lunedì 14 maggio 2012

“Il sottosegretario ha fretta”. Fondi per l’editoria elargiti senza controlli. - Vincenzo Iurillo

lavitola interrogatorio di garanzia


Vincenzo Ghionni, consulente di una cinquantina di case editrici, accusato nel caso Lavitola, racconta le riunioni della commissione governativa incaricata di esaminare le richieste per centinaia di milioni. "Le carte spesso non sono nemmeno pronte". "Il Roma" di Bocchino finito nel mirino dei controlli solo dopo l'allontanamento di Fini da Berlusconi.

Pronti, via. “Il sottosegretario ha fretta”. E in appena due-tre ore la commissione tecnica consultiva per l’editoria dava parere favorevole a circa 300 pratiche di contributi pubblici ai giornali per un totale di “170-180 milioni di euro”, senza leggere uno straccio di carta o di relazione preliminare. Lo rivela una voce di dentro. Una voce che conosce tutti i segreti e i meccanismi della distribuzione dei finanziamenti ai quotidiani di partito e cooperativi. E’ quella del commercialista napoletano Vincenzo Ghionni, uno dei massimi esperti italiani in materia, consulente di una cinquantina di società editoriali sparpagliate tra lo stivale. Per anni componente della commissione consultiva che schiacciava il bottone dei fondi in qualità di presidente dei piccoli editori, tra i clienti del suo studio con uffici in piazza dei Martiri c’era anche il direttore dell’Avanti Valter Lavitola.
“La mia socia mi diceva sempre: non mi piace, ci farà passare un guaio… e aveva ragione. E poi non pagava e non offriva nemmeno il caffé”. Il ‘guaio’ cui fa riferimento Ghionni è l’arresto subìto a metà aprile nell’ambito dell’inchiesta sui maneggi di Lavitola e sulla truffa relativa ai 22 milioni di euro ottenuti per il quotidiano erede del craxismo. I pm di Napoli WoodcockCurcio e Piscitelli lo accusano di essere un socio di fatto del faccendiere salernitano – tuttora detenuto a Poggioreale – e di aver fatto parte di un’associazione per delinquere finalizzata a spillare al governo, attraverso il Die (Dipartimento per l’Editoria), fondi non dovuti.
Gli contestano in particolare una dichiarazione annotata nel resoconto della commissione consultiva, quando Ghionni manifestò “la propria preoccupazione nei confronti del ritardo che eventuali ulteriori accertamenti” nei confronti delle imprese editoriali che utilizzavano le vendite in blocco e lo strillonaggio (i ‘trucchi’ utilizzati da Lavitola per gonfiare i dati di diffusione dell’Avanti e di conseguenza ottenere contributi maggiori, ndr) “chiedendo di fare il tutto con la massima urgenza”. Nell’interesse di Lavitola, secondo la Procura.
Sentito in carcere il 18 aprile (verrà liberato pochi giorni dopo) Ghionni – assistito dall’avvocato Astolfo Di Amato – si difende e in 38 pagine di verbale spiega al Gip Dario Gallo la sua versione dei fatti. Partendo dall’illustrazione del funzionamento della commissione di cui fa parte, che ha il potere di dare disco verde o far sospendere l’erogazione dei fondi. “Dura in genere due o tre ore, al massimo quattro, perché il sottosegretario ha fretta. Tra le due e le quattro ore si decide su circa 300 domande di contributi per 170-180 milioni di euro. La prima riunione decide su 250 pratiche… e poi 50 vengono decise in altre tre o quattro, sono quelle approfondite”.
Decisioni così importanti su un fiume di denaro pubblico dovrebbero essere valutate e ponderate attentamente sulla base di documentazione chiara e studiata con attenzione. Invece no. “Possiamo accedere agli atti degli uffici (del Die, ndr) il giorno prima. Ma generalmente non si accede. E’ inutile, le carte spesso non sono nemmeno pronte, stanno sempre nella fretta, in due ore quindi si decide sulla base di un elenco degli uffici…”. Ghionni poi spiega il senso di quella frase sulla “preoccupazione per i controlli”. “Temevo controlli politici, e io ritenevo questa cosa pericolosa”.
E cita il caso di Il Roma, il quotidiano di Italo Bocchino, che fa parte del suo portafoglio clienti. “Per due anni non ha preso i contributi perché erano stati avviati dei controlli con grandissimo ritardo”. Mettendo a rischio la sopravvivenza del giornale del vice di Fini. Forse è solo una coincidenza, e lo stesso Ghionni non fa un collegamento esplicito a verbale, ma i controlli al Roma si intensificano proprio quando Fini e Bocchino si allontanano progressivamente da Berlusconi. Fino a rompere.

Molise, consiglieri rischiano di andare a casa: legge per salvare poltrona.


Michele Iorio

ROMA - Mentre soffia sempre più forte il vento della protesta contro gli sprechi della politica, la più piccola regione d'Italia, il Molise, sforna una nuova leggina "salva-casta".

La poltrona è salva. Per evitare di andare a casa se i giudici amministrativi dovessero annullare, come appare possibile per irregolarità nella presentazione delle liste, le elezioni 2011, la maggioranza a guida Pdl del Consiglio regionale sforna un provvedimento, a forte rischio di incostituzionalità, che permetterà ai 30 consiglieri (stipendio di circa 10.100 euro netti al mese) di rimanere in carica per almeno 8 mesi, posticipando al 2013 le nuove elezioni. Il tutto, si legge nero su bianco nella legge, «per avere il tempo di tagliare i costi della politica».

“Misure urgenti per l’adeguamento amministrativo-istituzionale dell’ordinamento regionale”. La leggina del Molise, già balzato agli onori delle cronache nazionali per la dispendiosa gestione del governatore del Pdl Michele Iorio, passa sotto l’altisonante classificazione di «ulteriori misure urgenti per l’adeguamento amministrativo-istituzionale dell’ordinamento regionale». Cinque articoli appena, che stanno per essere approvati in una forsennata corsa contro il tempo e che presto dovrebbe ottenere il via libera dell'aula.

Cosa stabilisce la legge. Ribattezzato subito legge "salva-casta”, il provvedimento stabilisce che qualora i giudici del Tribunale amministrativo dovessero annullare le elezioni regionali dello scorso ottobre, a forte rischio per “gravi irregolarità” nella presentazione delle liste, il Consiglio del Molise non verrà sciolto come stabilisce la legge (che lascia in carica solo il presidente per l’ordinaria amministrazione), ma resterà in carica per almeno altri otto mesi. Proprio così: un accanimento terapeutico che mette al riparo la casta regionale dal rischio di perdere poltrona e indennità.

L'opposizione: un golpe. La proposta contro la quale la minoranza di centrosinistra in Consiglio regionale si è scagliata al suono di “golpe” e “operazione truffaldina” e “legge porcata”, scovata dal sito Primonumero.it è stata ammantata di un nobile intento: ridurre i costi della politica. Il Consiglio regionale del Molise, lo stesso che meno di un anno fa voleva portare il numero dei consiglieri da 30 a 32 (costretto a un ripensamento in extremis davanti alla protesta dei cittadini) deve infatti modificare lo Statuto per adeguarsi alla manovra varata dal governo nel settembre scorso che sforbicia consiglieri, assessori e indennità. Un adeguamento che finora, nonostante siano trascorsi già sette mesi, i consiglieri si sono ben guardati dal fare. Per recepire gli obblighi statali e tagliare poltrone e emolumenti la Prima Commissione consiliare della regione Molise si è data infatti 18 mesi di tempo. Da qui la pensata per salvare poltrona e stipendio.

L’udienza fissata al 17 maggio. Alla vigilia della temuta decisione dei giudici amministrativi (l’udienza è fissata al 17 maggio) arriva la genialata di una legge ad hoc che recita: «Nel caso di scioglimento anticipato per una delle ipotesi diverse da quelle previste dalla Costituzione (sfiducia del governatore, morte dello stesso, dimissioni, pesanti violazioni di legge), ivi compreso l’eventuale annullamento delle elezioni (ecco il vero casus belli) - senza che la commissione abbia elaborato la proposta entro i 18 mesi, non si può procedere all’indizione delle nuove elezioni prima che siano trascorsi otto mesi». Facendo due facili conti si arriva al marzo 2013, data in cui si potrebbe tornare alle urne per l’elezione del nuovo parlamentino regionale, magari sistemando prima l’attuale presidente Iorio su un'altra poltrona.

Approvazione lampo. E sì che quando vogliono i consiglieri molisani sono veloci come fulmini. La famigerata leggina "salva-casta" andrà in Consiglio per l’approvazione venerdì a pochi giorni dal parto. Altro che 18 mesi. 

Gli imbarazzanti amici di Passera. - Marco Travaglio


Il super ministro va a discutere gli atti del governo nella tenuta (abusiva) di un parlamentare ex dc ed ex Forza Italia condannato per aggiotaggio, insieme a un potente banchiere intimo di Bisignani, nonché indagato per ricettazione.
Dieci anni fa Cherie Blair, moglie dell'allora premier inglese Tony, si presentò in televisione e recitò in lacrime il mea culpa davanti ai sudditi di Sua Maestà britannica: "Ho commesso due errori: ho respinto le domande dei giornalisti per proteggere la privacy della mia famiglia e ho permesso a qualcuno che appena conoscevo di intromettersi negli affari della famiglia. Non sono una superdonna: la mia vita quotidiana è come quella di un giocoliere che si destreggia tra mille palline. Ogni tanto una cade a terra. Vorrei correre a nascondermi, ma non lo farò: mi spiace se ho messo in imbarazzo Tony, ma posso assicurare che non intendevo abusare della mia posizione". 
 Che aveva fatto di tanto terribile la first lady? Aveva acquistato due mini-appartamenti per i figli tramite un mediatore australiano, compagno di una sua amica, che poi la stampa scoprì essere stato condannato per truffa. Di qui le insistenze dei giornalisti, che la tampinarono fino a costringerla al pubblico atto di contrizione. Per dire invece com'è ridotta l'Italia, il "Fatto quotidiano" ha rivelato che Corrado Passera, ex amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, ora ministro dello Sviluppo economico, Infrastrutture, Comunicazioni, Trasporti, Industria e Marina mercantile, aveva incontrato il giorno prima a Monterosso (Cinque Terre) un'allegra brigata di parlamentari, banchieri, presidenti di porti, sindaci, prefetti, generali dei Carabinieri e della Finanza, e i massimi dirigenti della Protezione civile (Gabrielli) e del Cipe (Signorini). In una sede istituzionale? No, nella tenuta privata di Luigi Grillo, senatore Pdl. 
Luigi GrilloLuigi GrilloSecondo Grillo, il summit pubblico-privato aveva per tema "lo sviluppo delle Cinque Terre". Secondo uno degli illustri ospiti, "un decreto del governo". Chissà quale. Ma già il fatto che si discuta un decreto del governo in un'abitazione privata è curioso. La stranezza, diciamo così, aumenta se si pensa a chi è il padrone di casa: parlamentare da sette legislature, nel 1994 l'ex dc Grillo fu rieletto senatore con il Centro di Segni e Martinazzoli, ma subito dopo passò con Forza Italia in cambio di un posto di sottosegretario al Bilancio. Nel 2006 fu indagato per una presunta truffa sul Tav Milano-Genova in concorso con dirigenti Fs e col costruttore Gavio, sospettati di aver ottenuto illecitamente 100 miliardi di lire grazie a studi e interventi idrogeologici tanto inutili quanto costosi e inquinanti deliberati dall'allora sottosegretario: lo salvò la prescrizione dimezzata dalla legge ex Cirielli. 
L'anno scorso, poi, Grillo è stato condannato in primo grado a due anni e otto mesi per aggiotaggio in concorso con l'amico ex governatore Antonio Fazio e il compare banchiere Gianpiero Fiorani, il quale confessò di avergli girato 200 mila euro in cambio della sua attività di lobbying in favore dei furbetti del quartierino e del loro protettore. Senza contare che il comune di Monterosso ha contestato a Grillo "opere edilizie senza il permesso" proprio nella tenuta del vertice. Lì, insieme a Passera e a tutto il cucuzzaro, c'era anche Fabrizio Palenzona, vicepresidente di Unicredit, consigliere di Abi e Mediobanca, presidente di Aeroporti di Roma e dell'Aiscat (Associazione delle società concessionarie autostrade), ampiamente citato nelle intercettazioni della P4 per i suoi rapporti intimi con Bisignani, ma soprattutto indagato a Milano e poi ad Alessandria per ricettazione per 5 miliardi di lire che Fiorani disse di avergli versato. 

Ecco: che ci fa il ministro Passera, che ha competenza su banche, autostrade, aeroporti e grandi opere, con un condannato e un inquisito, per giunta noti per le loro mani in pasta in tutti quei settori? In un paese normale Passera avrebbe subito chiarito le circostanze di quell'infelicissima rimpatriata, spiegato i temi discussi e la posizione del governo in merito, chiesto scusa e promesso di non farlo più. Ma, siccome nei paesi normali ci si dimette e si fa mea culpa per molto meno, i ministri evitano di trovarsi in così imbarazzante compagnia. In Italia invece è tutto normale. 

Anche perché il pericolo pubblico non è Luigi Grillo, ma Beppe.


http://espresso.repubblica.it/dettaglio/gli-imbarazzanti-amici-di-passera/2180497

L'occhio bionico alimentato dalla luce. - Antonino Michienzi


L'occhio bionico (l'immagine della Bbc)

L'occhio bionico (l'immagine della Bbc)

Una nuova protesi promette di restituire la vista a milioni di persone affette da malattie della retina. La sperimentazione, seppur promettente, è solo nelle primissime fasi.

Un paio di occhiali speciali e microchip simili a pannelli solari impiantati direttamente sulla retina. È questa la tecnologia che potrebbe tra non molti anni restituire la vista alle persone affette da gravi patologie della retina, come la degenerazione maculare senile o la retinite pigmentosa. A mettere a punto il complesso dispositivo un gruppo di ricercatori del dipartimento di Oftalmologia della Stanford University School of Medicine, che nei giorni scorsi ha pubblicato sulla rivista Nature Photonicsi dati derivanti dai primi esperimenti condotti su tessuti biologici. I risultati sono promettenti, tanto che il team ha già avviato la sperimentazione su topi da laboratorio.

OCCHIALI E PANNELLI SOLARI - Quello messo a punto dai ricercatori americani è un sistema integrato che cerca di sopperire alla progressiva degenerazione delle cellule della retina deputate a captare la luce, prima che questa venga trasmessa al cervello sotto forma di impulso elettrico. Malattie come la degenerazione maculare senile o la retinite pigmentosa danneggiano, infatti, i recettori ma lasciano quasi illese le terminazioni nervose. L’obiettivo della nuova protesi è proprio quello di trovare altre fonti, diverse dalla luce visibile, per stimolare questi neuroni. Per questa ragione il team ha messo a punto un paio di occhiali speciali. Sono dotati di microcamera e di un sistema in grado di proiettare le immagini catturate dalla realtà su un display a cristalli liquidi posto sul retro delle lenti. Il display ha però una peculiarità: proietta le immagini così ottenute non con la normale luce visibile, ma con luce pulsata nella lunghezza d’onda del quasi infrarosso. Questa, però, è soltanto la parte esterna della protesi. L’altra fondamentale componente è costituita da un microscopico chip di circa 3 millimetri di diametro impiantato chirurgicamente sulla retina. «Funziona esattamente come un pannello solare messo sul tetto», ha spiegato il coordinatore dello studio Daniel Palanker. «Converte la luce in corrente elettrica. Ma invece di mandarla al frigorifero la invia alla retina». Da qua, sperano i ricercatori, attraverso la rete di terminazioni nervose posta sullo strato più profondo della retina, lo stimolo dovrebbe raggiungere il cervello restituendo la capacità di vedere.
SEGNALE RICEVUTO - È questo complesso sistema di dispositivi che i ricercatori hanno sperimentato su tessuti retinici sia sani sia danneggiati prelevati da topolini da laboratorio. Sui tessuti sani, è stato osservato che il mini pannello solare era in grado di ricevere le immagini trasmesse sia nello spettro della luce visibile sia in quello del quasi-infrarosso e di stimolare le cellule nervose deputate a captare questi segnali. Al contrario, i tessuti danneggiati erano in grado di funzionare soltanto con le informazioni trasmesse nel quasi-infrarosso. «Ciò significa che con il nostro sistema la vista viene recuperata», ha commentato Palanker che tuttavia resta molto cauto. Nonostante questo e altri dispostivi possano aiutare a restituire la vista, rimane da capire quale sarà la qualità della visione. Per esempio, spiega il ricercatore, le tecnologie attualmente disponibili non consentono di vedere i colori. Nelle persone sane infatti, il sistema di captazione dei colori è gestito, all’interno dalla retina, da diverse popolazioni di cellule specializzate nella ricezione dei singoli colori primari. Una complessità che gli attuali sistemi non sono riusciti ancora a riprodurre. Il risultato, insomma, potrebbe essere molto diverso da una visione normale. Si tratterebbe tuttavia di un progresso importante per milioni di persone. Per questo il team sta bruciando le tappe. La nuova protesi è già in sperimentazione su topi da laboratorio che saranno osservati per sei mesi e i primissimi dati, anticipano i ricercatori, suggeriscono che il sistema funziona. Occorreranno però anni prima che la protesi possa essere sperimentata sull’uomo. Soltanto a quel punto si capirà se la capacità del sistema di trasformare la realtà in segnali elettrici effettivamente ricevuti dal cervello corrisponda realmente al recupero della vista.

L'iniziativa: a Corigliano d'Otranto uno sportello filosofico contro la crisi. - Claudia Persicce




LECCE - In un piccolo paesino del Sud con un grande antico castello fiabesco, in una stagione di smarrimento e ottundimento delle menti, nasce uno “sportello di consulenza filosofica” per portare il conforto della filosofia e far esercitare la ragione. 
Non è l’incipit di una favola contemporanea, ma l’ultimo atto del solido progetto “Salento che pensa” che negli ultimi sette mesi ha sottoposto ad un’intensa pratica filosofica Corigliano d’Otranto. Da oggi la cittadina, per la prima volta nel Salento, e per tutti (salentini e non), ospiterà negli uffici comunali un consulente filosofico, Graziella Lupo, al quale rivolgersi, previo appuntamento, per affrontare le difficoltà generate dalla scarsa consapevolezza di se stessi, conflittualità interiori, disagi comportamentali non patologici, necessità di confrontarsi. La filosofia è già entrata nelle vite degli abitanti di Corigliano, perché il loro sindaco, Ada Fiore, non ha mai smesso di fare il suo primo lavoro, l’insegnante di filosofia, e dal laboratorio “Salento che pensa” allo sportello filosofico il passo è stato breve.

«Un consulente filosofico serve a creare dinamiche comportamentali nuove – spiega il sindaco Fiore – a far capire che ognuno può ricominciare ripartendo da se stesso. In un momento di grande sfiducia, di scarse risposte esterne, è fondamentale imparare a cercare dentro di sé, guardarsi dentro per raggiungere consapevolezze nuove. La filosofia aiuta a vedere quello che è evidente, la verità che è dentro di noi come ci ha insegnato Socrate, per capire chi sei, cosa sei, cosa vuoi». Lavorerà in sinergia con i servizi sociali, ma non farà psicoterapia.
«Il consulente filosofico utilizza gli strumenti della filosofia, i riferimenti della formazione filosofica – spiega Graziella Lupo, specializzata alla Ca’ Foscari di Venezia nell’ambito della scuola di Umberto Galimberti – e l’approccio è differente rispetto alla pratica psicoanalitica. Intanto crea una dinamica di reciprocità tra consultato e consultante: il primo mette a disposizione il suo bagaglio, ma poi insieme fanno un viaggio di ricerca. Poi non presuppone una cura, una terapia. Chi si rivolge ad un consulente filosofico mette a fuoco le idee che muovono il suo comportamento e il suo stare al mondo: questo è il primo processo, la consapevolezza della propria visione del mondo e a volte è proprio questa che provoca disagio. Nell’esercizio della libertà e insieme al consulente si sceglie di cambiare».

La pratica ricorda un po’ i dialoghi socratici, confronti dialettici in cui il maestro mette a disposizione i suoi strumenti. «Assolutamente sì – continua la consulente – il riferimento socratico nella nostra esperienza è fondamentale e tutto il percorso si sviluppa nella dinamica dialogica. Usiamo testi filosofici, e non solo, ma il processo è sempre di apertura delle domande e attivazione della ricerca, maieutico, di chiarificazione di quello che abbiamo già dentro in forma oscura».
«Nelle altre città in cui esiste è solitamente abbinato alla biblioteca – conclude – noi lo mettiamo nel palazzo municipale, come elemento fortemente istituzionale, ma voluto dalla città come maturazione del laboratorio filosofico».



http://www.quotidianodipuglia.it/articolo.php?id=195568

Jp Morgan, saltano primi tre manager dopo il buco da due miliardi di dollari.



Attese le dimissioni di Ina Drew, capo degli investimenti, una delle donne più potenti di Wall Street, di Achilles Macris e di Javier Martin-Artajo. Standard and Poor's rivede l'outlook a negativo.


NEW YORK - Cadono le prime teste a JP Morgan, dopo lo scandalo del buco da due miliardi di dollari 1 persi in appena sei settimane. Ina Drew, il capo degli investimenti di JP Morgan, sarà una delle prime a lasciare. Un nome eccellente, il suo: braccio destro dell'amministratore delegato della banca Jamie Dimon, è una delle donne più potenti di Wall Street e il quarto manager più pagato all'interno della banca (lo scorso anno ha ricevuto un compenso di 14 miliardi di dollari).

La cinquantacinquenne Drew ha lavorato in JPMorgan per quasi 30 anni e da quando il caso delle maxi-perdite è risultato evidente alla fine di aprile, ha offerto più volte le proprie dimissioni. Dimon - riporta il New York Times - le ha ora accettate e un annuncio ufficiale del suo addio dovrebbe arrivare prima dell'assemblea degli azionisti. Drew sarà uno dei tre manager a cadere per primi. Insieme a lei - secondo indiscrezioni riportate dal Wall Street Journal - se ne andranno Achilles Macris, numero uno dell'ufficio investimenti per le operazioni in Europa e diretto superiore di Bruno Michel Iksil 2, il trader finito subito sotto accusa e già soprannominato la "balena di Londra" e "Voldemort", e Javier Martin-Artajo, uno dei manager della squadra di Macris.

Negli ultimi mesi Drew avrebbe chiesto ai trader di eseguire operazioni in grado di coprire la banca dalla crisi del debito dell'Europa e delle turbolenze sui mercati del Vecchio Continente: Drew - mette in evidenza il New York Times - riteneva che queste scommesse potessero mettere al riparo la banca da perdite e che riuscissero anche a realizzare un lieve profitto. Ma l'andamento del mercato fra la fine di aprile e gli inizi di maggio l'ha convinta che non sarebbe stato così: sono quindi iniziate le richieste ai trader per ridurre le scommesse, ma ormai era troppo tardi.

Sulla banca si è abbattuto intanto anche il giudizio di Standard and Poor's che ha rivisto a negativo l'outlook di Jp Morgan mentre ha confermato il rating A dopo "l'annuncio a sorpresa di perdite per due miliardi di dollari nelle attività di trading".