sabato 12 maggio 2012

Libia, la Nato ammette due bombardamenti «per errore»


Gli insorti denunciano: «L'occidente non ci aiuta»

Forze ribelli in Libia
Forze ribelli in Libia
MILANO - Dopo quello di giovedì, la Nato ha ammesso un secondo «errore» che ha provocato vittime civili. Giovedì vicino al centro petrolifero di Marsa el-Brega, in mano alle truppe governative, aerei alleati hanno per errore bombardato una colonna delle milizie schierate con le forze di opposizione libiche. Dagli accertamenti Nato effettuati è emerso che «i veicoli colpiti facevano parte di una pattuglia degli oppositori» al regime. Pur ricordando che l'episodio «è avvenuto in un'area di conflitto» tra insorti e lealisti, dove dunque era possibile una certa confusione, l'Alleanza esprime «rammarico per ogni eventuale perdita di vite umane o ferimento causati da un così malaugurato incidente».
SECONDO ERRORE - Domenica sera l'Alleanza Atlantica ammette un secondo errore. Una casa distrutta in una quartiere orientale di Tripoli con nove morti, tra cui due bambini, e 18 feriti, accusano i libici di un raid aereo notturno sulla capitale. La Nato ammette di avere provocato vittime civili precisando in un comunicato che l'errore potrebbe essere stato dovuto a un malfunzionamento tecnico. In un comunicato pubblicato sul sito Internet dell'Alleanza, l'obiettivo prescelto era un sito missilistico a Tripoli. «Sembra che un'arma non abbia però raggiunto l'obbiettivo prestabilito e che un malfunzionamento di sistema possa avere provocato alcune vittime civili», afferma la Nato. Il generale Charles Bouchard, il comandante in capo dell'operazione Unified Protector, ha detto che l'Alleanza «esprime il proprio rammarico per la perdita di vite innocenti. Anche se stiamo ancora cercando di stabilire con esattezza quanto accaduto, sembra proprio che l'incidente sia stato provocato da un errore di sistema», ha detto ancora il generale Buouchard.
LE ACCUSE DEI RIBELLI - Intanto il ministro del Petrolio e delle finanze del Consiglio nazionale di transizione in Libia ha denunciato che le risorse sono finite, accusando l'Occidente di non mantenere le promesse fatte ai ribelli. «Noi non abbiamo contanti - ha detto Ali Tarhouni -. Stiamo esaurendo ogni risorsa». «È un fallimento completo - ha continuato Ali Tarhouni - O i paesi occidentali non capiscono, o a loro semplicemente non interessa». «Non stiamo producendo petrolio per i danni. E non mi aspetto che la produzione riprenda a breve - ha spiegato -. Le raffinerie non hanno greggio, quindi non lavorano». Al reporter che gli ha chiesto come in questo scenario le istituzioni dei ribelli possano sopravvivere, Tarhouni ha risposto: «C'è gente che è morta per questa rivoluzione. E ancora si muore. Troveremo un modo. Una cosa è certa: non molleremo mai». Il ministro del Petrolio e delle finanze ha raccontato inoltre che i ribelli stanno trattando con compagnie straniere per una futura cooperazione, aggiungendo di non avere problemi ad avere a che fare con chi prima faceva affari con il governo di Gheddafi. A riguardo, Tarhouni ha fatto anche dei nomi, citando la tedesca Wintershall e la francese Total come compagnie con le quali ci sarebbero già contatti in corso.

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