martedì 10 luglio 2012

PETROLIO: L'EMBARGO CONTRO L'IRAN AFFONDA L'ITALIA.


L'embargo occidentale sul petrolio iraniano fa pagare anche all'Italia un caro prezzo.

Le sanzioni anti-iraniane impongono a Roma di reperire altrove quel 13,4 per cento d'importazioni petrolifere da Teheran. Il costo dell'operazione non è poca roba perche' quel 13,4% è, quantitativamente, assai più consistente, del 30% della Grecia o del 15% di Spagna, i due Paesi che precedono Italia nelle importazioni europee di greggio iraniano. I primi a saperlo sono i 400 dipendenti della raffineria Api di Falconara Marittima destinati alla cassa integrazione per la chiusura degli impianti.

L'Api - uno dei grandi clienti del petrolio iraniano assieme a Erg, Saras e Ies di Mantova - oltre a dover spendere molto di più per rifornirsi deve anche adeguare una raffineria strutturata per la lavorazione del particolare tipo di petrolio bituminoso estratto dai pozzi iraniani. Da un punto di vista geopolitico, geo-energetico e geo-economico, il piano anti-iraniano imposto dall'amministrazione Obama all'Europa è anche più perfido. L'America che chiede agli europei di rinunciare al petrolio iraniano ed alza il livello dello scontro con Teheran è infatti un'America pronta ormai ad affrontare senza danni un blocco di Hormuz.

Le nuove tecnologie di trivellazioni e le scoperte di giacimenti petroliferi tra l'Alaska e la Patagonia hanno permesso a Washington di ridurre al 22 per cento la quota di greggio importata dall'Arabia Saudita e da altri cinque Paesi mediorientali.

Grazie ad un contenimento dei consumi d'energia e alle nuove tecniche di fratturazione idraulica che permettono lo sfruttamento di pozzi un tempo inaccessibili in Alaska, Texas e Nord Dakota, gli Usa hanno ridotto la dipendenza dal greggio straniero dal 60% del 2005 al 45% del 2011. Cosi mentre Europa ed Italia affondano, l'America di Obama si prepara a vendere il suo petrolio agli europei.



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