domenica 29 gennaio 2012

Vaccino anti-Alzheimer al Cnr di Napoli.


Antonella Prisco


Molecola già brevettata, La ricercatrice Antonella Prisco: «È presto per dire se è efficace sugli uomini»


«Per affermare con certezza che il vaccino sia efficace sugli esseri umani occorrono vari altri passaggi di ricerca, ma si sa già che ha le proprietà immunologiche desiderate». 


Così Antonella Prisco, ricercatrice del Cnr di Napoli, parla del vaccino contro il morbo di Alzheimer — o meglio, contro contro il beta amiloide, il peptide, una piccolissima molecola, associato all'Alzheimer — appena brevettato dagli scienziati di due strutture del Consiglio nazionale delle ricerche: l'Istituto di genetica e biofisica (Igb) e l'Istituto di biochimica delle proteine (Ibp). Il vaccino agisce producendo anticorpi contro il beta-amiloide. 


Il loro studio è stato pubblicato sulla rivista specializzata internazionale «Immunology and Cell Biology«. Due i gruppi di ricerca napoletani che partecipano al lavoro sul vaccino (1-11) E2. Quello guidato dalla stessa Antonella Prisco all'Igb e quello capitanato da Piergiuseppe De Berardinis all'Ibp.


Piergiuseppe De Berardinis GLI «INVENTORI» - Con Prisco e De Berardinis, gli «inventori» del vaccino sono Diana De Falco, studentessa di tesi all'Igb, e Antonella Caivano, post-doc presso l'Ibp. Ma tra gli autori dello studio pubblicato su «Immunology and Cell Biology« ci sono anche Francesca Mantile, Carla Basile e Valeria Cicatiello, tutte studentesse che stanno elaborando la propria tesi all'Igb. Come funziona (1-11)E2? «È un vaccino di nuova generazione — spiega la dottoressa Prisco — capace di innescare una risposta immunitaria contro il beta-amiloide, che si accumula nel cervello dei malati di Alzheimer, causando danni alla memoria e alle capacità cognitive».


La molecola, per la quale è stato appena concesso il brevetto italiano e per cui è stata depositata una domanda di brevetto internazionale, consiste in una proteina chimerica, ottenuta cioè dalla fusione di due proteine diverse: un piccolo frammento del peptide beta-amiloide coinvolto nell'Alzheimer unito con una proteina batterica.


LE PROPRIETÀ - La sostanza è capace, in provetta, di auto-assemblarsi formando una struttura simile a un virus per forma e dimensioni. «Sono ormai dieci anni che ricercatori di tutto il mondo stanno esplorando la possibilità di prevenire l'Alzheimer con un vaccino: le prime sperimentazioni sull'uomo hanno acceso molte speranze, ma anche evidenziato possibili effetti collaterali gravi, che ne impediscono l'utilizzo», dice Antonella Prisco. «Usando il bagaglio di esperienze accumulato — aggiunge — abbiamo messo a punto la molecola (1-11) E2, cercando di minimizzarne i rischi per l'organismo e di ottimizzarne l'efficacia terapeutica. Il vaccino che abbiamo prodotto induce rapidamente una forte risposta anticorpale contro il peptide beta-amiloide e polarizza la risposta immunitaria verso la produzione di una citochina anti-infiammatoria, l'interleuchina-4, confermando le proprietà immunologiche auspicate». «Il vaccino — continua De Berardinis — induce la produzione di anticorpi, questi ultimi si legano al peptide che causa la malattia, favorendone così l'eliminazione. Ora stiamo lavorando sui carrier, molecole o micro-organismi utili a convogliare la risposta immunitaria sui bersagli desiderati».


I TEST - La sperimentazione è attualmente nella fase pre-clinica, che prevede la somministrazione del vaccino a topi normali. Il passo successivo consiste nel testare l'efficacia terapeutica e i possibili effetti collaterali in topi transgenici che sviluppano una patologia simile all'Alzheimer. «Noi stessi, nel 2008, abbiamo prodotto un altro prototipo di vaccino, basato su una strategia diversa. Ma (1-11) E2 funziona molto meglio del precedente e per le sue caratteristiche immunologiche rappresenta un progresso significativo rispetto ad altri tentativi, per questo abbiamo deciso di brevettarlo», dice Antonella Prisco. Nonostante l'ottimismo, però, la ricercatrice non si spinge fino a prevedere quando la vaccinazione per l'Alzheimer potrà essere effettivamente applicata all'uomo. «Impossibile dirlo adesso. Stiamo attivamente cercando i finanziamenti necessari per proseguire nelle ricerche».
12 ore fa.


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