martedì 1 novembre 2011

La vergogna delle auto blu-blu. - di Fabio Cavalera

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In Italia circolano 72 mila auto blu: il dato ufficiale basta consultarlo sul sito del Formez che ha compiuto il monitoraggio per conto del ministero della pubblica amministrazione. Numero sbalorditivo ma il bello deve ancora venire.
Già, perchè si scopre che la nostra burocrazia è riuscita a catalogare le auto di servizio in tre gruppi: le "auto blu-blu" (proprio così, due volte blu) che sono quelle di rappresentanza politico-istituzionale  "a disposizione di autorità e alte cariche dello Stato e delle amministrazioni locali", poi le "auto blu"(una sola volta blu) che sono quelle a disposizione dei "dirigenti apicali" (testuale), infine le "auto grigie" adibite, dice la relazione del Formez, ai "servizi operativi". Gli addetti sono 35 mila (di cui 14 mila autisti), la spesa per il personale è di 1,2 miliardi di euro all'anno. La spesa di gestione di di 350 milioni di euro che, sommando gli ammortamenti, diventa di 650 milioni. C'è poco da commentare, basta una parola: vergogna.
E nel Regno Unito? Occorre una premessa: le auto di servizio vengono gestite da un'authority che dipende dal ministero dei trasporti e si chiama "Government Car and Despatch Agency". In pratica, se un dipartimento ha bisogno di un'auto blu deve rivolgersi e farne richiesta all'Agenzia. Ecco i numeri ufficiali (anche in questo caso consultabili facilmente sul sito della "GCDA" oltre che governo): al 31 marzo 2010 le auto blu in dotazione ai ministeri erano 78, il parco auto era complessivamente di 261 nel 2010, sceso a 195 nel 2011. Per parco auto s'intendono le vetture "blu-blu" (usiamo la terminlogia italiana e non quella britannica che si limita a un sobrio "ministerial cars") e le vetture "blu" e "grigie", utlilizzate per i servizi (ad esempio trasporto documkenti e posta). Gli addetti sono 239 e il costo complessivo è di circa 7 milioni di sterline.
Ammettiamo pure che alla statistica sfuggano le auto di rappresentanza della famiglia reale (che sono 8). Ammettiamo che ne sfuggano pure quelle dei magistrati dell'Alta Corte e dei sindaci delle maggiori città. Nonostante tutto il raffronto fra Roma e Londra (sulle auto blu-blu) è imbarazzante. E poi ci sorprendiamo se scivoliamo sempre più giù..

Il referendum greco affonda le Borse Italia sorvegliato speciale, vola lo spread.




Il differenziale di rendimento tra Btp decennali e i bund tedeschi vola al record di 450 punti base. Georges Papandreou annuncia un voto popolare sugli aiuti da Atene e rallenta il processo d'aiuti.


MILANO - Seduta in profondo rosso per le Borse europee e Usa. E' un clima di vendite da panico, soprattutto dopol'annuncio del primo ministro greco 1Georges Papandreou 2: la Grecia voterà con un referendum sull'accordo europeo per il salvataggio del Paese. Se vincessero i no, il Paese andrebbe in defualt mettendo in crisi l'euro. "E' una mossa politica, non certo da statista. E i mercati pagano" dice Giovanni Landi 3, senior partner di Anthilia, che aggiunge: "Di fronte a comportamenti irrazionali è impossibile prevedere le mosse degli investitori". E Atene chiude la seduta cedendo il 6,92%. Secondo l'agenzia di rating Fitch, il referendum rappresenta una minaccia per la stabilità finanziaria dell'Eurozona, mette a repentaglio la "vitalità" stessa dell'euro. "Non si può escludere un default della Grecia nel caso in cui i cittadini greci votassero no", ha confermato il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker parlando alla radio Rtl. Per affrontare la situazione il presidente francese Nicolas Sarkozy e la cancelliera tedesca Angela Merkel "hanno deciso di ritrovarsi a Cannes mercoledì 2 novembre nel pomeriggio, per una riunione di consultazione con le istituzioni europee e il Fmi, oltre che per una riunione con le autorità greche". Nel pomeriggio, intanto, Angela Merkel ha telefonato al premier greco Papandreou.

"Impossibile sapere quando si placherà la volatilità" 4 spiega Giulio Casuccio responsabile gestioni quantitative e ricerca di Fondaco: "In questo contesto difendersi è difficile". Anche perché le vendite sono pesanti. Tra le Piazze europee Francoforte cede il 5%, Parigi il 5,24% e Londra il 2,37%. Maglia nera del Vecchio continente Milano che sprofonda del 6,80%. Piazza Affari non registrava perdite così pesanti dall'ottobre 2008, nel pieno della crisi dei mutui subprime. In una sola seduta bruciati 22 miliardi di euro e in tre sedute negative, azzerati i guadagni di ottobre. Nella cronistoria delle peggior performance registrate, a partire dal 1997, sono soltanto tre i risultati peggiori: il 10 ottobre di tre anni fa (-7,14%); l'11 settembre 2001 (-7,57%), giorno degli attentati alle Torri Gemelle e al Pentagono, e il 6 ottobre 2008 (-8,24%). Nel 2011, il record negativo finora era stato il 10 agosto, quando il Ftse MIb aveva chiuso a -6,65%. Sotto tensione sono sempre i titoli bancari con Unicredit e Intesa Sanpaolo che cedono oltre il 12% 5 e sono state a lungo sospese per eccesso di ribasso: gli istituti di credito, oltre a ricapitalizzarsi, rischiano di vedere compromesse le proprie stime di crescita in caso di maggiori difficoltà dell'economia italiana. Inoltre sono tra i principali compratori di titoli di Stato. Male le banche in Francia e Germania. Société Générale perde il 16,74%, Crédit Agricole il 13,14%, Bnp il 12,51%, giù anche Deutsche Bank: -8,72%. Pesano soprattutto le incertezze sui meccanismi del fondo Salva Stati:  "A disposizione del Fondo ci sono 200 miliardi e bisogna capire come arrivare a 1000 miliardi. Raccogliere questi fondi non è facile sono tutti molti guardinghi", dice il capo economista Felice De Gregorio di Intesa Sanpaolo. 6

Ma il mercato paga anche la bancarotta della finanziaria Mf Global, un broker che aveva in portafogli oltre 6,3 miliardi di euro di titoli di Stato europei, tra cui bond italiani, spagnoli e greci. I riscatti degli investitori hanno costretto la società al fallimento. Si tratterebbe di un buco da 40 miliardi di dollari, l'ottavo della recente storia finanziaria Usa. E così anche Wall Street si muove in profondo rosso: il Dow Jones cede il 2,45%, lo Standard & Poor's perde il 2,77% e il Nasdaq il 3,03%.

Lo spread del Btp sui Bund tedeschi è ai massimi a 450 punti 7. "C'è poca fiducia nella capacità italiana di ripagare il debito e molti investitori vendono i titoli del debito italiano. E i prezzi scendono facendo scattare al rialzo i rendimenti", spiega un operatore."Mancano i compratori - aggiunge il trader -  anche se in una giornata semifestiva come questa è facile che la speculazione ne approfitti, vista la scarsa liquidità dei mercati". Volano anche i cds per assicurarsi contro il fallimento dell'Italia: i credit default swap costano 491 punti. E sale anche il differenziale tra titoli di Stato francese e il bund a 121,5.  

La forza del dollaro spinge a ribasso l'euro che chiude nei confronti della divisa verde a 1,36 lontano dai massimi delle ultime sedute che avevano visto l'euro volare sopra la soglia di 1,4 dollari. Solo ieri, il Giappone è intervenuto sui mercati in difesa dello yen, facendo salire le quotazione della moneta statunitense. 

Il petrolio Wti scende sotto i 90 dollari a New York, per poi risalire sopra tale soglia, restando comunque in calo del 3% a 90,43 dollari. Male anche il Brent, che sulla piazza di Londra cede il 2,5% a 106,83 dollari

 

http://www.repubblica.it/economia/finanza/2011/11/01/news/borsa_1_novembre-24218328/?ref=HREA-1

«Incarico al Copasir per creare il dossier contro Woodcock».




La rivelazione dello 007 in una registrazione.

ROMA - Allo 007 che preparava i finti dossier contro il pubblico ministero Henry John Woodcock fu promessa una consulenza al Copasir, il comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti. È lui stesso a raccontarlo in una conversazione registrata e allegata agli atti dell'inchiesta sull'associazione segreta che sarebbe stata guidata da alti magistrati in servizio a Potenza. Nicola Cervone, 54 anni, l'ex agente del Sisde assunto come cancelliere presso il Tribunale di Melfi, è accusato di essere il «terminale» del gruppo che avrebbe fatto capo al sostituto procuratore generale Gaetano Bonomi e al suo collega Modestino Roca e per questo nei mesi scorsi è stato arrestato per calunnia. Nell'elenco ci sono anche carabinieri e finanzieri, tutti indagati nel fascicolo affidato al procuratore aggiunto di Catanzaro, Giuseppe Borrelli.
Il pm Henry John Woodcock (Ansa/Abbate)
Il pm Henry John Woodcock (Ansa/Abbate)
Per mesi Woodcock sarebbe stato spiato insieme ad altri colleghi e alla giornalista Federica Sciarelli, conduttrice di Chi l'ha visto?. I dati sui loro tabulati telefonici e contatti sono finiti in alcuni esposti anonimi spediti alla Procura locale e ai giornali con l'obiettivo di delegittimarli e di farli finire sotto procedimento disciplinare in modo che fossero trasferiti in altra sede. Denunce preparate proprio da Cervone, che per le spedizioni si affidò a un poliziotto, Leonardo Campagna. Ed è stato proprio quest'ultimo, quando ha capito di essere coinvolto in una trappola che avrebbe potuto portarlo in carcere, a decidere di collaborare con gli inquirenti consegnando loro le registrazioni delle conversazioni con Cervone, che lui stesso aveva effettuato durante alcuni appuntamenti.
In particolare agli atti dell'inchiesta è allegata una cassetta audio che dà conto di un colloquio tra i due del 30 gennaio 2010. Campagna è preoccupato perché dopo essere stato individuato come «mittente» degli anonimi grazie alle telecamere piazzate davanti all'ufficio postale teme per gli esiti dell'indagine. E dunque afferma: «Sono sottoposto a procedimento e per le vostre stronzate devo passare i guai...». Cervone cerca di rassicurarlo e così rivela i suoi obiettivi futuri: «Io a breve, molto a breve sono chiamato come consulente al Copasir e vieni pure tu», ma non fa riferimento a quale sia il suo referente nell'organismo guidato da D'Alema.
In realtà dopo poco l'ex 007 finisce sotto inchiesta e questo blocca ogni possibilità di ottenere nuovi incarichi. Ma quanto afferma subito dopo fa ben comprendere quale fosse lo scenario nel quale si muoveva ed è su questo che si continuano a concentrare gli accertamenti nei confronti dei magistrati che vengono ritenuti dall'accusa i «mandanti» dell'operazione. Dice Cervone: «Là c'era tutto un giro di magistrati che s'erano accordati fra loro per poter fare diversi casini e tutta una cosa, ti dovrei, dovremmo sederci e parlarci ore, capito! Era tutto un bordello che avevano fatto tra loro, non è che c'era accanimento ma quello sembrava il paladino senza macchia e non era così». Evidenzia il giudice nel provvedimento che ha disposto l'arresto dell'ex agente del Sisde: «In buona sostanza nella spiegazione di Cervone le motivazioni della spedizione dell'esposto risiedono nel rancore nutrito da alcuni magistrati "che s'erano accordati tra loro per poter fare diversi casini" nei confronti del dottor Woodcock che "sembrava il paladino ma non era così"».
Di tutto questo risponderà domani Bonomi, convocato per l'interrogatorio come indagato di associazione a delinquere, corruzione in atti giudiziari, calunnia e rivelazione di segreto. L'alto magistrato ha sempre respinto le accuse, ma di fronte ai pubblici ministeri dovrà spiegare il contenuto di decine e decine di intercettazione telefoniche che invece mostrano la sua volontà di delegittimare i colleghi e i suoi rapporti con numerosi politici e imprenditori lucani, oltre alla sua ricerca di sponsor a livello nazionale per ottenere un incarico all'ispettorato del ministero della Giustizia oppure per diventare procuratore di Potenza.

Computer di Montecitorio a società schermate. “Così c’è il rischio di infiltrazioni”




Assegnato l'appalto da 15 milioni di euro alla Tecnoindex spa, società con sede a Roma, schermata al 94% da una fiduciaria lombarda. La società ravennate Business-e, che ha perso l'appalto, ha fatto ricorso: "Una palese violazione del codice degli appalti pubblici".

I computer della Camera dei deputati potrebbero essere affidati a una società di cui non si conoscono i reali proprietari. L’anno scorso, infatti, Montecitorio, col placet del collegio dei questori (capeggiati dall’ex Psi e attuale Pdl, Maurizio Colucci) ha assegnato un appalto da 15 milioni di euro per la gestione dei propri servizi informatici alla Tecnoindex spa. Si tratta di una società con sede a Roma, schermata al 94% da una fiduciaria lombarda (che a sua volta è controllata al 61% dalla lussemburghese De Vlaminck sa, n.d.r.): un’architettura che di fatto consente di nascondere l’identità dei soci. Sulla carta, dunque, i pc della Camera, con tutti i loro contenuti, potrebbero essere messi nella mani di una società dietro cui potrebbe nascondersi chiunque.

Eppure, nel codice degli appalti pubblici è previsto il “divieto di intestazione fiduciaria”: una norma che ha proprio lo scopo di evitare che le amministrazioni appaltanti non abbiano il controllo del reale soggetto che si aggiudica l’appalto, e di contrastare il rischio di infiltrazioni occulte e mafiose. Proprio a questo divieto si sono aggrappati i legali della società che è arrivata seconda alla gara, la ravennate Business-e, per presentare ricorso al Consiglio di giurisdizione della Camera. “L’appalto è stato aggiudicato a una società la cui effettiva gestione e direzione è affidata a un’altra società, la De Vlaminck sa, di cui non è possibile conoscere gli effettivi soci, con palese violazione dell’articolo 38 del codice degli appalti pubblici”, sostengono gli avvocati.

Inizialmente, il ricorso è stato accolto dal Consiglio presieduto dal finiano Giuseppe Consolo, che ha provveduto così ad annullare l’aggiudicazione. Ma successivamente, l’amministrazione della Camera ha presentato appello contro questa stessa sentenza, con l’obiettivo di assegnare definitivamente l’appalto (15 milioni di euro per tre anni) al raggruppamento Intersistemi-Tecnoindex.

Secondo lo staff di Montecitorio, non c’è nessun mistero dietro la società vincitrice: il 29 novembre 2010 (cioè solo dopo che e-Business ha presentato ricorso), la Brianza fiduciaria, infatti, avrebbe svelato l’identità dei soci nascosti. Si tratterebbe della Nous Informatica, una società “tutta italiana” che nulla ha a che vedere col Granducato. Resta il fatto che, secondo gli avvocati di Business-e, “la società lusemburghese ‘De Vlaminck’ è socia di maggioranza dellaBrianza fiduciaria, che a sua volta è azionista al 94% proprio della Tecnoindex spa”, come scrivono i legali nel contro-appello presentato lo scorso 28 luglio.

La disputa ora dovrà essere risolta dal collegio d’appello della Camera, dove, oltre a Paniz (Pdl), siedono Donato Bruno (Pdl), Pierluigi Mantini (Udc), Renato Zaccaria (Pd), e Alessandro Ruben (Fli). Il verdetto è atteso proprio in questi giorni.

di Elena Boromeo



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Dall’Isola dei Famosi al manifesto politico di Renzi: il nuovo reality di Giorgio Gori.



A scoprire chi c'è dietro i 100 punti del documento griffato dal sindaco di Firenze è stato Gianluca Morganti, che smanettando sul file Pdf ha visto comparire il nome del noto imprenditore televisivo.



Giorgio Gori, fondatore della casa di produzione Magnolia
Chi ha scritto i 100 punti del manifesto politico diMatteo Renzi? Chi ha inventato il reality L’isola dei famosi in Italia? La stessa persona: Giorgio Gori. Già la sua presenza alla convention del sindaco di Firenze alla Leopolda aveva fatto scalpore, ma ora si scopre la summa politica di Renzi è stata scritta dal computer di Gori, l’enfant prodige della televisione berlusconiana degli anni Ottanta.

A scoprirlo è stato tale Gianluca Morganti, che ‘smanettando’ sul file Pdf del manifesto, andando sulle ‘proprietà’ non poteva credere ai propri occhi quando sulla finestra ‘autore’ è comparso il nome di Gori. Lo scoop di questa scoperta casuale è arrivata lunedì dal sito web Termometro politico. Subito è arrivata la risposta via Facebook di Gori: “Che il mio Mac sia servito ieri sera per impaginare i testi delle proposte emerse nei tre giorni della Leopolda non mi pare una gran notizia! Ovviamente – ha scritto l’imprenditore televisivo – (come sa chiunque ci sia stato) le proposte sono invece venute da molte fonti diverse, e sono on line sul sito di Big bang perché chiunque le possa commentare e integrare. Ciao!”.

Giorgio Gori, marito della anchor woman del Tg5 Cristina Parodi, dal 1989 al 2001 è stato uno dei massimi dirigenti del Biscione (è stato a capo di Italia 1, Canale 5). Gori, dopo aver iniziato nella Rete 4 dei Mondadori, con l’acquisizione dell’emittente da parte del Cavaliere, diventa responsabile dei più grandi successi televisivi negli anni del boom della tv privata. Poi, nel 1994 è direttore di Canale 5 al momento della discesa in campo e della nascita di Forza Italia. Nel 2001 il 40enne Gori fonda la casa di produzione televisiva Magnolia, che tra i suoi successi maggiori ha avuto l’Isola dei famosi. Del resto, che gli piacessero i reality lo si era capito già nel 2000, quando, da direttore di Canale 5 aveva portato in Italia il format del Grande Fratello.  Ora arriva la possibile discesa in campo con il rottamatore Renzi. Di certo, oggi un reality sul Pd e le sue lotte interne, farebbe successo. Ve lo immaginate il confessionale?

Mondadori querela report: la risposta di milena gabanelli - 31 10 11



Berlusconi aiutato da tremonti si fa un'altra leggina per sfruttare l'enorme fatturato dei giochi on line che sarebbe servito per buona parte a finanziare la ricostruzione dell'abruzzo. napolitano dove sei?

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=270822336289305&set=a.143072752397598.15452.139696202735253&type=1&theater