martedì 8 novembre 2011

Dimissioni, aspettando la vendetta del Caimano. - di Peter Gomez






Avviso ai naviganti. Non è ancora finita. Prima che Silvio Berlusconi se ne vada ne vedremo delle belle. Anzi delle brutte. Il premier, raccontano i suoi, si sta preparando al colpo di coda. Da assestare alla prima occasione. Che, in questo caso, si chiama legge di stabilità. È in quella legge, destinata in teoria a soddisfare i mercati, che i suoi uomini tenteranno di inserire un pezzo della buonuscita del Cavaliere.

Il capo del governo, del resto, è stato chiaro. Le dimissioni scatteranno solo dopo l’approvazione della nuova manovra, nella quale verrà aggiunto al Senato un maxi-emendamento contenente parte delle misure riportate nella sua lettera d’intenti inviata la scorsa settimana in Europa. Interventi che, proprio dopo il voto alla Camera, il commissario europeo agli affari economici Olli Rehn ha giudicato “insufficienti”.

Ora il punto è che nessuno conosce il contenuto del maxi-emendamento. Mentre si conoscono (e bene) alcune bozze dei lavori preparativi al Consiglio dei ministri del 24 ottobre che avrebbe dovuto licenziare il decreto sviluppo.

Qualcuno se le ricorderà: s’introduceva una legge ad personam post mortem per favorire i figli di primo letto del Cavaliere dopo la dipartita del loro illustre genitore, si parlava di condoni, di militarizzazione della Val Susa. E quello era solo l’antipasto. Perché se si pensa ai conti dello Stato con un certo disagio viene in mente che con (inesistenti) ragioni economiche sono state in passato motivate dal Pdl pure le norme sulla prescrizione breve e quelle sulle intercettazioni.

Insomma il dibattito al Senato sarà l’occasione giusta per provare a far passare molto di ciò che davvero interessa a Berlusconi, assieme a norme draconiane sul mercato del lavoro e, probabilmente, le pensioni.

Una medicina amarissima che il futuro ex presidente del Consiglio vuole fare trangugiare a tutti in un colpo solo. Contando sulla spinta di uno spread sempre più alle stelle, sulle richieste dell’Unione Europea e sulle opposizioni costrette già oggi, e a scatola chiusa, a promettere che la legge di stabilità verrà votata celermente.

Allora e solo allora, si potrà capire se andremo a elezioni o se nascerà un nuovo governo. E Berlusconi, anche nella sconfitta, potrà ancora una volta pensare di aver vinto. Sarà la vendetta del Caimano. Gli italiani, c’è da giurarlo, la ricorderanno a lungo.



http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/11/08/dimissioni-aspettando-vendetta-caimano/169358/




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Gli 11 che hanno voltato le spalle al Cav. E lui: «Mi sento tradito»

Cinque deputati del Pdl e cinque del Misto non hanno partecipato al voto; uno si è astenuto.

Berlusconi e Bossi si tengono per mano al momento del voto (Reuters)
Berlusconi e Bossi si tengono per mano al momento del voto (Reuters)
MILANO - Sono undici i deputati di area centrodestra che non hanno partecipato al voto sul Rendiconto generale dello Stato, andando così di fatto ad aggiungersi alle opposizioni. Si tratta dei deputati del Pdl Roberto Antonione, Fabio Fava, Gennaro Malgieri, Giustina Destro, più Alfonso Papa (agli arresti domiciliari). Assenti anche gli esponenti del gruppo Misto Calogero Mannino, Giancarlo Pittelli, Luciano Sardelli, Francesco Stagno D'Alcontres e Santo Versace. Si è invece astenuto Franco Stradella, del Pdl. Lo stesso Silvio Berlusconi aveva chiesto subito dopo la proclamazione dei risultati di poter consultare il tabulato con il resoconto ufficiale della votazione e controllare di persona i nomi dei «traditori».
«DOVE VOGLIONO ANDARE?» - Di «tradimento» ha parlato lo stesso Berlusconi nei primi commenti a caldo con il suo inner circle a negli istanti immediatamente successivi alla proclamazione del risultato. «Mi hanno tradito, ma questi dove vogliono andare?» avrebbe chiesto retoricamente il leader del Pdl ad un gruppo di parlamentari riuniti attorno ai banchi di governo durante la «spunta» dei tabulati. Il premier non si aspettava, riferisce chi gli ha parlato pochi secondi dopo l'esito delle votazioni, che la maggioranza sarebbe andata sotto i 310 voti. A questo punto, ha detto il Cavaliere, bisogna capire cosa fare, ma io non mi abbatto, voglio andare avanti. Al presidente del Consiglio hanno spiegato che alcuni deputati erano assenti per motivi giustificati (Nucara) e altri non hanno potuto partecipare per altri impedimenti. «Ero al bagno, non sono riuscito a votare», dice Gennaro Malgieri. Ad un altro deputato Berlusconi ha ripetuto di voler riflettere, ribadendo poi di avere l'intenzione di fino in fondo.