martedì 10 gennaio 2012

IOR, I SILENZI DEL VATICANO


La procura di Roma ha inviato tre rogatorie, tra il 2002 e il 2008, all’autorità giudiziaria pontificia per ricostruire il flusso di denaro della mafia transitato su alcuni conti segreti dello Ior, l’Istituto per le Opere di Religione. Un’indagine nata da una costola del processo sulla morte di Roberto Calvi, il presidente del Banco Ambrosiano trovato impiccato a Londra nel giugno del 1982. Ma la Chiesa non risponde.

Tre rogatorie sul riciclaggio ma la Santa Sede non risponde.

IL CAso1  - 

 Tre rogatorie sul riciclaggio  ma la Santa Sede non risponde

Dall'inchiesta sulla morte di Roberto Calvi nascono una serie di domande imbarazzanti per il Vaticano sui rapporti dello Ior con la mafia e il crimine. Alla quale non è mai stata data risposta. Ora la procura di Roma, che indaga per riciclaggio, chiede l'intervento del neo ministro Severino. Si rischia un grave incidente diplomatico. Se il Vaticano non risponde, comprometterà la procedura per entrare nella lista degli "stati virtuosi", tradendo la richiesta del Papa di maggiore trasparenza fiscale.







 LA SCHEDA2 - IOR, TRA INDAGINI E MISTERI

Nel maggio del 2010 la procura di Roma apre un’indagine sui rapporti sospetti tra lo Ior e dieci banche italiane. L’istituto vaticano viene accusato di usare di riciclaggio. Il 20 settembre ancora la procura della capitale dispone il sequestro preventivo (non eseguito) di 23 milioni di euro depositati su un conto intestato allo Ior.


LA STORIA 3 - Quando il banchiere di Dio divenne 'uomo morto'
Quando il banchiere di Dio divenne 'uomo morto'
Nel 1947 inizia la sua carriera al Banco Ambrosiano Veneto. Fa strada grazie ai legami con la loggia massonica P2, di Licio Gelli. Quella di Roberto Calvi è una storia di banche e di cosche che si conclude tragicamente il 17 giugno 1982 a Londra, quando fu trovato impiccato sotto il ponte dei Frati Neri. Una prima indagine archivia la sua morte come 'suicidio'. Nel 1992 il caso si riapre. Nel 2007 la Corte d'Assise di Roma assolve tutti gli imputati. Nel 2010 la sentenza viene confermata in appello. Ma nelle motivazioni si legge: "Roberto Calvi è stato ammazzato, non si è ucciso" 

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