venerdì 16 marzo 2012

Lusi, Rutelli querela L'Espresso "Inquinamento e depistaggio"

Lusi, Rutelli querela L'Espresso "Inquinamento e depistaggio"
"Mai preso un centesimo" ribatte Rutelli in merito all'inchiesta del settimanale, secondo cui l'ex tesoriere sotto inchiesta avrebbe stornato 866mila euro della Margherita a favore della fondazione del leader di Api, tra 2008 e 2011. Il leader di Api annuncia procedimento legale per diffamazione.

ROMA - "Falsità, mai avuto un euro della Margherita". E ancora: "Lusi è strumento di inquinamento e depistaggio". "Inqualificabile l'accusa di finanziamento occulto ad Api". Queste, in sintesi, le dichiarazioni di Francesco Rutelli, affidate a una nota del suo ufficio stampa, in risposta all'inchiesta de L'Espresso, secondo cui l'ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi 1 avrebbe versato alle casse della fondazione di cui il leader di Api è presidente 866mila euro tra 2008 e 2001. Rutelli annuncia querela nei confronti del settimanale. "E' stato Lusi a fornirgli le informazioni, vere e false".

L'INCHIESTA DE L'ESPRESSO 2

Il merito al servizio de L'Espresso, l'ufficio stampa di Rutelli precisa che le "informazioni, quelle vere e quelle false, sono state certamente fornite dall'ex tesoriere Lusi, come parte della sua azione di inquinamento del procedimento penale in corso contro di lui, già sanzionata dagli inquirenti della Procura della Repubblica di Roma".

I magistrati, sottolinea l'ufficio stampa di Rutelli, hanno definito precedenti articoli "assai verosimilmente ispirati dallo stesso indagato", "segnali preoccupanti", poiché contengono "circostanze che non emergono dagli atti e dai documenti acquisiti al fascicolo processuale e che, qualora veritiere, sarebbero probabilmente note al solo Lusi."


Proprio tali attività hanno "reso necessario procedere senza indugi al sequestro", lo scorso 8 marzo, di ulteriori beni di Lusi e dei suoi familiari indagati. Per lo stesso motivo i magistrati hanno acquisito al processo la registrazione dell'intervista di Lusi alla trasmissioneServizio Pubblico.

"Dunque - conclude la nota - L'Espresso sapeva di rendersi strumento di una condotta di inquinamento e depistaggio dell'indagine e del tentativo, vano, di intimidazione delle persone offese".

Questa, dunque, la controffensiva di Rutelli, che secondo l'inchiesta del settimanale sarebbe in realtà il primo a pagare la volontà di Luigi Lusi a non fare da unico caprio espiatorio per lo scandalo dei soldi sottratti alla Margherita. Volontà deducibile proprio dalle minacce ben poco velate indirizzate da Lusi a quanti furono ai vertici della Margherita proprio attraverso un fuori onda trasmesso da Servizio Pubblico 3

Le casse della Margherita hanno continuato a beneficiare di abbondanti rimborsi elettorali anche quando il partito era ormai sparito ufficialmente, ma non contabilmente, dalla politica italiana confluendo nella fondazione del Pd. Lusi di quei soldi ha fatto ampiamente uso personale, per l'acquisto di beni e lussuosi svaghi 4. Ma il senatore ha lasciato intendere con parole fin troppo chiare che nell'affaire potrebbero saltare ben altre teste. 

Parole che fanno vibrare la struttura portante del centrosinistra, quelle dell'ex tesoriere. A cui l'ex partito di Francesco Rutelli ha risposto con la querela e la richiesta di danni da quantificare tra i 5 e i 10 milioni di euro. Ma è proprio Rutelli il primo a essere tirato di peso nell'affaire. 

Come rivela l'inchiesta de L'Espresso, il tesoriere della Margherita Luigi Lusi avrebbe girato centinaia di migliaia di euro della Margherita alla fondazione di Francesco Rutelli, Centro per il futuro sostenibile (Cfs). A partire dal momento in cui Rutelli lascia il Pd per fondare il suo nuovo partito, Alleanza per l'Italia (Api). 

Soldi dirottati da Lusi nelle casse di Cfs attraverso una serie di bonifici, mai superiori ai 150mila euro per aggirare il comma 7 delle "disposizioni finali" dello statuto della Margherita. Che prevede come, durante la fase di costituzione del Pd, "gli atti di straordinaria amministrazione e quelli di ordinaria amministrazione di importo superiore a 150 mila euro" siano adottati "congiuntamente dal Tesoriere e dal Presidente del Comitato Federale di Tesoreria". 

"La norma - spiega L'Espresso - è stata inserita nel maggio 2007 e avrebbe dovuto rafforzare il ruolo di controllo del Comitato su Lusi. Peccato che quasi tutte le uscite del tesoriere siano state inferiori a quella somma". Il primo bonifico di Lusi a Cfs, ammontare di 48mila euro, è datato 13 novembre 2009: due giorni prima era nato l'Api. Al luglio 2011, quando sui conti di Cfs piovono 200 mila euro in due distinti versamenti, alla fondazione sarebbero arrivati complessivamente 866 mila euro. In media, oltre 43 mila euro al mese.

Un sistema allo sfascio. - di Giovanni Favia


Ecco la prima pagina (tragicomica) di un noto quotidiano on-line di poche ore fa. Incredibile, all'interno c'è il degrado di tutto il sistema politico italiano. Ovunque guardiate troverete indagati, tangenti e favori. Da Boni a Vasco Errani, passando per Emiliano, Rutelli e compagnia bella, con la Lega che sovrasta tre PD. UN sistema è allo sfascio. 


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Eh, eh...



https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10150662600609351&set=a.410327984350.187934.209242939350&type=1&theater

George Clooney arrestato a Washington






L'attore in manette a Washington. Partecipava a manifestazione presso l'ambasciata sudanese.



La star di Hollywood, George Clooney, è stata arrestata a Washington nel corso di una protesta davanti all'ambasciata sudanese. L'attore stava partecipando ad una protesta contro il presidente sudanese, Omar al-Bashir, accusato di provocare una crisi umanitaria al confine con il Sud Sudan bloccando il cibo e gli aiuti destinati alla popolazione colpita dal conflitto in corso nella regione. Clooney è reduce da un viaggio nell'area, e negli ultimi giorni a Washington ha fatto un rapporto sulla situazione prima davanti la commissione affari del Congresso poi al presidente americano Barack Obama (che lo ha ricevuto alla Casa Bianca) e al segretario di Stato, Hillary Clinton. La denuncia della star hollywoodiana è chiara: se nessuna azione sarà intrapresa nei prossimi tre mesi al confine tra Sudan e Sud Sudan si rischia "un vero e proprio disastro umanitario". Al momento dell'arresto Clooney stava protestando insieme ad un gruppo di persone tra cui suo padre Nick. L'attore é stato fermato con altri parlamentari.
George Clooney ieri aveva incontrato il presidente Obama ed il segretario di Stato Clinton e il giorno prima aveva lanciato l'allarme di fronte al Congresso americano sulla crisi umanitaria in corso nella zona di confine tra Sudan e Sud Sudan. L'attore, appena tornato da un viaggio nella regione, ha parlato di fronte alla commissione esteri del Senato per riferire della grave situazione causata dal conflitto tra i due Paesi.
Clooney ha raccontato di aver attraversato il confine fra Sudan e Sud Sudan verso le montagne del Nuba, dove si sta rifugiando la popolazione locale per difendersi dai bombardamenti aerei da parte del Sudan. L'attore ha raccontato di aver visto villaggi bruciati e gli abitanti che cercavano di nascondersi nella grotte. Lo stesso attore ha rischiato la vita durante un attacco con razzi e ha visto la mano di un bambino di nove anni saltare in aria. ''Siamo di fronte ad un vero disastro'', ha raccontato alla stampa dopo l'audizione in Congresso. ''Il governo del Sudan sta commettendo crimini di guerra''.
Clooney, dopo l'incontro con Obama, ha riferito che il presidente degli Stati Uniti farà pressioni sul presidente cinese Hu Jintao per evitare un "disastro umanitario nel Sudan", in occasione del loro prossimo incontro a Seul in Corea del sud alla fine del mese.
Secondo Clooney, la Cina, principale partner commerciale del Sudan, è più incline a prendere in considerazione questioni economiche piuttosto che morali o umanitarie nel caso in cui il conflitto tra il Sudan e il Sud Sudan possa avere un impatto negativo sulle esportazione di petrolio a Pechino. Circa il "6% del petrolio importato dalla Cina viene dal Sudan, dunque tutto ciò che accade in quella regione ha delle conseguenze sulla loro economia", ha dichiarato l'attore in una conferenza stampa alla Casa Bianca, aggiungendo che una sorta di cooperazione tra le due potenze potrebbe alleviare la situazione nel Paese africano. "Il presidente incontrerà il suo omologo Hu entro due settimane e con lui discuterà anche di questo punto in particolare", ha concluso l'attore.

L'editoriale di Marco Travaglio: il processo Dell'Utri - puntata 17 - Servizio Pubblico

Il figlio di Bernardo Provenzano: mio padre non sta bene - puntata 17 - Servizio Pubblico



Inquietante...

http://www.disabileforum.com/forum/topic38057.html

Cassazione: “I gay hanno diritto a trattamento familiare come le coppie sposate”



La Corte chiude ai matrimoni tra omosessuali, ma indica "un trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge a chi è coniugato". Il ministro Riccardi: "E' un problema del Parlamento". Esultano centrosinistra e associazioni: "Riempire il vuoto legislativo". Il Pdl: "Cos'avete da festeggiare?"


La Cassazione prende atto del “no” ai matrimoni gay e al riconoscimento di unioni celebrate all’estero. Ma apre in modo altrettanto netto ai diritti che le coppie omosessuali devono vedere riconosciuti: il “diritto alla vita familiare” e a “vivere liberamente una condizione di coppia” con la possibilità di un “trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata”. E’ la prima volta (scrivono i giudici nella sentenza n. 4184 depositata oggi), che la Cassazione si trova ad affrontare il caso di una coppia gay che chiede il riconoscimento del proprio matrimonio contratto all’estero: i due uomini si erano sposati nel 2002 a L’Aja ed avevano poi chiesto la trascrizione del certificato di nozze, come atto pubblico, al comune di Latina dove sono residenti.

Al rifiuto del Comune di riconoscere questo certificato e quindi il matrimonio, la coppia ha fatto ricorso sia in Tribunale che alla Corte d’Appello di Roma, ricorsi entrambi respinti. Da qui l’ulteriore istanza in Cassazione, dove la Prima Sezione Civile motiva la sua decisione – che è comunque di rigetto del ricorso – in circa 80 pagine. La Suprema Corte spiega che, se è vero che in Italia ancora non esiste una legislazione che preveda il matrimonio tra gay (citando a questo riguardo anche la recente sentenza della Corte Costituzionale che appunto aveva detto no ai matrimoni omosessuali), il quadro europeo dei diritti dei gay ed il contesto sociale è fortemente cambiato. Infatti, essendo stata superata grazie alla Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo “la concezione secondo cui la diversità di sesso dei nubendi è presupposto indispensabile, per così dire naturalistico della stessa esistenza del matrimonio”, la Cassazione sottolinea che “l’intrascrivibilità delle unioni omossessuali dipende non più dalla loro inesistenza e neppure dalla loro invalidità ma dalla loro inidoneità a produrre quali atti di matrimonio, appunto, qualsiasi effetto giuridico nell’ordinamento italiano”. Le coppie gay, come i coniugi, hanno però il diritto ad una “vita familiare” e ad esigere e a far valere per questo il diritto ad un “trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata”.

Il governo prende atto, ma è tiepido. “La questione del riconoscimento delle unioni omosessuali non è nel programma di governo – precisa il ministro per l’integrazione e la cooperazione, Andrea Riccardi - E’ una questione che riguarda il Parlamento. Credo che bisogna parlarne con le forze politiche”. Per il resto è un coro di esultanze nel centrosinistra e di prudenza nel centrodestra.

I radicali sono i primi a commentare la sentenza: “La classe politica – affermano dall’associazione Certi diritti – agisca di conseguenza e il ministero degli Interni ritiri la circolare che vieta la trascrizione dei matrimoni contratti all’estero dalle coppie gay. E’ un altro passo avanti per il superamento delle diseguaglianze nel nostro paese. Pur non riconoscendo il diritto a trascrivere all’anagrafe il matrimonio contratto all’estero da una coppia di Latina, la sentenza precisa quello che la classe politica continua a negare”. Dello stesso tenore il commento di Massimo Donadi, capogruppo Idv alla Camera: “E’ possibile che in questo paese, quando si parla di temi etici e di diritti civili, la politica arrivi sempre in ritardo? E’ accaduto nel recente passato con la vicenda di Eluana Englaro. Stavolta, sul tema della coppie gay, è la Cassazione a prendere atto dei cambiamenti sociali e ad esprimersi in base al diritto. Non pretendiamo leggi rivoluzionarie – aggiunge – ma che il Parlamento sia almeno in grado di leggere la realtà sociale, comprenderne i mutamenti, e legiferare in maniera conseguente. E’ necessaria una legge che tuteli le coppie omosessuali, come stabilito dalla Cassazione”.

Per l’Arcigay è stata “scritta una pagina storica”, per Nichi Vendola la pronuncia è una nuova pagina di civiltà che “ci fa superare il bigottismo di Alfano”, per i Comunisti Italiani è una “spinta per uscire dal Medioevo”, per Paola Concia (Pd) ora “il Parlamento deve colmare il vuoto legislativo”.

Di contro per Alfredo Mantovano (Pdl) non arriva “nessuna novità dalla sentenza della Cassazione sui gay; perchè tanta esultanza dalla lobby omosessuale? E’ piuttosto l’ennesima conferma che l’ordinamento già riconosce ai conviventi, qualunque sia il loro sesso, a legislazione vigente e sulla base di consolidata giurisprudenza, una serie di diritti in tema, per esempio, di registrazione anagrafica, di tutela della salute, di godimento di alloggi popolari, di assistenza, di nomina di un tutore, di risarcimento danni, e così via”. Carlo Giovanardi la cita addirittura a paradigma di “quanto da anni non ci stanchiamo di ripetere”, rivendicando come “nel quadro costituzionale e legislativo vigente in Italia le coppie omosessuali ‘non possono far valere il diritto a contrarre matrimonio né il diritto alla trascrizione del matrimonio celebrato all’estero, possono vivere liberamente una condizione di coppia e in presenza di specifiche situazioni hanno diritto ad un trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata”.

Nell’area di centrodestra tuttavia si distingue ancora una volta il Fli: “La sentenza conferma che quanto la suprema corte definisce ‘diritto alla vita familiare’ non può discriminare le coppie gay – dichiara Flavia Perina – D’altra parte, non è ragionevole che per ottenere un ‘trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata alle coppie gay tocchi ogni volta far valere in giudizio il proprio diritto. Dunque sarebbe di gran lunga preferibile che il Parlamento provvedesse ad approvare una regolamentazione delle unioni omo-affettive, rimediando ad un ritardo sempre meno ammissibile. Che prima o poi in Italia questo avverrà è fuori discussione. Se avverrà prima anzichè dopo, risparmieremo a milioni di persone l’umiliazione di chiedere come favore ciò che spetta loro come diritto”. Un ragionamento sintetizzato dal collega di partito Benedetto Della Vedova nella formula: “Viva la Cassazione, abbasso Alfano”.

Posizioni evidentemente non molto in linea con altri esponenti del Terzo Polo: “Mi spiace dover raffreddare gli entusiasmi di chi pensa che la recente pronuncia della Cassazione abbia introdotto in Italia il matrimonio omosessuale - afferma il presidente dell’Udc, Rocco Buttiglione – e vorrei anche contenere l’indignazione di quelli che, per la medesima ragione ma con valutazione opposta, sono pronti a rimproverare aspramente i nostri giudici. Le sentenze bisogna leggerle prima di commentarle ma dal poco che ho potuto capire mi sembra che questa volta la Cassazione abbia fatto onestamente il proprio dovere”.