giovedì 23 febbraio 2012

Art. 18.



L'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori si intitola "reintegrazione sul posto di lavoro" e disciplina le conseguenze in caso di licenziamento illegittimo (perché effettuato senza comunicazione dei motivi, perché ingiustificato o perché discriminatorio) nelle unità produttive con più di 15 dipendenti (5 se agricole). Inoltre esso si applica anche alle unità produttive che occupano meno di 15 dipendenti (5 nel caso di imprenditore agricolo) se l'azienda occupa nello stesso comune più di 15 dipendenti (5 se agricola) e in ogni caso se l'azienda occupa complessivamente più di 60 dipendenti. Contrariamente a quanto si afferma comunemente, esso non dispone che il licenziamento sia valido solo se avviene per giusta causa o giustificato motivo. Tale principio, che era (almeno in parte) già stato riconosciuto dal codice civile italiano (art. 2119) per i contratti a tempo determinato e per i licenziamenti senza preavviso, è sancito dall'art. 1 della legge 604/1966 per i rapporti di lavoro a tempo indeterminato. L'articolo 18 dispone invece che, in caso di licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo, il lavoratore sia reintegrato nel posto di lavoro. Oltre allo stesso lavoratore è concessa la facoltà di optare per il risarcimento del danno. (wikipedia)


Mi domando che cosa ci sia di sbagliato in questo articolo ottenuto dopo anni di lotte sindacali. 


La Marcegaglia, qualche giorno fa sosteneva che i sindacati con l'art. 18 proteggono i ladri e i fannulloni; ma quando ha accettato di assumere personale "suggerito" dalla politica, in cambio di gare di appalto, o dai sindacati, in cambio del silenzio tombale sulle morti bianche avvenute per non aver rispettato i regolamenti della legge 626 sulla sicurezza sul lavoro, non sapeva a che cosa andava incontro?


Certo, adesso che il governo è in mano al tecnico Monti, cadono tutti gli accordi fatti in precedenza: la politica e i sindacati potranno sempre giustificarsi con gli scambisti di voti,usufruitori delle assunzioni, asserendo di non essere stati loro gli artefici dell'abrogazione dell'articolo, mentre sappiamo tutti che è esattamente il contrario, è sempre la politica a decidere con il voto di fiducia e l'appoggio al governo tecnico a decidere che cosa fare o non fare.


Siamo alle solite farse all'italiana, la solita presa per i fondelli. Abbiamo un governo tecnico che non decide nulla e che esegue esattamente ciò che ordina la politica.
In altre parole, hanno nominato un governo tecnico per porre in essere quelle misure che non avremmo accettato e perdonato alla politica, a mo' di simbolico ed affettuoso buffetto-caschetto protettivo che il padre impone al figlio dopo l'ultima sua "bravata".



1 commento:

  1. L'unico appunto che si può fare è solo sui tempi di applicazione della giustizia, che non c'entrano con l'articolo 18, ma con la legge 604 (tra l'altro recentemente modificata). Ho tentato una analisi sul mio post
    http://www.lacrisi2009.com/2012/02/lart-18-e-tempi-di-applicazione.html
    saluti

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