sabato 10 marzo 2012

Ostaggi uccisi, dubbi sul “blitz”. L’intervento in base a un accordo con il governo Berlusconi. - di Joseph Zarlingo



Non è stata un azione da commando a provocare la morte di Lamolinara e Mc Manus in Nigeria, ma un assedio di due ore con un centinaio di militari sul campo. Il ministro Terzi: "No a diatribe interne sulla pelle dei connazionali". Secondo la stampa inglese, Cameron aveva avuto il via libera dal precedente esecutivo italiano per intervenire se se ne fosse presentata l'occasione.


Il ministro degli Esteri Terzi di Sant'Agata
E’ atterrato all’aeroporto romano di Ciampino il velivolo dell’Areonautica militare che ha riportato in Italia la salma di Franco Lamolinara, ucciso assieme a Chris McManus nel fallito blitz britannico in un sobborgo di Sokoto, nord ovest della Nigeria. I dettagli ancora poco chiari dell’operazione costata la vita ai due ostaggi saranno con ogni probabilità affrontati lunedì. All’inizio della prossima settimana infatti, a Londra, il governo britannico riferirà alla Camera dei Comuni, mentre in a Roma il direttore dell’Aise Adriano Santini sarà ascoltato dal Copasir, il comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti.

Non c’è ancora una data per la relazione che il ministro degli esteri Giulio Terzi dovrà presentare al parlamento, ma verosimilmente sarà a brevissimo giro. “Non vogliamo accettare che illazioni o diatribe” interne “si sviluppino sulla pelle di nostri connazionali a rischio”, ha affermato Terzi ai giornalisti presenti al vertice europei di Copenhagen.

Dopo le polemiche e le accuse di ieri, comunque, oggi arrivano altri dettagli sulla dinamica del “blitz”, che poi tale non è stato, contro il compound dove erano tenuti i due ostaggi. Venerdì sera un portavoce di Boko Haram ha smentito che il suo gruppo fosse responsabile del sequestro, ma secondo le analisi correnti, proprio una delle ramificazioni dei Boko Haram sarebbe stata la destinataria della presunta “vendita” dei due ostaggi che ha spinto britannici e nigeriani a intervenire.

Sulla dinamica dell’intervento, il quotidiano britannico Guardian scrive che “contrariamente al solito” l’operazione è iniziata nella tarda mattinata, attorno alle 11 ora locale, ed è stata “l’esatto contrario del rapido intervento con armi sofisticate e velocissima uscita di scena di solito associato a questo tipo di operazioni”. In pratica, un centinaio di soldati, tra britannici e nigeriani, hanno circondato il compound alla periferia di Sokoto e ingaggiato una sparatoria con i rapitori, dopo aver cercato di convincerli alla resa.

Il tutto sarebbe durato diverse ore – almeno due – con i soldati nigeriani che a un certo momento avrebbero anche tentato di far uscire i rapitori lanciando nel compound copertoni incendiati. In questo arco di tempo, non si sa ancora esattamente quando, i due ostaggi sarebbero stati uccisi. Anche su questo punto ci sono versioni divergenti. Il quotidiano nigeriano The Nation riferisce oggi, citando fonti della polizia che hanno in carico i sequestratori arrestati, che i due ostaggi sono stati uccisi con un colpo alla testa nel bagno del compound.

Secondo questa versione, tra gli arrestati c’è anche Abu Mohammed, considerato il leader del gruppo che aveva in ostaggio McManus e Lamolinara, nonché figura di riferimento a Sokoto proprio per i Boko Haram. Abu Mohammed avrebbe detto alla polizia che c’era l’ordine di uccidere gli ostaggi se qualcosa non fosse andato secondo i piani. Sarebbero state proprio le telefonate di Abu Mohammed con altri esponenti di Boko Haram a Zaria, nello stato di Kaduna, a essere intercettate dall’intelligence nigeriana nei giorni scorsi e ad aver dato il via alla catena di eventi che si è conclusa con la morte dei due ostaggi.

E se a livello diplomatico la tensione è decisamente calata dopo l’incontro tra il ministro degli esteri italiano Giulio Terzi e il suo collega britannico William Hague al summit europeo di Copenhagen, e soprattutto con l’offerta londinese di “piena condivisione” dei dati rilevanti sull’operazione, in Italia la polemica continua con gli attacchi al governo provenienti tanto da settori del Pdl (che però evita di chiedere le dimissioni di Terzi) quanto dalla Lega (l’ex ministro dell’Interno Roberto Maroni soprattutto) e da alcune voci del Pd.

Tra loro, Marco Minniti, già viceministro dell’interno durante il governo Prodi. Per il deputato Pd, “il vulnus con Londra sarà difficile da rimarginare” e deriva da un approccio sostanzialmente diverso tra Italia e Regno unito quando si tratta di ostaggi: Roma preferisce la trattativa, anche lunga, e spesso è pronta a pagare riscatti, cosa intollerabile per Londra che invece (come del resto altri paesi occidentali) preferisce tentare la via del blitz militare. In questo particolare caso, poi, aggiunge la stampa britannica riferendo le parole del governo guidato da David Cameron, l’Italia era d’accordo con la linea britannica, se non altro perché sul campo, ovvero nel nord della Nigeria, l’Italia non ha capacità di intervento paragonabili a quelle del Regno Unito.

L’accordo di massima sul tipo di azione da intraprendere nel caso se ne fosse presentata l’occasione ha messo Londra nella posizione di dare il via libera ai militari anche senza avvertire Roma se non a operazione in corso. Ed è un accordo che risale ai mesi scorsi – McManus e Lamolinara sono stati sequestrati nel maggio del 2011 – quando sia alla Farnesina, sia a Palazzo Chigi c’erano altri inquilini. Forse Terzi non è il solo a dover riferire.

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