mercoledì 26 ottobre 2011

Da domani, tutti a pranzo alla mensa del Senato della Repubblica.



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Varese, alla scuola bosina un "dono" di 800mila euro.




VARESE La sede della scuola bosina di Masnago (Foto by varesepress/genuardi)




VARESE Lo Stato taglia ma non sempre. Nel caso della scuola bosina non è tempo di sacrifici. Anzi, è vero il contrario perché grazie alla Legge Mancia, lo strumento con il quale i parlamentari, dei diversi schieramenti, finanziano enti ed associazioni, è arrivato un cospicuo contributo - 800mila euro nell'arco di due anni -  finalizzato alla ristrutturazione e all'ampliamento dell'istituto fondato nel 1998 da Manuela Marrone, moglie del Senatur. L'impegno dei senatori leghisti ha dato i suoi frutti. Ma, anche all'interno della maggioranza qualche mal di pancia deve esserci stato se è vero che ieri «Il Giornale» ha titolato in prima pagina sul «regalo» a lady Bossi confezionato proprio con quella legge che da anni è all'indice perché ritenuta lo strumento migliore per sovvenzionare le clientele locali e disperdere in mille rivoli il denaro pubblico.
«Se avessi avuto quegli 800 mila euro a disposizione per il territorio – dice Paolo Rossi, senatore del Pd – non li avrei dati ad una struttura privata e sicuramente non alla scuola Bosina». Non perché lì si lavori male, ha precisato il democratico, ma perché è bene che soldi che arrivano dal pubblico e che la legge mette a disposizione di chi li amministra restino nel pubblico. Rossi avrebbe privilegiato le opere pubbliche che in questo periodo soprattutto, gli enti locali faticano a finanziare: «I comuni grandi e piccoli ne hanno bisogno, ma soprattutto quelli piccoli e piccolissimi che si trovano senza niente: pensiamo a cosa potrebbero fare con una cifra del genere. Anch'io avevo avuto a disposizione 260 mila euro e li avevo divisi tra un'opera a Gorla per il fotovoltaico e una a Laveno per le fognature».
«Non è stato un dono dello Stato a Lady Bossi - spiega il senatore leghista Fabio Rizzi – ma un regalo dei senatori della Lega alla nostra scuola. Ce lo permette il famoso “decreto marchette”, che si può discutere quanto vogliamo, ma ci ha permesso di avere i finanziamenti che avevamo bisogno». Oltre alla sistemazione strutturale dell'edificio, serviranno a far partire la scuola superiore. «Siamo già in fase avanzata, sarà un liceo linguistico». «Toccate tutto ma non la nostra scuola», dice il presidente della Provincia Dario Galli che fa parte del Cda: «Garantisce il prescuola, il doposcuola e il trasporto in città, servizi che nessun'altra paritaria riesce a dare e stando in piedi praticamente con le proprie gambe. Nonostante questo riusciamo a tenere un prezzo mediamente più basso». Sono poco meno di 250 euro al mese. «Capisco che in questo momento la Lega sia forte e l'editore de “Il Giornale” debole, ma dovrebbero cercare di prendere esempio dalle nostre eccellenze invece di attaccarle con questi mezzucci».
Francesca Manfredi



http://www.laprovinciadivarese.it/stories/Cronaca/143293_varese_alla_scuola_bosina_un_dono_di_800mila_euro/

Rai, debiti in prima fila.



Lorenza Lei, direttore generale della Rai.
Lorenza Lei, direttore generale della Rai

Conti in rosso: i fornitori attendono 850 milioni di euro.
di Renato Stanco


I più ottimisti, o meno pessimisti a seconda dei punti di vista, sostengono che a essere a rischio sono le tredicesime dei dipendenti Rai, anche se il direttore generale Lorenza Lei ha rassicurato dicendo che «i soldi ci sono».
Ma le malelingue, quelle a cui non è andato affatto giù il cospicuo aumento concesso dal Consiglio d'amministrazione a Lei, peraltro su sua precisa richiesta, che ora guadagna circa 500 mila euro all’anno, dicono che a novembre i fornitori di Viale Mazzini non posso essere pagati.
E mentre il presidente della Rai Paolo Garimberti ha sostenuto martedì 25 ottobre che al Tg3 esiste «un problema», nelle casse dell'azienda non c’è più un euro e gli ultimi rimasti sarebbero stati spesi per riportare Fiorello in Rai: circa 12 milioni per quattro serate il lunedì.
Ma al di là di Fiorello, ciò che preoccupa davvero il management della tivù pubblica sono i conti, sempre più in rosso.
STIPENDI: USCITE MENSILI PER 60 MILIONI. Ogni mese, per pagare gli stipendi se ne vanno fra i 55 e i 60 milioni, senza considerare gli oneri sociali e gli accantonamenti per le liquidazioni. Considerando che la Rai ha debiti commerciali per qualcosa come 805 milioni di euro, stando all’ultimo bilancio approvato a giugno, il rischio default a novembre è tutt’altro che un’ipotesi.
Del resto nel documento contabile era già tutto scritto: «Per quanto concerne il rischio di liquidità si evidenzia che il gruppo ha con il sistema bancario linee di affidamento a breve termine per un importo di circa 475 milioni di euro. È inoltre attivo un finanziamento di 220 milioni di euro nella tipologia stand by, con scadenza nel 2012, con un gruppo di banche. Il complesso degli affidamenti è sufficiente a coprire i periodi di massimo scoperto, seppure la procedura di liquidazione dei canoni da parte del ministero dell’Economia attraverso quattro rate posticipate possa generare tensioni nel caso di ritardi significativi».
Tradotto significa che siccome i soldi del canone, che non vengono pagati direttamente alla Rai, ma transitano attraverso il Fisco, arrivano poco per volta, allora la tivù pubblica si fa anticipare i liquidi dalle banche. Da qui la presentazione da parte della Rai al ministero dello Sviluppo economico della cambialona per ottenere i soldi arretrati del canone.

Dai 102 milioni di euro del 2005 al saldo negativo in cinque anni

Ma come ha fatto un’azienda che ancora nel 2005 non aveva un euro di debiti con gli istituti di credito, e anzi disponeva di 102 milioni liquidi in banca, e che fino al 2009 mostrava ancora un saldo finanziario netto attivo, a ritrovarsi invece ora con una posizione finanziaria netta negativa per ben 150 milioni, come risulta dai conti 2010?
Prendiamo la voce del personale, tanto per fare un esempio. Nel 2010 la Rai ha pagato 13.295 stipendi, con una diminuzione di 57 unità, come risultato di 174 uscite di impiegati a tempo determinato, bilanciate da ben 117 assunzioni a tempo indeterminato.
AUMENTO DEL PERSONALE. Il personale in organico è ancora aumentato: da 11.387 a 11.402 unità. Il costo, ormai stabilmente sopra il miliardo l’anno, è salito ancora di qualche milioncino. E comunque alla Rai lavora circa il doppio della gente impiegata a Mediaset. Che ha anche un fatturato maggiore, pur senza considerare la consociata spagnola (Telecinco) e tenendo presente invece che l’azienda pubblica ha la radio, di cui il suo concorrente privato è sprovvisto.
I giornalisti sono 2.019, nove in meno rispetto al 2009. Ma quelli assunti fissi sono 1.675, 12 in più. Eppure, con tutto questo personale a disposizione, le produzioni sono incredibilmente affidate quasi tutte all’esterno.
Nel 2010 soltanto il costo dei «servizi per acquisizione e produzioni programmi» da altre aziende è ammontato a 242,6 milioni.
Lei, dalla poltrona di direttore generale, ha promesso per il 2011 il pareggio di bilancio.
Auguri, in attesa di vedere cosa può portare Fiorello ai conti della Rai.


Mare di fango su Liguria, il maltempo fa 9 vittime. Morto anche volontario.





7 morti nello spezzino, 2 in Toscana. Interrotte strade. Danni a viabilita' per oltre 25 mln euro.


Sale ancora il bilancio delle vittime provocate dal maltempo che ha colpito la Liguria e la Toscana. Sono nove i morti accertati fino ad ora, sette in provincia di La Spezia e due ad Aulla, nella Lunigiana, ma il timore è che con il passare delle ore peggiori ancora quello che sta ormai assumendo i contorni di un vero e proprio bollettino di guerra. All'appello mancano infatti ancora alcuni dispersi, almeno cinque in Liguria. La maggior parte delle vittime a Borghetto Vara, nello Spezzino, dove sono stati già recuperati quattro cadaveri travolti dall'acqua e dal fango che qui ha fatto anche crollare una casa. Incalcolabili i danni provocati dall'ondata di maltempo, che ha spazzato via strade e ponti e provocato frane e allagamenti.
Ancora chiuse le autostrade A12 e A15, ferma la ferrovia in Liguria, che non riaprirà prima di domenica. E sempre in Liguria sono isolati Pignone, Brugnato, Carrodano, Sesta Godano e Rocchetta, oltre alle Cinque Terre, dove i soccorritori si sono trovati di fronte una situazione che è stata definita "da Apocalisse". "Monterosso non c'é più", dice il sindaco di una delle perle delle Cinque Terre, Angelo Betta. Un volontario del paese, che ieri stava cercando di liberare i tombini, è stato trovato morto.
L'unità di crisi della Regione Liguria, che ha chiesto lo stato di emergenza, si sta recando lì in battello per rendersi conto della situazione, mentre continuano frenetiche le attività di coordinamento dei soccorsi da parte della Prefettura di La Spezia. Difficile anche la situazione a Vernazza, che è stata raggiunta via mare dalla capitaneria di porto, tratte in salvo tre persone, un cardiopatico e traumatizzati, mentre un battello arrivato da La Spezia sta iniziando l'evacuazione via mare, resa difficile dalle condizioni del porto, anche quello devastato. Sono sette o otto, invece, le frazioni dei paesi della Lunigiana rimaste isolate a causa del maltempo, che qui ha provocato due morti. Come in Liguria, vaste aree sono rimaste senza luce e senza acqua, con i collegamenti stradali interrotti, con le linee telefoniche saltate: in funzione un solo telefono satellitare attivato questa notte in un'area dove vivono 4-5 mila abitanti.
NAPOLITANO, TRIBUTI DOLOROSI A CAMBIO CLIMA - "Sono tributi molto dolorosi che purtroppo paghiamo ai cambiamenti climatici, non solo noi". Così il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, intervistato da La7, ha commentato le vittime del maltempo in Liguria. ''Ho sentito stamattina le notizie - ha affermato Napolitano - anche se già ieri sera c'era un allarme abbastanza elevato per le perturbazioni atmosferiche''. ''Purtroppo - ha aggiunto - non si è riusciti a impedire che ci fossero vittime umane. Mi pare che ora la situazione atmosferica stia migliorando. Sono tributi molto dolorosi che purtroppo paghiamo - ha concluso - ai turbamenti e ai cambiamenti climatici, non solo noi''.
GABRIELLI, PRIORITA' E' ASSISTENZA A POPOLAZIONE - "La priorità in questo momento è l'assistenza alla popolazione prima che scenda la notte e non si possa più intervenire". Lo dice il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, in una pausa del comitato operativo di Protezione civile. L'altro obiettivo primario, aggiunge, è quello di ripristinare "quanto prima i servizi essenziali: in alcune zone non ci sono energia elettrica, acqua, gas e le comunicazioni sono molto difficili".
L'ennesima alluvione con morti e dispersi, non fa altro che riportare a galla la questione principale: "C'é un problema di mancata prevenzione generale in un territorio troppo antropizzato, dove spesso non sono stati fatti interventi per la mitigazione dei rischi". Il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, ribadisce che certe situazioni emergenziali che interessano l'Italia non sempre sono figlie del caso. Ed inoltre ci sono poche risorse e i cittadini a volte adottano comportamenti sbagliati. La perturbazione che ieri ha colpito Liguria e Toscana, ad esempio, era stata ampiamente prevista e annunciata tanto che gli stessi centri funzionali delle due regioni avevano emesso un'allerta meteo poi recepito nell'avviso del dipartimento della Protezione civile. "Le previsioni sono state precise e puntuali, per quanto lo può essere una scienza che non è mai esatta - afferma Gabrielli - e dunque il sistema di allertamento ha funzionato. Bisogna quindi lavorare per migliorare l'informazione ai cittadini, che devono essere messi al corrente della situazione e dei rischi che corrono". Anche la popolazione, però, deve fare la propria parte. "Ho visto foto in cui compaiono persone con gli ombrelli sui ponti o lungo il greto dei fiumi - sottolinea il capo della Protezione civile - ma in quelle situazioni nessuno può prevedere quando arriverà l'ondata di piena. Dunque bisogna evitare qualsiasi comportamento a rischio". A tutto ciò, conclude Gabrielli, si aggiunge un altro problema, di non poco conto: la mancanza di risorse. "Non sono adeguate - ammette - e forse bisognerà aprire una volta per tutte una riflessione seria su questo problema".
LIGURIA - Secondo le ultime stime della prefettura di La Spezia, sono sei i morti accertati nello Spezzino e sei dispersi tra i comuni di Borghetto Vara, Monterosso e Vernazza. I sei morti, informa la Prefettura di La Spezia, sono tutti a Borghetto Vara, quasi mille abitanti nel Parco naturale regionale di Montemarcello-Magra, situato a circa 75 chilometri da Genova e a una trentina da La Spezia.
FERROVIA ANCORA FERMA, TECNICI AL LAVORO - Circolazione ferroviaria ancora bloccata, nel Levante ligure alluvionato. I tecnici delle Ferrovie, alcuni provenienti anche da Genova, lavorano senza sosta per rimuovere la frana che all'altezza di Vernazza, ha interrotto la linea in entrambe le direzioni, ma sui binari ci sono quattro metri di terra e fango. Imprecisati, al momento, i tempi per il ripristino della circolazione, che potrebbe restare interrotta almeno fino a questa sera. Unica eccezione un trenino che da questa mattina fa la spola, a velocità ridotta, su un solo binario riaperto tra Levanto e Monterosso.
RITROVATI VIVI TURISTI DISPERSI A VERNAZZA - Sono stati ritrovati vivi i due turisti stranieri scomparsi ieri a Vernazza, mentre infuriava l'alluvione che ha colpito il Levante ligure. Lo conferma la sala operativa regionale della Protezione Civile della Regione Liguria.
BLOCCATO IN AUTOSTRADA BUS SAVONA CALCIO - C'erano anche i giocatori del Savona calcio, formazione che milita nel campionato di Lega Pro, tra le persone rimaste intrappolate per tutta la notte sull'autostrada A12 interrotta a causa dell'alluvione che ha colpito il Levante ligure. "Abbiamo trascorso la notte in autobus", racconta al telefono Ninni Corda, l'allenatore della squadra che era diretta a Poggibonsi per la partita in programma oggi. "Abbiamo assistito a scene da Apocalisse - aggiunge - con auto aggrovigliate una sopra l'altra". Solo questa mattina i soccorritori sono riusciti a raggiungere la zona in cui si trova l'autobus, nei pressi del casello di Brugnato, e a portare i primi rifornimenti.
CROLLA CASA A PIGNONE,SI SCAVA TRA MACERIE - Sono due le case crollate a causa del maltempo in provincia di La Spezia. Oltre a quella di Borghetto Vara, dove tre persone sono morte e si cerca ancora un disperso, si scava tra le macerie anche a Pignone, dove una persona è stata estratta viva e altre tre sono ricercate. Ritrovati vivi i due turisti stranieri dispersi a Vernazza, sempre in provincia di La Spezia. Restano isolate alcune frazioni dell'entroterra e due delle Cinque Terre.
AL VIA SGOMBERO STRADE, MA FANGO AVANZA - Le ruspe dei vigili del fuoco hanno iniziato lo sgombero della strada invasa dal fango che porta al centro abitato di Brugnato, quello maggiormente danneggiato dall'alluvione di ieri. Nonostante due grandi ruspe al lavoro, il fango avanza sotto il ponte dell'autostrada dove la forza dell'acqua ha ammassato tronchi d'albero e auto trascinate dalla piena del fiume Gravegnola. In quel paese le persone si sono salvate arrampicandosi sui tetti. Una donna ha sfidato la forza del fiume a nuoto per raggiungere i suoi due bambini che si trovavano a casa della nonna.
AULLA, SOCCORSI: 'TUTTO IN POCHI MINUTI, ALLUCINANTE' - "Quello che è successo in pochi minuti è allucinante": così i responsabili della protezione civile regionale che sono intervenuti da ieri ad Aulla, uno dei centri più colpiti dal maltempo in Lunigiana dove sono stati due i morti. Ad invadere la zona sud della cittadina lunigianese è stata un'ondata d' acqua e fango con la tracimazione del fiume Magra. Complessivamente sono una cinquantina le famiglie evacuate. Trecento persone hanno trovato rifugio da ieri sera nel palasport di Aulla.
CINQUE SCIACALLI BLOCCATI DA CARABINIERI A AULLA - Cinque 'sciacalli' sono stati bloccati dai carabinieri ad Aulla, sorpresi a rubare nelle case e nei negozi sventrati dall'ondata di piena. Secondo quanto appreso si tratterebbe di stranieri. Uno di essi è stata sorpreso mentre aveva tra le mani la cassa di un negozio invaso dall'acqua e che l'uomo stava portando via.
ARRIVATI SUB POLIZIA PER INTERVENTI FIUME - Due equipaggi dei sommozzatori della Polizia di Stato si stanno preparando ad intervenire nel fiume Vara, ancora in piena, che ieri sera ha esondato isolando il paese di Brugnato. Secondo le prime informazioni i sommozzatori potrebbero cercare anche i corpi delle persone disperse e in particolar modo quello di un'anziana che, secondo le testimonianze, è stata trascinata via dall'acqua.
TOSCANA - La giunta regionale della Toscana, che si riunirà in seduta straordinaria nella tarda mattinata, delibererà un primo stanziamento di 2 milioni di euro per le zone della Lunigiana colpite dal maltempo. Lo riferisce una nota. Inoltre, il presidente Enrico Rossi, impegnato questa mattina a Roma per un incontro con il commissario europeo per la politica regionale Johannes Hahn, ha preso contatto con il responsabile della Protezione civile nazionale Franco Gabrielli e sarà ad Aulla nel pomeriggio per un incontro con le autorità locali e tutti coloro che sono impegnati nelle operazioni di soccorso.
Si è aperto con un minuto di silenzio in ricordo delle vittime del maltempo in Lunigiana e Liguria, la seduta del Consiglio regionale della Toscana. Il momento di raccoglimento è stato chiesto in apertura d'aula dal presidente Alberto Monaci che ha aggiornato l'Assemblea sullo situazione in atto rispetto a "un'ondata di maltempo", che è stata una vera e propria "esplosione meteorologica", che "ha messo a dura prova la nostra regione insieme alla Liguria, in particolare lo spezzino e la Lunigiana. Al momento ci sono cinque morti e la situazione ancora non è definita". Monaci ha annunciato che, come fatto per la strage di Viareggio e per il terremoto in Abruzzo, il Consiglio toscano interverrà con uno stanziamento, attingendo al proprio fondo di riserva, e con una legge ed hoc a breve. Da Monaci e l'Assemblea anche solidiarietà e vicinanza alle famiglie delle vittime e agli sfollati a causa del maltempo. In aula non sono presenti i consiglieri regionali provenienti dalla Lunigiana: Loris Rossetti (Pd), Paolo Marini (Fds-Verdi) e Jacopo Ferri (Pdl), rimasti nelle loro zone di provenienza per monitorare la situazione.
PRESIDENTE TOSCANA DICHIARA STATO EMERGENZA - Il presidente della Toscana Enrico Rossi ha dichiarato lo stato di emergenza regionale per il maltempo che ha colpito la Lunigiana (Massa Carrara). La giunta regionale, nel corso di una seduta straordinaria, ha poi stanziato 2 milioni di euro per una prima e immediata risposta per le attività di soccorso. I comuni con "situazioni di criticità" individuati dalla delibera sono Aulla, Bagnone, Filattiera, Fivizzano, Mulazzo, Pontremoli, Villafranca, Zeri.
LUNIGIANA: VIGILI FUOCO CON GOMMONI DA RAFTING - Hanno usato anche i gommoni da rafting, quelli che vengono utilizzati per le discese lungo le rapide dei fiumi, i vigili del fuoco del soccorso acquatico che sono intervenuti nelle zone della Lunigiana colpite dal maltempo insieme ai sommozzatori dei pompieri. E' stato con questi mezzi che sono riusciti a soccorrere diverse decine di persone rimaste intrappolate dalle acque soprattutto nella zona di Aulla, il centro tra i più colpiti della Lunigiana. Così come gli stessi gommoni, adatti alle manovre anche in presenza di forti correnti e per l'uso dei quali i pompieri sono stati addestrati, sono stati utilizzati per il recupero dei cadaveri della donna trovata morta in un'auto e dell'uomo trovato in uno scantinato.
STATO DI ALLERTA IN PROVINCIA DI PORDENONE
- Notte di maltempo e grande preoccupazione in provincia di Pordenone. Dalla mezzanotte di ieri sera a Piancavallo sono caduti 200 millimetri di pioggia, mentre a Barcis è stata chiusa al traffico la strada regionale 251 della Valcellina per lo straripamento del torrente Varma, facendo rimanere isolata la parte alta della valle, raggiungibile ora solo dal versante Veneto. Allagamenti anche ad Aviano, Maniago, Budoia, Polcenigo e nelle altre vallate. Numerose le chiamate ai Vigili del fuoco per l'acqua che ha invaso abitazioni e scantinati.

Il 65% delle anzianità va al Nord.


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"Ho finanziato destra e sinistra" Di Vincenzo fa i nomi dei politici. - di Giuseppe Pipitone.


Dalla Dc al Pci, da Forza Italia ai Ds, dai semplici assessori fino ai parlamentari. Ecco i verbali di Pietro Di Vincenzo, in cui l'ex presidente di Confindustria Caltanissetta racconta di aver elargito finanziamenti a decine di esponenti politici siciliani degli ultimi vent'anni:da Maira a Riggio, da Nicolosi a D'Acquisto, passando da Crisafulli e Cardinale.
di Giuseppe Pipitone 
Snocciolati in rigido ordine alfabetico ci sono tutti o quasi i politici siciliani degli ultimi tempi: dalla Dc al Pci, da Forza Italia ai Ds, dai semplici assessori fino ai parlamentari. Sembra quasi una sorta di nomenclatura trasversale degli esponenti pubblici degli ultimi vent’anni quella che l’ex presidente di Confindustria Caltanissetta, Pietro Di Vincenzo ha recitato davanti ai magistrati della Dda nissena. Di Vincenzo, costruttore edile, è imputato  per riciclaggio, estorsione ed intestazione fittizia di beni, dopo che nel giugno del 2010 era stato arrestato dal Gico della Guardia di Finanza.

A casa sua venne trovata una lista dettagliata di esponenti politici e una annotazione di servizio del Gico ai superiori contenente l’elenco dei beni dell’imprenditore da sequestrare. Nei due interrogatori del 6 e 11 agosto dello stesso anno Di Vincenzo racconta che quel documento delle fiamme gialle gli era stato consegnato in anticipo dal suo confessore don Pippo Macrì. In più conferma al procuratore aggiunto Amedeo Bertone e al sostituto Giovanni Di Leo di aver finanziato molti dei politici siciliani tra quelli appuntati nel “pizzino” trovato a casa sua  “La politica – racconta il costruttore - faceva da copertura con la pubblica amministrazione per consentire la realizzazione dei pubblici appalti conseguiti dalle mie società, perché essa interveniva sulla burocrazia”.
Lui lo chiama "il costo della politica" ma non è altro che  un lungo elenco che   parte addirittura da Severino Citaristi, storico segretario amministrativo della Dc ai tempi di Tangentopoli. In mezzo una pletora di politici della prima e della seconda repubblica a cui Di Vincenzo racconta di aver versato finanziamenti a vario titolo. Tra i beneficiari ci sarebbero l’attuale presidente dell’Enac Vito Riggio, il vice presidente dell’Antimafia siciliana Rudy Maira (Pid),  l’ex deputato di Forza Italia Ugo Grimaldi, e ben quattro ex presidenti siciliani dello scudocrociato:Rino Nicolosi, Mario D’Acquisto, Vincenzo Leanza Matteo Graziano.

Di Vincenzo avrebbe avuto ottimi rapporti anche con la sinistra. Dal Pci dell’onorevole Sanfilippo - che avrebbe distribuito il contante a tutti gl’altri parlamentari  - fino agli esponenti del Pd Mirello Crisafulli e Beppe Lumia. Riguardo al denaro “donato” all’ex presidente della commissione Antimafia, l’imprenditore, già processato e assolto in appello per mafia in  passato, racconta che durante la costruzione dell’impianto di depurazione di Carini, venne avvicinato dal presidente del consorzio Asi, tale Tomasello, che gli chiese denaro da corrispondere all’onorevole Lumia. Circa 100 milioni di lire dell’epoca. “Conoscevo personalmente Lumia – spiega Di Vincenzo ai magistrati - che aveva avuto parola d’apprezzamento nel consiglio comunale di Gela, l'ho incontrato a Roma un mese dopo all’edicola di piazza Argentina e ho capito che il denaro era arrivato a lui”.
Ma l'esponente politico maggiormente finanziato dall’imprenditore sarebbe invece Salvatore Cardinale, ex Ministro delle Comunicazioni di D’Alema, a cui Di Vincenzo avrebbe fornito una sorta di “protezione ad ombrello” ovvero una “protezione a 360 gradi” indipendentemente dal ruolo politico di Cardinale, visti i rapporti personali che li legavano. Addirittura quando Cardinale era Ministro, Di Vincenzo fece un investimento in una società leader del nuova telefonia UMTS, considerato all’epoca “l’affare del secolo”. Investimento che però si rivelerà infruttuoso.
I rapporti del costruttore edile con il mondo della politica sono continui e di vario tipo: ad alcuni paga i manifesti, ad altri finanzia la campagna elettorale, ad altri ancora regala denaro. Elargizioni effettuate grazie a fondi neri che l’imprenditore nisseno cataloga in libri contabili con nomi in codice che si riferiscono ad i vari esponenti politici.
Tutto questo affinchè i politici premessero sui dipendenti della pubblica amministrazione per agevolare la ditta Di Vincenzo nelle operazioni burocratiche durante i lavori degli appalti vinti. “Il ministro o l'uomo politico trasmette un messaggio positivo alla burocrazia da quel momento il contratto anzichè impiegarci  8 mesi per essere stipulato si stipula subito” spiega Di Vincenzo, assistito dall'avvocato Gioacchino Genchi che per ricostruire la storia delal Tangetopoli siciliana degli anni '90 ha chiamato come testi della difesa il collaboratore di giustizia Antonino Giuffrè e gli ex ufficiali del Ros Mario Mori e Mauro Obinu.


Tassare le rendite finanziarie. L’Europa chiama, ma l’Italia tace. - di Matteo Cavallitto.


La necessità di introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie è stata ribadita a livello europeo. Per questo il silenzio italiano stona sempre di più. Domani gli attivisti di Zerozerocinque manifesteranno a Roma
Nello scorso mese di febbraio si erano presentati una prima volta davanti a Montecitorio con un’intenzione ben precisa: richiamare l’attenzione del Governo sul tema della Ttf, quella tassa sulle transazioni finanziarie che i leader dell’eurozona Merkel e Sarkozy avevano ormai inserito nell’agenda delle riforme. Qualcuno si era vestito da Robin Hood, in ossequio all’ormai diffuso soprannome dell’imposta. Qualcun altro aveva indossato la maschera del premier, rigorosamente sorridente. Altri, infine, avevano inscenato un simbolico tiro alla fune tra società civile e speculatori, nella metafora di un balletto contabile tradottosi dallo scoppio della crisi a oggi in un flusso di fondi salva-finanza stimato in non meno di 13 mila miliardi di dollari (dei contribuenti). A otto mesi di distanza, gli attivisti della Campagna 005 concederanno domani una replica dell’iniziativa (la terza dopo quella datata giugno scorso) con i medesimi obiettivi e i medesimi argomenti. Ma questa volta il valore simbolico dell’evento, in programma (salvo pioggia) a piazza Vidoni, a Roma, a mezzogiorno potrebbe essere decisamente superiore. E così, in vista del super vertice Ecofin, rimandato oggi a data da destinarsi, la tormentata questione Ttf rischia seriamente di trasformarsi nell’ultima cosa di cui il governo può avere bisogno: l’ennesimo imbarazzo diplomatico da scontare in sede Ue.

E sì, perché la proposta di introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie, sulla quale il governo non ha ancora espresso una posizione ufficiale, continua a conservare il suo spazio nei programmi a breve, brevissimo termine di Francia e Germania. Chi ha potuto visionare in anteprima la bozza delle conclusioni del Consiglio europeo di domenica, tra gli altri Il Sole 24 ore, assicura che Germania e Francia non hanno cambiato idea. La Ttf, sostengono i leader europei, dovrà essere necessariamente introdotta, se non altro per un’esigenza di breve termine: quella della “raccolta fondi”. All’ampliamento del fondo salva Stati si affiancherà ora un ulteriore esborso da 100 miliardi di euro da destinare alla ricapitalizzazione delle banche. Lo stato dei conti pubblici, nel frattempo, preoccupa un po’ ovunque. Rimarcando la necessità di nuove entrate che, possibilmente, non penalizzino ancora una volta l’economia reale. Per questo, dunque, Parigi e Berlino proseguono sulla stessa linea. Il problema, tuttavia, è che qualcuno si ostina a non seguirli.

“Mentre in tutta Europa si discute di questa proposta, spicca ancora oggi il silenzio dell’Italia”, spiega Andrea Baranes, portavoce della campagna. “Invece di aumentare l’IVA, imposta regressiva e che deprime i consumi, cos’altro sta aspettando il nostro governo per schierarsi da subito e con convinzione in favore della tassazione delle transazioni finanziarie?”. Il silenzio, in realtà, non è stato assoluto. Interpellato sulla questione più di un anno fa, Berlusconi ha parlato addirittura di “proposta ridicola”, vantandosi al tempo stesso del suo personale impegno per bloccarne l’introduzione in sede Ue. Solo che nel frattempo il contesto è cambiato. Francia e Germania hanno incassato il sostegno di molti altri Paesi membri riuscendo, se non altro in termini di principio, a mettere d’accordo tra gli altri Portogallo e Finlandia, notoriamente collocati agli antipodi del dibattito sull’eurocrisi.

A esprimere netta contrarietà, a oggi, soprattutto Svezia e Gran Bretagna e, tra le grandi economie dell’eurozona la sola Olanda per la quale, sottolineano tuttavia alcune indiscrezioni provenienti dall’Ecofin, si farebbe anche strada l’ipotesi di un ripensamento. L’Italia, dal canto suo, non ha espresso ulteriori prese di posizione.

Ma quanto peserebbe una simile tassa sull’economia europea? I conti sono opinabili ma gli studi non mancano. Tre anni fa il Center for Economic and Policy Research di Londra (Cepr) ipotizzò che un’aliquota dello 0,1% avrebbe permesso alle casse statali di Ue e Nord America di incassare oltre 630 miliardi di dollari in un anno. L’anno scorso, l’economista austriaco Stephan Schulmeister, si concentrò invece sui dettagli della proposta europea. Un’imposta dello 0,05% applicata nel vecchio continente permetterebbe di raccogliere ogni anno circa 350 miliardi di dollari. Quanto all’Italia, le stime appaiono particolarmente complicate. Di recente, la società di consulenza 99 Partners Advisory di Parigi ha ipotizzato la cifra di 12 miliardi di euro per la sola Francia. Sollecitata dai promotori della campagna, la stessa società ha abbassato la stima a 10 miliardi per l’Italia anche se la cifra rischia di essere sopravvalutata visto che il nostro mercato finanziario è notoriamente poco sviluppato rispetto a quello delle altre principali economie europee. Ciò non toglie tuttavia che anche un forte ridimensionamento delle stime potrebbe comunque non intaccare il giudizio di convenienza dell’operazione rispetto ad altri provvedimenti fiscali (l’aumento dell’Iva al 21% dovrebbe garantire entrate per poco più di 4 miliardi ma solo a partire dal 2012).

I critici della Ttf ridotta alla sola Europa sottolineano il pericolo di una fuga delle operazioni finanziarie al di là dell’Atlantico (Londra, Wall Street, o magari i paradisi naturali e fiscali dei Caraibi), evento, quest’ultimo, che avrebbe un impatto negativo sulla liquidità del mercato continentale. Eurolandia, tuttavia, sembra aver fatto prevalere una posizione diversa. L’ipotesi evocata è quella di tassare le transazioni alla fonte, ovvero di caricare l’imposta direttamente in base alla residenza di chi compie l’operazione, senza cioè tenere conto del luogo in cui la transazione viene materialmente effettuata. In questo modo, si sostiene, sarebbero scongiurate tanto le fughe dei capitali quanto l’evasione fiscale stessa. Facile, in caso di approvazione del provvedimento, che la scelta dei regolatori cada proprio su questo tipo di approccio decentrato.



Silvio chiede un ultimo patto a Umberto: "Evitami la figuraccia e a marzo si vota


Lo stallo sulle misure chieste dalla Ue e la trattativa sulle pensioni. Il Senatur vuole andare alle urne con i porcellum. L'ombra di un esecutivo tecnicodi FRANCESCO BEI

ROMA - Un patto per sopravvivere fino alla fine dell'anno. Dopo una giornata di trattative al limite della rottura, Berlusconi e Bossi ritrovano un'esile intesa per evitare  le dimissioni e  un governo tecnico. È un patto segreto. Un patto che garantisce a entrambi qualcosa. Il premier ottiene così di accelerare l'andata in pensione a 67 anni, dando in pasto ai partner europei un assaggio di riforma. In cambio il prezzo da pagare è alto: l'accordo prevede le sue dimissioni tra dicembre e gennaio e le elezioni anticipate nel 2012.

"Evitami la figuraccia a Bruxelles - è stato il discorso fatto dal cavaliere nel breve incontro a quattr'occhi con il Senatur - e io ti prometto che si va a votare a marzo. Con il Porcellum". Appunto, la "Porcata" di Calderoli. L'arma che il capo dei leghisti continua a considerare vitale per il suo partito. E per tenere a bada la fronda interna. A cominciare da Roberto Maroni.

L'azzardo resta comunque altissimo dato che il Cavaliere si presenterà oggi a Bruxelles senza un asso nella manica, senza quell'abolizione delle pensioni d'anzianità promessa soltanto tre giorni fa al termine del Consiglio europeo. Un rischio enorme, di cui è ben consapevole il capo dello Stato. Napolitano ha infatti ricevuto intorno all'ora di pranzo da Gianni Letta una prima bozza della lettera di intenti che Berlusconi porterà oggi con sé in Belgio, ma quello che vi ha letto non deve averlo tranquillizzato affatto.



Nel governo riferiscono infatti che il Quirinale l'ha giudicata del tutto "insufficiente" rispetto alle richieste. Solo titoli, nulla di concreto. Nel governo è così scattato l'allarme rosso per le conseguenze di una possibile nuova bocciatura europea, che a questo punto non potrebbe che avere effetti pesanti anche sul mercato del debito e sullo spread. 

Il caos è tale che nel pomeriggio, in ambienti di governo, si ipotizza persino un clamoroso forfait del premier, che sarebbe pronto a disertare il vertice europeo. Una voce subito smentita da Paolo Bonaiuti, ma che rende bene il livello di fibrillazione raggiunto dalla maggioranza.

È Umberto Bossi, nel lungo vertice di ieri, a mettere il premier di fronte alla gravità della situazione: "È chiaro che hanno deciso di farti fuori. La regia è di Draghi: si stanno muovendo per sostituirti non l'hai capito? Se tocchi le pensioni noi rompiano e quelli ti fanno subito un governo tecnico. Dobbiamo invece arrivare insieme fino a gennaio". Parole che fanno breccia nel premier, portando la tensione ai massimi livelli. "Umberto - replica il premier - io ho preso impegni vincolanti domenica, un segnale sulle pensioni lo dobbiamo dare assolutamente".

Così, sulle convenienze reciproche, matura l'accordo segreto. Un passo obbligato, dal punto di vista del Carroccio, perché Bossi continua a ripetere ai suoi che "ogni giorno che passiamo al governo perdiamo voti". Le elezioni sono l'unica via d'uscita. Del resto anche Berlusconi ormai è consapevole di non avere più benzina nel motore. Deve vedere approvata la legge sul processo breve per terminare il processo Mills, poi sarà pronto per tuffarsi in una nuova campagna elettorale. Da candidato premier.

Andare avanti in questo modo è diventato impossibile. E a pesare non c'è soltanto lo scontro con Bossi. Anche l'atteggiamento del ministro dell'Economia è tornato nuovamente sotto la lente d'ingrandimento. "Non capisco - si è lamentato Berlusconi con un ministro - che partita stia giocando Tremonti. Mi dicono che sta dicendo in giro che il vero problema sono io, la mia credibilità, qualunque cosa portiamo in Europa".

A colpire il premier è stato anche l'annuncio fatto sabato a Bruxelles dal ministro dell'Economia di un piano "Euro-Sud". Piano che non sarebbe stato discusso preventivamente con palazzo Chigi e di cui Berlusconi non sapeva nulla. Lo stesso Tremonti, quando un collega del Pdl gli ha chiesto cosa pensasse della situazione, non ha nascosto la sua sfiducia sulla possibilità di uscirne, addossando al premier la responsabilità del caos. Con una citazione d'antan di Amintore Fanfani: "Chi ha fatto la frittata ora se la mangi".