sabato 8 settembre 2012

MANIPOLAZIONE DELLE MASSE. - Noam Chomsky



Noam Chomsky, Professore emerito di linguistica al Massachusetts Institute of Technology, ha affermato: "La mia sensazione personale è che i cittadini delle società democratiche dovrebbero intraprendere un corso di autodifesa intellettuale per proteggersi dalla manipolazione e controllo, e per porre le basi per una democrazia più significativa." 

e ha elaborato la lista delle 10 strategie della m
anipolazione attraverso i mass media:

1) La strategia della distrazione
L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti. La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. Mantenere l’Attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza. Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).
2) Creare problemi e poi offrire le soluzioni.
Questo metodo è anche chiamato “problema- reazione- soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che sia il pubblico a richiedere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà. O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.
3) La strategia della gradualità.
Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. E’ in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni ‘80 e ‘90: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta.
4) La strategia del differire.
Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, nel momento, per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro che un sacrificio immediato. Prima, perché lo sforzo non è quello impiegato immediatamente. Secondo, perché il pubblico, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. Questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo rassegnato quando arriva il momento.
5) Rivolgersi al pubblico come ai bambini.
La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico, usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale. Quando più si cerca di ingannare lo spettatore più si tende a usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge a una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà, con certa probabilità, a una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno” (vedere “Armi silenziose per guerre tranquille”).
6) Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione.
Sfruttate l'emozione è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un'analisi razionale e, infine, il senso critico dell'individuo. Inoltre, l'uso del registro emotivo permette aprire la porta d’accesso all’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre comportamenti.
7) Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità.
Far sì che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie e i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell’ignoranza che pianifica tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare dalle classi inferiori".
8) Stimolare il pubblico a essere compiacente con la mediocrità.
Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti ...
9) Rafforzare l’auto-colpevolezza.
Far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e s'incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti è l’inibizione della sua azione. E senza azione non c’è rivoluzione!
10) Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscono.
Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élites dominanti. Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia applicata, il “sistema” ha goduto di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia nella sua forma fisica sia psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l’individuo comune di quanto egli stesso si conosca. Questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore e un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su se stesso.
Nonostante sia da alcuni criticato per le sue posizioni altermondiste vicine al movimento anti-globalizzazione, i maggiori organi d'informazione dimostrano grande considerazione e stima per lo studioso. Il New York Times scrive:[7]"Giudicato in termini di gamma, potenza, novità e influenza del suo pensiero, Noam Chomsky è probabilmente oggi il più importante intellettuale vivente. Egli è anche un intellettuale fastidiosamente bipartito. Da un lato vi è un ampio corpus rivoluzionario di eruditi studi linguistici altamente tecnici, in gran parte troppo difficili per chiunque non sia linguista professionista o filosofo, dall'altro, un corpus altrettanto considerevole di scritti politici, accessibili a qualsiasi persona alfabetizzata, spesso esasperatamente ingenui. Il "problema Chomsky" è quello di spiegare come questi due aspetti combacino". The Nation: "Noam Chomsky è una fonte inesauribile di sapere". The Guardian: "Insieme a MarxShakespeare e la Bibbia, Chomsky è tra le dieci fonti più citate nella storia della cultura".
Ha di recente appoggiato, per le elezioni politiche italiane del 2008, la lista di Sinistra Critica[8][9].

Sempre sul caso Favia....


Franzo Grande Stevens

Forse molti non ricordano qualcosina che riguarda Formigli:
Il 20 febbraio 2012 viene condannato, in solido con la RAI, al pagamento di sette milioni di euro dal Tribunale di Torino, in seguito a un servizio giornalistico comparativo sull'Alfa Romeo MiTo, all'interno della trasmissione AnnoZero, nel quale veniva data un'informazione "incompleta e parziale e atta a indurre nel telespettatore medio una percezione errata del confronto tra le vetture", lesiva della "reputazione della Fiat Group" e del "senso di dignità professionale di un assai rilevante numero di lavoratori Fiat".[1] La RAI è stata ritenuta corresponsabile quale editore, "per il solo fatto di avere messo a disposizione i suoi mezzi di organizzazione e diffusione, conservando, quale datrice di lavoro, la potestà di dettare regole di comportamento e di adottare le concrete decisioni circa i modi di svolgimento della prestazione".[2] Formigli e la Rai hanno fatto ricorso presso la Corte di Appello di Torino, la quale ha sospeso l'esecutività della sentenza in quanto "i motivi di appello appaiono connotati da requisiti di serietà plausibili". (wikipedia)
Poò essere che il Formigli si sia accordato con tale Franzo Grande Stevens (l'avvocato dell'avvocato) che ha tanto ostacolato l'ascesa del M5s già all'epoca del v-day di Torino:

Poi, dal 25 aprile, il comico genovese ha proseguito il suo show attaccando l'avvocato Franzo Grande Stevens (l'avvocato dell'Avvocato) ....http://magazine.libero.it/eventi/generali/ne7965.phtml
Una maniera come un'altra per mettere in pratica un "do ut des"; Formigli si accorda con Favia, che sta per uscire dalla scena politica e, quindi, ha un suo interesse a mettersi in mostra per eventuali candidature in altro partito, e "assieme" fanno un favore a chi con l'attuale politica marcia e corrotta ci naviga alla grande!
By Cetta.

Il gelato nascosto.




Vday 8 settembre, cinque anni dopo. Official bootleg
Intervento di Maurizio Ottomano, Freelance Journalist

"Molti non aspettavano altro in Italia: un diretto ben assestato alla mascella sta facendo vacillare il MoVimento 5 Stelle, lo spauracchio numero uno per i politici professionisti e tutti coloro che vi girano intorno .
Apparentemente, è bastato far sfogare un Consigliere M5S della Regione Emilia in un "fuori-onda" rubato (secondo chi lo avrebbe realizzato), per scatenare il dibattito fuori e dentro il MoVimento e mettere in difficoltà il suo portavoce più insigne, Beppe Grillo, nonchè il compagno di tante battaglie Gianroberto Casaleggio. Lo scoop pare senza possibilità di replica; Gaetano Pecoraro di Piazzapulita incastra Favia con un microfono creduto spento dall'esponente del M5S, il quale si lascia andare ad uno sfogo contro quello che definisce "la mente freddissima, molto acculturata", la persona che nega la democrazia all'interno del MoVimento, colui che decide candidati e liste, il padre-padrone Gianroberto Casaleggio. Ce n'è anche per Beppe Grillo, perchè "il problema è su e o si levano dai cogl..oppure il MoVimento a loro gli esploderà in mano", invito senza molte metafore a togliersi di mezzo. Pagina di grande giornalismo o fuori-onda concordato ad hoc?
PREMESSA
La puntata di Piazzapulita del 6 settembre annuncia una non ben identificata "operazione verità" sul M5S. Tra gli ospiti, molto stranamente, il più agguerrito nell'attaccare la mancanza di democrazia all'interno del M5S, a suo dire comunicatagli da molti non ben precisati attivisti, è Luca Telese. Telese è novello transfuga da "Il Fatto Quotidiano", lasciato per fondare un suo giornale, sempre a suo dire, meno allineato con le posizioni dei grillini. "Pubblico" è, secondo il suo fondatore, la risposta al giornalismo dipendente dalla vecchia partitocrazia, in una concezione di indipendenza totale. Sarà, ma le dicotomie nel grouping della nuova iniziativa editoriale sono abbastanza palesi. Il sito è registrato a nome di Tommaso Tessarolo, definito come da suo blog, “il più giovane dirigente della storia del gruppo Fininvest" ed ex-consulente strategico per la TV Digitale Mediaset, nonchè direttore di Current TV Gruppo Sky. Nella Pubblico Edizioni srl troviamo poi l'avvocato Feverati, che lavora per l'agente di Telese: i tre hanno insieme il 51% delle azioni della società. Il rimanente 49% è diviso tra Lorenzo Mieli, produttore televisivo (X-Factor) e cinematografico, figlio di Paolo Mieli nonchè fidanzato di Clementina Montezemolo, figlia di Luca Cordero. Con Lorenzo Mieli anche Marco Berlinguer (ex-Liberazione), figlio di Enrico e fratello della compagna di Telese, Laura Berlinguer. All'interno della società anche Mario Adinolfi*, giornalista saltato da Radio Vaticana al TG1, all'attivismo prima nella DC e poi nel PPI, per essere ora deputato in carica nel PD di Bersani con l'appoggio di Franceschini. In più, varie firme del giornalismo italiano tra cui lo stesso Corrado Formigli e Francesca Fornario ex "L'Unità", che accusò duramente Daniele Luttazzi di plagio nel 2010 decretando praticamente la fine della carriera televisiva. Alla fine, di potenziale distanza dalla logica della partitocrazia, non se ne vede poi molta. Ecco quindi che Telese, che tante buone parole aveva speso per il M5S in passato, diventa un implacabile accusatore, quasi una sorta di co-conduttore per aiutare il suo "collaboratore" (al giornale) Formigli, a traghettare negli spettatori l'idea che qualcosa nella democrazia del M5S, non stia funzionando e che quel qualcosa si chiami Casaleggio. Idea che passa dalle testimonianze di Sonia Alfano (IDV) e Serenetta Monti, due persone che dicono di aver avuto problemi con la "dirigenza" del MoVimento, ma dalle quali, a dire il vero, si capisce poco di cosa stiano parlando.Il momento topico della serata è comunque pronto, gli spettatori anche.
IL FUORI-ONDA CHOC
Dopo un breve filmato che ricorda la partecipazione di Favia a "Servizio Pubblico" di Santoro il 19 aprile 2012, ecco alle 22.27 iniziare l'intervista, una clip di 3,17 minuti che si trasforma in un fuori-onda dal minuto 1,02 con la frase di Favia rivolta al giornalista "dopo dai ti offro un caffè per lo sbattimento". Da qui in poi il testo che ritroviamo oggi su tutto il web e sui quotidiani, parole che dovrebbero aprire gli occhi agli italiani sul ruolo di Casaleggio e sulla struttura del MoVimento. Al ritorno in studio appaiono subito gigantografie con le frasi più dure di Favia, incise su lastre lapidarie: l'effetto funereo è furbescamente suggerito e lo sarà per tutto il resto della trasmissione, con foto di Favia ad occhi chiusi che sembra pronto a defungere, a sua volta, sotto il peso della colpa.
COSA NON TORNA
Partiamo da Telese. Telese "tira la volata" al filmato per tutta la serata, cercando di stare sempre ben sull'argomento "Casaleggio" e lo fa anche dopo, affermando che Favia va lasciato stare e ci si debba concentrare sulla mancanza di democrazia denunciata nel fuori-onda e sulla pericolosità della presunta leadership milanese. Il suo giornale online pubblica un articolo completo sulla clip già alle 22.23, mentre il tutto va in onda alle 22.27 con le rivelazioni che passano su LA7 alle 22.28: preveggenza o più semplicemente preparazione adeguata del pezzo? Favia, poco prima del finto spegnimento di telecamera e microfono, annuncia tranquillamente che vuole offrire un caffè al giornalista "per tutto lo sbattimento". Ora non si comprende quale sia lo sbattimento: una grande fatica per poco meno di un minuto di intervista o qualcosa su cui si è lavorato, magari a lungo, poco prima? A rigor di logica viene facile pensare alla seconda ipotesi. Il "magic moment" scatta quando gli viene chiesto se la democrazia all'interno del MoVimento sia completamente compiuta. Qui Favia fa capire chiaramente che parlerà a fari spenti, davanti ad un caffè... solo che lo fa capire a telecamera accesa! Ora, è abbastanza chiaro che se una persona ha rivelazioni scottanti da fare non lo annuncia palesemente; se invece vuole convincere lo spettatore che gli ruberanno parole in libertà senza che lui lo voglia realmente, allora lo prepara facendo intendere che, da lì in poi, non sarà consapevole di quello che si sentirà, che non si renderà conto di parlare ad un microfono aperto.
Incredibilmente l'audio del fuori-onda è perfetto: non ha nulla a che fare con servizi "rubati" nel passato delle trasmissioni di cronaca in TV. Non è frutto del lavoro di un microfono nascosto (stile Iene), né di quello montato sulla telecamera, altrettanto poco preciso. Sicuramente il microfono in questione è il "gelato" che si intravvede in mano a Pecoraro al secondo 46-47-48 della clip ed è posizionato anche molto vicino all'intervistato, tanto da non essere minimamente coperto dai rumori di fondo, anche se molto vicini. Le parole sono scandite bene, chiare e perfettamente intellegibili; il montaggio è perfetto, le domande del giornalista sembrano più assecondare il racconto che poste per avere risposte precise. Tutto l'audio viaggia fluido fino al minuto 1,44 dove il montaggio si lascia scappare il rumore di uno spegnimento/riaccensione del microfono, impercettibile, ma chiaro. Perchè si spegne/riaccende un microfono se è un fuori-onda "rubato"? Quindi, ricapitolando, Giovanni Favia ignaro ed ingenuo davanti alle telecamere, si lascia abbindolare da un microfono rimasto acceso e lo scoop di Piazzapulita invade i media. L'hanno fatto a luglio dice Formigli, ma l'hanno rivelato solo ora. Tutto chiaro.. ma qualcosa non torna. Favia non è lo sprovveduto che pensiamo in balia del giornalista cattivo e di una tecnologia sconosciuta. Non è un'anziana signora ottantenne, ignara di qualsiasi marchingegno elettronico, con il panico da telecamera e la voglia di salutare a casa. Il nostro Favia è abituatissimo alle interviste, dato che il suo presenzialismo in TV ormai è noto a tutti ma, soprattutto, conosce benissimo le dinamiche audiovisive! Infatti il suo curriculum recita tra l'altro:
- nel 2003 frequenta il corso professionale di tecnico di produzione audiovisive
- direttore della fotografia, titolare ditta individuale per la produzione di materiali audio-visivi e cinema indipendente.
Niente di meno! E' questa sarebbe la persona che pensava di parlare ad un microfono spento? Probabilmente questa persona poteva recitare persino l'anno di fabbricazione e le caratteristiche tecniche, sia del microfono che della telecamera, dei due inviati di Formigli! Vogliamo credere che abbiano portato del carpaccio ad un macellaio facendolo passare per costata e lui non se ne sia accorto? La cosa lascia parecchio dubbiosi.
COSA TORNA
Grillo alla festa del 5 Stelle di Brescia, a Roncadelle per la precisione, apparve abbastanza nervoso e scuro in volto, forse come mai era stato. Disse quasi subito che "anche noi avremo i nostri Scilipoti", intendendo una sorta di sillogismo per un tradimento politico di cui forse sapeva l'esistenza, ma non i termini precisi.. Qualcosa era trapelato sicuramente.. Meno comprensibile invece che il neo-dissidente del MoVimento, giunto in pesante ritardo alla festa, non sia stato incalzato dalle telecamere di LA7 né sia stato tentato nulla di rilevante per l'informazione, come il metterlo a confronto diretto con Grillo, alla luce del fatto che la trasmissione aveva sul campo proprio lo stesso inviato che sapeva di aver raggiunto lo scoop due mesi prima. Invece niente: Favia fu evitato accuratamente dalle stesse telecamere che avrebbero potuto completare l'opera, in modo esemplare. Niente, nemmeno una domanda, nulla.
Molti sostengono che l'ideologo cui Favia si è sempre rivolto sia stato Tavolazzi, epurato a marzo dal M5S dopo l'incontro di Rimini, incontro dove tra l'altro si discusse di opzioni come togliere il nome "beppegrillo" dal logo, aumentare le legislature possibili a più di due, accettare anche ex-appartenenti a partiti politici. L'insofferenza di Favia e Tavolazzi è sempre stata abbastanza visibile all'interno e fuori dal MoVimento ed è riscontrabile anche oggi, in molti gruppi sparsi per l'Italia, dove il significato di "uno vale uno" è stato completamente travisato, in una sorta di richiamo all'anarchia collettiva verso chiunque possa consigliare un minimo di struttura organizzativa. In prima linea molti simpatizzanti e attivisti di partiti defunti durante le ultime elezioni politiche nazionali, che sono anche fondatori delle prime liste civiche legate a Grillo e molto più esperti nel convogliare su di loro le leadership progettuali all'interno dei gruppi stessi. La possibilità che potessero arrivare dei richiami da chi, come unica tutela verso tutti gli attivisti, possiede il logo del M5S, non sono mai state digerite a fondo da alcuni di loro, legati ancora alle dinamiche dei partiti. La fine mandato, prossima per Favia che è già alla seconda legislatura e quindi non più candidabile nel M5S, potrebbe essere il movente di questa intervista concordata e il "do ut des" per il passaggio ad altra formazione politica, probabilmente il PD o affini (tanto non cambia di molto la sostanza).
IN CONCLUSIONE
In tutta onestà, questa storia appare molto ben congegnata, ma non così bene da distruggere il MoVimento 5 Stelle. Sicuramente porterà al tentativo di rendere più facile l'infiltrazione da parte di appartenenti o ex appartenenti alla vecchia politica tramite chi segue le idee dei "dissidenti" o di quanti, alla luce di questa querelle, saranno convinti che la ragione stia dalla parte di chi invoca più democrazia. E' opportuno dire che la Democrazia è un terreno difficile, che ha per confine la dittatura da un lato e l'anarchia dall'altro. Non sembra che il M5S sia verso la dittatura, quanto invece soffra per la mancanza endemica di una minima struttura, il che non danneggerebbe il concetto di democrazia diretta tra i cittadini, ma impedirebbe di essere con un piede quindi molto vicino all'altro confine ideale, com'è ora. Si prenda nota anche del fatto che in alcuni casi, da parte di gruppi cittadini, è stato auspicato l'intervento diretto di Grillo o Casaleggio per problemi di aperture di M5S fasulli, di infiltramenti di politici in carica, di tentativi di infiltramento da parte di ex-politici etc...ma questo intervento non è mai arrivato, nemmeno quando richiesto! Ora, un padre-padrone si negherebbe ad occasioni simili di comando? Anche questo appare poco logico.
Oggi che la bomba è esplosa Favia torna sull'argomento e tra le altre cose si difende così:
"E' fantascienza ed un’offesa all’intelligenza pensare che un fuori onda, per me così degradante, potesse essere concordato.”. Mah! Excusatio non petita... " 
Maurizio Ottomano, Freelance Journalist
Ps: *Mario Adinolfi ha smentito il suo coinvolgimento nella società, dichiarando di non possedere quote di Pubblico.

Il diavolo veste Grillo. - Marco Travaglio


Ve l’immaginate un fuorionda di un consigliere regionale del Pdl o del Pd su B. o D’Alema che spadroneggiano nei rispettivi partiti? Non lo trasmetterebbe nessuno, per mancanza di “notizia”. Invece il fuorionda-findus del consigliere di 5 Stelle Giovanni Favia, scongelato da Piazzapulita dopo tre mesi di freezer, è la notizia del giorno. Eppure è stranoto che il Movimento fondato cinque anni fa da Grillo e Casaleggio discute da quand’è nato dei suoi problemi di democrazia interna, mentre i partiti che truccano i congressi e le primarie (quando li fanno) e inventano le tessere. Ne avevamo parlato nel nostro colloquio con Grillo, ricevendone risposte tutt’altro che scontate. E il fatto che la discussione si scaldi vieppiù con l’avvicinarsi del voto è un sintomo di salute e vitalità per M5S, pur affetto dalle tipiche malattie della crescita.
Dov’è dunque la notizia nel “caso Favia”? Non tanto nelle sue parole, quanto nel fatto che le abbia pronunciate lui, il consigliere “grillino” più votato, uno dei più brillanti, e nelle reazioni che han suscitato, a riprova del fatto che toccano uno dei nervi scoperti di 5 Stelle (l’altro è l’allergia dei leader-guru alle domande). Le parole di Favia non contengono “notizie”, fatti: sono un lungo sfogo, legittimamente “rubato” da un cronista al bar, contro uno dei due fondatori. Amareggiato per la rottura fra Grillo e il vecchio amico Tavolazzi, che sognava di fare di 5 Stelle qualcosa di simile a un partito, Favia definisce Casaleggio “mente freddissima molto acculturata, molto intelligente, che di organizzazione, dinamiche umane e politica se ne intende” e ha gettato le basi di un movimento che “un istintivo come Grillo non sarebbe mai stato in grado di pianificare”. Sarebbero dei complimenti, se non fossero seguiti da “spietato e vendicativo”, “sistema padronale”, “controlla tutto dall’alto”. Come? Addirittura “telefonando o facendo telefonare da Grillo”. Poi una previsione, indimostrabile come tutti gli oracoli: “Vedremo chi Casaleggio manda in Parlamento, non credo alle votazioni online, lui manda chi vuole”. Siccome finora le liste di 5 Stelle sono state decise dai Meet-up locali con consultazioni online, comprese quelle che hanno portato due volte all’elezione di Favia, che cosa dobbiamo pensare: che erano truccate anche quelle o lo saranno solo quelle per il Parlamento? E come farà una sola persona, per quanto diabolica, a taroccare il verdetto di centinaia di migliaia di cittadini? E, se le cose vanno così, che ci sta a fare Favia da cinque anni in quella camera a gas? Se non ti piace il tuo club, esci. O combatti da dentro per cambiare le cose: ma a viso aperto, non bisbigliando. Favia spera che Casaleggio “si levi dai coglioni”: auspicio legittimo, ma velleitario vista la simbiosi che unisce Grillo e Casaleggio (si sentono più volte al giorno per ogni mossa, strategia, iniziativa, post sul blog, perché la pensano allo stesso modo). Poi aggiunge che Casaleggio avrebbe suoi “infiltrati tra gli eletti, quindi dobbiamo stare molto attenti quando parliamo” (infatti…). Chi sono gli infiltrati? In che modo sono stati “infiltrati”, visto che il sistema elettorale delle amministrative si fonda sulle preferenze? Casaleggio, sul blog, ha smentito tutto con poche righe, secche e gelide come il suo carattere. Da oggi chi vuole, se ha le prove, può smentirlo. Ma soprattutto Grillo e Casaleggio possono smentire i loro detrattori. Per l’eterogenesi dei fini, il caso Favia che qualcuno già usa per dimostrare che M5S è come e peggio dei partiti, può diventare un’opportunità. In mancanza di ladri, mafiosi, mignotte e vecchie muffe, Grillo&C. dovranno superare un pubblico esame proprio sul tallone d’Achille della democrazia interna. Se riusciranno a inventare un sistema di selezione dei candidati davvero trasparente, avranno vinto. Se no, gli sconfitti non saranno loro, ma tutti gli italiani che magari non li votano, ma neppure si rassegnano a questa fogna chiamata politica.
Da Il Fatto Quotidiano del 08/09/2012.

Sul movimento 5 stelle - Viviana Vivarelli


Castagne al fuoco....


Dal blog di Beppe Grillo copio un commento che mi pare renda molto bene la situazione venutasi a creare e i motivi che l'hanno innescata.

"E' perfettamente inutile attaccarsi alla lista di amenità che alcuni paranoici continuano a propinare da mesi e alcuni da anni (basti pensare al microscopio di Montanari o la candidatura inesistente di Grillo) nel loro odio parossistico al M5S, a Grillo, a Travaglio e a quanti su IFQ possano scrivere qualcosa di positivo sul M5S. Sono tutte accuse ridicole e facilmente smantellabili e il fatto che vengano ripetute ossessivamente, ignorando le risposte e ignorando soprattutto la sostanza della democrazia diretta, prova tutto il loro carattere paranoide e persecutorio. In effetti tutti costoro non fanno che difendere allo spasimo una casta partitica che ormai nei fatti ha dimostrato di essere inetta, corrotta e maligna, il vero male dell'Italia.


Due sono i giganteschi nemici che ci stanno distruggendo: uno è il corrotto sistema dei partiti italiani tutto arroccato in se stesso, che ci ha rovinati ma non desiste dal portare avanti il suo cieco progetto di autoconservazione al punto di pensare a un Monti 2 e a un Porcellum 2, l'altro è il gigantesco potere delle multinazionali e delle banche che intende distruggere ogni traccia di democrazia e di sovranità popolare nel mondo e che ora agisce sia sul fronte bellico che su quello bancario e borsistico. Di fronte a questi due pericoli enormi, le accuse a Grillo diventano demenziali e non si capisce come chi le produce possa pensare a salvare la rovina incombente: col voto a quell'inetto di Bersani che ha già deciso di regalare i suoi voti a Monti e alla grande finanza o con l'assurdità da sconfitti del non voto?????"

Dal blog di Beppe Grillo:
 http://www.beppegrillo.it/2012/09/la_liberta_di_stampa_e_precaria.html#scrivi

Casaleggio e il documento che spaccò il comitato promotore 5 Stelle. - Eleonora Bianchini


           

Gianroberto Casaleggio                                 Marco Canestrari

Il documento proposto da Casaleggio sui rimborsi elettorali destinati a Grillo è stato consegnato ai militanti da un dipendente della società di comunicazione il 4 aprile 2008. "Non sapevo se Grillo fosse al corrente del contenuto, che non è stato firmato all'unanimità".

Era stato lui nel 2008 a sottoporre il documento redatto da Gianroberto Casaleggio sui rimborsi elettorali del Movimento 5 Stelle. Che, se fossero stati percepiti in caso di raggiungimento del quorum per la raccolta referendaria, sarebbero andati direttamente a Grillo. Anche se la raccolta era stata autofinanziata dagli stessi militanti. Nel 2008 infatti i 5 Stelle stavano raccogliendo le firme per tre quesiti: chiedevano l’abolizione del finanziamento pubblico ai giornali, dell’ordine dei giornalisti e della legge Gasparri. A portare il documento al comitato promotore che si occupava  dell’organizzazione del secondo VDay e della raccolta firme è stato Marco Canestrari, all’epoca dipendente della Casaleggio Associati. Canestrari ha lavorato per la società di comunicazione del cofondatore del movimento dal 2007 al 2010. Poi si è licenziato e, da libero professionista, ha collaborato con loro fino a ottobre scorso oltre a curare la parte tecnica del sito di Sonia Alfano e quella del fattoquotidiano.it.
“Quando abbiamo depositato i quesiti referendari in Cassazione, ho accompagnato Beppe Grillo ed ero tra i promotori”, spiega Canestrari che ha portato di persona il documento redatto dalla Casaleggio sui rimborsi elettorali al comitato a Roma. “Il 4 aprile 2008 ci siamo trovati all’Hotel Ripetta a Roma. Quel giorno Grillo era in tribunale insieme a Serenetta Monti (candidata sindaco per il movimento alle amministrative nel 2008 e poi uscita dai 5 Stelle) per contestare una lista civetta che utilizzava lo stesso simbolo”. Attraverso la Monti, Canestrari aveva dato appuntamento agli altri membri del comitato promotore per la firma del documento. “Ho fatto solo da tramite. Quando ci siamo trovati ho fatto loro leggere il contenuto. Alcuni avevano deciso di firmare e altri no. Ma perché fosse effettivo era necessaria l’unanimità”. 
Il testo prevedeva che i promotori attribuissero “formalmente ed irrevocabilmente al signor Giuseppe Grillo, in via esclusiva, ogni diritto al percepimento dei rimborsi di cui alla legge n. 157 del 3 giugno 1999, e ad usufruire di ogni altra agevolazione, prerogativa e facoltà previste per o conseguenti al compimento delle attività referendarie, rinunciando fin d’ora, a beneficio del signor Giuseppe Grillo o di persona che questi potrà indicare, ad ogni diritto in tal senso”. Una richiesta che aveva spaccato il comitato. Uno dei promotori contrari chiama la Monti che arriva in albergo insieme al comico genovese. “Non sapevo se Grillo fosse al corrente del documento – puntualizza Canestrari. Sembrava piuttosto scocciato dalla richiesta ed era d’accordo con chi era contrario al documento”. Per il comitato è stato “un episodio importante”. Alcuni di loro sono rimasti nel Movimento, altri se ne sono andati. Nella pagine dei meetup, già nel 2008, i simpatizzanti chiedevano conto a Casaleggio delle ragioni di quel documento. Ma la risposta, almeno quella ufficiale, non è mai arrivata.