lunedì 24 ottobre 2011

La vignetta di Vauro.



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La riforma delle pensioni.



Il governo, nella persona del premier, vuole portare l'età pensionabile a 67 anni. 
Succederà, pertanto, che chi ha già iniziato a lavorare a 20 anni, andrà in pensione con 47 anni di anzianità, chi comincia a 40, con soli 27 anni. 
Vabbè, direte voi, chi va in pensione con 47 anni percepirà una pensione pari all'80% dello stipendio, chi ci andrà con 27 ne percepirà poco più della metà. 
Ma non sarebbe più logico stabilire un tetto di anni di servizio per l'accesso alla pensione? Stabilire per tutti un'età pensionabile è deleterio, costringerebbe le "famiglie" delle quali tutti parlano a sproposito, a non curarsi non solo dei figli, ma neanche dei nipoti! 


Ma tant'è, come al solito, per porre argine alle proprie follie, il governo se la prende con chi non ha nessuna colpa, ma fa numero. 


Durante la vita lavorativa, il lavoratore versa nelle casse dell'INPS una quota mensile per assicurarsi la vecchiaia; se in queste casse la politica mette mano per attingervi e pagare cifre spropositate per i propri vitalizi, per le pensioni di vecchiaia, per la cassa integrazione e, nel frattempo, non c'è un adeguato gettito che possa garantire la sostenibilità dei prelevamenti effettuati, è chiaro che si va a sbattere la faccia contro un muro. Innalzando l'età pensionabile non si fa altro che allontanare nel tempo il verificarsi del punto critico del non ritorno quel tanto che basta a dar respiro a questo governo di incapaci ed incompetenti. 


Non che i precedenti governi si siano dimostrati più adeguati, ma questo li batte tutti alla grande. 


Con questa manovra non si aggiusta assolutamente nulla, le pensioni dei nostri figli e dei nostri nipoti restano ugualmente un punto interrogativo, si allontana solo nel tempo il pericolo del fallimento totale dell'INPS.



A TE' CHE FAI FINTA DI GOVERNARE E PERCEPISCI 30.000 EURO AL MESE.



FATTI UN ESAME DI COSCIENZA E DOMANDATI SE RIUSCIRESTI A VIVERE CON 300 EURO DI PENSIONE SOCIALE....TE LO SEI CHIESTO ??...BENE....ORA VERGOGNATI


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Berlusconi paga il congresso di Domenico Scilipoti ma pretende donne in minigonna e tacchi a spillo.





Domenico Scilipoti è diventato ormai il simbolo della degradazione umana, politica e culturale della casta italiana.
Ieri il Cettolaqualunque siciliano, cui restano ancora misteriose le qualità e le motivazioni per le quali è stato scovato dal nulla da Antonio Di Pietro e portato in parlamento,  ha celebrato il congresso fondativo dell'ennesimo partito di cui nessuno in Italia avverte la necessità, se non lui stesso e il suo conto corrente bancario.
Un tempo transfughi e voltagabbana avevano la decenza di nascondersi, i Clemente Mastella di turno scomparivano sotto i colpi dell'indignazione trasversale dell'opinione pubblica, oggi sbandierano ai quattro venti la loro ignoranza e la loro voracità: oggi addirittura Scilipoti vuol fondare su queste basi addirittura un partito.
 Un congresso di partito che - forse proprio per questo - non solo sfugge alle liturgie e alle rappresentazioni tradizionali della partitocrazia della Prima Repubblica, ma assomiglia più ai festini e ai bunga-bunga di Arcore.
Probabilmente Gianpaolo Tarantini non avrebbe saputo fare di meglio.
Nella sua conclamata generosità Berlusconi ha pagato l'organizzazione dell'evento, dettando però la linea da seguire.
No. Non la linea politica, quella è un orpello secondario facile da tirar fuori, con un bell'impasto di qualche quintale di luoghi comuni, una tonnellata di retorica, chili e chili di bugie e una spruzzata di cristianità.
In cambio dell'assegno di qualche decina di migliaia di euro (l'assegno è metaforico, lui paga in contanti: le avete mai viste o utilizzate le banconote da 500 euro? dubito, le hanno coniate appunto solo ed esclusivamente per questi affari in nero di lor signori), ha preteso di poter dar sfogo anche in tale occasione al suo repertorio di perversioni maniacali, a suon di giovani ventenni in minigonna e tacchi a spillo (alcune sono nella foto qui allegata= e allegre barzellette.
Fuori il mondo va a puttane. Ma anche lì dentro non ci scherzano.