mercoledì 22 febbraio 2012

Inferno a Baires nel treno dei pendolari. - di Patrizia Antonini



I soccorsi alla stazione di Once
BUENOS AIRES - Le lamiere contorte dei primi due vagoni del treno numero 3772 che sulla linea Sarmiento collega il sud-ovest umile della provincia alla stazione di Once, nel cuore di Buenos Aires, sono il simbolo della tragedia che ha investito l'Argentina, lasciando una scia di decine di morti (le cifre parlano di almeno 50 vittime) e centinaia di feriti (oltre 600, di questi almeno 200 in condizioni molto gravi), nel secondo incidente ferroviario piu' grave nel Paese dagli anni Settanta. Una barriera di transenne ora isola il binario due, il binario della tragedia, avvenuta in una stazione affollata alle 8.33 del mattino, ora di punta e di fuggi fuggi verso i posti di lavoro. Sul treno della morte viaggiavano almeno mille persone. Erano pendolari, stipati, accalcati, come ogni mattina. ''Mi sono reso conto che non stavamo frenando e che la velocita' era un po' piu' forte del solito - racconta Rodrigo -. Io ero nel vagone-furgone, quello dove si possono portare le biciclette. Ero al terzo posto della formazione. Ho visto un bagliore. Ho sentito come un'esplosione Poi ho visto nasi e labbra rotte, gente a terra che urlava. Feriti dappertutto. Le nostre porte erano aperte, io sono uscito subito''. A provocare l'incidente di fatto sarebbe stato un guasto ai freni, con il treno che ha concluso la sua corsa contro il parapetto.

''Non e' cambiato niente. Questi locomotori non hanno sufficiente manutenzione'', accusa Sergio Chacon, reduce da un altro dramma simile. Lui, che nell'incidente ferroviario di Flores, avvenuto il 13 settembre scorso (erano morte 11 persone e 200 erano rimaste ferite) aveva riportato varie lesioni gravi, e' arrivato a Once una ventina di minuti dopo lo scatenarsi della tragedia. ''Dobbiamo continuare a prendere questi treni perche' non abbiamo un'alternativa, ma nessuno li controlla'', grida pieno di rabbia. Un cordone di poliziotti e militari tiene a distanza telecamere, giornalisti e curiosi. Intanto i Vigili del fuoco estraggono gli ultimi cadaveri, nascosti da una barriera di tendoni azzurri con la scritta Tba (Treni di Buenos Aires), mentre si ingrossa la fila dei disperati in processione, in cerca dei propri cari. Piange Francisca. Da stamani cerca sua figlia Lina, partita a bordo del convoglio. Alla centrale operativa mobile del 103 parcheggiata davanti alla stazione, dove gli operatori hanno le liste dei feriti aggiornate ogni mezz'ora, nessuno ha saputo dirle niente. ''E' partita con questo treno per andare al lavoro come tutti i giorni - dice la donna - ma nessuno sa dirmi dove sia''. Anche Ronald Jimenez e' arrivato in cerca del fratello di 22 anni. ''Continuo a chiamarlo al telefono, ma non risponde nessuno'', dice guardandosi attorno spaesato, mentre i giornalisti lo cercano per raccogliere la sua testimonianza. Romina cerca Jonathan, di 27 anni: ''Mio fratello aveva una maglietta nera, con i jeans. Di solito saliva sui primi vagoni per scendere velocemente e arrivare in tempo in ufficio, per favore - dice mentre si tormenta le mani - ditegli di telefonarmi''.
Lucas e' sulle scale per uscire dalla stazione con i suoi compagni: e' uno dei vigili del fuoco che ha tagliato il tetto del primo vagone, per estrarre i passeggeri in trappola. Nell'impatto il secondo vagone e' entrato nel primo, per una profondita' di sette metri. ''Non posso parlare'', dicecol sudore che gli cola dall'elmetto arancione, ''la' c'e' il direttore del Servizio di emergenza, chiedete a lui''. Poi si allontana dal gruppo e confida: ''E' stata una macelleria''. Con i suoi colleghi ha lavorato con un verricello e le barelle per estrarre uno dopo l'altro i feriti. A tre ore dall'impatto, decine erano ancora dentro, col loro bagaglio di sofferenza, annaspando in mezzo ai morti. Un militare che fa parte del servizio d'ordine si avvicina al chiosco, che si trova proprio davanti al binario due. Compra una bottiglia d'acqua. ''E' una tragedia'', sospira, per poi raggiungere velocemente i suoi compagni. ''Stavamo facendo colazione, abbiamo sentito come un'esplosione. Abbiamo pensato ad una bomba, poi abbiamo sentito le urla e la polvere alzata dall'impatto del treno contro il marciapiede'', racconta Carolina Noguera la proprietaria del banco, che ancora non riesce a credere a quello che e' accaduto davanti ai suoi occhi.

"Neutrini più veloci della luce". C'era anomalia negli strumenti.



"Neutrini più veloci della luce" C'era anomalia negli strumenti


Sarebbero dovuti a una cattiva connessione tra un ricevitore gps e un computer i dati registrati a settembre nei laboratori del Gran Sasso che sembravano mettere in discussione la relatività di Einstein. Il fisico Ereditato: "Non è ancora finita".


ROMA - I neutrini non sono più veloci della luce. Le misure rilevate nel settembre scorso 1 sarebbero dovute ad un'anomalia nel funzionamento degli apparati utilizzati per misurare la velocità dei neutrini. Un brusco risveglio per i ricercatori del Cern e dell'Infn, che a settembre avevano registato il clamoroso dato che sembrava rimettere in discussione alcune certezze della fisica.

Secondo fonti citate dall'American Association for the Advancement of Science, l'errore sarebbe da attribuire a una connessione difettosa tra un'unità gps e un computer: "La discrepanza di 60 nanosecondi (tra la velocità dei neutrini e quella della luce, ndr) sembra sia il risultato di un problema con il cavo in fibra ottica che connette il ricevitore gps usato per registrare i tempi di spostamento dei neutrini con una scheda nel computer", si legge su ScienceInsider. "Misurando il tempo che i dati impiegavano a passare nel cavo, dopo aver stretto meglio i connettori, gli scienziati hanno visto che arrivavano 60 nanosecondi prima del previsto. Dal momento che questo tempo è sottratto dal totale", spiega ancora il sito, "ecco spiegata la velocità anomala attribuita ai neutrini". Una scoperta che sembra dunque distruggere le speranze dei ricercatori anche se, precisano le stesse fonti, "ora serviranno nuove verifiche per confermare anche questa ipotesi".

A scoprire l'anomalia negli strumenti di misura è stato lo stesso gruppo di ricercatori del Cern e dell'Infn, guidato dall'italiano Antonio Ereditato, che cinque mesi fa aveva fatto il primo annuncio sulla velocità dei neutrini. Gli scienziati avevano misurato il tempo che un fascio di neutrini originato a Ginevra impiegava a coprire i 730 chilometri che lo separano dai laboratori del Gran Sasso, rilevando una velocità più alta di quella della luce. Un risultato che aveva fatto in poco tempo il giro del mondo, aprendo a scenari fino ad allora ritenuti impossibili dalla fisica.

Per Ereditato "la fine non è ancora arrivata. Importante usare la stessa prudenza che abbiamo avuto in settembre". Quindi si tratterà di verificare tutte le connessioni e le anomalie, e pensare a un nuovo esperimento.

http://www.repubblica.it/scienze/2012/02/22/news/neutrini_pi_veloci_della_luce_c_era_anomalia_in_strumenti-30349960/  

Concordia, ritrovati 8 corpi c’è anche Dayana. Indagato il capo dell’unità di crisi della Costa



La bambina di Rimini era in crociera insieme al papà. Secondo la prima ricostruzione i cadaveri si trovavano nella zona di uno dei punti di ritrovo della nave. Intanto oltre a Schettino iscritti nel registro degli indagati della procura di Grosseto quattro ufficiali in plancia al momento dell'incidente e tre dipendenti dell'azienda navale.


C’è anche Roberto Ferrarini, il capo del’Unità di crisi di Costa Crociere, tra i sette nuovi indagati per il disastro della Concordia. Con lui il comandante Francesco Schettino comunicò a lungo al telefono, subito dopo l’impatto. Oltre a Ferrarini ci sono Manfred Ursprunger (executive vice presidente fleet operation di Costa), Paolo Parodi (fleet superintendent di Costa) e gli ufficiali Andrea Bongiovanni, Roberto Bosio, Silvia Coronica e Salvatore Ursino. I sette nomi si vanno ad aggiungere a quelli di Schettino e del suo vice in plancia Ciro Ambrosio facendo salire a nove il numero degli indagati. Le accuse sarebbero di omicidio colposo, naufragio, e omissione della comunicazione all’autorità marittima.

La notizia degli sviluppi giudiziari arriva nel giorno del ritrovamento della piccola Dayana, la bambina riminese di 5 anni dispersa nel naufragio. C’è anche il suo corpo infatti tra i 4 cadaveri rintracciati questa mattina dai soccorritori, ai quali se ne sono aggiunti altri 4, individuati nel pomeriggio ma ancora impossibili da recuperare a causa del peggioramento delle condizioni meteo. Non si sa ancora se tra questi c’è anche il padre della bimba, Wiliam Arlotti, che il 13 gennaio si trovava insieme a lei. Secondo la struttura commissariale della Protezione civile, la piccola sarebbe già stata recuperata e portata all’esterno del relitto insieme ad un altri due corpi, attribuibili a una donna e a un uomo. 

Dayana era in crociera insieme al padre William, di 36 anni, e alla sua compagna, Michela Maroncelli, l’unica superstite dei tre. Secondo alcune testimonianze, Dayana sarebbe scivolata nella parte sommersa della nave nei concitati momenti successivi all’impatto, quando erano già in corso le operazioni per far salire i passeggeri sulle scialuppe di salvataggio. Il padre, invece, malato cronico, potrebbe aver perso la vita nel tentativo di raggiungere la cabina dove teneva le medicine salvavita.

Le speranze di ritrovarli in vita si erano via via affievolite col passare dei giorni. Oggi, a più di un mese da quella maledetta notte, arriva l’ultima, drammatica, notizia per Susy Albertini, la mamma della bambina, che più volte nelle scorse settimane aveva visitato l’Isola del Giglio senza mai darsi pace. “Fatemi salire per ritrovare mia figlia, a me risponderà” aveva chiesto pochi giorni dopo l’incidente.

Oltre a quello della bambina, oggi il relitto della Costa Concordia, adagiato dal 13 gennaio di fronte all’isola del Giglio, ha restituito altri sette corpi, dopo 3 settimane in cui le ricerche, ridotte di molto, non avevano più dato alcun esito. Individuati dai Vigili del fuoco, i cadaveri si trovavano all’interno del ponte 4, nella parte immersa a poppa, zona indicata da diversi testimoni come punto di raccolta dove si sarebbero potute trovare molte persone. Il bilancio ora è quindi di 25 morti e 7 dispersi.

Proprio ieri il Commissario delegato per l’emergenza del naufragio della Costa Concordia, Franco Gabrielli, aveva formalizzato la conclusione delle attività di “soccorso e ricerca”, ossia tutte quelle operazioni che presuppongono ci possa essere ancora qualcuno in vita. Dando invece il via alla fase di “ricerca e recupero”, il cui coordinamento è stato affidato al contrammiraglio Ilarione Dell’Anna.

Intanto, dopo lo stop di ieri dovuto a forti venti di grecale e a mare mosso, gli operai della Smit e della Neri, le due ditte incaricate di svuotare i serbatoi della nave, hanno concluso la prima fase del recupero del carburante. Nell’ultima settimana sono più di 1300 i metri cubi di gasolio estratti dai tecnici. Mentre è atteso nei prossimi giorni l’avvio della seconda fase dei lavori, che prevede la rimozione del carburante dai restanti 9 serbatoi collocati nella zona poppiera della nave.

di Antonio Massari e Giulia Zaccariello
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Scandalo Csm sul caso Ingroia: archivia il fascicolo ma con ''rimprovero''. - di Giorgio Bongiovanni.

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C'era da aspettarselo. Ancora una volta il Consiglio superiore della Magistratura, molto più assimilabile ad un moderno "sinedrio dei magistrati", ha deciso di punire, seppur "pilatescamente", il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, reo di aver detto "tutta la verità nient'altro che la verità". Se continua di questo passo, questo consesso di "scribi e farisei" darà il suo deciso contributo per spingere la nostra già agonizzante democrazia nella fase terminale della sua già diffusa malattia. Tutta la redazione di ANTIMAFIADuemila esprime il pieno sostegno ed appoggio al procuratore Antonio Ingroia per questa che appare come una velata e vigliacca minaccia alla sua persona e al suo lavoro.
E' stata approvata dal plenum del Csm la delibera che "bacchetta" il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia per il suo intervento di tre mesi fa al congresso del Pdci lo scorso 30 ottobre, nel quale disse tra l'altro di non poter essere imparziale nei confronti di forze che, cercano "quotidianamente" di introdurre "privilegi e immunità" a vantaggio di pochi, in spregio al principio di uguaglianza, e di sentirsi "partigiano" della Costituzione. 
La proposta, che prevede inoltre la trasmissione degli atti alla quarta Commissione per l'inserimento nel fascicolo personale di Ingroia (con possibili ripercussioni sulla propria carriera), ha avuto 16 voti tra cui quelli del vicepresidente, Michele Vietti e dei vertici della Corte di Cassazione, il primo presidente, Ernesto Lupo, e il procuratore generale, Vitaliano Esposito. Sei voti andati alla proposta di minoranza, che era stata presentata la scorsa settimana dal consigliere togato Paolo Carfì (Movimento per la giustizia), più blanda, che chiede l'archiviazione ma senza l'invio degli atti. 
Hanno votato per questa proposta, oltre allo stesso Carfì i quattro togati di area democratica Francesco Cassano, Vittorio Borraccetti, Francesco Vigorito e Roberto Rossi e il laico di centrosinistra Glauco Giostra. Due gli astenuti, Paolo Auriemma di Unicost e Angelantonio Racanelli di Magistratura indipendente. 
La proposta approvata chiede dunque l'archiviazione perché non sussistono gli estremi per configurare un'incompatibilità ambientale e dunque un trasferimento d'ufficio. Immediata la risposta del magistrato che ha detto: “Rispetto la decisione del Csm a maggioranza, ma prendo atto con amarezza che un'ampia maggioranza del Consiglio, compreso il suo vicepresidente, esprima apprezzamenti negativi nei confronti di un magistrato 'colpevolè di avere dichiarato enfaticamente la propria fedeltà alla Costituzione repubblicana. Preoccupa il fatto che diventi minoritaria dentro il Csm la tutela di un diritto costituzionalmente garantito”. “Ma non mi meraviglia - dice ancora Ingroia - So che il Paese è arretrato di molto sul terreno dei diritti di libertà dei suoi cittadini, magistrati compresi. Rivendico in ogni caso il diritto di esprimere la mia fedeltà alla Costituzione in qualunque sede e auspico che da domani il Csm sia altrettanto solerte nei confronti di chi non solo non dichiara la propria fedeltà alla Costituzione, ma neppure la pratica, dimostrando ben altre partigianerie”.

Picchia i bambini a scuola, arrestata una maestra elementare nel vibonese.





Vibo Valentia - (Adnkronos) - Le indagini dei Carabinieri, condotte attraverso una serie di telecamere nascoste nelle aule, hanno consentito di accertare i fatti.
Vibo Valentia, 22 feb. - (Adnkronos) - I carabinieri della Compagnia di Vibo Valentia hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di una maestra elementare di una scuola del vibonese. La donna deve rispondere di maltrattamenti verso gli alunni.
Le indagini, condotte attraverso una serie di telecamere nascoste nelle aule, hanno consentito di accertare che la maestra, durate le lezioni, malmenava con schiaffi e pugni gli scolari piu' indisciplinati, lanciava loro libri e penne, li strattonava, tirava i loro capelli e inveiva fino a farli piangere. Alcuni bambini avevano riferito ai propri genitori di non volere piu' andare a scuola.


Mills: respinta istanza ricusazione giudici

Berlusconi


La richiesta era stata presentata all'ex premier Silvio Berlusconi.


MILANO  - La corte d'Appello di Milano ha respinto l'istanza di ricusazione dei giudici del processo Mills presentata da Silvio Berlusconi.

Con il rigetto dell'istanza di ricusazione dei giudici della decima sezione penale, davanti ai quali si sta celebrando il processo Mills, i giudici della corte d'appello di Milano hanno in sostanza bocciato la tesi sostenuta da Silvio Berlusconi e cioé che il collegio avrebbe "anticipato il giudizio in tema di prescrizione" e avrebbe condotto un' istruttoria dibattimentale "a senso unico", consentendo l'audizione dei soli testimoni indicati dall'accusa, e tagliando invece quelli chiesti dalla difesa. Una tesi, questa, evidentemente infondata per i giudici della Corte d' Appello, i quali invece hanno accolto la richiesta dell' avvocato generale Laura Bertolé Viale di respingere nel merito la dichiarazione di ricusazione proposta dall'ex premier in quanto non è indebita manifestazione del proprio giudizio indicare in udienza che un reato sta per prescriversi.

Con il rigetto dell'istanza di ricusazione dei giudici del processo Mills proposta da Silvio Berlusconi, il processo in cui l'ex premier è imputato di corruzione in atti giudiziari, riprende sabato prossimo. Per quel giorno è prevista la conclusione dell'arringa delle difese e la camera di consiglio dei giudici per la sentenza.