sabato 30 giugno 2012

Lo stato uccide.




Carlo Giuliani-
Gianluca Di Mauro -
Juan Hurtado-
Stefano Cucchi-
Aldo Scardella-
Manuel Eliantonio-
Federico Aldrovandi-
Aldo Bianzino-
Marcello Lonzi -
Giuseppe Uva-
Niki Aprile Gatti-
Carlo Saturno-
Riccardo Rasman-
William Perrone-
Mark Duggan -
Michele Ferulli-
Alberto Mercuriali-
Giuseppe Saladino-
Francesco Mastrogiovanni-
Daniele Vito-
Stefano Frapporti-
Simone La Penna-
Cristian De Cupis 


e TANTISSIMI ALTRI RAGAZZI,NOSTRI FRATELLI...NON DIMENTICHIAMOLI...(A.C.A.B)!!!


1 commento:

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    STOP POLICE BRUTALITY
    Giulio Comuzzi, 24 anni, muore suicida il 28 febbraio 2007 in un Centro di riabilitazione mentale di Trieste. Secondo il padre, parte di responsabilità per il gesto del figlio sarebbero imputabili ai medici che lo avevano in cura per un problema psichiatrico;

    Manuel Eliantonio, 22 anni, muore il 25 luglio 2008, nel carcere Marassi di Genova, coperto di lividi e di segni di violenze, ufficialmente dopo aver inalato del gas butano. Stava scontando una condanna a 5 mesi per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. La sua pena avrebbe dovuto terminare il 4 settembre;

    Federico Aldrovandi, 18 anni, viene "arrestato" nei pressi di viale Ippodromo a Ferrara, riverso a terra e ammanettato dagli agenti della pattuglia Alfa 3. Deceduto ufficialmente per arresto cardio-respiratorio e trauma cranico-facciale;

    Marcello Lonzi, 29 anni, muore l’11 luglio 2003 nel carcere di Livorno: sarebbe deceduto per collasso cardiaco, dopo essere caduto battendo la testa. La madre non crede a questa ricostruzione e sospetta si sia trattato di un omicidio, anche perché il corpo del figlio era coperto di lividi;

    Stefano Cucchi, 31 anni, muore il 22 ottobre 2009 nel reparto detentivo dell’Ospedale “Sandro Pertini” di Roma, dopo essere passato per il Tribunale, il carcere di Regina Coeli e l’Ospedale Fatebenefratelli. Otto giorni fatali durante i quali la famiglia ha tentato invano di mettersi in contatto con il proprio caro e con i medici che lo avevano in cura;

    Aldo Bianzino, 44 anni, muore il 14 ottobre 2007, nel carcere “Capanne” di Perugia, dove era detenuto da meno di 48 ore. L’autopsia fa risalire le cause della morte a un aneurisma cerebrale. Incensurato, pacifista, di professione falegname, lascia la moglie, anch'essa imputata e che morirà di lì a poco, e un figlio, Rudra, ora diciassettenne, senza più una famiglia;

    Gabriele Sandri, 28 anni, muore l’11 novembre 2007 in un Autogrill dell’autostrada A1, dove, dopo un accenno di rissa tra tifoserie opposte, la polizia stradale interviene e un agente spara due colpi di pistola a grande distanza colpendo Gabriele al collo mentre si trova all’interno di un’auto;

    Stefano Frapporti, 50 anni muore suicida il 21 luglio 2009 nel carcere di Rovereto (TN). Era un muratore provetto e stimato. Con la legge non aveva mai avuto problemi, fino a quando una pattuglia di Carabinieri lo ferma, contestandogli una manovra errata in bicicletta. Gli perquisiscono la casa, dove gli trovano dell’hashish e lo arrestano. Il giorno stesso viene rinvenuto morto, impiccato in cella;

    Simone La Penna, 32 anni, muore il 25 novembre 2009 nel carcere di Regina Coeli (Rm). Era in carcere per reati legati alla droga e soffriva di un’anoressia nervosa che gli aveva fatto perdere oltre 20 chili di peso in due mesi. A Regina Coeli, dove non poteva essere curato, era arrivato dal reparto medico per detenuti dell’ospedale “Belcolle” di Viterbo;

    Aldo Scardella, 24 anni, muore suicida il 2 luglio 1986 nel carcere Buoncammino di Cagliari. Era stato arrestato il 29 dicembre 1985, dopo una rapina in un market nel corso della quale perse la vita il titolare del negozio. Dieci anni dopo la sua morte, nel 1996, altre persone sono state condannate per quella rapina e quell’omicidio. Aldo era stato arrestato sulla base di sospetti infondati e messo in isolamento dove si è tolto la vita prima di essere processato. A tutt'oggi la famiglia attende di avere spiegazioni su alcune circostanze misteriose legate alla sua morte, e di un pronunciamento postumo di innocenza.

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