lunedì 30 luglio 2012

Napolitano: “Legge elettorale, partiti sfuggenti. Voto anticipato? Decido io”.


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“Nei giorni scorsi anziché chiarirsi e avvicinarsi, le posizioni dei partiti (sulla legge elettoralendr) da tempo impegnati in consultazioni riservate, sono apparse diventare più sfuggenti e polemiche. Debbo dunque rinnovare il mio forte appello a un responsabile sforzo di rapida conclusiva convergenza in sede parlamentare”. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è tornato sul tema che lo ha visto richiamare le forze politiche da mesi, fino alla nota del 9 luglio scorso quando ha descritto il tema come “non più rinviabile”. Napolitano poi ha anche bacchettato la stampa sulle tempistiche e le modalità del voto anticipato: “In quanto a ipotesi che appaiono sulla stampa di possibile anticipazione delle elezioni politiche normalmente previste per il prossimo aprile, ritengo di dover sollecitare la massima cautela e responsabilità in rapporto all’esercizio di un potere costituzionale di consultazione e decisione che appartiene solo al presidente della Repubblica”. 
Il capo dello Stato ha contestato ai partiti di non aver proceduto ad una riforma elettorale, nei tempi che lui ha auspicato: ”Negli incontri che ho avuto nei giorni scorsi con il presidente del Senato e il presidente della Camera abbiamo constatato come a distanza di oltre 20 giorni lo sforzo da me sollecitato con lettera del 9 luglio non abbia purtroppo prodotto i risultati attesi”. Il presidente della Repubblica infatti ha sottolineato che sono trascorse altre settimane, “senza che abbia avuto inizio in Parlamento l’esame di un progetto di legge elettorale sulla base dell’intesa, pure annunciata come imminente da parte dei partiti rappresentanti attualmente la maggioranza e aperta al confronto tra tutte le forze politiche”. Napolitano ha poi sottolineato che questa è una questione che non interessa solo l’Italia ma anche la comunità internazionale, perché, “corrisponderebbe con tutta evidenza al rafforzamento della credibilità del paese sul piano internazionale in una fase di persistenti gravi difficoltà e prove”. 

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07/30/napolitano-su-legge-elettorale-partiti-sfuggenti-serve-anche-per-credibilita-italia/311052/

Zio Nappy ha perso il lume della ragione, forse avrà fatto amicizia con zio Alzheimer...
Questo è il novello e moderno modo di interpretare la "Nuova Democrazia"....Quanto mi manca Pericle con il suo discorso agli ateniesi...461 AC.
Cetta.

Nucleare Casini, non ho cambiato idea dopo Giappone.



Cetta dice:
Questo inutile personaggio forse non sa che il popolo sovrano ha fatto un referendum per abolire anche l'idea del nucleare... Ma poi, con il suo miserevole 7%, che cosa pensa di decidere?


Giovanni Ruffini dice:
 L'affaraccio e grosso DRAMMA dei PUPI come CASINI, sta in chi li MUOVE (i CALTAGIRONE nello specifico..SUOI DATORI di LAVORO molto esigenti...NDR)) da dietro le quinte...la ELITE necessita' di CHIACCHERONI ANALFABETI sul Nucleare o qualsiasi altro affare e la FIABA della Maggioranza NUMERICA che vince, non ESCLUDE la MINORANZA che decide e VERAMENTE comanda in moltissimi Paesi..una ELITE sempre piu' FINANZIARIAMENTE SOLIDA....che usa la FINANZA come prima usava l'atomica......gli SCRUPOLI non esistono nella logica della CASTA e loro PADRONI...


Cetta dice: 
Sappiamo che lui è solo un portavoce della Caltagirone&C., altrimente sarebbe NESSUNO, ma da qui a dargli Importanza ce ne vuole....


Cetta dice:
Ma questo inutile personaggio pensa "veramente" che noi si possa credere ancora alle bugie della politica affaristica e venduta  come la sua? E pensare che ha l'appoggio della Santa Sede pur essendo divorziato...tutto merito dell'appartenenza alla Caltagirone Family?



La legge elettorale e i ladri di Pisa.

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Napolitano è in pressing per una nuova legge elettorale. Il motivo di questa fretta improvvisa dopo sette anni di letargo al Quirinale, il call center di Mancino, dove i boom non si sentono mai, è apparentemente ignota. I partiti di governo eseguono gli ordini del presidente della Repubblica nell'"interesse del Paese". La "grande coalizione" pdl, pdmenoelle, udc che tiene in vita Monti vuole cambiare le carte in tavola. Sono come dei vecchi bari colti sul fatto. L'obiettivo non è migliorare il Porcellum che fu da loro voluto e applicato nelle elezioni del 2006 e del 2008. Infatti, né Prodi, né Berlusconi hanno mai messo all'ordine del giorno la sua abolizione. L'obiettivo è far quadrare i conti senza l'oste, senza il MoVimento 5 Stelle. La legge elettorale dovrebbe essere materia di referendum, non discussa in segrete stanze. Il conflitto di interessi è palese: chi viene eletto decide come farsi eleggere, il tutto a pochi mesi dalle elezioni. Sono come i ladri di Pisa che litigavano di giorno e la notte andavano a rubare insieme. Le discussioni sulla nuova legge sono incomprensibili, più complesse della teoria del Bosone di Higgs e della relatività generale. Ci volevano talenti puri, teorici istituzionali del livello di Bersani e Letta (il nipote), di Alfano e Fini, per concepirla.
"L'idea (è) del premio di maggioranza, ma agganciato ai voti presi dal singolo partito... stiamo ragionando di un premio del 10 o 15%. Si potrebbe riflettere su un'ipotesi di premio di maggioranza in percentuale ben più alta, ma agganciato ai voti presi dal singolo partito. Questo risponderebbe anche alle obiezioni della Corte Costituzionale sul Porcellum. Per esempio si potrebbe pensare al 33% di premio rispetto al consenso conquistato" con l'assicurazione "sull'entità del premio penso che un accordo si possa trovare anche in tempi ragionevolmente brevi". Angelino Alfano.
"Una legge uninominale a turno unico o doppio, è lo stesso, ma in cui chi arriva primo è eletto e chi arriva secondo salta un giro, senza quei recuperi che sanno tanto di nomenklatura di partiti che cercano di salvare se stessiGianfranco Fini.
"Se il Pdl accoglie i collegi uninominali, al posto delle liste bloccate, si può fare l'accordo sulla riforma della legge elettorale già stasera". Dario Franceschini. "Il Pd è pronto alla riforma della legge elettorale e pone solo due condizioni: un premio "ragionevole" di governabilità e la possibilità di scegliere i parlamentari attraverso un meccanismo di collegi. "Non intendo sottrarmi, anzi incalzo: per noi c'è il doppio turno di collegio.Pierluigi Bersani (detto l'incalzatore).
Il Sole24 ore è intervenuto per spiegare meglio la materia agli italiani: "Possibile "scambio" tra Pd da una parte e Pdl e Udc dall'altra. Lo "scambio" potrebbe essere proprio preferenze-premio: il Pd cede sul premio, accettando che sia al solo primo partito, e Pdl e Udc cedono sulle preferenze, accettando il sistema dei collegi uninominali. Si tornerebbe dunque alla bozza ABC sottoscritta prima dello tsunami amministrative dagli sherpa di Pdl, Pd e Udc, ossia il cosiddetto modello ispano-tedesco o tedesco corretto: 50% di collegi, 50% di proporzionale con liste bloccate e sbarramento al 5%, premio di governabilità del 10%. Con in più l'aggiunta "spagnola" delle piccole circoscrizioni che premiano i grandi partiti e quelli molto radicati sul territorio come la Lega."
Casini, uno degli artefici del Porcellum alla cui abolizione non ha mai pensato sinora, sembra diventato una donna di facili costumi che d'improvviso voglia farsi suora, ma in un convento di frati. "Noi vogliamo la nuova legge elettorale e la vogliamo subito senza furberie o rinvii. Auspichiamo che sia largamente condivisa tra i partiti che sostengono il governo". L'Italia, nel frattempo, affonda.
Ci vediamo in Parlamento. Sarà un piacere.



http://www.beppegrillo.it/2012/07/la_legge_elettorale_e_i_ladri_di_pisa.html

Il Secolo d'Italia sta con il pdl.




Il Secolo d'Italia sta "con il Pdl" come è riportato nella sua testata. E anche un po' con Alemanno. E' il giornale dei record. Da Wikipedia: "La distribuzione è di 20.000 copie su tutto il territorio nazionale tranne le isole, secondo i dati della FIEG le rese rappresentano l'87% della tiratura e le copie effettivamente vendute sono 3.000 circa.". Con questi numeri da portento, il Secolo ha ricevuto finanziamenti pubblici di 2.433.356 euro (per il 2010). Il Secolo costa ai contribuenti più di 3 euro a copia venduta. Un affare di Stato. Eia, eia, alalà!


http://www.beppegrillo.it/2012/07/il_secolo_dital/index.html

Il governo compra due aerei di lusso per 800 milioni. - Antonio Rispoli.

L'interno decisamente poco militare di un Gulfstream V


ROMA - Antonio Di Pietro, leader dell'Idv. lancia una pesante accusa sul suo blog: "Alla faccia della spending review, il ministero della Difesa ha appena deciso di ordinare un paio di aeroplani nuovi di zecca. Che volete che siano due aerei? Dipende da che tipo di aerei si tratta. Se sono due Gulfstream 5, aeroplani che costano un occhio della testa, vuol dire una spesa di 750 milioni di dollari tondi. A che cosa ci servono questi due super-aerei dei quali, secondo quanto scrive oggi Il Fatto quotidiano, sono stati prodotti in 15 anni appena 200 esemplari, in buona misura adoperati per trasportare, con tutti i lussi, capi di Stato e dignitari vari? Ci servono, parola del ministro ammiraglio Di Paola, per fare la guerra elettronica. Cosa significhi non lo sa nessuno ma ci deve bastare, perché al ministro non piace che le informazioni circolino troppo. La sua visione della democrazia è che meno cose si sanno meglio è. Infatti persino il prezzo dei due gioiellini volanti lo si ricava andando a leggere i comunicati di chi ce li vende, l’industria aerospaziale israeliana perché, nel comunicato del ministero della Difesa italiana, a quel prezzo non si fa proprio cenno. Si vede che al ministro sembrava poco patriottico parlare di soldi quando c’è di mezzo addirittura la guerra elettronica". 
L'annuncio è di sabato, ma è impressionante la spudoratezza del governo. Il Gulfstream V  non è e non può essere un aereo di guerra elettronica (che consiste nello spiare le emissioni radar e radio nei Paesi nemici), in quanto non ha motori in grado di volare a bassissime velocità e non ha una bassa osservabilità radar (quindi lo vedono a centinaia di chilometri di distanza dal suo obiettivo). Il Gulfstream V è semplicemente un aereo di lusso per Vip, con tutti i comfort del caso, dall'uso di fax, telefono, PC, ecc., fino alla possibilità di tenere pranzi o cene mentre l'aereo è in volo.
 


http://www.julienews.it/notizia/politica/il-governo-compra-due-aerei-di-lusso-per-800-milioni/272621_politica_1.html

Fuga di sponsor e ospiti politici. Il Meeting di Cl declina assieme a Formigoni. - Emiliano Liuzzi




Gli enti pubblici rimasti a finanziare la manifestazione cattolica sono passati da otto a tre (Lombardia, l'Abruzzo e l'Emilia Romagna) e verranno a mancare oltre un milione e mezzo di euro in cassa. Tra gli invitati che hanno risposto sì non ci sarà la platea sconfinata dell'anno scorso e ci si accontenterà di Monti e Passera.

Comunione tanta, quella che scende è la fatturazione. Il Meeting di Rimini, la grande adunata diComunione e Liberazione subisce l’effetto della sua tessera principale, quella di Roberto Formigoni, travolto da inchieste giudiziarie, vacanze, yacht e ville smeralde. Il 2011 la raccolta pubblicitaria fu di sette milioni e centomila euro, quest’anno gli sponsor sono scesi di un milione di euro, lontani dal budget preventivo di 8 milioni e 400 mila euro. L’anno scorso, con l’epopea berlusconiana al tramonto e un Formigoni saldo governatore tanto da poter correre per la leadership del Pdl, fu un tripudio di soldi pubblici che dalle Regioni (sette ), Comuni (tre), Province e due ministeri, vennero destinati a Rimini sotto forma di stand pubblicitari.
Quest’anno resistono la Lombardia, con i suoi 84.700 euro stanziati attraverso una delibera di giunta approvata mercoledì, l’Abruzzo – che con tutti i guai che ha da risolvere si ostina a contribuire alla cassaforte celeste – e l’Emilia Romagna che, comunque, con la carica dei ciellini raggiunge l’apice della stagione balneare e un indotto che produce fatture per 80 milioni da euro. Soldi queste tre regioni ne versano, ma sono briciole in confronto allo scorso anno. Tutti gli altri, nonostante una prima promessa iniziale, hanno preferito tenersi alla larga dal Meeting e dalle polemiche.
Ma nella contrapposizione dei colori non c’è solo il rosso del bilancio, ma anche la grande assenza del celeste, Formigoni appunto, che a Rimini l’ha fatta da padrone per 32 anni e sessanta dibattiti a cui ha partecipato. È il suo popolo quello che ogni anno si dà appuntamento a Rimini, il suo bacino elettorale, la forza che lo ha spinto fino al piano alto del Pirellone e a un passo dalla leadership del Pdl. In un anno le cose cambiano, ed è successo quello che la scorsa estate non era neppure preventivabile: Roberto, come lo chiamano le migliaia di ragazzi che nel Meeting credono e lavorano, quest’anno è la fonte di imbarazzo, l’uomo della rottura tra quelli che lo assolvono perché “Dio perdona tutti”, quelli che più che la giustizia divina aspettano quella giudiziaria, prima di pronunciare la parola colpevole. E quelli che lo accusano di “alto tradimento” della fiducia che in lui avevano riposto, ignari di quello che poteva accadere lontano dai padiglioni di Rimini.
Un’estate fa c’erano il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, imprenditori del calibro di Yaki Elkann, il ministro Giulio Tremonti, Angelino Alfano, appena promosso leader del Pdl, il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, Enrico Letta, Maurizio Sacconi, Gianni Alemanno, Piero Fassino, Roberto Calderoli e via via tutti i nomi del potentato d’Italia. Quest’anno le uniche presenze che fino a oggi non sono in discussione sono quella del presidente del Consiglio, Mario Monti, e quella del ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera.
Il resto dei dibattiti è riservato a nomi di assoluto rispetto, ma che niente hanno a che vedere con la platea sconfinata dello scorso anno. Il giallo sulla presenza di Formigoni. Per il momento il celeste è dato tra i probabili. Cioè tra quelli che ufficialmente sono stati invitati, ma che non hanno confermato. Difficile che Giorgio Vittadini, anima e portafoglio del meeting e presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, non lo sappia. Se una conferma arriverà, il suo sarà un intervento politico su “Lombardia: presente e futuro”. E il futuro nessuno meglio di Formigoni può saperlo.
Gli sponsor sono in fuga. Il fatturato di Cl, e della sua cassaforte che porta il nome di Evidentia communications, sede a Milano, è in calo. E a leggere le defezioni dell’ultimo minuto, il dubbio che l’effetto Formigoni abbia influito è forte. L’ufficio stampa del meeting parla di crisi, ma in realtà, molti dei privati e pubblici che dovevano versare denaro sono scomparsi. Hanno detto no la Regione Sardegna – che l’anno scorso mise, grazie a un assessore vicino a Cl,100.000 euro – il Friuli Venezia Giulia e il Veneto di Luca Zaia che l’anno scorso c’era. Via anche i ministeri: l’anno passato in piena fase calante berlusconiana, la presidenza del consiglio si inventò la casa welfare, stand nel quale mettevano soldi il ministero del Lavoro, Inps, Inpdap, Inail, Italia Lavoro e la Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip).
Quest’anno Comunione e liberazione si dovrà accontentare della presenza di Monti. Ma tra le defezioni chi continua a sponsorizzare Cl, noncurante delle polemiche, è la Regione Lombardia. Oltre 84 mila euro per la “promozione turistica della Lombardia”, e altre migliaia di euro per gli spazi pubblicitari di Trenord, compagnia ferroviaria partecipata dalla Regione tramite la sua Ferrovie Nord Milano. Da anni ci provano i consiglieri dell’opposizione, ma la delibera che assegna soldi al meeting viene sempre fotocopiata, riproposta e approvata.
I soldi dei privati. I colossi che più di tutti contribuiscono alla messa in opera del meeting, oltre agli ottomila volontari che pagano per andare a dare una mano, si chiamano Intesa San Paolo, Enel, Finmeccanica e Wind. A seguire Coop, Trenitalia, Eni e Fiat.

Bavaglio rosso. - Marco Travaglio


Capita di tutto, nel manicomio chiamato “politica”. 
Anche di ricevere lezioni di giornalismo da Luciano Violante. Il quale, sul bollettino del Pd chiamato Unità, rimbecca Sergio Rizzo del Corriere per aver detto, a proposito del caso D’Ambrosio, che “i giornalisti si limitano a riportare i fatti che accadono”. “Non sono d’accordo – ribatte Violante -il giornalista non è un cane da riporto” e “la notizia ha un significato diverso a seconda del modo in cui è data”. Però, che genio. Meno male che c’è lui, perchè non ci aveva mai pensato nessuno. Ma le scoperte non sono finite: “Nella società dei mezzi di comunicazione è possibile che il comunicatore non abbia alcuna responsabilità professionale? Egli forma l’opinione pubblica, a nascere giudizi e schieramenti. Può distruggere la reputazione di un uomo o creare un mito”. Infatti, negli anni 70, un modesto magistrato torinese divenne un mito per la sinistra grazie ai mezzi di comunicazione (“cani da riporto”?) che enfatizzarono una sua inchiesta su un golpe inesistente, dopodichè entrò in politica e non ne uscì più. Si chiamava ViolanteOra, siccome qualcuno critica lui e i suoi amici, intima ai giornalisti di “porsi con urgenza il problema di come dare le notizie rispettando la dignità dei cittadini”. E propone, tanto per “cominciare”, la “messa al bando del ‘giornalismo di trascrizione’, che consiste (caso unico nel panorama della stampa dei Paesi democratici) nel trascrivere ore e ore di telefonate”, il tutto per “formare un’opinione pubblica che si nutra di notizie e di commenti, non di veleni”.Ora, a parte il fatto che le intercettazioni, anche quando riguardano la vita privata, si pubblicano in tutto il mondo, tranne la Russia di Putin e l’Ucraina di Lukashenko, non è ben chiaro in che senso le intercettazioni giudiziarie come quelle sulla trattativa Stato-mafia siano “veleni” e non “notizie”. I veleni sono insinuazioni gratuite, illazioni infondate, sospetti sul nulla: quanto di più lontano esista dal pubblicare testualmente ciò che un personaggio pubblico dice. L’idea che trascrivere le parole testuali di una persona significhi automaticamente “distruggerne la reputazione”, è frutto della mente malata di chi dà per scontato che tutti dicano o facciano sempre e comunque cose sbagliate, sconvenienti, scandalose. “Omnia munda mundis e omnia sozza sozzis”, direbbe Massimo Fini. Se uno parla bene e agisce bene, non ha alcun timore di veder pubblicate le sue parole e azioni,com’è doveroso che avvenga se è un personaggio pubblico. Contro chi “distrugge reputazioni” e sparge “veleni” esiste già il reato di diffamazione a mezzo stampa. E contro le violazioni della riservatezza c’è una stringentissima legge sulla privacy. Questi, e solo questi, sono e devono essere i limiti del giornalista a tutela della “dignità dei cittadini”. Per il resto, tutto ciò che è di interesse pubblico va pubblicato senza censure né violanterie. Ma è evidente che l’ammucchiata ABC, anzi BBC, che si propone di ammorbarci anche nella prossima legislatura e non a caso tiene sotto tiro i pochi non allineati (vedi il linciaggio contro Di Pietro e Grillo, più a sinistra che a destra), ci sta apparecchiando un bel bavaglio rosso, identico a quello berlusconiano ma molto più ipocrita in quanto sfrutta la morte per infarto di D’Ambrosio. Un membro del Csm affiliato a Md, Nello Nappi, invoca la secretazione delle intercettazioni penalmente irrilevanti che oggi perdono la segretezza appena messe a disposizione delle parti processuali. Non solo di quelle del capo dello Stato, ma di tutte. E’ l’antipasto dell’inciucione prossimo venturo. Naturalmente noi del Fatto, piaccia o no ai Violante e ai Nappi, continueremo a pubblicare tutto ciò che interessa ai cittadini, anche a costo di farlo da soli. O di finire sotto processo in virtù di nuove leggi liberticide: la Corte europea spazzerà via bavagli e bavaglini italioti, azzurri o rossi che siano.
Da Il Fatto Quotidiano del 29/07/2012.

G8 Genova, spariti 200 fascicoli sui pestaggi Promossi o prescritti i poliziotti violenti. - Ferruccio Sansa

     
Quel che resta della giustizia: pratiche mai aperte o finite nel nulla. E sui processi il colpo di spugna definitivo è già arrivato: i dirigenti e gli agenti condannati hanno fatto tutti carriera.
Duecento fascicoli a carico delle forze dell’ordine finiti nel nulla. Forse mai aperti. Sono i procedimenti per gli abusi commessi durante il G8 di Genova in occasione degli arresti per strada. I magistrati scarcerarono i manifestanti all’udienza di convalida perché i verbali di arresto erano incompleti, pasticciati. Spesso falsi. E ogni volta che un gip rilevava palesi incongruenze trasmetteva gli atti alla Procura. Ma tutti gli indagati sono stati di fatto graziati da una giustizia che ha lasciato morire i fascicoli. C’è anche questo nella storia del G8, oltre all’impegno di pm coraggiosi che hanno rischiato per portare avanti le indagini. Nel Tribunale di Genova qualcuno li chiama “fascicoli fantasma”. Come quello che riguarda due funzionari di polizia e due ufficiali dei carabinieri. Nella sentenza del 14 dicembre del 2007, che condanna i 25 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio, il dispositivo firmato dal presidente del Tribunale Marco Devoto e dal giudice estensore Emilio Gatti ordinava la “trasmissione degli atti al pubblico ministero per falsa testimonianza”. I quattro erano testi dell’accusa sostenuta dai pm Anna Canepa (oggi alla direzione nazionale antimafia) e Andrea Canciani. Si trattava di Angelo Gaggiano, vicequestore comandante del servizio di ordine pubblico, che guidava i reparti di guardia alla zona rossa in via Tolemaide; Mario Mondelli, attualmente questore di Biella all’epoca uno dei capi della Celere (sostituì Vincenzo Canterini alla guida del Reparto Mobile di Roma); il capitano Antonio Bruno e il tenente Paolo Faedda il primo comandante, il secondo suo collaboratore, del Battaglione Lombardia che fu il primo contingente dell’Arma a partire all’assalto delle Tute Bianche. Secondo i giudici, nel corso delle udienze, nel 2004, i quattro testi avevano mentito. A dirlo sono i giudici del Tribunale che avevano avuto mano pesante con i presunti black bloc. La procura avrebbe dovuto verificare se le ipotesi del tribunale fossero corrette. Ma il tempo passò e il fascicolo è finito in prescrizione senza neppure una convocazione, un atto che potesse interromperla. Un suicidio giudiziario ripetuto forse quasi duecento volte.
Genova in questi giorni di prepara a ricordare il G8. Il capo della polizia, Antonio Manganelli, mesi fa sul Secolo XIX ha invitato a chiudere la ferita. Ma è difficile, visti i presupposti. I membri delle forze dell’ordine responsabili delle violenze del G8 non pagheranno. La commissione d’inchiesta parlamentare da tanti invocata non è stata istituita e la quasi totalità dei reati – calunnia, lesioni non gravi, abusi vari – contestati ai poliziotti della Diaz così come agli imputati di Bolzaneto sono stati spazzati dalla prescrizione. Restano in piedi le lesioni gravi, che però vanno in prescrizione dopo dieci anni e sei mesi (gennaio 2012) e i falsi che di anni ne prevedono dodici e mezzo (gennaio 2014). Se si considera che a maggio la sentenza Diaz non era ancora partita per la Cassazione, si ha la certezza che anche le lesioni gravi saranno prescritte mentre per i falsi eventuali intoppi o ritardi tecnici potrebbero dare il colpo di spugna. Ancora minori le possibilità di evitare la prescrizione per Bolzaneto – i reati contestati dai pm Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati erano abuso d’ufficio, violenza privata, falso ideologico, abuso di autorità nei confronti di detenuti o arrestati, violazione dell’ordinamento penitenziario e della convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali – visto che quasi tutti sono già estinti e che le motivazioni della sentenza d’appello sono state depositate ad aprile di quest’anno.
Intanto i protagonisti di quei giorni fanno carriera. Ricordate la famosa fotografia del diciassettenne romano con il volto tumefatto e l’occhio ridotto a una fessura? Il “calciatore” era l’ex dirigente della Digos Alessandro Perugini. La vicenda è stata cancellata perché Perugini ha risarcito 30mila euro e la denuncia è rientrata. Poi c’è stata un’altra condanna a un anno per falso. Oggi Perugini è un alto funzionario della Questura di Alessandria. Francesco Gratteri, all’epoca direttore dello Sco è diventato prima questore di Bari ed ora è responsabile della Direzione anticrimine centrale, il Dac: la Corte d’Appello di Genova lo ha condannato a quattro anni per falso. Giovanni Luperi all’epoca vice capo dell’Ucigos da cui dipendeva il controllo delle squadre Digos presenti al vertice del G8, è oggi capo del Dipartimento analisi dell’Aisi (Agenzia informazioni e sicurezza interna), l’ex Sisde: quattro anni per falso. Gilberto Caldarozzi, era il vice di Gratteri, poi ne ha preso il posto di direttore allo Sco, quindi è stato promosso questore per merito straordinario nel 2006 quando partecipò alla cattura di Bernardo Provenzano: tre anni e otto mesi per falso. Spartaco Mortola, era il capo della Digos di Genova, è stato quindi promosso a questore vicario di Torino e proprio poche settimane fa è diventato questore: 3 anni e 8 mesi per falso. Vincenzo Canterini, che nel 2001 guidava i reparti della celere è diventato ufficiale di collegamento con l’Interpol a Bucarest: cinque anni per falso in continuazione con le lesioni gravi.
E non ci sono soltanto i membri delle forze dell’ordine: Giacomo Toccafondi, uno dei dottori chiamati a rispondere civilmente per gli orrori della caserma di Bolzaneto, non ha avuto nessuna sanzione disciplinare. Anzi la sua Asl ha deciso di premiarlo. Difficile chiudere così la ferita ancora infetta del G8.