domenica 26 agosto 2012

L'arrestato risponde al "compagno vigile": "Ricostruzione falsa". - Vincenzo Morvillo



A Napoli un militante di Rifondazione viene fermato durante una festa. Protesta per i modi usati dai poliziotti. Sul manifesto glirisponde l'agente, che è l'ex segretario del Pdci. La loro storia è diventata un caso.

Caro compagno Perna,

innanzitutto, grazie per la tua risposta e per aver deciso, sebbene non te ne corresse l'obbligo, di non startene in disparte. Ciò premesso, però, devo dire che, se alcune delle tue affermazioni le contesto sul piano soggettivo della valutazione dell'accaduto, un'altra delle tue dichiarazioni invece ha un peso giuridico ed etico che non posso e non voglio lasciare correre.
Dunque, in primo luogo tu affermi che i tuoi colleghi giunti al locale - perché chiamati, e chi lo contesta? - avrebbero chiesto con cortesia e civiltà soltanto di abbassare il volume. Mi spiace ma, come ho già detto, sin da subito l'atteggiamento assunto è stato tutt'altro che cortese e volto ad una pacifica composizione. Sono giunti con arroganza e fare inquisitorio, tanto che tutti ci siamo agitati. Hanno accusato uno dei proprietari di aver bevuto troppo e ad un altro hanno puntato un dito in faccia con fare intimidatorio.
Ti chiedo: se uno non deve guidare, non sta molestando nessuno, sta facendo festa, è compito della polizia municipale andare a valutare il suo tasso alcolico? È stato questo il modo di fare dei tuoi colleghi, vestitisi d'autorità sin dall'inizio. Ed è quando ho notato quest'atteggiamento che ho cominciato a protestare. Vibratamente, certo, ma senza quella violenza di cui tu mi accusi! Inoltre, dovreste anche mettervi d'accordo: millantavo conoscenze in alto come hanno scritto a verbale gli agenti - avrei parlato del sindaco e addirittura del comandante del corpo di polizia municipale con cui addirittura avrei detto di essere andato a pranzo!!?? - o chiedevo di essere arrestato, come dici tu?
Parli poi di normale routine. Ma la routine della municipale, a Napoli, si è tradotta troppo spesso, negli ultimi tempi, in azioni non certo pacifiche: sgomberi, scontri con precari e disoccupati, schiaffi ai giornalisti, come fece il vostro ex comandante! Ti chiedo ancora: è legittimo preoccuparsi, considerando tali precedenti e visti anche i modi bruschi assunti - secondo me, è ovvio - dai tuoi colleghi? Se si fossero comportati - come si dice anche in un commento alla mia prima testimonianza pubblicato online - con quella preparazione volta a calmare gli animi e a comporre eventuali incipienti malumori, beh allora non credo sarebbe successo nulla! E invece, si sono posti come sceriffi!
Dici però - declinando le responsabilità, e questo mi sembra non proprio corretto da parte tua, che sei un compagno - che certi comportamenti «duri» sono da imputare a scelte politiche: devo rammentarti precedenti storici inquietanti in merito a questo tipo di autoassoluzione rispetto agli ordini eseguiti? Così come, da addebitare all'indolenza degli amministratori, sarebbe l'impossibilità di far compenetrare i diritti di chi voglia - sacrosantamente aggiungo io - dormire e chi invece voglia divertirsi. Chiami dunque in causa l'amministrazione? Benissimo! E allora è la politica che dovrebbe rispondere, sia di alcune gravi scelte da stato di polizia, sia di mancanze decennali, che rischiano di far sprofondare Napoli ancora più in basso, non promovendone certo l'immagine di città turistica! Su questo, caro Luigi, siamo perfettamente d'accordo!

Dici in più, che io mi sarei fermato a quello che rappresenta la «divisa» ai miei occhi. Scusa, ma questa è un'affermazione che sa di mania di persecuzione! Ho avuto a che fare altre volte con polizia e carabinieri, mi hanno chiesto i documenti, ma non ho certo protestato come quella sera. Sarei impazzito all'improvviso? E, lo ripeto per l'ennesima volta, stando all'esame alcolemico - cui mi sono sottoposto, dietro vostra richiesta, senza batter ciglio, ma che non citi, come non lo hanno citato i colleghi davanti al magistrato, e mi chiedo perché - ero lucido, presente a me stesso e collaborativo.
In fine, affermi che al comando ero agitato e pericoloso, per voi e per me. Sappiamo entrambi che non è vero. Io ho solo detto, più volte, di voler fare una telefonata al mio avvocato e voi non mi avete consentito di farla. Secondo regolamento, questo mi è chiaro. Ma chiedo: era proprio il caso di applicare alla lettera la norma vigente, visto che non di criminale incallito trattavasi, ma di persona sicuramente in aperta contestazione col vostro operato, ma pur sempre di cittadino senza precedenti, incensurato e fino a prova contraria di persona perbene? Mi resta la sgradevole, amara sensazione, che siate voluti essere impeccabili, sul piano formale della legge, nella situazione per voi più semplice da gestire, ma umanamente meno adeguata. Per il resto, comunque, al comando me ne sono stato tranquillo, seduto su una sedia o in piedi a passeggiare nel corridoio, non rappresentando con tale comportamento, credo, alcun pericolo, né per voi né per me. Lo so io e lo sai tu.
Questo, per quanto riguarda le valutazioni soggettive.
Ora, caro compagno, una sola domanda. Come tu stesso ammetti, non ho tirato a terra nessuno. Nel fascicolo che ho visionato l'altro ieri in tribunale, in presenza del mio avvocato, c'è però un referto di due vigili cui sono stati dati 5 giorni di prognosi ciascuno per lussazione, uno al ginocchio e l'altro alla spalla. Ed è anche in base a ciò che ho preso una condanna a sei mesi. Mentono gli integerrimi colleghi o tu non hai visto ciò che è accaduto? Mi spieghi questa gravissima discrepanza?
Sta di fatto che ho patteggiato, dandovi praticamente ragione. Sono una persona perbene, lo ripeto - non c'entra nulla l'esser giornalista o responsabile cultura di Rifondazione - e voi mi avete trattato alla stregua di un furfante. Un saluto.

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