domenica 29 gennaio 2012

Scoperto il batterio mangiarifiuti Si chiama «thermotoga neapolitana». - di Elisabetta Froncillo






 (Thermotoga neapolitana)


POZZUOLI - L’oro di Napoli è la spazzatura, da trasformare in energia. Come? Semplicemente utilizzando un batterio mangia immondizia. Il suo nome è Thermotoga neapolitana. 
La scoperta è del Cnr di Pozzuoli, dove gli scienziati e i ricercatori sono a lavoro da alcuni anni per sperimentare fonti alternative energetiche. Il luogo del ritrovamento? Una pozza calda, di natura vulcanica, sulla costa puteolana. Il progetto, bloccato dallo scorso governo, respira una ventata di novità e speranza: ampliato e cresciuto il programma dei ricercatori ha ottenuto un finanziamento dalla Comunità europea, che resta per il momento fermo nelle casse. Da erogare per portare alla ribalta internazionale le ricche proprietà del territorio vulcanico flegreo. 

Proprio queste non smettono di svelare i segreti: prima l’effetto viagra, pubblicato alcuni anni fa da studiosi dell’Università Federico II, poi, nelle acque solforiche, il batterio brucia-spazzatura. La ricerca va avanti grazie al gruppo condotto dalla dottoressa Agata Gambacorta dal 2008. Il thermotoga, microrganismo termofilo, ovvero un essere vivente che cresce a temperature altissime, riesce a trasformare il glucosio dei rifiuti in idrogeno, e questo attraverso un impianto biomasse diventa energia. Per il momento esiste all’interno del Cnr un impianto da un litro capace di alimentare una batteria di cellulare, luci led, e piccole lampade. Ma in cantiere c’è qualcosa di più grande. Su quest’ultimo punto gli scienziati mantengono il riserbo e annunciano che parleranno a brevetto avvenuto. 

Nelle fumarole sottomarine dunque cresce il batterio che potrebbe risolvere due emergenze: quella energetica e quella ambientale. Soprattutto in un territorio tanto provato come quello campano. In altre fumarole, quelle della Solfatara, non molto lontane invece da quelle del ritrovamento del thermotoga, che cresce tra Lucrino e Punta Epitaffio, esiste la famosa sostanza capace di sostituire addirittura il viagra. Alla base della produzione di idrogeno di questo batterio anaerobico ci sono i rifiuti organici: il thermotoga digerisce il glucosio che ricava dagli avanzi alimentari, come bucce di pesca o di patate, o verdura, o pesce, o più in generale da qualsiasi carboidrato di scarto, producendo di seguito altre molecole utili anche per la medicina e per la chimica. «Certo c’è bisogno di avere rifiuti differenziati» precisano dal Cnr. Ma sarebbe sicuramente un aiuto in più per ottenere buoni risultati. 

Nei rifiuti il thermotoga riuscirebbe a crescere, producendo idrogeno. Il microrganismo fermenta finendo nel cilindro dell’impianto, dove si trova una cella con una ventola che trasforma l’idrogeno prodotto in energia. Da qui ne derivano combustibili per auto ed energia per utenze di dimensioni domestiche o superfici come uffici o supermercati. Anche in campo farmaceutico procede la sperimentazione: la biomassa di scarto infatti ha dato risultati soddisfacenti nella produzione di elementi medici. 

Quello del Cnr di Pozzuoli è un impianto pilota per la produzione di idrogeno che ha già creato i primi prototipi di alimentatori per telefoni mobili costituiti da celle a combustibile a idrogeno o alcol. Il progetto nel 2008 ha ottenuto una battuta d’arresto dal ministro Tremonti. Oggi i soldi sono stati finanziati dall’Unione Europea. Al Cnr attendono l’erogazione e la Gambacorta lancia l’appello: «Senza ricerca non c’è innovazione, non costringete i ricercatori ad andare all’estero. È un momento buio ed è un peccato in una terra che ha così tanto da offrire per ricerche all’avanguardia».



http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=179025

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