Invoca pene severe per le toghe che parlano. Con questo “bigliettino da visita” il neoministro della Giustizia, Nitto Palma, si presenta al Csm. Non ha dubbi il successore di Angelino Alfano: “Bisogna aggiornare la normativa disciplinare” per neutralizzare le dichiarazioni delle toghe alla stampa che “Spesso si lasciano andare a giudizi di valore, espressioni pesanti e irriguardose”. Di più: il loro linguaggio “trascende dai doveri funzionali e dai principi etici introducendo giudizi di valore, espressioni pesanti e irriguardose, allusioni che denotano precise prese di posizione. E comunque non c’è traccia di compostezza e sobrietà che, invece, secondo il comune sentire, si auspicano connesse alla figura del magistrato”. È un fiume in piena, il ministro: “Alcuni comportamenti, in astratto intrinsecamente rilevanti sul piano disciplinare – come desumibile dal loro inserimento nel codice etico dei magistrati – restano privi di una adeguata sanzione”. Quindi invoca un giro di vite: “Occorre perseguire quelle pubbliche manifestazioni del pensiero dei magistrati evidentemente esorbitanti dai doveri di equilibrio, dignità e misura, di cui parla il codice etico nonché di correttezza e riserbo da ritenersi principi validi e auspicabili della condotta del magistrato anche al di fuori dell’esercizio delle funzioni giudiziarie”.

E pensare che poco prima Nitto Palma aveva invocato la pace fra poteri dello Stato: “Bisogna fare uno sforzo comune per allentare la tensione tra politica e magistratura. Bisogna agire per invertire la tendenza e avviare subito un rapporto di pacificazione tra le istituzioni”. Il ministro ha fatto anche una promessa su un punto ignorato da Alfano: colmeremo “Il vuoto normativo” per regolamentare l’entrata in politica (e l’uscita) dei magistrati. Proprio al Csm giace una proposta firmata dall’ex consigliera Ezia Maccora. Poi, sorvolando sulle leggi ammazza processi e che vogliono mettere il bavaglio alla stampa, elenca i suoi punti programmatici per la Giustizia: “Revisione delle circoscrizioni giudiziarie, depenalizzazione e velocizzazione del processo penale, senza intaccare le garanzie dei cittadini”. Il vicepresidente, Michele Vietti, di fronte al Guardasigilli critica la politica della maggioranza sulla giustizia: “Vi sono state una serie di iniziative legislative per lo più, come ha rilevato lo stesso Presidente della Repubblica, incompiute, settoriali e di corto respiro, proposte di volta in volta per tentare di risolvere problemi difficilmente riconducibili agli interessi generali e alla coerenza del sistema”. Come la riforma costituzionale “orientata a riformare la magistratura, piuttosto che a incidere concretamente sul funzionamento della macchina giudiziaria”. Vietti, poi, rincara la dose e parla di “interventi con le gambe corte”, riferendosi a quanto fatto dal governo dal 2008 a oggi. “Taluni di questi interventi li vediamo, con preoccupazione, ancora all’ordine del giorno del Parlamento, come il cosiddetto processo lungo e/o breve”.

Quanto al ddl intercettazioni, Vietti ha espresso l’auspicio che si trovi “un punto di equilibrio fra le esigenze da tutelare” . Tra i consiglieri più critici rispetto al discorso del ministro, e della politica sulla giustizia, sicuramente Vittorio Borraccetti, togato di magistratura democratica: “Persiste un atteggiamento di ostilità nei confronti della magistratura e una volontà di ridurre l’incisività della funzione giudiziaria. Ne sono prova alcuni provvedimenti in discussione, come la prescrizione breve (che riduce in modo irrazionale i già limitatissimi termini di prescrizione che non hanno pari in tutto il mondo), il processo lungo e le intercettazioni telefoniche che, mossi da finalità contingenti e particolari, perseguono l’indebolimento della tutela della legalità. Lei, ministro, ha parlato di necessità di pacificare le istituzioni. Ebbene, la magistratura non è mai stata in guerra con nessuno . È stata oggetto di una perdurante azione di delegittimazione. Se non cessano questa azione e il tentativo di ridurre l’incisività della funzione giudiziaria, nessun miglioramento della giustizia è possibile”.