martedì 3 aprile 2012

Ville di Antigua, una firma e una garanzia Così Berlusconi sbloccò l'operazione. - di Walter Galbiati e Emilio Randacio




Nelle carte dell'inchiesta Arner, il banchiere della Popolare di Sondrio racconta come ha raccolto la fideiussione del premier a un ex fallito. Per la banca non contava dove andavano quei soldi e per quale operazione. Bastava la firma di Berlusconi. Ora la procura ha chiuso le indagini contestando un danno per il Fisco DI 30 milioni di euro e riciclaggio.


MILANO - Non importa se i soldi vengono concessi a un bancarottiere qualsiasi, se l’operazione per cui servono ha poco senso dal punto di vista imprenditoriale e se quei denari vanno e vengono dall’Italia all’estero in barba a qualsiasi segnalazione prevista dalle normative antiriclaggio. Basta che a garantire il fido ci sia la firma di un soggetto «capiente». E capiente l’ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi, lo è sicuramente. A ricostruire come la Popolare di Sondrio, sulla carta una delle migliori banche italiane, abbia sborsato 10 milioni di euro a Giorgio Rivolta, grazie alla garanzia di Berlusconi per la costruzione delle ville ad Antigua, è Francesco Rota, direttore della sede di Milano della banca valtellinese e capo area di Genova e Torino. Uno meticoloso, preciso che annota tutti gli appuntamenti sulle agende e le conserva per molti anni.

È l’8 maggio 2008, quando Rota viene convocato in via Paleocapa dall’amministratore delegato della Fininvest, Pasquale Cannatelli. Una convocazione che non stupisce Rota perché i rapporti con l’azienda del premier sono «consolidati e storici». È presente anche Silvano Spinelli, il “cassiere factotum” di Berlusconi, reso celebre dai pagamenti a Ruby e alle “Olgettine”. È lui a fissare il successivo appuntamento ad Arcore, presso la villa di Berlusconi. «Cannatelli - mette a verbale Rota il 27 gennaio 2011 - mi raccontò che era in corso un’operazione immobiliare ad Antigua con la costruzione di ville di lusso e che il cavaliere Berlusconi era interessato a comprare due ville per un prezzo di circa 15 milioni di euro. Mi presentò Rivolta come dominus dell’operazione. Rivolta operava attraverso la Siti. Cannatelli mi disse che vi era l’esigenza di finanziare 10 milioni di euro e mi chiarì da subito che Rivolta non era in grado di accedere autonomamente al credito anche perché aveva avuto dei problemi in passato. Cannatelli mi disse che Berlusconi era disposto a rilasciare una garanzia personale pari all’importo finanziato, a condizione che non fosse di prima richiesta, ma contro garantisse la fideiussione personale di Rivolta».

Viene attivata la procedura d’urgenza e, visti gli importi in gioco, viene chiamato in causa il consiglio di amministrazione della banca. «La ragione dell’affidamento - chiarisce Rota - appoggia esclusivamente sulla garanzia personale di Berlusconi. La preoccupazione della banca non fu di valutare la fondatezza e la rischiosità dell’operazione, riguardante la costruzione di Antigua», anche se «gli elementi di debolezza dell’iniziativa erano per altro evidenti». Così il 19 maggio 2008, Rota va a casa dell’ex premier: «su appuntamento fissato da Spinelli, mi sono recato ad Arcore per raccogliere la firma di Berlusconi. Era presente oltre a Berlusconi e Spinelli, Scabini (giuseppino, responsabile comparto estero di Finivest) e un’altra persona di cui non ricordo il nome che si presentò come architetto o geometra della società». Con la firma arrivano 10 milioni di euro, che secondo la procura, attraverso la Siti, sarebbero stati riversati su una società offshore, la Flat point di Antigua. 

L’operazione è al centro di una inchiesta per riciclaggio ed esterovestizione con un danno per il fisco italiano di 30 milioni di euro. «La banca non ha considerato la destinazione delle somme né si pose il problema di effettuare segnalazioni di operazioni sospette alla Banca d’Italia», sostiene Rota, aggiungendo che solo dopo che il caso di Antigua ebbe risonanza mediatica nacque il problema. Eppure anche “a caso Antigua” conclamato, il 24 maggio 2010, Rota si recò a casa di Berlusconi per raccogliere la firma per il rinnovo della garanzia. «Erano presenti Berlusconi, Spinelli, Scabini e Sciascia (responsabile fiscale di Fininvest)». E il consiglio di amministrazione della banca invece di interrogarsi sulla destinazione dei soldi, concesse nuovamente il fido «nella forma “a revoca”, cioè senza una scadenza predeterminata». 
 

Nessun commento:

Posta un commento