mercoledì 18 aprile 2012

L'Espresso e Formigoni. - di Gianluca Di Feo




Il governatore lombardo contesta le foto della sua vacanza sullo yacht di Piero Daccò. E ci corregge: quello seduto davanti a lui non è il proprietario della barca. Ha ragione: si tratta di Carlo Formigoni, suo fratello. Anche lui ospite sul panfilo dell'uomo dei fondi neri, che ha intascato oltre 60 milioni per mediare tra sanità privata e Regione. Vacanze di gruppo.


La tavola è quella di Piero Daccò, l'uomo arrestato per le consulenze milionarie sulla sanità lombarda. E a Daccò appartiene anche lo yacht, utilizzato da Roberto Formigoni per la sua vacanza sarda. Che non era il solo ospite sulla barca del re dei fondi neri: con lui c'era anche il fratello Carlo. 

E' stato lo stesso Formigoni a svelare con un tweet che la persona seduta di fronte a lui nelle foto de "L'Espresso" non è Piero Daccò, suo vecchio amico e compagno di militanza ciellina, come erroneamente scritto sul nostro sito due giorni fa. L'altro commensale della crociera celeste infatti è il suo familiare più stretto, sempre presente nelle vacanze di gruppo che tanto piacciono al numero uno della Lombardia.

Quella gita nautica non è stata l'unica. Maurizio Grenci, il fiduciario svizzero di Daccò, ha parlato di altri soggiorni con il governatore e con Antonio Simone, ex assessore ciellino intimo di Formigoni ora in cella per i versamenti della Fondazione Maugeri: «So che Daccò e Simone ospitavano spesso sulle loro barche Roberto Formigoni. Tale circostanza mi è stata riferita da loro stessi. So che facevano le vacanze insieme, in particolare ricordo alcune vacanze a Saint Martin. Anche questo mi è stato riferito da Daccò».

Stando agli atti dell'inchiesta, l'uomo dei fondi neri ha pagato un carissimo biglietto aereo Milano-Parigi per il governatore lombardo alla fine di dicembre 2008. Ma la sua carta di credito è stata usata per acquistare diversi voli pure in favore del fratello Carlo Formigonie della sua consorte Anna Martelli: ad esempio nel giorno di Capodanno 2010, da Linate a Parigi al prezzo di 3500 euro a testa. 

Daccò è in cella dallo scorso novembre ed è stato colpito da tre mandati di cattura. Gli viene contestato di avere incassato da due colossi della sanità privata lombarda - il San Raffaele e la Fondazione Maugeri - oltre 60 milioni di euro per consulenze ritenute fittizie. Perché gli sono stati versati così tanti soldi? Grenci ha dichiarato ai pm: «Daccò risolveva problemi relativi a rimborsi e finanziamenti che gli enti per i quali lavorava facevano fatica a ottenere dalla Regione Lombardia. Tale attività, più che su competenze specifiche, si fondava su relazioni professionali e personali che lo stesso Daccò aveva all'interno della Regione». Il governatore ha detto «di essere limpido come l'acqua» e di non avere mai ricevuto un euro. Di fronte agli arresti per i bonifici a sei zeri della Fondazione Maugeri, ha minimizzato «Non sono indagato, la Regione non è coinvolta nell'indagine. Stiamo parlando di una delle 880 mila aziende private della Lombardia». Sì, ma si tratta di una azienda che riceve dalla Regione oltre 100 milioni l'anno per le prestazioni sanitarie. Ed è stata beneficiata da una legge del Pirellone che ha concesso ai privati 176 milioni per migliorare i loro impianti: un provvedimento che persino i tecnici ciellini chiamano "Legge Daccò" indicando chi sia stato il lobbista principale dell'operazione. Lo stesso che ospitava i fratelli Formigoni sul suo panfilo nelle limpide acque sarde.



http://espresso.repubblica.it/dettaglio/lespresso-e-formigoni/2178742

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