domenica 10 giugno 2012

Requisitoria Cuffaro, il Pg: evitò l’arresto di Provenzano e Messina Denaro. - Silvia Cordella


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Totò Cuffaro - u zu vasa-vasa - mr. coppola - mr. cannolo siciliano.
Tredici anni di carcere. È quanto ha chiesto il procuratore generale di Palermo Luigi Patronaggio nella sua requisitoria contro l’ex Presidente della regione siciliana Salvatore Cuffaro, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Una pena “giusta”, commenta il pg, senza “accanimento” da parte dello Stato che tiene conto delle ragioni umane per un imputato già condannato, quindi da scontare in continuazione con la condanna a sette anni incassata dal politico in via definitiva per favoreggiamento alla mafia.
Non usa mezzi termini Patronaggio per spiegare le motivazioni a monte della sua richiesta: “L’apporto del politico a Cosa Nostra è stato volontario e consapevole”, avendo agito “nella piena consapevolezza della mafiosità di Giuseppe Guttadauro, dei Mandalà di Villabate e di Michele Aiello”. I fatti parlano chiaro e vanno oltre il solo favoreggiamento poiché passando notizie riservate su indagini in corso Salvatore Cuffaro “ha fornito notizie fondamentali per la sopravvivenza di Cosa Nostra, ha evitato che Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro venissero arrestati,  permettendo alla mafia di Villabate di riorganizzarsi e ad Aiello di continuare ad arricchirsi ai danni della pubblica amministrazione”. Cuffaro, che nel ’91 entrava in politica stringendo le mani ad Angelo Siino, punto di riferimento del ‘tavolino degli appalti’ in Sicilia, ha “tradito” lo Stato e il suo patto con i cittadini, dunque, avverte Patronaggio, quando Cuffaro vasa vasa affermava che in buona fede baciava tutti senza sapere chi fossero, non bisogna farsi ingannare. Tra quelle persone c’erano degli assassini. “Lo ha stabilito la Cassazione e su questo non possiamo tornare indietro”. Il Procuratore si è poi soffermato sull’aspetto più oscuro di tutta l’inchiesta che ha portato all’arresto delle due talpe istituzionali che facevano trapelare le informazioni degli uffici giudiziari all’esterno, i marescialli Giuseppe Ciuro, della Dia, e Giorgio Riolo, del Ros. “Che motivo aveva Cuffaro di mettere in piedi questa macchina infernale che aveva contatti a Roma, Palermo e nei carabinieri? E’ una cosa che fa accapponare la pelle”. Contatti che avevano permesso a Cosa Nostra di sapere in anticipo che il capo mandamento di Brancaccio, cognato del latitante Matteo Messina Denaro, era sotto osservazione e che Michele Aiello era stato nominato dal pentito Giuffrè quale braccio economico di Provenzano ed in ultimo, che i due carabinieri erano stati iscritti nel registro degli indagati dalla Procura di Palermo per i loro rapporti con Aiello. Notizia corrispondente alla realtà ma che poteva essere rivelata solo da una spia all’interno della Procura e dei palazzi ministeriali romani in quanto entrambi registrati con nomi di copertura. Ed è qui che il Pg contesta l’assoluzione di Cuffaro in primo grado per “ne bis idem” da parte del giudice Anania. “Siamo di fronte – ha detto Patronaggio – ad un gravissimo scambio politico – mafioso. Ci sono fatti nuovi – ha aggiunto -. Abbiamo cercato di leggere il materiale probatorio in maniera unica senza parcellizzazione. Questo lavoro il gup non l’ha fatto. Il giudice non ha dedicato una sola riga per spiegare chi era Michele Aiello e i suoi rapporti con Provenzano. Non ha dedicato una sola riga alla rete di talpe. Siamo di fronte a quegli episodi gravissimi che rendono invincibile il potere mafioso. Questa rete non serviva ad Aiello solo per trovatore voti, ma le informazioni servivano per proteggere Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro - ha concluso -. In questa rilettura dei rapporti fra Cuffaro e Aiello, Lo Verso avrebbe potuto aggiungere elementi importanti”. Ma l’audizione del collaboratore di giustizia che avrebbe confermato le dichiarazioni del pentito Francesco Campanella sui suoi rapporti con Cuffaro e tra questi con Guttadauro, Aiello e i due sottufficiali, non è stata ammessa dalla Corte. Infine, Patronaggio ha citato l’apporto dichiarativo di Massimo Ciancimino sul contributo offerto in qualche modo da Cuffaro a Provenzano nel settore della sanità e della grande distribuzione, anche se – ha detto -  “mi fa venire l’orticaria pensare che Ciancimino sia stato arrestato per avere calunniato il capo della polizia”. L’udienza è stata così rinviata al 16 giugno per le arringhe della difesa, la Corte presieduta da Biagio Insacco il 18 dovrebbe emettere la sentenza.

Ior: scandalo in Vaticano. Il silenzio del Papa e l’omertà dei cattolici. - Giorgio Bongiovanni


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Da diversi anni mi sono assunto la responsabilità di criticare severamente sul nostro giornale Antimafia Duemila l’operato di alcuni esponenti degli alti vertici del Vaticano. Allo stesso modo ho criticato pesantemente la gestione dello Ior, la Banca del Vaticano. Facendo questo sono stato tacciato di essere un eretico, un folle e financo un fanatico. Grazie alla ricostruzione degli ultimi eventi legati al Vaticano emersa grazie al lavoro di colleghi che hanno fatto solo il loro mestiere al servizio dell’opinione pubblica (tra questi va ricordato il grande lavoro fatto da Gianluigi Nuzzi con i suoi libri “Vaticano Spa” e “Sua Santità”), così come grazie alla documentazione sequestrata all’ex presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi (il cui memoriale lasciato ad amici fidati in quanto temeva “di essere ucciso” è altamente significativo) ritengo di avere la dimostrazione di non essermi sbagliato.
Le opere ambigue e oscure che hanno coinvolto questo istituto già contrassegnato dagli scandali legati a mons. Marcinkus, all’omicidio Calvi, al Banco Ambrosiano e a Cosa Nostra non sono mai state chiarite del tutto. Questa è la dimostrazione che il potere  criminale di questo ente continua imperterrito ad essere protetto da una coltre di impunità secolare. Dalle notizie che stanno uscendo (vedi allegato) emerge chiaramente che il prof. Gotti Tedeschi è stato defenestrato perché stava intraprendendo una campagna di trasparenza. E’ ragionevolmente logico pensare che il suo timore di essere ucciso derivi dalla sua percezione che attraverso i codici cifrati di alcuni conti dello Ior per i quali lui stesso aveva chiesto di conoscere i reali intestatari (ricevendo un totale diniego da parte dei vertici del Vaticano e dallo stesso direttore generale dello Ior Paolo Cipriani) fosse possibile risalire non solo a Bernardo Provenzano, ma anche a Matteo Messina Denaro (la Procura di Trapani sta propriamente indagando sul punto). Di fronte a questo orrore mi stupisce il silenzio e l’ipocrisia di noi cattolici – cristiani. Mi stupiscono i continui applausi al Papa in piazza San Pietro quando invece sarebbe più coerente una mobilitazione, pacifica ma determinata, con striscioni e cori inneggianti alla “vergogna” unita alla pretesa della verità su quello che sta accadendo. Di fronte a questi scenari resto sempre più convinto che anche i cattolici sono complici di questa omertà! Non si può tacere di fronte alla pedofilia perpetrata da religiosi che in certi casi sono stati protetti dai loro stessi superiori con la piena consapevolezza dei livelli più alti dello Stato del Vaticano. E soprattutto non si può tacere di fronte ad esponenti dei vertici del Vaticano che sono soci in affari degli assassini di Falcone e Borsellino, o di quelli che hanno sciolto nell’acido il piccolo Giuseppe Di Matteo. Bisogna scendere in piazza e chiedere al Papa a gran voce di fare luce su questi misfatti. Ma se così non farà la debolezza del pontefice si trasformerà in vigliaccheria o addirittura in complicità con gli assassini della vita. E di questo, il Papa e tutti coloro che si sono resi strumento di questi atti criminali, se non saranno colpiti dalla giustizia terrena, certamente non potranno sfuggire dalla giustizia divina del figlio di Dio, Gesù Cristo.


DOSSIER IOR-VATICANO - di Marco Lillo: 
Clicca qui!

Semplicemente geniale!



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“Denaro scomparso e un conto allo Ior”. Padre Treppiedi sospeso a divinis. - Rino Giacalone


Padre Ninni Treppiedi e il vescovo Francesco Miccichè


Provvedimento della Congregazione del Clero per il parroco di Calatafimi: dalle sue mani tra il 2007 e il 2009 sarebbero passati circa 900mila euro, ma manca la rendicontazione della somma. In un'inchiesta della Procura di Trapani intanto il nome del prete viene accostato a quello del boss Messina Denaro.

Il documento reca il protocollo 201200612. E’ un decreto che arriva dalle stanze della Congregazione del Clero del Vaticano, a firma del prefetto cardinale Mauro Piacenza, e del segretario l’arcivescovo Celso Morga Iruzubieta. Oggetto: la sospensione di un sacerdote, padre Ninni Treppiedi, appartenente alla Diocesi di Trapani, ex direttore degli uffici giuridici e amministrativi della Curia trapanese, ex arciprete di una delle chiese “più ricche” della Sicilia, quella di Alcamo. Soldi e tonache, viene da dire. Un nome ricorrente quello di padre Treppiedi in questi tempi, citato in atti di indagine della Procura di Trapani, in rogatorie internazionali e adesso nel memoriale dell’ex numero uno dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi.
Attorno al sacerdote gira un’inchiesta della Procura di Trapani che riguarda 14 indagati e che dai reati di diffamazione, calunnia e falso, si è via via allargata, alla truffa, appropriazione e da ultimo sarebbe comparso anche il reato di riciclaggio. L’ultimo scenario offerto è incredibile. Il nome di padre Treppiedi è stato addirittura accostato a quello del super boss latitante Matteo Messina Denaro: conti aperti presso lo Ior sarebbero stati a disposizione del capomafia belicino. In quel decreto della Congregazione del Clero non è fatto riferimento a tutto questo. Se ne sta occupando la magistratura trapanese e sembra anche quella distrettuale di Palermo, che su soggetti più o meno importanti della Diocesi trapanese hanno deciso di vederci meglio.
Il decreto che ha sospeso a divinis padre Treppiedi fa i conti in tasca al sacerdote e salta fuori la circostanza che dalle sue mani in un paio di anni, tra il 2007 e il 2009, sono passate in poco tempo grandi cifre, nell’ordine dei 900mila euro, molti i soldi finiti spariti. Ne fa riferimento il decreto della Congregazione. Un decreto che abbiamo potuto leggere. Una vicenda che comincia da una sconosciuta chiesa di provincia, la parrocchia San Silvestro Papa di Calatafimi, a proposito di lavori di ristrutturazione che hanno riguardato beni di proprietà di questa chiesa e della “alienazione” di 11 immobili, valore complessivo 943mila e 500 euro.
La Congregazione del Clero va giù pesante: manca la rendicontazione di questa somma, ingiustificata risulta la emissione di alcuni assegni circolari da parte di padre Treppiedi, in particolare uno da 50mila euro, un altro da 47mila. Novantasettemila euro risultano prelevati dal conto della parrocchia di Calatafimi. Episodi che si aggiungono a quelli nel frattempo censiti dalla magistratura trapanese: rogiti falsi, altri soldi spariti e infine quel conto allo Ior che sarebbe stato trovato nella disponibilità di padre Treppiedi. Da semplice sacerdote non avrebbe potuto averlo: quando la Procura di Trapani ha avviato la rogatoria internazionale, è scoppiata la bufera che ha portato Gotti Tedeschi a lasciare la guida della banca vaticana.
Coincidenze casuali? In Procura a Trapani non sembrano credere alla casualità. Intanto la magistratura trapanese è andata acquisendo documenti e anche fotografie. Tra i documenti una lettera arrivata qualche mese addietro in Diocesi a Trapani dal Vaticano di rimprovero al vescovo Miccichè, nel frattempo rimosso dall’incarico, per avere permesso una perquisizione in un locale religioso di Alcamo. Tra le foto una ritrae sorridenti due persone, Silvio Berlusconi e padre Ninni Treppiedi, fianco a fianco, con tanto di calorosa stretta di mano.

L'8 x mille alla Chiesa cattolica.




Se avete presente gli spot elettorali della CEI per incentivare la preferenza sull’otto per mille, quelli con la musica strappalacrime e i bambini africani che spalancano enormi occhioni scuri provati dalla fame, sapete bene che il mantenimento delle missioni e gli interventi caritativi nel mondo sono un argomento efficacemente usato per convincervi ad apporre la famigerata firma sulla dichiarazione dei redditi. Stupisce quindi che gli interventi caritativi a favore dei paesi del terzo mondo, nel rendiconto relativo all’utilizzazione delle somme pervenute nel 2007 , assommino al solo 8% del totale ricevuto. C’è poi un 12% utilizzato per interventi di carità in Italia e il resto serve all’autofinanziamento: il 35% va agli stipendi dei quasi 40 mila sacerdoti italiani, mentre mezzo miliardo all’anno viene speso per imperscrutabili esigenze di culto, spese di catechesi, attività finanziarie ed immobiliari. “Il Vaticano è il più ricco Stato del mondo per reddito pro capite.” Sentite questa dichiarazione : “La Chiesa sta diventando per molti l’ostacolo principale alla fede. Non riescono più a vedere in essa altro che l’ambizione umana del potere, il piccolo teatro di uomini che, con la loro pretesa di amministrare il cristianesimo ufficiale, sembrano per lo più ostacolare il vero spirito del cristianesimo.”

L’ha detto trent’anni fa un teologo progressista: Joseph Ratzinger.



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Elezioni legislative in Francia, al via voto primo turno, aperti seggi.



Hollande ha votato a Tulle, Sarkozy con Carla a Parigi.


PARIGI - Tasso di partecipazione in calo in Francia per il primo turno delle legislative e previsione di un numero inferiore al previsto di "triangolari" (scontri a tre candidati) al ballottaggio di domenica prossima. I francesi, dopo aver scelto un mese fa il loro presidente, eleggono oggi i 577 deputati dell'Assemblea nazionale. Con il loro voto, i 46 milioni di iscritti si esprimeranno sui 6.603 candidati (il 40% sono donne) e decideranno se dare al presidente socialista Francois Hollande la maggioranza parlamentare. Le urne, che chiudono oggi alle 18 nella maggior parte dei Comuni e alle 20 nelle grandi città, saranno nuovamente aperte domenica prossima per il ballottaggio. Fra i primi a votare, Francois Bayrou, leader centrista del MoDem che dopo aver sostenuto Hollande nella corsa all'Eliseo rischia di perdere e restare fuori dal Parlamento. Prima di mezzogiorno ha votato a Tulle, il suo feudo in Correze, il presidente Hollande, arrivato al seggio da solo, senza la compagna Valerie Trierweiler. Sempre elegante al braccio dell'ex presidente Nicolas Sarkozy, invece, è andata al seggio parigino Carla Bruni.
La partecipazione - 21,06% - è in calo rispetto a quella già bassa della stessa ora del 2007 (22,56%) e le previsioni della vigilia dicono che voteranno soltanto 6 francesi su 10 degli aventi diritto. Astensione alle stelle anche nei territori d'Oltremare dove si è andati alle urne già ieri, il 30% ha votato in Guyana, il 33,1 in Martinica, fra il 30 e il 42% nelle circoscrizioni della Guadalupa. Per andare al ballottaggio, i candidati devono ottenere come minimo il 12,5% dei suffragi degli iscritti. Con un'astensione alta, il numero delle "triangolari" al ballottaggio - elezioni fatali ai candidati della destra (Fronte nazionale contro Ump) - sarà inferiore. Il Ps punta ad ottenere la maggioranza assoluta dei seggi, 289 su 577, ma è molto difficile che ci riuscirà da solo, senza almeno l'appoggio dei Verdi, che potrebbero avere una ventina di deputati grazie all'accordo politico concluso con il Ps. Nella peggiore delle ipotesi, i socialisti avranno bisogno anche del Front de Gauche di Jean-Luc Melenchon. Quest'ultimo si confronta in una sfida all'ultimo sangue con la leader dell'altra estrema, il Fronte nazionale, Marine Le Pen. Chi perde, rischia un rovescio politico interno al proprio partito. Hollande ha chiesto agli elettori "una maggioranza ampia, solida e coerente": "Riuscirò a guidare il cambiamento che i francesi mi hanno chiesto di operare soltanto se disporrò di una maggioranza all'Assemblea nazionale", ha avvertito.
Proprio per questo, la destra spera di fare uno sbarramento e di conquistare quanti più seggi possibile, anche per evitare che alla sinistra vadano i 3/5 dell'Assemblea. Questa cifra consentirebbe a Hollande di procedere speditamente ad alcune riforme costituzionali che ha in mente, senza ricorrere al referendum. La destra vorrebbe evitare innanzitutto la riforma che darebbe il voto agli stranieri extracomunitari. Elezione importante anche per il governo guidato da Jean-Marc Ayrault e nel quale 24 ministri rischiano il posto candidandosi: se non saranno eletti, la regola vuole che lascino il posto di ministro. A rischio ce ne sono almeno cinque o sei.

Banche e Borsa.

   


Prima fu ordinato ai lavoratori di aprire un conto in banca per canalizzare lo stipendio e che, quindi, serviva a dare linfa alle banche, poi fu fatta una legge che obbligava i già obbligati lavoratori a pagare un tot per i servizi bancari, poi si permise alle banche di utilizzare la liquidità così ottenuta per speculare in borsa, poi fu ordinato alle banche di acquistare titoli tossici quotati in borsa per salvare grandi aziende in deficit, poi fu ordinato alle banche di piazzare presso i propri correntisti i titoli tossici, …poi si presero fondi dalle banche centrali per tappare i buchi creati dalle banche locali….....poi …...

Ma quando le banche torneranno a fare solo le banche?
Perchè tra banche, politici corrotti e Borsa salva aziende in fallimento qui il debito pubblico continua a salire…e noi non possiamo lasciare solo debiti ai nostri figli e nipoti per colpa di incompetenti e collusi.
Sarebbe ora di togliere il "gingilletto" dalle mani della politica e obbligare le banche a svolgere il loro compito: raccogliere e redistribuire denaro contante.


Pertanto:
La nostra grande rovina sono le Banche che non fanno il loro mestiere, quello di raccogliere e redistribuire sotto forma di prestito, ma speculano in Borsa, che è l’altra nostra rovina. Se chiudessero la Borsa, che serve solo a salvare quelle aziende che quotano aria fritta o aziende in fallimento, un'azienda solida, infatti, non si sognerebbe di quotarsi in Borsa, non avremmo quel cumulo di spazzatura che le banche acquistano per poi redistribuirla ai piccoli risparmiatori. 



Un gioco al massacro, l’estremo tentativo dei governi di prelevare contante dalle tasche dei cittadini ignari per finanziare i poteri forti ed occulti che li sostengono.




Cetta.

Tra simili ci si difende.



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I mille modi di utilizzare la patata. - Maria Giovanna Tarullo


Pulire i tappeti, pulizia vetri, concime per l’orto, fare il bucato


Dalla pulizia dei peluches al concime per la terra, passando per la maschera purificante per il viso questo tubero nutriente è anche un grande amico domestico.


Pensate che le patate siano buone solo come contorno per le vostre pietanze? Non ci crederete, ma questo prodotto proveniente dalla terra vi potrà essere utile in molteplici occasioni.
Tenere sempre due o tre patate in casa vi permetterà di risparmiare parecchi soldini, perchè con un solo prodotto ecologico riuscirete a sbrigare diverse faccende domestiche.
Stile Naturale ha scovato per voi i mille modi di usare la patata: dalla pulizia dei peluches al concime per la terra, passando per la maschera purificante per il viso.                                   
                                
Per la pulizia vetri 
Sappiate che per ottenere delle finestre o dei specchi splendenti non sempre occorre utilizzare sostanze chimiche pronte a rendere peggiore l'ambiente in cui viviamo, basterà un elemento naturale come la patata ad aiutarvi in questa operazione. 
Prendete una patata dalla vostra dispensa e, dopo averla tagliata a metà, strofinatela per bene su tutta la superficie del vetro. Se notate che la patata diventa nera vi consigliamo di cambiarla. 
Una volta fatto questo lavoro passate un panno morbido per eliminare lo sporco più evidente lasciato dall'ortaggio. In questa modo attraverso le sostanze contenute nella patata sul vostro vetro si andrà a formare una patina che ne eviterà l'appannamento. 

Per igienizzare i peluches dei vostri bambini 
Peluches, peluches, peluches.... le camerette dei bambini sono invase da questi oggetti che finiscono per diventare il ricettacolo di acari e polvere. Visto che spesso i più piccoli amano dormire con il loro amichetto a fianco, sarebbe necessaria una pulizia costante per evitare sgradevoli allergie. 
Le patate rappresentano un valido alleato nella pulizia dei peluches, procedete con il tagliare delle fettine non inferiori a tre-quattro centrimetri di spessore, cominciate a strofinare il dischetto sul vostro peluches. 
In base alla grandezza del peluches consumarete una o più patate: la stessa cosa vale, ovviamente anche per la quantità di peluches da pulire. A seguire lasciate asciugare per qualche ora, o anche per giorni, ed il vostro oggetto tornerà pulito. 

Contro la suola scivolosa delle scarpe
Quando compriamo un paio di scarpe nuove, specialmente se hanno le suole in cuoio, ci troviamo a fare i conti con il fastidioso problema della suola scivolosa. Attraverso l'uso della patata eviterete una brutta caduta, vi consigliano infatti di passare mezza patata cruda per qualche minuto sotto la suola. 
Nel momento in cui le scarpe si saranno asciugate per bene non correte più il rischio di scivolare e potrete andare a fare due passi senza paura. 

Ottimo concime per l’orto 
Un metodo semplice e naturale per concimare il nostro terreno è sicuramente quello di utilizzare le bucce della patata. Anzichè buttarle via, fatele a pezzettini e interratele attorno alle vostre piantine in poco tempo vedrete l'ottimo risultato. 

Pulire i tappeti: come ravvivare i colori
Con il passare del tempo i tappeti appaiono spenti e privi di colore, per ridar loro nuova vita la soluzione ideale è quella di creare un prodotto naturale grattugiando due patate in un litro di acqua bollente. Occorre lasciare il tutto in infusione almeno due ore. Dopo avere battuto i tappeti e passato l’aspirapolvere bisogna pulirli con uno straccio imbevuto del preparato. 

Come fare il bucato alla patata 

Avete scordato di comprare del sapone da bucato? Non vi preoccupate perchè potete utilizzare senza problemi la patata lessata che strofinata sugli indumenti ha quasi lo stesso effetto sbiancante e pulente del Sapone di Marsiglia. Questo ortaggio diventa anche un ottimo sgrassatore per le macchie di grasso, è sufficiente strofinarla cruda sulla stoffa prima del lavaggio, che deve essere fatto con detersivo ed acqua calda.  

Per la pulizia delle bottiglie 
Eliminare del tutto quegli sgradevoli residui che si annidano sul fondo delle bottiglie di vetro non è sempre facile. Usando le patate riuscirete a pulire per bene questi oggetti, riempite la bottiglia con pezzi di patate crude, un cucchiaio di sale grosso e dell’acqua. Agitate il tutto e vedrete come la bottiglia tornerà come nuova. 

Contro ematomi e lievi ustioni 
Un rimedio naturale per impedire la formazione di ematomi è sicuramente la patata con il suo grande potere emolliente e cicatrizzante. Prima di usare la patata accertatevi che la pelle non sia lesionata o perda ancora sangue, in questo caso dovrete servirvi di disinfettanti, dopo aver appurato questo tagliate una fettina sottile e posizionatela sulla parte interessata. Assicuratevi che copra l'intera zona dell'ematoma, qualora una fettina non fosse sufficiente allo scopo, tagliane altre e accostale.
Non vi resta che aspettare che la patata si asciughi completamente sino a rattrappirsi, eseguite questa operazione almeno tre o quattro volte, sostituendo di volta in volta la fettina della patata secca con una fresca e umida. 

Maschera per la pelle a base di patata 
Quando vi guardate allo specchio vedete la vostra pelle stanca e priva di lucentezza? In vostro soccorso arriverà la maschera per il viso a base di patata. Iniziate con il bollire una patata di medie dimensioni (o due patate piccole) in una pentola con abbondante acqua. 
Una volta raffreddata, la patata lessa va sbucciata e ridotta in una purea con l’aiuto di una forchetta o dell’apposito utensile schiacciapatate. Poi mettetela in una ciotola e mescolatela con un paio di cucchiai di yogurt bianco fino ad ottenere una crema omogenea e fluida che può essere spalmata senza difficoltà. 
Ricordate prima di applicare la maschera lasciatela raffreddare per bene evitando così spiacevoli scottature o arrossamenti della pelle. Lasciate agire la maschera sul viso per almeno 20 minuti e quando si sarà seccata toglietela con un batuffolo di cotone bagnato, lavate il viso con abbondante acqua tiepida. 

La banca sospende i pagamenti per un mese, e i clienti stanno senza bancomat. - Chiara Merico

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Oltre ai risparmi dei clienti, a rischio ci sono anche i posti di lavoro dei 69 dipendenti. L'istituto, partecipata da nomi di primo piano della finanza,  in amministrazione straordinaria dal 28 novembre 2011.

C’è chi si è ritrovato con 20 euro in tasca a inizio mese, e non sa come pagare le bollette e le spese quotidiane; chi si è visto negare i prelievi al bancomat e chi ha dovuto sperimentare “l’imbarazzo di un assegno non pagato”. E sul web esplode la protesta dei correntisti di Banca Network Investimenti, dopo che l’istituto, in amministrazione straordinaria dal 28 novembre 2011, ha comunicato la sospensione per un mese, a partire dal 31 maggio, del “pagamento delle passività di qualsiasi genere, con il parere favorevole del comitato di sorveglianza e previa autorizzazione della Banca d’Italia”.
Significa conti correnti chiusi, carte bloccate e la rabbia dei clienti che monta. Molti temono per i loro risparmi, per le rate dei mutui e per il rimborso dei titoli in portafoglio, che rischiano di andare perduti (fatti salvi i 103mila euro garantiti dal Fondo interbancario). Quasi tutti lamentano la mancanza di informazioni tempestive da parte della banca. “Nessuno mi aveva avvisato della reale situazione di pericolo”, “Dove sta scritto che un correntista non possa scegliere di abbandonare la nave prima che coli a picco, con un certo preavviso?”, scrivono sui forum i clienti infuriati. Alcuni hanno sporto denuncia, altri si sono rivolti all’associazione dei consumatori Adusbef, come ha confermato al Fattoquotidiano.it il presidente, Elio Lannutti: “Ci sono arrivate diverse segnalazioni, tutte di persone rimaste con pochi spiccioli in tasca. La banca avrebbe dovuto informarli, e non l’ha fatto”. Lannutti, senatore dell’Italia dei valori, annuncia che sottoporrà la vicenda all’attenzione del Parlamento, attraverso un’interrogazione, martedì prossimo.
Da tempo Banca Network Investimenti, attiva dal 2004 e partecipata da nomi di primo piano della finanza – come il colosso delle assicurazioni Aviva, Banco Popolare, la Sopaf della famiglia Magnoni e la De Agostini – è in crisi: dopo la nomina dei commissari straordinari Raffaele Lener e Giuseppe Bonsignore, designati lo scorso novembre dal ministero dell’Economia su proposta di Bankitalia, si è tentato di individuare un acquirente in grado di risollevare le sorti dell’istituto. Tra le proposte più allettanti arrivate negli scorsi mesi ci sono state quelle della società di intermediazione mobiliare Consultinvest e di Banca Popolare di Vicenza: entrambe si erano mostrate molto interessate alla rete di promotori finanziari messa in piedi negli anni da Bni. Le trattative non sono riuscite, però, a concludersi prima che la banca bloccasse i pagamenti: solo nei giorni scorsi Consultinvest ha presentato un’offerta vincolante per acquisire la rete dei promotori finanziari, mentre al partner Cassa di Risparmio di Ravenna dovrebbero andare i conti correnti e i depositi titoli della clientela.
In attesa del via libera definitivo all’operazione, il panico si è però diffuso. “A rimetterci sono sempre i correntisti – nota il presidente di Adusbef -. Vuoi chiudere per un mese? Bene, ma non puoi togliere a un lavoratore la possibilità di accedere alle sue risorse”. Queste persone rischiano davvero di perdere i loro risparmi? “Certamente, se nel frattempo non si trova un acquirente che salvi la banca”, come la stessa Consultinvest. “È vero che esiste la garanzia del Fondo interbancario di tutela, ma le procedure sono lunghe e complicate”, spiega Lannutti, che ipotizza anche una probabile causa della crisi: “Non vorrei che gli azionisti avessero usato Bni per coprire operazioni finanziarie poco chiare”. Adusbef e Federconsumatori, in una nota congiunta, criticano anche il ruolo della Banca d’Italia: “Non ha fatto nulla per impedire il dissesto, e in seguito non ha dato alcuna comunicazione ai correntisti, per dare loro la possibilità di effettuare prelievi di sopravvivenza”.
Oltre ai risparmi dei clienti, a rischio ci sono anche i posti di lavoro dei 69 dipendenti. E dopo aver tentato più volte, invano, di contattare gli uffici di Bni, alla fine siamo riusciti a parlare con uno dei promotori finanziari che hanno fatto la fortuna della banca. “Siamo in una brutta situazione: i clienti chiamano e se la prendono con noi, siamo noi che ci andiamo di mezzo”. E se anche l’intervento di Consultinvest riuscirà a risollevare le sorti di Bni, sarà molto difficile riconquistare la fiducia dei correntisti delusi. 

La dissolvenza della casta. - Massimo Gramellini



Lavorano tutti per Grillo, ormai. Per Grillo o per qualcosa di molto peggio, perché dopo giornate come quella di ieri risulta ancora più difficile (anche se indispensabile) separare la politica da «questa» politica e la democrazia da «questi» partiti. Cominciamo dalla Regione Lombardia, dove non è passata la mozione di sfiducia contro il presidente Formigoni. L’esito era abbastanza prevedibile, avendo il centrodestra la maggioranza in Consiglio. Quel che non era prevedibile neanche in una gag di Crozza o in un incubo di Bersani era che al momento del voto il primo firmatario della mozione contro gli yacht di Formigoni fosse assente perché impegnato a prendere il sole su una spiaggia greca. Si chiama Luca Gaffuri, un cognome che è già un indizio.

Hanno fatto apposta a mettere la mozione ai voti mentre ero in vacanza, si è difeso maldestramente il gaffeur, capogruppo del Partito democratico. E sì che ne avrebbe avuto di tempo per esplorare la Grecia: in yacht, in motoscafo e persino in gommone. Ad aprile il Consiglio regionale lombardo, stremato dagli straordinari della Minetti e del Trota, si era infatti autoelargito un ponte di tre settimane.

Al Senato di Roma, intanto, andava in scena il salvataggio del molto onorevole senatore Sergio De Gregorio, già fondatore dell’associazione Italiani nel Mondo (poveri italiani, ma soprattutto povero mondo), imputato di bazzecole quali associazione a delinquere, truffa e false fatturazioni per 23 milioni di euro (tutti soldi nostri, tranquilli) nell’inchiesta sui fondi pubblici versati al cosiddetto giornale «Avanti!» di Valter Lavitola. I giudici avevano chiesto l’arresto di De Gregorio e la giunta per le immunità, schiacciata dall’evidenza dei fatti, si era dichiarata per una volta d’accordo. Ma nel segreto dell’urna centosessantanove senatori hanno votato contro il trasferimento in carcere del sant’uomo. I berluscones sodali suoi, certamente. Ma anche altri che a parole lo avevano criticato. Chi? Si sospetta di qualche leghista, di qualche terzopolista e persino di qualche democratico smanioso di ricambiare certi favori fatti in passato (ricordate il salvataggio di Tedesco?) o fattibili in futuro: incombe il verdetto del Parlamento sul transito alle patrie galere di un altro specchiato galantuomo, il tesoriere Lusi.

Sulla torta quotidiana della Casta mancava soltanto la ciliegiona e a metterla sono stati i pasticcieri dei tre partiti maggiori, che hanno colto l’occasione delle nomine delle Autorità (Comunicazioni e Privacy) per dare vita a una famelica e scientifica spartizione di posti. L’aspetto insopportabilmente ipocrita della faccenda è che per darsi un tono i partiti avevano sollecitato l’invio dei «curricula» di alcuni fra i giuristi più prestigiosi, Zagrebelsky su tutti. Naturalmente nessuno li ha presi in considerazione. Ne hanno fatto carta da cesso, ha sintetizzato Di Pietro con la consueta brutalità, supponendo ottimisticamente che li avessero almeno srotolati. Più probabile invece che giacciano intonsi in qualche cassetto. I nomi giusti erano già stati scelti dai capibastone nelle segrete stanze. Alle Comunicazioni vanno amici fidati e benissimo pagati, che entro sessanta giorni dovranno decidere se assegnare gratuitamente o meno le frequenze televisive a chi li ha nominati. Mentre a occuparsi di privacy arrivano la moglie di Bruno Vespa e il democratico Antonello Soro, politico serio e perbene, ma la cui competenza in materia di informazione e informatica risulta assai opinabile, trattandosi di un medico specializzato in dermatologia.

Chissà perché fanno così. Forse pensano che i cittadini siano stupidi e che a tenerli buoni basti il taglio ipotetico di qualche auto blu, mentre loro vanno avanti ad autoassolversi e lottizzare. Ma è più probabile che non possano fare altrimenti e che, con l’avvicinarsi del giudizio elettorale, la paura si associ al menefreghismo nell’ispirare comportamenti suicidi. Quello a cui stiamo assistendo impotenti è il «cupio dissolvi» di una generazione politica.