mercoledì 28 marzo 2012

"Voglio morire": 58enne si dà fuoco davanti alla Commissione tributaria. - di Luigi Spezia



E' gravissimo, con ustioni "su quasi il 100% del corpo"; dopo il ricovero al Maggiore è stato trasportato a Parma. L'uomo ha una ditta di lavori edili; in alcune lettere scritte per la moglie e per gli uffici spiega il motivo del gesto, legato ai debiti. Oggi doveva comparire in udienza per fatture false. Un passante ha cercato aiuto, sono arrivate due auto della polizia. Un testimone: "Quella cosa a terra pareva un pezzo dell'auto. Invece era un essere umano". Il sindaco: "Fatto sconvolgente, una richiesta di aiuto che non ci può lasciare indifferenti" 


Ha 58 anni ed è gravissimo, con ustioni "quasi sul 100% del corpo" l'uomo che stamane a Bologna ha tentato di uccidersi dandosi fuoco in auto davanti agli uffici della Commissione tributaria di via Paolo Nanni Costa, zona ospedale Maggiore, prima periferia della città. L'uomo, che ha una ditta individuale di lavori edili, prima ricoverato al Maggiore (con codice di massima gravità), è stato poi portato in elisoccorso a Parma al Centro Hub per la terapia delle grandi ustioni. Un testimone racconta: "Ho visto l'auto in fiamme, poi una cosa a terra. Ho capito dopo che era un uomo". Un vigile urbano che è intervenuto: "Mi ha detto: ho tentato di uccidermi, voglio morire". L'artigiano era sotto accusa per una vicenda di fatture false. 

VIDEO Il racconto del testimone

FOTO L'auto in fiamme

Il luogo esatto in cui l'artigiano ha fermato l'auto in cui si è dato fuoco è il parcheggio dell'Intendenza di finanza di via del Giacinto. Tutto è accaduto intorno alle 8.20. L'uomo, residente a Ozzano, è diventato in pochi istanti una torcia umana. Un ragazzo ha notato la scena e allargando le braccia ha chiesto aiuto a una pattuglia di vigili urbani che era nei paraggi per un intervento di sicurezza davanti a una scuola: quando i vigili hanno raggiunto l'uomo aveva i vestiti completamente bruciati, fiamme ancora attive ai piedi. A spegnerle è stato un vigile urbano, che ha usato il suo giaccone. Poco dopo sono intervenuti anche una volante del commissariato Santa Viola, i vigili del fuoco e il 118.


Le lettere. L'uomo ha scritto delle lettere, trovate nelle sue tasche: una aperta, una di scuse alla moglie e una alla commissione tributaria, nella quale scrive di aver pagato le tasse e di sentirsi ingiustamente trattato dal Fisco. Diversi passaggi fanno riferimento a una condizione economica e finanziaria disastrata, e in uno in particolare si legge: "Io le tasse le ho sempre pagate, vi chiedo scusa, ma ora non andate a chiedere questi soldi a mia moglie, lasciatela stare". In un terzo foglietto, quello non indirizzato specificamente ad alcuno, vi sono riportate frasi come "Adesso me ne vado nell'aldilà". 

Fatture false. Secondo quanto si apprende l'uomo aveva avuto un contenzioso tributario, finito
male, e inoltre avrebbe dovuto comparire proprio questa mattina in tribunale a Bologna per una vicenda di false fatture. Una denuncia penale nata parallelamente agli accertamenti fatti dall'Agenzia delle entrate nei suoi confronti. Da un lato, il Fisco gli contestava l'evasione di notevoli somme, per almeno diverse decine di migliaia di euro, e la commissione tributaria alla fine dello scorso anno gli aveva dato torto, respingendo il suo ricorso; dall'altro, l'evasione di cui era accusato lo avrebbe portato anche davanti a un giudice in tribunale. 

La moglie si è sentita male. La moglie, quando è stata informata dell'accaduto, si è sentita male: a quanto si apprende, sarebbe svenuta due volte e sarebbe stata accompagnata al pronto soccorso di Budrio. La donna non sapeva di particolari problemi economici. Della vicenda è stato informato il pm di turno Massimiliano Rossi che ha aperto un fascicolo conoscitivo in cui non sono ipotizzati reati.

Il testimone. "Ho sentito un gran boato - racconta Moreno Masotti, che stamattina ha assistito alla scena dal suo ufficio - sembrava un incidente, un tubo saltato. Ma affacciandomi alla finestra ho visto l'auto in fiamme, una palla di fuoco. A 25-30 metri i vigili urbani erano accanto a una 'cosa' a terra. Un vigile cercava di spegnerla con il giaccone; sembrava un pezzo dell'auto... poi mi sono accorto che era un uomo". L'artigiano, conferma Masotti, "ogni tanto alzava la testa e si lamentava. Gli infermieri lo tranquillizzavano. Appena partita l'ambulanza sono arrivati i vigili del fuoco che hanno spento il rogo in pochissimo tempo. Ho visto una grande partecipazione dei servizi, un grande al vigile urbano che ha avuto una grande prontezza e determinazione per quello che ha fatto. Mi piacerebbe stringergli la mano".

Il sindaco: sconvolgente.  "Quanto è successo questa mattina è sconvolgente", scrive in una nota il sindaco Virginio Merola. "Ai familiari della persona coinvolta esprimo la vicinanza dell'Amministrazione comunale tutta, nella speranza che le gravi condizioni in cui versa attualmente l'uomo possano migliorare. Questo gesto deve fare riflettere tutti perché è una richiesta di aiuto che non ci può lasciare indifferenti. Un ringraziamento va al Corpo della Polizia municipale che è intervenuto immediatamente, all’agente che ha avuto la prontezza di spegnere le fiamme con il suo giaccone, alla Polizia di Stato, ai Vigili del Fuoco ed al 118".

La solidarietà della Regione.
 "Un gesto drammatico che colpisce profondamente". Il presidente della Regione, Vasco Errani, e l’assessore regionale alle Attività produttive, Gian Carlo Muzzarelli, esprimono solidarietà e vicinanza all’artigiano in gravissime condizioni. "Gesti tanto disperati e non più isolati da parte di lavoratori e imprenditori, ci caricano di una preoccupazione ulteriore. Più passa il tempo, più la crisi si conferma nella sua straordinaria gravità e, nella sua drammaticità, colpisce persone, famiglie, imprese e lavoratori rendendo sempre più urgente la politica di sostegno al lavoro e di rilancio dell’economia. In questo sforzo che riguarda tutti, noi ci sentiamo ancora più impegnati".

Cna: profondo dolore. 
"Esprimo personalmente e a nome di tutta la Cna un profondo dolore e un grande sgomento per il dramma che sta vivendo l’artigiano di Ozzano che questa mattina ha tentato di suicidarsi. Siamo vicini a lui e alla sua famiglia. Il nostro augurio, di cuore, è che le sue condizioni possano migliorare". E’ il commento di Tiziano Girotti, Presidente Cna Bologna.

Tutti gli sprechi del TAV: 76 miliardi di euro scomparsi!!





Mi sono chiesto: perchè tutti i partiti italiani sono d'accordo a fare la Tav Torino-Lione malgrado i danni ambientali e anche se i dati dicono che sia le merci che le persone che transitano sulla tratta sono inferiori alla portanza delle linee già esistenti!?
Così, poichè tanto unanimismo mi puzza sempre di più, sono andato pure io a mettere insieme le uniche ragioni che davvero capiscono tutti i più grandi partiti in Italia: quelle del portafoglio, il proprio e quello degli amici più prossimi.

E i dati sull'Alta Velocità finora sono impressionanti:
Il piano di spesa sull'alta velocità da Torino a Trieste e da Milano a Napoli quando fu presentato nel 1991 era di 14 miliardi di euro. Il costo reale finora è stato invece di oltre 90 miliardi di euro!!
Un'opera pubblica il cui costo è sei volte quello di partenza, in cui ogni kilometro costa più di sei volte lo stesso chilometro in qualunque ferrovia europea! E questo è avvenuto su "tutte" le tratte realizzate in Italia. Ma com'è possibile!? Ebbene sapete chi ha partorito la legge di finanziamento per la TAV!?
Ma quel Paolo Cirino Pomicino, ministro al bilancio nel 1991 anno in cui, come detto, fu presentato il progetto sulla Tav. Potentissimo uomo politico della Dc campana, ampiamente coinvolto in tangentopoli, Pomicino  è lo stesso che confezionò la legge 219 sulla ricostruzione dopo il terremoto dell'irpinia.
E lo schema è esattamente identico: l'affidamento diretto, senza gara d'appalto europea, ai principali consorzi economici del capitalismo italiano, che poi subappaltavano i vari lavori.
In tal modo il costo dell'opera finale viene determinato a posteriori dalla fatturazione dei costi... E niente di più facile che "sovraffatturare" per ingrossare la spesa pubblica e arricchire i proprietari delle imprese, i politici loro amici e le mafie (tramite le tangenti - ci sono state già diverse inchieste in questa direzione che coinvolgono anche l'alta velocità).
Solo che per la ricostruzione post-terremoto la scusa per aggirare le gare d'appalto è stata l'urgenza e questa volta invece la bugia è stata che la TAV sarebbe stata costruita in gran parte con soldi privati: ma invece i soldi dell'Alta Velocità sono venuti tutti dallo Stato, cioè dalle nostre tasche!

La Torino-Lione è partita con un costo annunciato di 2,5 miliardi di euro (per la sola parte italiana). Il preventivo nel 2010 è stato aggiornato a 8 miliardi di euro e probabilmente il costo finale sarà non meno di venti miliardi di euro!
Certo truffare il 650% su un opera di queste dimensioni è davvero da gran ladroni, altro che ponte sullo stretto di Messina...!

E questo mentre  nell'ultima finanziaria hanno tagliato un miliardo e 400milioni al trasporto ordinario. Tanto che le Ferrovie dello Stato hanno annunciato la soppressione di 47 convogli locali e interregionali per un totale di 5100 km, un terzo dell'intera rete. Il 61% della rete ferroviaria italiana è a binario unico, un terzo della rete non è ancora elettrificato e la velocità media delle merci sulla rete è di 19 km/h!!
Insomma con la Tav faranno un servizio d'elite a costi pazzeschi per riempirsi le tasche. E tutti gli altri ce la facciamo a piedi nel vero senso del termine...
Ma visto che anche i francesi si sono fermati a scavare non si può fermare questa follia!!?
O lorsignori non si sono mangiati abbastanza denaro!?

Ho trovato online anche un documentario molto "documentato":
"Fratelli di Tav"


La Guardia di Finanza sequestra i beni in Italia della famiglia Gheddafi. - di Guido Ruotolo







Bloccati su richiesta dell'Aja un miliardo e 100 milioni di euro.

ROMA
Beni mobili e immobili, quote societarie e conti correnti, ma anche terreni e vetture. Il tutto per un valore complessivo di oltre un miliardo e cento milioni di euro: è quanto i finanzieri del Comando provinciale Roma hanno sequestrato oggi alla famiglia Gheddafi e a membri del suo entourage.

Fra gli assets patrimoniali bloccati figurano partecipazioni azionarie in Unicredit S.p.a., Eni S.p.a., Finmeccanica S.p.a., FIAT S.p.a., FIAT Industriai S.p.a., Juventus F.C. S.p.a., nonché un immobile sito in Roma, 150 ettari di bosco localizzati nell'isola di Pantelleria e due motoveicoli, fra cui una Harley Davidson.

I provvedimenti sono stati eseguiti dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma sulla scorta dei decreti emessi dalla Corte d'Appello capitolina nel contesto di una rogatoria internazionale emanata dal' Tribunale Penale Internazionale de L'Aja nell'ambito del procedimento per crimini contro l'umanità nei confronti di Gheddafi, del figlio Saif AI Islam e del capo dei servizi segreti Abdullah AI Senussi. Il provvedimento ha il fine di cautelare il patrimonio degli imputati, che dovrà garantire forme di risarcimento per le vittime del regime.

Le investigazioni patrimoniali delle fiamme gialle di via dell'Olmata hanno consentito di individuare due società di finanziamento attraverso le quali gli esponenti del passato regime libico avevano nel tempo effettuato investimenti nel nostro Paese.

L'iniziativa del Tribunale de L'Aja si inserisce in un più ampio contesto delineato da due decisioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e da due Regolamenti del Consiglio dell'Unione Europea in forza dei quali i predetti organismi, in relazione al precipitare della situazione in Libia, avevano richiesto alla Comunità Internazionale il congelamento di tutti i fondi e delle risorse economiche appartenenti, possedute, detenute o controllate dal Raiss o da soggetti a lui riconducibili.

Le donne ? Sono un «materiale» Pubblicati gli sms choc di Strauss-Khan.



Caso Carlton, l'ex direttore del Fmi si difende in aula:
«Forse vocabolario inappropriato». Querela al giornale.

MILANO - Dominique Strauss-Kahn ha riconosciuto davanti al giudice di aver utilizzato un vocabolario «inappropriato» nei numerosi sms intercettati nell’ambito delle indagini a suo carico, in cui chiama «materiale» le giovani adescate per i festini hard all’Hotel Carlton di Lille. Il quotidiano francese Le Monde, citando fonti di polizia anonime, ha pubblicato alcuni estratti dei messaggi scambiati fra lui e l’amico Fabrice Paszkowski, portando alla luce i risvolti più scabrosi dell’affare Strauss-Khan.
«INGENUITA'» - «Vuoi venire a scoprire un fantastico locale hard a Madrid con me (e del materiale)?». Così l’ex direttore del Fmi si rivolge in un sms pubblicato da Le Monde all’amico imprenditore di Lille che organizzava le serate a luci rosse e gli procurava le donne. «La parola "materiale" si riferisce ad una persona di sesso femminile», ha ammesso Strauss-Khan, riconoscendo che il termine è «sconveniente e inappropriato». Ma ha negato di aver violato la legge affermando di aver peccato di «ingenuità» per non essersi accorto che le giovani donne erano delle prostitute.
LA DENUNCIA A LE MONDE - In seguito alla pubblicazione su Le Monde di parte del contenuto dei verbali redatti durante lo stato di fermo, Dominique Strauss-Kahn intende presentare una denuncia contro il giornale francese per «violazione manifesta dei suoi diritti». A renderlo noto sono stati i suoi avvocati Henri Leclerc, Frèdèrique Baulieu e Richard Malka. Dominique Strauss-Khan è indagato per «sfruttamento della prostituzione» nell'ambito del caso sul giro di squillo all'hotel Carlton di Lille. Il reato è punibile con 20 anni di reclusione e una multa di tre milioni di euro.

Truffe, mazzette e appalti: nuovi guai per Alemanno. - di Rita di Giovacchino e Silvia D’Onghia



Quattro arresti per il flop dei punti verdi qualità: mutui facili per cantieri mai terminati. Mentre i fondi per la lotta contro le tossicodipendenze sono finiti agli amici del sindaco.


Mazzette e Parentopoli: nulla di nuovo nella gestione che, da quattro anni a questa parte, il sindaco di Roma fa della cosa pubblica. Solo che ogni giorno il pozzo diventa sempre più fondo.

C’è un’inchiesta ancora all’inizio: il flop dei Punti verdi qualità, progetto che risale a Rutelli e Veltroni, poi affidato alla gestione del capo della segreteria Antonio Lucarelli che oggi giura di non occuparsene più. Tutto ruota attorno allo sviluppo di aree verdi cittadine, dotate di attrezzature sportive, affondato nel pantano di lavori non ultimati e in una truffa culminata ieri con l’arresto di due noti imprenditori e due architetti in servizio presso Roma Capitale. I due imprenditori, Marco Bernardini e Massimo Dolce, sono amministratori della Maspen Center Sport srl, società concessionaria per la realizzazione del “Parco Spinaceto”. Gli architetti sono invece Stefano Volpe e Annamaria Parisi, marito e moglie, e lavorano presso l’ufficio tecnico del Comune. La Finanza ha eseguito 25 perquisizioni in uffici e case di una dozzina di indagati. La truffa nel 2011 è già costata alla giunta capitolina almeno 11 milioni di euro, sborsati per coprire mutui agevolati, concessi dal Credito cooperativo, grazie a fideiussioni garantite dal Comune che si ritrova proprietario di cantieri abbandonati, e titolare di mutui non pagati dagli imprenditori che ne avevano beneficiato al solo scopo di entrare in possesso dei sostanziosi anticipi. Tra i reati contestati la truffa aggravata, il falso ideologico e materiale e la corruzione. A dare avvio all’inchiesta sono state le denunce presentate dall’architetto Annunziato Seminara, titolare della Euroimpresa, e dall’imprenditore Sergio Cerqueti, titolare della Tecma, improvvisamente accortisi che ingenti somme di denaro venivano movimentate a loro insaputa sui conti correnti aziendali. Somme corrisposte dal Credito Cooperativo, a titolo di mutuo per i lavori del Parco Spinaceto, che Dolce e Bernardini intendevano così distrarre dalla loro destinazione.

A pagare anche Lucia Mokbel, sorella del più famoso Gennaro, tuttora agli arresti per la truffa Fastweb e Telecom Sparkle. L’imprenditrice, nota dai tempi del sequestro Moro per aver segnalato il covo di via Gradoli, è interessata all’area di parco Feronia. Dalle 60 pagine dell’ordinanza emerge che Bernardini e Dolce “per sbloccare il pagamento abbiano fatto una lettera di diffida al Credito Cooperativo e pressioni nei confronti dell’assessore all’Ambiente Marco Visconti ottenendo l’interessamento del vice sindaco Sveva Belviso” di modo che “nonostante le problematiche intercorse il Comune di Roma nella persona di Fabio Tancredi ha ribadito il suo nulla osta per il pagamento del secondo stralcio”. Da una telefonata fra Dolce e Volpe emerge la prova del sistema corruttivo: il Dolce avvisa Volpe della cattiva fama che lo circonda quale soggetto che fa “macheggi” e che “pia ’ sordi”. C’era stata anche un’interrogazione al sindaco sulla Belviso, cui era seguita una secca smentita: “Il marito del vice sindacononconoscenétantomenoharapporti lavorativi con gli imprenditori di Spinaceto”.


Mazzette da un lato, parenti e amici dall’altro. Anche sulla pelle delle persone. In questo caso, dei tossicodipendenti. I bandi 2011 per l’erogazione di servizi e di prevenzione, infatti, se li sono aggiudicati – salvo sorprese della giustizia amministrativa – enti che per la maggior parte fanno capo a un gruppo romano di tutto rispetto: le famiglie RampelliMarsilio e l’ex ministro della Gioventù, Giorgia Meloni. Stiamo parlando di una cifra importante, 2 milioni e mezzo di euro. A denunciare lo scandalo sono gli enti esclusi da quei bandi, gli stessi che hanno gestito per quasi vent’anni il settore tossicodipendenze. Il Coordinamento nazionale comunità accoglienza Lazio e il Roma Social Forum hanno presentato un dossier che fa le pulci ai bandi pubblici. Tutto comincia, dicono, con la nomina a presidente dell’Agenzia comunale per le tossicodipendenze di Massimo Canu, psicologo cresciuto nelle file del Modavi (Movimento delle associazioni di volontariato italiano, protezione civile e servizi sociali). Un mondo fondato – tra gli altri – dallo stesso Alemanno e intorno al quale ruotano Fabio Rampelli, la sorella Elisabetta (avvocato, è nel comitato scientifico, così come il marito Loris Facchinetti) e Giorgia Meloni (il suo capo dipartimento viene dal Modavi). Anche la moglie di Canu, Maria Teresa Bellucci, ha la stessa provenienza: prima braccio destro di Laura Marsilio, ex assessore capitolino alla Scuola e sorella del deputato Marco, poi dirigente presso l’assessorato alla Famiglia, dal quale dipende l’Act. Attraverso i bandi 2011, cui ha partecipato in partnership con altre associazioni, il Modavi riceverà 350 mila euro. E questo nonostante sia cambiato, nel frattempo, il direttore dell’Agenzia.

Oltre 76 mila euro sono andati, per un progetto di prevenzione, alla Asi Ciao (Alleanza sociale italiana Coordinamento imprese sociali, associazioni, organizzazioni non profit). Un ente di promozione sociale e culturale che ha ricevuto in passato (dalla Marsilio) 45 mila euro per il Carnevale in tre municipi e 265 mila euro (dalla Meloni) per la sicurezza stradale. Sempre all’ex ministro fa capo la cooperativa sociale Integra, il cui amministratore unico, Juri Morico, vanta un passato in Azione Studentesca. Integra andrà a gestire (per 716 mila euro) la Comunità Città della Pieve. Come è stata possibile questa virata? La maggior parte dei soldi, lamentano le associazioni escluse, vanno ai progetti di prevenzione e non ai servizi. Il che andrebbe bene, se non fosse, per esempio, che sono stati finanziati con 100 mila euro 5 progetti per la “prevenzione in età prescolare”. Come insegnare ai bambini di tre anni a non bucarsi.


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Stretta "parentela" tra Luna e Terra.




Molti materiali di origine terrestre nella composizione del nostro satellite.

MILANO
Uno studio dell’università di Chicago pubblicato su Nature Geoscience ha rivelato una “parentela” tra Luna e Terra molto più stretta di quanto si pensasse fino ad oggi. Gran parte dei materiali che costituiscono la luna sarebbe infatti di origine terrestre, e sarebbe stata strappata dalla Terra ancora “bambina”.

Come in un test del Dna per corpi celesti, i ricercatori guidati da Junjun Zhang hanno messo a confronto le diverse forme assunte dagli atomi di titanio (ovvero gli isotopi) sulla Terra e sulla Luna. Hanno così scoperto che, da questo punto di vista, i due corpi celesti sarebbero quasi “gemelli”: il rapporto fra i vari isotopi del titanio presenti sulla Terra è infatti praticamente identico a quello lunare.

Quello che apparentemente potrebbe sembrare una cosa di poco conto, rischia in realtà di riscrivere almeno in parte la storia della nascita della Luna. La teoria più accreditata, quella del cosiddetto “impatto gigante”, vorrebbe il nostro satellite nato da un grande scontro avvenuto 4,5 miliardi di anni fa tra la Terra ancora bambina e un corpo celeste delle dimensioni di Marte chiamato Theia.

Le simulazioni di questo impatto hanno finora dimostrato più volte che dal mantello della Terra primordiale sarebbe derivato non più del 60% del materiale che avrebbe poi formato la Luna: la parte restante sarebbe arrivata invece da questo misterioso Theia che, secondo l’ipotesi più diffusa, avrebbe dovuto avere una composizione chimica diversa da quella del mantello terrestre. Questo nuovo studio dimostra invece che questa ipotetica “impronta” chimica lasciata da Theia non sarebbe rilevabile, lasciando agli astronomi ancora un difficile rompicapo da risolvere.

«Non stupisce che oggi si discuta ancora della formazione della Luna, perché negli anni si sono susseguite molte ipotesi che poi, alla prova dei fatti, sono tramontate», commenta Gianluca Masi, curatore scientifico del Planetario di Roma e responsabile del Virtual Telescope.

«Inizialmente abbiamo avuto la teoria della fissione, che voleva la Luna come una “costola” distaccata della Terra, poi quella della cattura, secondo cui la Luna sarebbe stata un corpo di passaggio catturato dalla forza di gravità terrestre, e ancora la teoria dell’accrescimento, secondo cui Terra e la Luna si sarebbero formate assieme nello stesso periodo. Al momento - aggiunge l’esperto - la teoria dell’impatto è quella più credibile, l’unica a giustificare l’età della Luna (più giovane della Terra) e la particolare inclinazione della sua orbita. La “ricetta” è ancora quella giusta - conclude Masi - bisogna solo capire la giusta quantità degli ingredienti».


Concorso esterno in associazione mafiosa, giudizio abbreviato per l’ex ministro Romano.



Il gip di Palermo Fernando Sestito ha accolto la richiesta dei legali del leader del Pid ed ex Udc, che spiega: "Temevo i tempi lunghi del processo". Secondo l'accusa, il titolare dell'Agricoltura nell'ultimo governo Berlusconi avrebbe intrattenuto rapporti con uomini di Cosa nostra "anche a fini di sostegno elettorale".



L'ex ministro Saverio Romano
Sarà in rito abbreviato il processo per concorso esterno in associazione mafiosa contro Saverio Romano. Il Gup di Palermo Fernando Sestitoha accolto la richiesta della difesa dell’ex ministro delle Politiche agricole, ex Udc e leader dei Popolari di Italia domani.

La decisione è stata presa dal giudice durante l’udienza preliminare. L’accusa, rappresentata dal procuratore aggiunto Ignazio De Franciscie dal pm Nino Di Matteo, ha preso atto. Ora il gip deve decidere le date per il giudizio abbreviato.

In aula, l’ex ministro Romano ha reso dichiarazioni spontanee: “Mi fido del fascicolo del pm, che per due volte ha chiesto l’archiviazione. Non c’è ragione per cui io non debba avere una sentenza rapida”. Romano ha chiesto che le udienze del processo con il rito abbreviato, che solitamente si celebrano a porte chiuse, si facciano aperte al pubblico “per il ruolo pubblico che rivesto”. Prima dell’udienza, Romano aveva spiegato ai giornalisti di temere i tempi lunghi del dibattimento ordinario, “dopo dieci anni di indagini e due richieste di archiviazione fatte dalla Procura”.

Secondo l’accusa Romano, “nella sua veste di esponente politico di spicco, prima della Dc e poi del Ccd e Cdu e, dopo il 13 maggio 2001, di parlamentare nazionale – si legge nella richiesta di rinvio a giudizio di Di Matteo e De Francisci – avrebbe consapevolmente e fattivamente contribuito al sostegno ed al rafforzamento dell’associazione mafiosa, intrattenendo, anche alla fine dell’acquisizione del sostegno elettorale, rapporti diretti o mediati con numerosi esponenti di spicco dell’organizzazione tra i quali Angelo SiinoGiuseppe GuttadauroDomenico Miceli,Antonino Mandalà e Francesco Campanella”.

I legali di Romano, Raffaele Bonsignore e Franco Inzerillo hanno presentato diversi documenti e articoli di giornali con le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Francesco Campanella“già a partire dal 2005″. Secondo i difensori questo dimostrerebbe che quanto detto recentemente da un nuovo collaboratore, Stefano Lo Verso, che accusa Saverio Romano, “era risaputo”. I legali hanno poi prodotto una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Palermo che ha dichiarato inattendibile Campanella.

Saverio Romano è coinvolto in un’altra inchiesta palermitana, che lo vede accusato di corruzione con l’aggravante mafiosa.